Perchè al Senato con "l'Italia dei valori"

"Ti è stata data l’opportunità. CANDIDATI!" "Siamo in guerra! Non puoi restartene a casa a guardare dalla finestra quel che sta succedendo". “I grandi partiti dell’Ulivo, Ds e Margherita, hanno impedito che si presentassero le liste civiche, che avrebbero portato un valore aggiunto a tutto il centrosinistra, ma loro si sono chiusi a riccio. Vai, ce la farai!”
Mi candido, prima di tutto, perché le donne non abbondano in politica. Credo che in queste elezioni anche un solo voto possa essere decisivo e voglio anch’io dare il mio contributo a far finire quest’epoca tragicomica, più tragica che comica… viste le difficoltà del campare, che molti cittadini vivono.
“Perché Di Pietro?” - mi si chiede da ogni parte. Di Pietro rimane il simbolo di una stagione, quella di Mani Pulite, che ha dato speranza a Milano e a tutta Italia. Porta avanti da anni discorsi corretti… sulla giustizia, sui diritti civili e altro.
Spero, con la mia candidatura, di convincere qualcuno tra i molti di sinistra che sono in dubbio se votare o no perché delusi da una certa politica. L’altro motivo per il quale mi candido è che se venissi eletta cercherei di realizzare un sogno di tanti italiani: fare finalmente chiarezza sui conti dello Stato, gli sprechi, ecc.

Anno: 

Commenti

cavoli... ti candidi...
cacchio...
ma sai che stima c'è intorno a te ? ne hai idea ? a mia madre gli vengono gli occhi lucidi solo a sentire il tuo nome... devo dirgli assolutamente che ti candidi... penso che questo la porterà a votare, perchè altrimenti non avrebbe votato, troppo delusa da questa sinistra...
anche nel mio caso, penso che, visto che ci sei tu, avrò un motivo in più per votare.. fin'ora la mia bilancia era a metà (tra motivi per non andare a votare e motivi per votare uno dei partiti dell'ulivo), tu mi hai sbilanciato...
cacchio, forse convinco anche mio padre, 40anni a votare DC e sempre di destra (e proprio perchè di destra non sopporta Berlusconi ed i suoi tirapiedi) che quando sente il tuo nome si toglie sempre il cappello (e ti assicuro che oramai non se lo toglie più per nessuno, dopo 40anni di vita militare ha scoperto cosa vuol dire stato nel peggiore dei modi possibili...)
Grazie per esserci, grazie davvero... per mia madre, per la mia ragazza, per tutte le donne così maltrattate in quest'italia maschilista
Mirko

Mirko, mi trasferisco a casa tua, con tuti che mi vogliono così bene?
un bacione!
franca

FEMMINISMO, FEMMINISMI
Emancipazione come liberazione

di LAURA TUSSI

Il percorso di maturazione verso la parità tra i sessi si accompagna al cammino di elaborazione dei movimenti delle donne per l’emancipazione verso la differenza. Il femminismo è un concetto polisemico che ricopre la realtà complessa delle autocoscienze, delle liberazioni. Gli obiettivi del primo periodo femminista erano la parità, l’uguaglianza rispetto al genere maschile e l’andare oltre le differenze per cui si voleva affermare “le donne sono uguali agli uomini”, negando la specificità identitaria femminile, ponendo come norma, regola, legge, il maschile che le donne aspiravano ad imitare, ribadendo giocoforza ancora la superiorità dell’uomo.
Così l’emancipazione femminile si traduce in contrapposizione e in una competizione negativa per entrambi, perché tale uguaglianza forzata non produce evoluzione culturale, morale e sociale, a scapito dell’individualità di genere, nell’esigenza di ritrovare, riconoscere ed esprimere il proprio universo valoriale, la propria storia e valorialità e idealità.
Così nasce l’esigenza di intonare una “voce differente” con il compito precipuo di individuare le tracce della presenza femminile nella storia e nel pensiero.

