Il teatro di Franca Rame e Dario Fo

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[STAMPA] 'COPPIA APERTA' DI DARIO FO E FRANCA RAME TORNA IN SCENA

coppia aperta"Prima regola perchè la coppia aperta funzioni, deve essere aperta da una parte sola: quella del maschio!
Perchè se la coppia è "aperta" da tutte e due le parti... ci sono le correnti d'aria!
" Dario Fo - Franca Rame
 
Torna in scena a Cusano Milanino una commedia "storica" della coppia Fo - Rame, grazie alle associazioni Eco di Fondo e Torre dell' Acquedotto.
 
Antonia è una donna sui trent'anni. Il proscenio è una zona di riflessione dove la protagonista analizza la sua vita, come se fosse in una seduta psicoanalitica, in una dimensione intima e privata, in una confessione sofferta ma al tempo stesso ironica. Essa focalizza la sua attenzione intorno all'infedeltà di suo marito e a come lei, per liberarsi da questo pensiero, possa fare a costruirsi una vita autonoma.
La scena è lo spazio mentale di Antonia, in cui l'immaginario da lei evocato nei suoi racconti, prende vita e si concretizza, a volte come un sogno, a volte come un incubo che l'attira a sé. Lì incontra suo marito Pino e tutte le età e le fasi della sua vita diventano così fasi della scena, ora grottesche, ora romantiche, ora drammatiche.
 
Lo spettatore è accompagnato in un viaggio attraverso le vicessitudini di una relazione, una come tante. Dalla soffitta della nonna, attraverso i banchi di scuola, all'altare del matrimonio, nel percorso di una storia sentimentale con tutte le difficoltà che una coppia può affrontare (la noia, la dipendenza, la nostalgia della libertà...).
 
Le scene di Paola Tintinelli, costituite da lavagne giganti, su cui gli attori disegnano come in un gioco dai calendari che scorrono ai mobili di casa, dai fiori che appassiscono con gli anni a bambole voodoo vendicative, tracciano con semplicità ed efficacia i segni di una convivenza.
 
COPPIA APERTA di Dario Fo e Franca Rame
Adattamento dalla commedia "Coppia aperta quasi spalancata" di Dario Fo e Franca Rame
a cura di Giacomo Ferraù.
Produzione Eco di Fondo
Sabato 14 gennaio 2012, ore 21:00
Torre dell'acquedotto, Viale Buffoli 17 bis, Cusano Milanino
Regia: Giacomo Ferraù
con: Andrea Pinna e Giulia Viana
scene e costumi: Paola Tintinelli
light designer: Giuliano Almerighi
luci: Alessandro Barbieri
link al blog dell'associazione: http://ecodifondo.blogspot.com
link Torre dell'acquedotto: http://www.torredellacquedotto.it/home.html
 
fonte: teatro.org
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[STAMPA] ''Mistero Buffo'' di Dario Fo e Franca Rame all'ObiHall di Firenze

misatero buffoLunedì 23 gennaio 2012 all'ObiHall Teatro di Firenze in programma lo spettacolo "Mistero Buffo" di Dario Fo e Franca Rame.
Tornano in scena con una selezione di testi dal loro spettacolo dei primordi "Mistero buffo", riproposto con un'immancabile dose di improvvisazione, da sempre cifra distintiva del teatro di Fo. Per informazioni: www.obihall.it - www.teatropuccini.it
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[STAMPA] Censura Rai, una storia antica - di Franca Rame

Ci sono nella vita di ogni uomo o donna, o in entrambi, uno o due momenti chiave con picchi a salire e a scendere. Dario e io ne abbiamo vissuti più di uno e tutti di straordinario valore, anche perché non si muovevano solo nell’ambito del nostro particolare interesse, ma coinvolgevano molta altra gente.
 
