Discussione politica

SALVIAMO LA VITA DI ABDULLAH OCALAN

Cari Amici,pubblico questo comunicato ricevuto dalla Presidenza dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia, Uiki Onlus.Franca Rame
Ci uniamo agli appelli già formulati da parlamentari e associazioni dei diritti umani per auspicare la tutela del diritto alla vita e alla salute fisica di Ocalan. Riteniamo di non poter tollerare le ingiustizie nei confronti di qualunque persona in qualsiasi parte del mondo in quanto, se lo facessimo non ci sentiremmo intellettualmente onesti. Occorre denunciare le violazioni per attrarre l’attenzione sulle vittime della violenza e porre fine alle prevaricazioni.
Chiediamo pertanto che una delegazione internazionale di medici sia inviata sull’Isola di Imrali per verificare lo stato di salute del leader Kurdo, chiediamo che si proceda a rivedere e rifare il processo del 1999, a suo tempo ritenuto non corretto dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo, chiediamo che le condizioni deprecabili di isolamento carcerario siano riviste, infine chiediamo che sia rispettata la Carta Universale dei Diritti dell’uomo anche per il popolo kurdo, il popolo dei diritti negati, affinché possa finalmente avere un’identità e non subire più soprusi e continui attacchi.
Auspichiamo chiarimenti al più presto su questa situazione anche in funzione dei disordini che questo stato di incertezza sta generando e che va contro ogni tentativo di pace. Pertanto richiamiamo il governo italiano a prendere una posizione netta per quanto sta accadendo e a ricordare il suo dovere verso il suo cittadino, avendogli riconosciuto l’asilo politico.


LEGGI VERGOGNA-2 di marco travaglio

Ecco le altre leggi vergogna varate dal governo Berlusconi che l’Unione aveva promesso di abrogare e che invece sono tuttora in vigore e continuano a produrre danni devastanti alla Giustizia.
 
LEGGE EX CIRIELLI. Sistemati, almeno per sé, i processi “toghe sporche”, Berlusconi deve accontentare Previti. E, per giunta, gli tocca pure badare a un altro processo che lo riguarda personalmente: quello sui diritti tv acquistati da Mediaset col contorno - secondo l’accusa - di fondi neri (falso in bilancio, appropriazione indebita, frode fiscale, corruzione in atti giudiziari del testimone David Mills). A risolvere questi intoppi provvede la legge taglia-prescrizione, detta prima Cirielli e poi ex Cirielli perché sconfessata dal suo stesso proponente di An, e approvata il 29 novembre 2005. Nata in origine per inasprire le pene contro i recidivi, la legge è stata stravolta da Forza Italia per falcidiare i termini di prescrizione agli incensurati e mandare così in fumo le condanne di Previti alla vigilia delle sentenze definitive. In extremis è stata emendata su richiesta dell’Udc (e del Quirinale) per evitarne gli effetti più devastanti: la Cassazione prevede la morte dell’81% dei processi per corruzione, del 73% di quelli per truffe all’Ue, del 68% di quelli per il falso e calunnia, del 64% di quelli per usura. Così la prescrizione abbreviata viene limitata ai processi non ancora giunti al dibattimento. Compresa dunque l’inchiesta sui diritti Mediaset. Ma esclusi i processi Imi-Sir e Sme-Ariosto (che vedono Previti & C. condannati due volte in appello). Previti se ne giova in un altro processo per corruzione giudiziaria, aperto Roma per una presunta mazzetta a un perito del Tribunale: tutto prescritto prim’ancora di entrare in aula. Sempre grazie all’ex Cirielli, Previti eviterà il carcere (dopo soli 5 giorni a Rebibbia) per la condanna definitiva di Imi-Sir: un codicillo concede gli arresti domiciliari agli ultrasettantenni. E Cesare, guarda un po’, ha appena compiuto 70 anni. Un bel regalo di compleanno.
 