Il movimento neofemminista: ambiti di relazione femminili

Alla fine degli anni ’70, infatti, nasce il movimento neofemminista che propone la separazione di genere, invitando le donne a relazionare in ambiti culturali e contesti sociali, per cui con il neofemminismo non si considera il concetto di emancipazione, ma di liberazione, di parità giuridica con l’uomo, di opportunità concrete a livello di istruzione, di lavoro e di partecipazione alla vita politica e sociale, cercando di definire la differenza, a partire dalla storia individuale e di genere. La donna è assente dai libri e dal materiale didattico, poiché i “grandi uomini” fanno la storia, perché secondo la cultura tradizionale dominante, la donna non fa la storia, ma è fuori di essa. I primi gruppi di autocoscienza femminile cercavano di evidenziare una situazione comune in tutte le donne, per uno rispecchiamento reciproco. Il movimento delle donne non negava la disparità nel gruppo, enfatizzando l’ideologia dell’eguaglianza, non ponendosi in posizione di inferiorità, di opposizione/rivendicazione rispetto al maschile, costituendo una soggettività autonoma, affinchè il femminile acquisisca una necessità storica, rispetto all’insignificanza e alla superfluità di cui lo si ammanta.

Ruoli e stereotipi nella differenza di genere

Sulla differenza incombe sempre la riproposizione degli stereotipi e dei luoghi comuni, per cui l’identità di genere non è solo una condizione connotata in modo statico, ma diventa piuttosto un processo formativo che progressivamente rielabora la propria appartenenza al genere, quale identità sessuata in cammino, che pone a confronto gli stereotipi proposti dalla cultura, dalla storia in interpretazioni, scelte e rifiuti, che ogni singolo opera al fine di divenire se stesso. Il rapportarsi con l’altro da sé comporta una presa di consapevolezza nell’identità e nella differenza come certezza modificata e modificabile dalle situazioni, dagli incontri, dai condizionamenti culturali e sociali, dai rapporti affettivi, dagli eventi significativi di ogni autobiografia di genere.
Differenza e diversità femminile sono sempre state definite come complemento e appendice e completamento, rispetto al maschile; infatti alla millenaria ripetizione dei ruoli legati alla differenza sessuale sono scaturiti semplificazioni improprie, stereotipi stantii, luoghi comuni, generalizzazioni acritiche, alla base dei pregiudizi che restringono la gamma della potenzialità di differenze, secondo una netta bipolarizzazione asfittica dei ruoli. Secondo la stereotipizzazione più ottusa, claustrofobica e pregiudiziale, al femminile compete il mondo emotivo, al maschile il mondo cognitivo, da cui deriva l’atavica educazione femminile alla dipendenza, alla disautonomia, che portano le donne a non esistere per se stesse. Ne Il Secondo Sesso (1949) Simone de Beauvoir individua e delinea il destino sociale e psicologico delle ragazze, per cui sin da bambine si insegna loro la passività, la subordinazione, l’obbedienza, mortificando lo spirito d’iniziativa, il senso d’avventura, il coraggio, l’esplorazione, condizionandole nelle loro dimensioni professionali, intellettuali e sociali.
Anche l’uomo è condizionato nello sviluppo emotivo in quanto lo stereotipo maschile insegna ad astenersi dalle manifestazioni di emotività che sono proprie della donna. Questa bipolarità ingannatrice è ancora presente nei media, anche se nella società attuale i ruoli tradizionali sono in crisi e il patriarcato sembra ormai tramontare, uomini e donne devono ripensare e ricostruire la propria identità in un immaginario collettivo. Una prospettiva olistica della complessità potrà consentire alla differenza di genere, tra maschile e femminile, di superare il riduttivismo pregiudiziale per costruire un complesso identitario che rispetti le singole individualità.