Quando esplose per esempio lo scandalo Canzonissima, non si trattò solo di un contenzioso fra la televisione e noi, cioè due attori e autori di un programma di sketch e di canzoni che si ribellavano ad un Ente statale a proposito di un contratto, ma tirava in ballo la vita e i diritti degli operai, quella della libertà di informazione oltre che di esprimersi riguardo alla politica: cioè tirava in ballo addirittura la Costituzione. Inoltre, per la prima volta attraverso un programma di puro intrattenimento popolare, si denunciava l’esistenza di due grandi conflitti, nei quali c’erano morti e feriti ogni giorno. Si trattava delle morti sul lavoro e della guerra di mafia.
 
Di questi atti incivili e spesso criminali non se ne parlava mai in televisione e molto raramente sui quotidiani. Anzi, in televisione nessuno aveva mai trattato di questa realtà. Tutto era mascherato e seppellito. Il fatto poi che il vaso delle nefandezze fosse rovesciato nel programma più seguito non solo in televisione, ma anche attraverso la totalità dei mezzi d’informazione, fu il detonatore massimo della bomba e del relativo scandalo. Il caso volle che, nello stesso momento in cui andava in onda la scena che trattava delle morti bianche, tutti gli operai d’Italia, in primo luogo i muratori, avessero indetto uno sciopero di alcuni giorni per protestare contro la mancanza di protezione sul lavoro, cioè la causa prima dei continui incidenti che causavano ormai una vera e propria strage in tutti settori. Proibire che quell’atto unico satirico e di forte denuncia fosse trasmesso, era come buttare benzina sul fuoco. Bernabei, direttore politico e organizzativo dei programmi Rai, scelse per il fuoco, sperando nei pompieri, quelli politici, soprattutto. Ma la cosa non funzionò e la protesta divampò coinvolgendo anche quei movimenti sindacali che normalmente accettano compromessi come certi pesci s’ingoiano l’esca con l’amo.
 
Sempre in Canzonissima, mi pare la puntata appresso, ecco che va in scena un dialogo fra una “mugliera” sicula e un giornalista inviato dal continente. La donna è intenta ad avvolgere un lungo filo. Forse allude a una delle tre Parche, allegoria della vita e della morte. Ogni tanto si odono degli spari e qualche botto. Il giornalista chiede di che si tratti, e la donna risponde che forse, quello sparo, proviene dal fucile di qualche cacciatore solitario, ma poi si corregge: può darsi che sia anche quello che uccide un infame che si piglia la sentenza. Altro sparo, ed ecco che viene indicato un sindacalista che creava guai; un botto, ed è il salto in aria della casa di qualcuno che non ha pagato il pizzo e così via, fra spari e mitragliate si arriva al punto in cui il giornalista chiede: “Come mai all’istante hanno cessato di far botti?” e la donna risponde: “Sempre prima dell’ultimo sparo c’è un attimo di silenzio”. “E a chi andrà l’ultimo botto?” Chiede il cronista. E la donna risponde: “A chillu cchi fa troppe domande, cioè a te”. Sparo, il cronista cade riverso.
 
Il peso e la forza di quella satira sfuggì ai censori. Era ritenuta troppo enigmatica per preoccuparsene, ma tutti gli spettatori, soprattutto a cominciare da quelli siciliani, capirono immediatamente che si trattava di discorsi sulla mafia e sui crimini che nell’isola si susseguivano a ripetizione (giudici, poliziotti e 70 sindacalisti uccisi in pochi anni). Si scandalizzarono i politici, a cominciare dai ministri del governo. Perfino i liberali con il loro segretario in capo, Malagodi, presero una posizione durissima, insultandoci e ricordandoci che già altri comici avevano sbattuto tempo addietro la faccia sulle tavole del palcoscenico, per aver esagerato nell’ironizzare sul potere; ma chi erano questi comici colpiti con tanta ferocia? Ed ecco che il segretario dei liberali fa il nome di un certo Mattia Perollo, comico di Trieste che si prese una fucilata da un fanatico fascista durante una rappresentazione. Il cardinale arcivescovo di Palermo fece pure un’omelia contro quello sconcio in grottesco; urlò: “La mafia non esiste, o ad ogni modo non si tratta di un’organizzazione criminale che voglia sostituirsi allo Stato, ma di normale delinquenza locale”.
 