 
L’emendamento “migliorativo” non basta a evitare l’“amnistia mascherata”, come la definisce il presidente della Cassazione Nicola Marvulli. Lo stesso ministro Castelli è costretto ad ammettere nel gennaio 2006, dopo che è stata approvata, che essa manderà in prescrizione 35 mila procedimenti in più dei 100 mila del 2005. Non può ancora sapere che, un anno dopo, la Corte costituzionale, con una sentenza molto controversa votata a maggioranza, estenderà la prescrizione-lampo ai processi di primo grado, aprendo il varco a ulteriori ricorsi per allargarla a quelli in appello e in Cassazione. Intanto gli effetti dell’ennesimo salvaladri si fanno subito sentire. Sia per i destinatari principali (Berlusconi ha visto cadere per prescrizione, al processo Mediaset, gran parte delle appropriazioni indebite, delle frodi fiscali e dei falsi in bilancio contestati; e il nuovo processo a Previti e Squillante per l’affaire Sme-Ariosto, disposto dalla Cassazione a Perugia dopo l’annullamento delle condanne a 5 anni per la presunta ”incompetenza” milanese, nasce morto). Sia per migliaia di altri imputati. Fra gli altri: 37 esattori della Cassa di Risparmio di Bologna, accusati di falsi verbali di irreperibilità di pignoramento; 8 islamici, tra cui l’imam di viale Jenner a Milano Abu Imad, sospettati di associazione per delinquere  per attività terroristiche; un palermitano indiziato per atti di libidine violenta sulla figlia di 10 anni; i responsabili del crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia (27 bambini e una maestra morti); 50 fra imprenditori, funzionari e dirigenti di Asl e circoscrizioni del Lazio accusati di tangenti in cambio di licenze; una decina di presunti complici di Sergio Cragnotti nello scandalo Cirio; un carabiniere del Ros accusato di traffico di droga a Milano; il presidente della Lazio Claudio Lotito e un’altra ventina tra imprenditori, amministratori di società e commercialisti imputati a Roma di associazione a delinquere e false fatture; l’ex segretario di Totò Cuffaro, accusato a Palermo di corruzione; alcuni medici e fornitori di ospedali torinesi coinvolti nello scandalo della valvole cardiache difettose; 56 imputati nel processo Napoletano per centinaia di pensioni di invalidità a persone sane; l’ex ministro Girolamo Sirchia per alcune delle accuse contestategli a Milano; 21 politici e funzionari imputati di tangenti alla Regione Sicilia per l’acquisto di apparecchiature fotovoltaiche per l’agricoltura; 37 protagonisti della truffa riminese da 83 miliardi ai danni di centinaia di risparmiatori, fra cui vip come Baggio e Costacurta, con azioni di una fantomatica miniera di marmo in Perù; gli accusati di tangenti da 40 miliardi ai vertici dell’autostrada Messina-Catania; molti dei 56 sospettati a Palermo di una mega-truffa alle assicurazioni. Ma la bomba a orologeria della prescrizione-lampo sta decimando anche le denunce per usura (meno 40% l’anno) e per le violenze sessuali subìte da migliaia di donne da bambine: troppo brevi i termini di prescrizione per sperare che i colpevoli vengano puniti.
 