....grazie per la giornata straordinaria!
Davvero, per una volta, non trovo le parole.
E anche se le trovassi non sarebbero adatte, sarebbero inadeguate.
Qualunque frase mi sembrerebbe banale di fronte agli aliti di emozioni che riuscite a spalmare su tutti quelli che vi stanno intorno.
Sono giorni che penso a come avrei potuto fare gli auguri a Dario e forse è proprio per questo che credo di essere stata l'unica cretina a non farglieli.
Eppure ce li avevo lì, sulla punta cuore...
Che stupida, davvero...
Comunque sia, almeno riesco a dirvi grazie per avermi regalato uno spicchio della vostra vita.
Della vostra vita: ecco, forse è proprio questo che vi rende così speciali. Riuscite a dare alla gente che vi sta intorno un senso di appartenenza così forte che non ci si sente più "gente", ma persone.
E sono sicura che questo giorno di compleanno me lo ricorderò per sempre.
L'ho messo lì, vicino a quello in cui gli 80 anni li ha compiuti il mio papà...

Sarei andata a votare comunque.
Sarei andata a votare perchè mia nonna non poteva farlo.
sarei andata a votare perchè alcuni diritti aquisiti non devono essere toccati.
Sarei andata a votare perchè è mio diritto.
Sarei andata a votare perchè credo (spero) nella democrazia.
Sarei andata a votare perchè tante gocce fanno un mare.
Sarei andata a votare lo stesso.
Adesso ci vado a testa alta.
GRAZIE DA UNA DONNA EMILIANA
fra

Carissima Franca, ieri sera ti ho votata in una sezione del Piemonte, e ti ho scelta perchè sei CANDIDA, come coloro che nell'antica Roma indossavano la tunica bianca per farsi riconoscere quali candidati al FORO Romano.
La tua schiettezza, onestà , sincerità, verità, sapranno sempre accompagnarti nell'opera di PULIZIA che necessita il Parlamento italiano.
Coraggio, tra poco ci saranni i primi risultati e speriamo che il NANO sia stato cacciato dagli italiani ONESTI.
AUGURI

ciao,
sono un elettore di destra, ma sulla tua onestà non ho dubbi, perciò questa volta ho votato per te.
credo che tu sia una brava persona e per me, nella maggioranza dei casi, contano le persone non i partiti.
ciao

Forse tu meglio di altri potresti spiegarci come mai invece c'è a tuo parere questa situazione di stallo; perchè molti, al di là della propria fede politica più o meno convinta, non hanno puntato su candidature 'oneste'?
Berlusconi non mi piace, per nulla.
Ma come ho già scritto precedentemente, non penso che rappresenti la destra, son anche convinto che Fini e Casini lo appoggino per ovvi motivi di visibilità ma che sia spesso un boccone amaro da girarsi in bocca (tra l'altro la cosa mi è stata confermata parlando con alcuni militanti della udc di padova).

www.orchestrazione.it

Credo che in politica esista la legge del compromesso, se vuoi fare qualcosa devi avere pazienza, coltivare gli ideali e purtroppo anche accettare decisioni che spesso vanno contro le tue massime aspirazioni.(ci vuole pelo sullo stomaco)
Ma poi con il tempo, può venire anche il tuo momento e allora le cose possono anche cambiare sul serio.
Fini è un bravo politico, come lo è pure Casini(anche se a me non piace molto) o Fisichella (è veramente un grande per me), o D'Alema(per quanto riguarda la sinistra), e magari un giorno arriverà per loro la maggioranza assoluta, ma per adesso se vogliono portare a casa qualcosa devono accettare i compromessi di FI e di Berlusconi.
Credo che anche a sinistra sia la stessa cosa, c'è una bella differenza tra Prodi e Bertinotti, uno arriva dalla DC (la DC è dappertutto!!! ma non è un problema per me), l'altro sta decisamente più a sinistra, tuttavia fin che vanno d'accordo.....
ma d'altra parte come diceva freak antoni "cosa pretendi da un paese che ha la forma di una scarpa?"
c'è da scegliere tra il peggio del peggio e qualcosa di lievemente meno peggio, questo è il panorama politico per me.

Meno male che non ho dovuto votare su un atollo!
Avrei avuto una crisi di sconforto.