Ricevemmo lettere minatorie in gran numero, scritte addirittura col sangue e biglietti sui quali era disegnata una lupara. Le minacce arrivarono anche su nostro figlio Jacopo, che aveva sei anni, al punto che per tutto l’anno scolastico dovemmo vederlo andare a scuola protetto da due poliziotti. Il direttore in capo della Rai, all’unisono con il dottor Bernabei, quando ci rifiutammo, in seguito alle loro censure, di salire sul palcoscenico per recitare il nulla (giacchè ogni sketch di satira ci era stato cancellato) ci avvertì: “Voi rischiate molto, più di quanto non crediate. A parte una denuncia per turbativa dell’ordine pubblico, per la quale rischiate l’arresto immediato, sappiate che per anni e anni non vi capiterà più di poter calcare le scene della televisione…” e fu proprio così. Fummo letteralmente cancellati dallo schermo televisivo per la bellezza di sedici anni, il che significa, nel mondo dello spettacolo, essere messi al bando per una vita. Ci restava solo il teatro, ma le varie piazze gestite da comuni dalla Dc come Bergamo, Vicenza, Padova, Rovigo, eccetera erano per noi assolutamente proibite. Ma il nostro gesto aveva mosso una notevole solidarietà da parte dei nostri colleghi, che avevano capito che bisognava rispondere non a branco, contro la prepotenza dei gestori culturali di Stato, ma era giocoforza organizzarsi con la creazione di un autentico sindacato degli attori e dei tecnici.
 
La sorpresa più straordinaria l’avemmo dal pubblico che, come rimontammo sulla scena con un nuovo spettacolo – si trattava di “/Isabella, tre caravelle e un cacciaballe/” – rispose al nostro apparire con uno slancio ed entusiasmo sconvolgenti. L’Odeon, teatro nel quale avevamo debuttato, era stato letteralmente preso d’assalto. Il botteghino dovette aprire le prenotazioni addirittura con dieci giorni di anticipo. La gente ci fermava per strada e ognuno ci dimostrava affetto e stima. Per di più la notizia della nostra vicenda era giunta anche all’estero, per cui ricevemmo visite da cronisti da tutta Europa, nonché inviti da alcuni teatri di Francia e d’Inghilterra perché debuttassimo da loro. Naturalmente la Rai ci fece causa, ma prevedendo il gesto, riuscimmo a superare in velocità l’ente pubblico e sporgemmo denuncia contro di loro con grande anticipo.
 
Eravamo nei primi anni ’60, e quello era il tempo in cui esplodeva il grande miracolo economico dell’Italia… dappertutto crescevano case e palazzi come funghi, la produzione industriale era in forte rimonta e il grande successo della nostra economia aveva sorpreso tutti gli altri paesi dell’Europa; anche la coscienza civile e politica delle classi subalterne si trovava in forte crescita e ognuno era partecipe del fermento culturale che stava montando in tutti i settori, dal cinema alla letteratura al teatro.
 
Uno degli argomenti di cui maggiormente si discuteva riguardava il ruolo dell’intellettuale nella società. Naturalmente c’era chi parlava di impegno politico, e in particolare se gli ‘uomini di pensiero ed arte’ dovessero schierarsi per una causa o dovessero rimanere al di fuori d’ogni coinvolgimento, completamente autonomi e indipendenti da ogni gioco di potere. Fra l’altro c’era chi riprendeva l’antico tema dell’arte per l’arte alla ricerca della pura bellezza edonistica. Fu proprio per entrare a piedi giunti nel dibattito che scegliemmo il tema delle grandi scoperte, prima fra tutte quella che culminò con il viaggio di Colombo nelle Americhe. Ci siamo serviti come testo base del saggio del grande storico spagnolo Salvador De Madariaga e ci inserimmo come contrappunto dominante la repressione condotta dal Tribunale dell’Inquisizione in quell’epoca in tutta la penisola iberica. Lo spettacolo si apriva infatti con una processione d’auto da fè, dove si notava subito la presenza d’alcuni condannati per eresia, fra i quali in primo piano appariva un attore capocomico che veniva portato al patibolo poiché ritenuto colpevole d’aver messo in scena un testo satirico che prendeva spunto dalla spedizione di Cristoforo Colombo, con relativa strage di selvaggi rei di credere in divinità estranee alla fede cristiana. Oltretutto nel testo opera presunta di Fernando de Rojas si trattava della grande diaspora di ebrei che venivano spogliati dei propri beni allo scopo di rimpinguare le casse dissanguate dello Stato.
 
