All'isola al posto dei Re Magi arrivano le ruspe

Siamo all’Isola, un quartiere storico di Milano.

Un mese fa con Franca avevo partecipato ad una manifestazione del rione. C’erano un gruppo di ragazzi e ragazzine che camminavano in equilibrio su alti trampoli. Il maestro clown era un mio caro amico del quartiere. C’era la Banda degli Ottoni che sparava musica allegra. Eravamo più di mille a manifestare contro il progetto del Comune e della Regione che hanno in programma di trasformare tutta quella zona in un ammasso di palazzi e grattacieli, per l’ammontare di ben un milione di metri cubi di fabbricato. Una decina di ragazzi del gruppo degli Amici di Beppe Grillo, a mo’ di uomini sandwich, portavano indosso enormi lettere che componevano parole di sarcasmo, rivolte agli ideatori di quel mostro in cemento: una specie di drago sparapanzato sul terreno, con tanto di volute a mo’ di serpente che avrebbero schiacciato definitivamente il Bosco di Gioia, una piccola foresta affollata da alberi centenari, alcuni di loro molto rari. Qualche giorno fa si era tutti a un dibattito in un cinema-teatro della Gronda Nord, anche qui per bloccare il progetto di uno scempio urbanistico e stradale, quando Michele Sacerdoti, uno dei più decisi sostenitori della lotta contro il deturpamento dell’Isola, leggeva entusiasta un documento, risultato di un ricorso, che bloccava la determinazione del Comune perché tutto il Bosco di Gioia fosse abbattuto e si iniziasse la messa in opera del cantiere. Un coro di grida e applausi salutò questa splendida notizia. Ma ecco che due giorni dopo Natale, invece di piantare l’Albero dei doni, arrivano degli operai, mandati dal Comune, con l’ordine di abbattere ogni pianta. Ad accogliere i cittadini che accorrono sdegnati c’è un rappresentante del Comune che esibisce un nuovo documento che annulla il precedente: “Si può abbattere.” Punto e basta. Gli operai cominciano a togliere arbusti e stoppie intorno alle radici. Fra poco i tronchi saranno segati alla base. Verrà eseguita una condanna a morte per duecento alberi: l’unica oasi rimasta in Milano se ne va. Ma gli abitanti, trattenuti al di là del recinto di ferro, s’accumulano attoniti, increduli. Un vecchio grida: “Assassini!”. Lo stridente rumore delle seghe a motore inizia un coro davvero insopportabile. Come preceduto da un cigolio simile a un lamento, ecco che cade il primo grande albero. I rami si sfasciano al suolo. Un gruppo di ragazzini tenta di entrare, scavalcando la staccionata. Vengono inseguiti e ricacciati indietro. Ecco: arriva in bicicletta Michele Sacerdoti, l’indomito difensore di quegli alberi. È un uomo di cinquant’anni, ma agile e svelto come un ragazzino. Dribbla gli inservienti e gli operai e con facilità inaudita s’arrampica sul più gigantesco albero: una enorme magnolia, ancor carica di foglie. Sparisce fra le fronde e riappare lassù. I “boscaioli” non sanno che fare. Il dirigente del Comune grida, invitando l’intruso scalatore a scendere, altrimenti dovranno abbattere l’albero con lui sopra. Sacerdoti risponde sghignazzando: “Fate pure. Io di qui non mi muovo. Dovete abbattere anche me.” Adesso la neve vien giù sempre più fitta. Un gruppo di ragazzi intona “Tu scendi dalle stelle”. Tutti ridono, perfino i “boscaioli” che si riparano sotto la grande magnolia a fumarsi una sigaretta. Lunga pausa. Poi di lì a poco ricomincia l’insopportabile cigolio delle motoseghe e uno dietro l’altro altri alberi cadono a terra, sollevando nugoli di neve.

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Commenti

magazzini emiliano non ritengo di dover aggiungere nulla, il nulla non esiste, ma persiste l'ignoranza e la non curanza per questa terra, la rabbia ormai si è assopita, o perlomeno non è gradita da questi comandanti al soldo dei mandanti! milano svegliati, rammenta i tempi belli, quando ancora esistevano i campi e le isole verdeggianti .... e che oggi son così distanti, vi siete rivolti ai santi, ma pure San Siro vi volge le spalle, milanesi ricordatevi che avete le palle..........quelle vi dovrebbero servire per dare un nuovo impulso alla vostra grande città, io sono toscano e da milano me ne vò, aiutate Dario ... che sicuramente sarà lapidario verso quelle situazioni ... create dai PADRONI uguali per definizione a quegli che sulla croce andarono a finire al lato dell'uomo del "CREATO".

grazie
dario fo

dici: "Eravamo più di mille a manifestare contro il progetto del Comune e della Provincia ..."
il progetto è del Comune di Milano, con insediamento di funzioni che coinvolgono la Regione (nuova sede).
La Provincia di centro-sinistra non c'entra un tubo !
Verificate prima di scrivere grossolane inesattezze

grazie per la segnalazione, si trattava di un errore di battitura.

gentile Maestro,
Lei per me è sempre stato un grande esempio di cultura da seguire in tutto e per tutto.
Conosco alcune delle sue opere ed ho seguito alcuni dei suoi spettacoli.
Trovo che Lei sia un genio teatrale, così come per me lo è stato Fellini nel cinema.
Se devo essere sincero, spero che questa sua idea di "salvare" Milano, dai pericoli che corre,di corruzione, speculazione, abbandono, massacro edilizio e così via, così come li corrono tutte le città di questa nostra bellissima nazione, sia davvero realizzabile. Purtroppo, il mio essere costretto alla concretezza, mi fa pensare che il suo nobile intento rischia di restare solo un utopia...un sogno, come quelli delle fiabe, che può realizzarsi solo in un mondo, composto da un non luogo che si sviluppa in un non tempo. La mia grande stima nei suoi confronti, per questa scelta coraggiosissima, resta grandissima, anche se non nego che spero che i suoi prossimi 5 anni siano impiegati in quello che ritengo sia un valore insuperabile, che è quello della difesa della cultura, dell'arte e del teatro, attraverso uno stile ed una grazia, che riconosco in Lei e che raramente ancora si riscontrano nel teatro.
con affetto
domenico