 
LEGGE PECORELLA. Salvatosi in primo grado, grazie alla prescrizione, dall’accusa di aver corrotto il giudice Squillante, Berlusconi deve affrontare il giudizio di appello: lì i giudici potrebbero accogliere il ricorso dei pm, negandogli le attenuanti generiche e condannandolo. Per scongiurare il pericolo, scende di nuovo in campo l’on. avv. Pecorella con una legge semplice semplice: l’appello, in caso di assoluzione o prescrizione in primo grado, è abolito. Il pm non potrà più ricorrere contro le sentenze di proscioglimento. Potranno invece continuare a farlo gli avvocati difensori contro le condanne. Con tanti saluti al principio di parità delle parti (art. 111 della Costituzione) e ai diritti delle parti lese. Senza contare che la Cassazione si trasforma da giudice di legittimità a giudice di merito. La legge è approvata il 12 gennaio 2006, a venti giorni dallo scioglimento delle Camere. Ma Ciampi la respinge perchè incostituzionale. Allora Berlusconi proroga legislatura di quel tanto che basta a ripresentare la legge del suo avvocato pressoché identica, così il capo dello Stato non la può più bocciare. Marvulli parla di “legge devastante che distrugge la funzione della Cassazione”. L’Anm prevede “effetti sconvolgenti” sul giudizio di Cassazione, con un aumento dei ricorsi “strumentali e dilatori” che “inciderà sulla durata dei procedimenti”. Primo risultato della legge: l’appello Sme a carico del premier evapora. Così come un’infinità di altri processi di secondo grado, nati dai ricorsi delle Procure o delle parti civili contro assoluzioni o prescrizioni ritenute ingiuste. Si salvano così da possibili sorprese negative, fra gli altri: Marcello Dell’Utri, assolto in primo grado nel processo palermitano per calunnia ai danni di alcuni pentiti (per prendere tempo in attesa della Pecorella, Dell’Utri aveva anche profittato della Cirami chiedendo la rimessione del processo lontano da Palermo); Calogero Mannino dell’Udc, imputato di mafia a Palermo; 3 ex dirigenti della Breda imputati a Firenze di omicidio colposo per la morte di 17 lavoratori esposti all’amianto; 5 islamici accusati a Milano di terrorismo internazionale; 4 agenti penitenziari imputati per aver picchiato un detenuto; 39 fra controllori di volo e altri dipendenti dell’aeroporto di Linate accusati di truffa perché facevano shopping o giocavano a pallone nelle ore di servizio; 25 dirigenti della Bipop Carire coinvolti nel crac della banca e imputati a Brescia; 17 politici e imprenditori coinvolti nella Tangentopoli di Varese, due brigatisti rossi coinvolti nel delitto D’Antona; Roberto Formigoni nel processo sulla discarica di Cerro; 36 albanesi sospettati a Genova di sfruttamento della prostituzione e tentato omicidio; un tunisino arrestato per legami con Al Qaeda; e così via.
 

 
ORDINAMENTO GIUDIZIARIO. Nel dicembre 2004 il presidente Ciampi rinvia alle Camere, perché “palesemente incostituzionale” in quattro punti, la riforma dell’ordinamento giudiziario voluta dalla Cdl e firmata dal ministro Castelli. Le norme, ripresentate con qualche ritocco, vengono riapprovate definitivamente nel luglio 2005. La Castelli rispolvera vecchie ricette degli anni più bui della giustizia italiana: una piramide giudiziaria egemonizzata dalla Cassazione che domina la selezione dei magistrati; carriera selettiva che imbriglia i giudici in un’intricata rete di concorsi formalistici; svilimento delle competenze del Csm,garante per Costituzione dell’indipendenza della magistratura; ristrutturazione verticistica e gerarchica delle Procure con il capo dominus assoluto dell’azione penale e il “potere diffuso” dei sostituti ridotto al nulla; separazione surrettizia delle carriere di pm e giudici ed “esami psico-attitudinali” per i neomagistrati, come da “Piano di rinascita democratica” della P2; divieto per i pm di spiegare le loro inchieste alla stampa; obbligatorietà dell’azione disciplinare su qualunque esposto, anche il più infondato. Trattandosi di una legge delega, i cui decreti attuativi entrano in vigore dal luglio 2006, l’Unione ha tutto il tempo di smantellarla, come aveva promesso prima del voto. Invece il ministro Mastella, previa trattativa con la Cdl, si accorda per qualche ritocco qua e là, poi la maggioranza approva 9 dei 10 decreti delegati (senza i voti del centrodestra che, dopo aver imposto condizioni giugulatorie, alla fine si tira indietro). Il decimo - separazione delle carriere - è sospeso e rinviato al luglio 2007. Prodi s’era pure impegnato a cancellare il famigerato emendamento Bobbio del 2005 che, per impedire a Gian Carlo Caselli di concorrere alla Procura nazionale antimafia, vieta ai magistrati con più di 66 anni di candidarsi a un incarico direttivo. Così 600 toghe esperte, comprese fra i 66 e i 75 anni (l’età da pensione), non possono più avanzare in carriera. Una follia che diventa beffa, se si pensa che un’altra legge ad personam consente a Corrado Carnevale, a 76 anni, di recuperare gli anni perduti durante il processo per mafia, e lo reintegra in Cassazione fino a 83 anni. Un capolavoro.
 