Il condannato spera nel sopraggiungere seppur in extremis della grazia concessa dal re. Quasi a mo’ di beffa gli viene ingiunto di recitare insieme alla sua compagnia, che finora lo ha seguito in prossimità del patibolo, l’opera che gli ha causato la condanna, cioè la vita di Cristobal Colon, il tutto direttamente sul palco del supplizio. Pur di prender tempo l’attore accetta: il palco delle esecuzioni si trasformerà in palcoscenico e di volta in volta diventerà nave, con tanto d’alberi e vele, cattedrale e trono sul quale siederanno il re e la regina contornati dai giudici dell’Inquisizione. Con questo espediente è logico che tutta la vicenda riceverà una spinta paradossale straordinaria. Più che di personaggi, quindi, si tratterà di maschere: re, ammiragli e regine appariranno in tutta la loro vis comica deformante. Cristoforo Colombo verrà interpretato dall’attore condannato, quindi le vite dei due personaggi saranno costrette a una sintonia quasi metafisica. E così scopriremo se il grande navigatore è maggiormente interessato alla scienza o agli affari e le cariche di potere; se dimostra pietà per i selvaggi fatti schiavi o piuttosto ha interesse a trarne utile nella tratta; e soprattutto capiremo come mai alla fine dei suoi viaggi, che hanno procurato tanta ricchezza e prestigio alla corte spagnola, viene da questa condannato alle catene e posto in galera.
 
Dicevamo che la turnè con quest’opera ci regalò un notevole successo, applausi ma anche contestazioni da parte di alcuni scalmanati reazionari, che male accettavano si svelassero alcune verità troppo aspre per alcuni palati. Fra l’altro, la commedia satirica era sostenuta da canti carichi di esplicita ironia; un coro, eseguito da otto uomini d’ordine esaltava l’odio razziale e l’intolleranza come aspetti del tutto positivi di una società. La prima strofa diceva: “Ogni tanto fa un certo piacere/ il poter bastonare qualcuno, il poter legalmente sfogare/ il livor di sentirsi nessuno/ su, urliamo, copriam di pernacchie/ Questa razza di bestie in ginocchio/ su pestiamoli senza pietà./ Oh che grande invenzione il nemico/ un nemico che sia disarmato/ ringraziam chi ce l’ha procurato/ umiliato e per giunta marchiato”. Ognuno può ben capire che si tratta di versi, ahimè, di una attualità sconcertante. È facile intuire che questo fosse uno dei momenti dello spettacolo che in qualcuno poteva maggiormente produrre forte indignazione e rabbia, tant’è che una sera, all’uscita del teatro Valle di Roma, fummo aggrediti da una squadra di fascisti che ci tirò addosso ogni lordura. Poi giacchè noi si era reagito, eccoli fuggire come di regola.
 
In quegli anni, una compagnia di Barcellona – mi pare si chiamassero i Comedians – tentò di mettere in scena la satira su Colon. La Spagna era ancora sotto il regime di Franco. La compagnia riuscì anche ad eseguire la prova generale. Alla fine della prova gli attori furono tutti arrestati e portati in carcere, compreso il suggeritore.
 
fonte: il blog di Franca Rame su ilfattoquotidiano.it
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[STAMPA] “Tutti giù per l’aria”: documentario con Marco Travaglio e Dario Fo

Tutti giù per l’aria” – Decisamente interessante il documentario “Tutti giù per l’aria” che, a breve, sarà fruibile al cinema. Non sono argomenti felici quelli che vengono trattati all’interno di tale pellicola, ma è necessario che se ne parli al fine di incrementare la coscienza critica del pubblico di cittadini e di far sì che tali questioni non restino prive di portavoce.
 
Un documentario impegnato – Alessandro Tartaglia Policini, cassintegrato Alitalia, è anche un giornalista pubblicista che ha deciso di raccontare, secondo il ben poco interpellato punto di vista dei lavoratori, le vicende che ha attraversato il luogo in cui lavorava dal settembre 2008 al’aprile 2009. Nei panni degli “attori” di tale documentario, che non rischia affatto di diventare pesante dato che dura solo sessantacinque minuti, vi sono personaggi illustri e noti al pubblico a casa. Da Fernando Cormick a Ascanio Celestini, da Marco Travaglio a Dario Fo: gli interpreti di tale pellicola sono noti anche (e spesso soprattutto) per il proprio impegno costante nel sociale. Vale la pena privarsi di un film leggero e divertente per trascorrere un’ora o poco più in compagnia di questi signori qui sopra? Se la storia ed il futuro del Paese in cui si vive non vengono considerate questioni di poco conto, decisamente sì. M.C.
 
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[STAMPA] Piccolo, a gennaio lezione spettacolo Fo su Don Giovanni e Commedia dell'arte

Si terrà mercoledì 11 gennaio 2012 alle 20,30 al Piccolo Teatro Strehler "Il Don Giovanni e la Commedia dell'arte", la lezione-spettacolo inedita di e con Dario Fo, prevista all'interno del programma "Il Don Giovanni in città" dal Comune di Milano insieme a Edison per portare la musica della Prima fuori dal "cerchio magico" della Scala.
La serata, originariamente prevista per il 5 dicembre, era stata a suo tempo rinviata per evitare al Nobel un affaticamento della voce, sconsigliato in seguito ad un intervento alle corde vocali.
 
L'ingresso è gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. I biglietti possono essere ritirati a partire da lunedì 2 gennaio 2012 attraverso i seguenti canali: Biglietteria Piccolo Teatro Strehler, tutti i giorni (escluso il 6 gennaio) dalle 9.45 alle 18.45, domenica dalle 13 alle 18.30 Internet www.piccoloteatro.org/dariofo
 
Le persone già in possesso del biglietto per lo spettacolo, poi sospeso, del 5 dicembre possono sostituire il titolo d'ingresso in loro possesso presso la biglietteria del Piccolo Teatro Strehler fino al 2 di gennaio. (Omnimilano.it) (30 Dicembre 2011 ore 10:57)
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[STAMPA] Il teatro di Dario Fo e Franca Rame

Marina De Juli porta a Chiasso Il teatro di Dario Fo e Franca Rame
 
Dopo la serata di apertura della stagione 2011/2012, che aveva visto sul palco del Cinema Teatro di Chiasso Dario Fo e Franca Rame, i due attori milanesi tornano simbolicamente con un loro famoso testo con la regia della stessa Rame, "Tutta casa, letto e chiesa", collage di monologhi comico-grotteschi sulla condizione femminile.
 
La prima parte dello spettacolo ruota intorno alla figura della donna sola, che ha tutto all’interno della propria casa, vive secondo i canoni offerti dalla tv, ma non ha ciò che più conta, il rispetto da parte del marito e la fiducia in se stessa. Scopre una dirimpettaia che non aveva mai visto e le confida, in un narrare tragicomico, la sua vita. Il risveglio è un brano per ridere e per riflettere, che porta alla ribalta l’universo di sentimenti ed emozioni a lungo repressi dalla donna d’oggi, risucchiata dallo stress della vita quotidiana e dai ritmi che il “sesso debole” è costretto a tenere, diviso tra casa e lavoro. 
La seconda parte è dedicata all’argomento sesso. Se ne parla sia attraverso un’esilarante lezione d’orgasmi, sia con un’antica giullarata, piena d’umorismo, di poesia e con una morale, dal titoloLa parpaja topola.
 