 
                                                  
 

 
                                                               (2-fine)
 

 


LEGGI VERGOGNA 1 di Marco Travaglio

In attesa di conoscere i piani di battaglia unionisti e riformisti sulla “fase 2”, o “1 bis” che dir si voglia, ci permettiamo di rammentare, in vista del conclave di Caserta, le promesse che la maggioranza si era impegnata a mantenere subito, cioè nella “fase 1”: abrogare le leggi vergogna sulla giustizia che Romano Prodi, il 17 marzo 2006, annunciò di voler “cancellare, anzi buttare completamente perché non sono giuste proprio in toto”. Fra le tante varate nel quinquennio berlusconiano, le più devastanti sono cinque: falso in bilancio, Cirami, ex Cirielli, Pecorella e ordinamento giudiziario Castelli. Leggi che qualcuno definisce ad personam, ma che dopo aver salvato la “personam” che tutti conosciamo, continuano a miracolare migliaia di “personas”, perlopiù colpevoli, con danni incalcolabili per la Giustizia, lo Stato, le vittime dei reati, oltre all’etica pubblica e all’immagine internazionale dell’Italia.
 

FALSO IN BILANCIO. La prima legge vergogna viene varata in tutta fretta tra il settembre 2001 (legge delega) e il febbraio 2002 (decreti delegati).Relatori i forzisti Giorgio La Malfa (pregiudicato) e l’on. avv. Gaetano Pecorella (difensore del premier imputato di falso in bilancio e presidente della commissione Giustizia). L’altro on. avv., Niccolò Ghedini, dà una mano con preziosi emendamenti. In poche settimane viene riscritto l’articolo 2621 del Codice civile sui reati societari, garantendo l’impunità a chi li commette. Per l’Economist è “una legge di cui si vergognerebbero persino gli elettori di una repubblica delle banane”. Tre le novità:
a) Il falso in bilancio, da reato “di pericolo” (per i soci, ma soprattutto per il mercato, i creditori, i fornitori, gli investitori e i concorrenti), diventa un reato “di danno” (se non lede i soci o i creditori, non è più reato: ma chi falsifica i bilanci per pagare tangenti lo fa per avvantaggiarli, i soci, conquistando illegalmente nuove fette di mercato). E le pene massime, già lievi, scendono ancora: per le società quotate, da 5 a 4 anni, e per le non quotate addirittura a 3. Niente più intercettazioni né custodia cautelare. Prescrizione ancor più rapida di prima (il termine massimo passa da 15 a 7 anni e mezzo per le quotate e addirittura a 4 e mezzo per le non quotate).
 

 
 
b) Per le società non quotate il falso in bilancio sarà perseguibile solo a querela di parte (azionisti o creditori). Per le quotate, invece, anche d’ufficio. Così paradossalmente, se il reato danneggia i soci (ipotesi più grave), sarà perseguibile soltanto se qualcuno lo denuncia (il che non avviene mai); se invece non cagiona danni (ipotesi meno grave), la magistratura se ne potrà occupare sempre, anche se nessuno l’ha investita (sia pur con pene irrisorie e prescrizione fulminea). In ogni caso, fra sconti e attenuanti varie, ogni pena detentiva sarà sostituibile con una piccola multa. “Stabilire la perseguibilità del falso in bilancio a querela dell’azionista – ironizza il giudice Piercamillo Davigo – è come stabilire la perseguibilità del furto a querela del ladro”.
 

 
 
c) Il falso non è più punibile se non supera certe “soglie quantitative”. Chi occulta fino al 5% del risultato d’esercizio (calcolato sull’utile prima delle imposte), al 10% delle valutazioni e all’1% del patrimonio netto (che comprende immobili, beni immateriali, utili, partecipazioni, ammortamenti, brevetti, magazzini) non rischia più nulla. Così, per dire, l’Enel potrà stornare ogni anno 191 milioni di euro, Pirelli 241, Eni 408, San Paolo-Imi 105, Fiat 79, Fininvest 41, senza render conto a nessuno. «È la modica quantità di falso – scherza il pm Francesco Greco – per uso personale, come per la droga…”.
 