Uno spettacolo tra il comico e il grottesco, che si dipana fra ironia sapiente e riflessione, non disgiunta dall’impegno sociale. La realtà è vista con gli occhi delle donne, che non hanno perso la capacità di ridere guardandosi allo specchio. (tutta casa)
Chiasso 14 gennaio 2012, ore 20.30 Via D. Alighieri 3b Cinema Teatro di Chiasso 
 
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[STAMPA] "Vengo anch'io"...

 

Dario Fo aveva cantato "Ho visto un re" con Enzo Jannacci nel 1968, con coro d’accompagnamento. Lo ha riproposto questa sera, nello speciale Vengo anch’io, che fornisce una serie incredibile di spunti amarcord, sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista televisivo.

Il brano nonsense è una metafora a sfondo politico, e divenne uno dei brani simbolo della critica sociale sessantottina. E proprio in quell’anno, Jannacci, arrivato in finale al Festival di Sanremo, avrebbe voluto proporre Ho visto un re nello “scontro” con Gianni Morandi. Ma la Rai si oppose. Jannacci, allora, ripiegò su Gli zingari, altra canzone non certo leggera dal punto di vista del contenuto sociale e politico.

Jannacci non poteva vincere, nella Rai di allora e nel Festival di allora, ma ne fu comunque delusissimo. E così si allontanò per un po’ dalle scene, riprendendo gli studi di medicina.

Dopo il salto, altre versioni storiche di Ho visto un re: una cantata da Jannacci, Fo, Albanese, Celentano e Gaber, un’altra da Fo, Jannacci e Gaber.

 

fonte: tvblog.it

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Settimo ruba un po' meno! N.2

20 novembre del 1992 a Carrara, al Teatro Animosi, Franca Rame debutta con "Settimo: ruba un po’ meno n. 2" di Dario Fo e Franca Rame. Nello stesso anno in cui scoppia il caso "tangentopoli", un monologo in cui Franca racconta, senza tanto fantasticare nell'assurdo perché non ce n'è bisogno, i particolari delle 'ladronerie' dei politici italiani. Grandissimo successo di critica e pubblico.
Man mano che l’inchiesta di Milano prosegue lo spettacolo si arricchisce di particolari e di notizie. Sul palcoscenico dietro a Franca le foto degli inquisiti, inizialmente sono pochissime, Mario Chiesa e pochi altri, nel proseguo della tournèe diventeranno decine. 
Quello che vi proponiamo oggi, però, è qualcosa di un po’ diverso. Alla fine dello spettacolo Franca cambiava del tutto argomento e registro. E parlava di quello che stava accadendo a lei, personalmente, in quel periodo. Franca raccontava ai suoi spettatori della malattia che l’attanagliava in quel periodo: la depressione. E ne parlava a suo modo, con ironia ed emozione, come solo una  gran donna come lei sa fare.
Franca è guarita, e l’inizio della guarigione è proprio quello che racconta nel finale del monologo… beh.. non vi voglio anticipare altro, buona lettura.

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[STAMPA] Franca Rame ringrazia il Rendano per la Marcolfa

18 dic 11 - Franca Rame, compagna di vita e sulla scena di Dario Fo, ha inviato al Teatro "Rendano" di Cosenza e alla responsabile artistica della stagione di prosa Isabel Russinova un messaggio di ringraziamento per la scelta di far inaugurare la stagione con la farsa di Fo "La Marcolfa" che proprio la Rame aveva interpretato, nella parte della governante del marchese di Trerate, nella versione originaria. E' stata la stessa Russinova a rendere noto il testo del messaggio nel corso di un incontro. Nel nuovo allestimento è Antonio Salines ad incarnare la protagonista in un ruolo en travesti.