 
 
Grazie alla riforma che porta il suo nome, Berlusconi ottiene la prescrizione nel processo per i fondi neri nel passaggio di Lentini al Milan (10 miliardi di lire versati in nero al Torino) e in quello per la maximazzetta di 23 miliardi a Craxi. In fumo anche il dibattimento per il falso bilancio consolidato Fininvest, mentre presto potrebbe fare la stessa fine anche quello sui diritti Mediaset. Quanto al processo All Iberian-2, per 1500 miliardi di lire di fondi neri accantonati all’estero, il Cavaliere viene assolto “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato”: cioè perché l’imputato lo ha, nel frattempo, depenalizzato. Anche le condanne definitive già pronunciate vengono annullate: come quella di Romiti per i fondi neri Fiat e quella patteggiata da De Benedetti per un piccolo falso in bilancio Olivetti. Altri big della finanza vengono miracolati dalla nuova prescrizione breve, o dalle soglie di non punibilità, o dalla depenalizzazione: fra i tanti, l’ex finanziere rampante Giancarlo Parretti, l’ex presidente della Popolare di Milano Piero Schlesinger, il re delle carni Luigi Cremonini. Il risultato è che da quattro anni procure e tribunali, per il falso in bilancio, non fanno che archiviare le denunce per prescrizione ancor prima di chiudere indagini e processi. L’Italia è l’unico paese occidentale dove i trucchi contabili (puniti negli Usa fino a 25 anni di carcere) sono prassi comune in nome della legge, con le gravi conseguenze per la credibilità dell’economia italiana e per i mancati investimenti stranieri che un grande economista come Paolo Sylos Labini denunciò fino all’ultimo giorno di vita. Purtroppo, inascoltato.
 

 
 
LEGGE CIRAMI. Fallite le ricusazioni dei loro giudici nei processi Imi-Sir/Mondadori e Sme-Ariosto, nel 2002 Berlusconi e Previti chiedono di traslocare a Brescia perchè, a Milano, tutte 400 i magistrati sarebbero prevenuti. Per agevolare la rimessione dei processi, l’apposito senatore Melchiorre Cirami (Udc) presenta un ddl che reintroduce la formula vaghissima del “legittimo sospetto”, che dopo un’estate di girotondi viene approvato definitivamente il 5 novembre. Ma il 29 gennaio 2003 la Cassazione stabilisce che a Milano il clima è sereno e i giudici sono imparziali: i processi a Berlusconi & C. non traslocano. Intanto però la Cirami continua a far danni incalcolabili in centinaia di processi: basta infatti che si alzi un imputato a chiedere la rimessione ad altra sede, perché il dibattimento si blocchi fino a quando (mesi dopo) la Cassazione non avrà esaminato il ricorso. Finora, su decine di casi, nessuna istanza è mai stata accolta, segno evidente che la legge era del tutto inutile: ma intanto diventa l’ennesimo marchingegno per allungare i tempi, agevolando la prescrizione. Fra gl’imputati che si sono appellati alla Cirami per sospendere il loro processo, oltre a decine di mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti, omicidi, e a un narcotrafficante internazionale convinto di essere perseguitato dai giudici di Palermo perché “troppo veloci”, ci sono i 26 no global alla sbarra a Genova per le devastazioni e i saccheggi del G8; la commercialista milanese Carmen Goccini accusata di avere sottratto 70 miliardi di lire al tribunale fallimentare;  il serial killer Donato Bilancia; e, last but not least, Annamaria Franzoni, che alla vigilia della sentenza d’appello a Torino per il delitto di Cogne ha scoperto un’irrefrenabile attrazione per i giudici di Milano, molto amati anche dal suo avvocato Carlo Taormina. Processo sospeso in attesa della Suprema Corte. O di una riforma che blocchi questi trucchetti da Azzeccagarbugli.
 

 
 
                                                     (1-continua)
 

 
 
 
 
 


SPRECHI OLTRECONFINE DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

Ecco alcuni esempi non brillanti di cooperazione internazionale da parte del Ministero Affari Esteri (MAE)  nel corso del tempo…
 

ACQUEDOTTI RURALI
 

L'Amministrazione, con delibera del 22-9-1998, ha stanziato la somma di lire 96.987.820 necessari a coprire gli interessi di legge per ritardati pagamenti alla società Cm Consulting, in dipendenza di un'iniziativa in Mali relativa alla costruzione di acquedotti rurali il cui pagamento era stato sollecitato nel marzo del 1996.
 

MAROCCO:
 

LAGHI COLLINARI
 

A causa di ritardati pagamenti alla Ditta Lotti & Associati SpA, per esecuzione dell'iniziativa "Marocco: realizzazione di laghi collinari", il Ministero in data 16-9-1998 ha deliberato lo stanziamento di lire 89.543.170 in favore della stessa Lotti per interessi di legge.
 

GIBUTI:
 

RIPARAZIONI NON PAGATE
 

Il Ministero degli Esteri è stato condannato, con lodo arbitrale del 20-1-1998 omologato da decreto pretoriale relativo a controversie insorte a seguito del contratto con cui la soc. Cidonio SpA aveva eseguito la progettazione esecutiva dell'iniziativa "Gibuti - officina per riparazioni avali", al pagamento di lire 74.703.250 di cui lire 34.615.850 di interessi, spese, diritti, onorari, ecc.
 

ECUADOR:
 

ANCORA RITARDI
 

Nel 1989 la società C. Lotti & Associati SpA si aggiudicava la gara per la realizzazione del programma di cooperazione "Ecuador - progetto irriguo Chambo Guano". A causa del ritardato pagamento dei corrispettivi, l'Amministrazione ha dovuto provvedere (8-7-'98) al pagamento di lire 225.695.880 per interessi di legge nel frattempo maturati.
 

MAURITANIA:
 

RITARDATI PAGAMENTI
 

A causa di "ritardato pagamento di fatture" alle Imprese Interconsulting-Techniplan, titolari di un appalto per prestazioni di servizi di ingegneria per la valorizzazione delle risorse idriche in Mauritania, il Ministero degli Esteri ha dovuto deliberare e corrispondere la somma di lire 308.067.045 (delibera del 2-10-96).
 

COLOMBIA:
 

SUINO CON SOVRAPREZZO
 

Nel 1988 venne approvata un'iniziativa di cooperazione in Colombia " Sviluppo dell'allevamento suino nel Narino": l'appalto venne aggiudicato alla società Zooconsult. A seguito di controversie nacque in seguito un contenzioso: la vertenza si risolse con una transazione tre le parti. Il Ministero versò alla Zooconsult, con delibera del 4-6-'98, la somma di lire 500.000.000 per far fronte "a sorte interessi, rivalutazione monetaria, spese per consulenze legali, tecniche e finanziarie sostenute" dalla stessa Zooconsult come definito nella transazione in parola.
 

SOMALIA:
 

FALLIMENTO COSTOSO E MISTERI
 

La società Giza SpA si aggiudicò nel 1986 l'appalto avente per oggetto un "Complesso zootecnico in Somalia". Già nel 1990 la ditta aveva inviato al Ministero 3 note di debito a titolo di interessi maturati per ritardati pagamenti delle relative fatture per un importo di lire 1.558.104.179. La somma non venne pagata e la Giza, nel febbraio 1993, notificò istanza di arbitrato. Nel novembre del 1993 il Tribunale di Reggio Emilia dichiarò il fallimento della Giza: il 27-2-'95 il Ministero chiese al fallimento Giza la rinuncia all'arbitrato. La domanda venne accettata dietro pagamento, per interessi, di lire 1.389.085.038, regolarmente deliberata. Misteriosamente venne liquidata una cifra inferiore. Non solo: a seguito della giusta richiesta del curatore fallimentare della Giza, la Dgcs stanziò la differenza (435 milioni, ma ne paga solo 320). Morale: la curatela dichiara nulla la rinuncia all'arbitrato e, con successive lettere, richiede il pagamento della cifra iniziale, il riconoscimento degli interessi legali sulle somme già liquidate e quelle da liquidare sino al soddisfacimento, e così si pagano 733 milioni "per interessi legali sulla somma liquidata a titolo di interessi per ritardati pagamenti". Totale generale pagato lire 2.139.080.601. Circa 700.000.000 in più. Un vero fallimento (per il contribuente).
 