"Mando un particolare e vivo ringraziamento - scrive Franca Rame nel messaggio - al teatro Rendano di Cosenza per aver scelto come inaugurazione della stagione la nostra 'Marcolfa' che so interpretata magnificamente da Salines e Simoni. Spiacente di non poter essere presente alla serata, ringrazio tutti gli amici della direzione artistica del 'Rendano' per l'invito ricevuto. Sono certa che sarà una serata all'insegna del divertimento e del benessere che vi farà dimenticare per qualche ora i nostri giorni drammatici italiani".

All'incontro con gli attori Antonio Salines e Carlo Simoni e con la Russinova hanno partecipato anche l'on.Jole Santelli, consulente del sindaco Mario Occhiuto per gli eventi culturali, Carlo Fanelli, storico del teatro e docente dell'Università della Calabria e alcuni degli altri attori della compagnia, da Antonio Conte a Cristina Sarti, ad Antea Marcaldi. Quello di ieri è stato il primo appuntamento di una serie di incontri con tutti i protagonisti degli spettacoli del cartellone della stagione di prosa che la responsabile artistica Isabel Russinova ha voluto inserire nelle attività del "Rendano" per far sì che il pubblico, in maniera informale e disimpegnata, possa intrattenersi a chiacchierare con i protagonisti che di volta in volta si accingeranno a calcare le scene del teatro di tradizione cosentino.

fonte: nuovacosenza.com

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[STAMPA] Franca Rame Project + Voices of indian women

Franca Rame project + voices of Indian Women Eventi a Roma „ Studio video teatrale a cura di Dale Zaccaria, su brani di Franca Rame e poesia di Dale Zaccaria + Mostra Fotografica di Marta Gabrieli "Voices of Indian Women" su testi di Francesca Zoppi.

Il progetto "Franca Rame Project" è una contaminazione video teatrale con brani teatrali di Franca Rame e performance live che racconta la cronaca dello stupro subito da Franca Rame il 9 marzo 1973 e spezzoni video da "Tutta Casa Letto e Chiesa" della stessa Rame del 1977. Memoria, cronaca, arte, video e poesia si contaminano per riflettere sul rapporto violenza-potere subita non solo da una grande artista, ma ancora attuale nei giorni d'oggi nei confronti delle donne.

Il progetto "Voices of Indian Women" nasce da un'idea di Marta Gabrieli e Francesca Zoppi di documentare la difficile condizione di minorità delle donne indiane rispetto ad una società ancora molto maschilista e sciovinista. In questa occasione, che sarà l'ultima per questo anno, verranno esposte fotografie inedite e testimonianze raccolte nel loro ultimo viaggio. In particolare i temi trattati saranno due: l'infanticidio femminile e la Gulabi Gang, gruppo di donne combattenti dello Stato dell'Uttar Pradesh.

fonte: romatoday.it

Franca Rame Project from studioart-project on Vimeo.

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[VIDEO] La lenguada, Bonifacio VIII e "lo Stunat"

16 di censura totale, dal 1961 al 1977, per 16 anni i nomi di Dario Fo e Franca Rame non sono stati MAI pronunciati in una trasmissione televisiva, non c'erano loro interpretazioni nemmeno in Carosello (trasmissione pubblicitaria). Eppure, malgrado questa incredibile e lunghissima censura il successo della coppia in tutto il paese e all'estero era incredibile.
 
I Fo recitavano ovunque, nel 1968 avevano abbandonato i circuiti “ufficiali” portando il loro teatro ovunque, nelle  Case del popolo, palazzetti dello sport, cinema, bocciodromi, piazze. Era la prima volta che ciò accadeva.
Quando nel 1977 la Rai trasmise Mistero Buffo le registrazioni dello spettacolo furono fatte alla Palazzina Liberty, spazio recuperato dai Fo con l'aiuto del quartiere, degli studenti e degli operai di Milano e dintorni.
video tratto da "Mistero buffo" 1977...
 
"Mistero Buffo" e le altre opere di Dario Fo e Franca Rame sono su commercioetico.it
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