SUDAN:
 

ECCO 10 MILIARDI E TACI
 

In seguito alle numerose controversie anche stragiudiziali derivanti da diversi contratti stipulati dall'Amministrazione con la Società Salini e Cogema in Somalia, Etiopia e Sudan dal 1986 al 1988, l'appaltatrice si dichiarò creditrice, al 31-12-1997, della somma di lire 32.231.355.947. Poiché il Ministero, anche in sede giudiziale, aveva sempre contestato gran parte della richiesta, l'Avvocatura generale dello Stato propose di pervenire a una "transazione globale di tutte le controversie". L'8-5-1998 vennero pagate a saldo "soltanto" lire 10.886.892.000 per capitale e interessi.
 

GUATEMALA:
 

PAGAMENTI DIMENTICATI
 

Nel 1987 venne stipulato, tra il Ministero e la società Mediacoop internazionale srl, un contratto per la realizzazione di un progetto in Guatemala, che prevedeva la costruzione di un mulino per cereali a  Chimaltenango. A causa del ritardato pagamento da parte della Dgcs la Mediacoop ha richiesto la corresponsione degli interessi. Con atto n° 26 del 3-2-2000 il D.G. della Direzione generale destinava lire 151.739.750 alla società Mediacoop per interessi a causa di ritardati pagamenti (vedi altro atto successivo).
 

LESOTHO:
 

UN MILIARDO DI UTILI ALTRUI
 

Nel 1989 la Direzione Generale per la Cooperazione e lo Sviluppo e le Società Ifagraria SpA e Cooptencnical riunite in Associazione temporanea d'imprese, stipularono un contratto per la realizzazione dell'iniziativa "Lesotho - Progetto di sviluppo nel settore avicolo" per un valore totale di oltre 10 miliardi di lire. Per difficoltà insorte nell'esecuzione del progetto per inadempienti di parte lesothiana, l'Ati nel 1993 e nel 1996 inviò atti di diffida concernenti la richiesta di liquidazione, oltre che delle prestazioni contrattuali, anche di indennità per mancato utile. Si pagarono per capitale ed interessi 936 milioni: poi ulteriori 232 milioni "a copertura di ogni rivendicazione dell'Ati".
 

SOMALIA:
 

SCADUTI I 6 MESI....
 

Il raggruppamento d'Imprese Giza SpA, Delma SpA e l'Agricola d'Italia stipulò tanti anni fa un contratto con il Ministero degli Esteri per la realizzazione di una iniziativa di Cooperazione in Somalia e avente per oggetto "Riabilitazione di una Azienda agricola".
 

Per la chiusura di complesse problematiche giuridico-amministrative che si erano venute a creare in dipendenza del contratto, venne stipulato tra le parti atto di transazione (22-1-'93) che prevedeva la corresponsione al raggruppamento di lire 1.442.112.900 entro sei mesi dalla stipula dell'atto.
 

Il pagamento, a causa di continue osservazioni dell'organo di controllo, venne effettuato ben oltre i termini dei sei mesi, per cui le aziende interessate fecero notificare alla Dgcs decreto ingiuntivo per il pagamento degli interessi. Morale: il 17-8-2000 l'Amministrazione ha stanziato l'ulteriore somma di lire 409.427.530 per la definizione della vicenda.
 

PAKISTAN:
 

INTERESSI A CLIMA TEMPERATO
 

Il ritardato pagamento di fatture alla soc. Agrotec SpA, che si aggiudicò nel 1986 un appalto in Pakistan per lo sviluppo della frutticoltura e frutticoltura a clima temperato, è costato all'Amministrazione la somma, stanziata il 18-9-2000, di lire 57.606.460 per interessi legali e moratori.
 

GUINEA:
 

PESCA ARTIGIANALE CON INTERESSI
 

La società Cogepi, a fronte del contratto stipulato con il Ministero in data 24-3-'89 per il programma di cooperazione "Guinea Equatoriale - Sviluppo della pesca artigianale", ha richiesto la corresponsione di interessi per ritardati pagamenti. Il Tribunale di Roma, con decreto ingiuntivo n° 3316 del settembre 1997, condannava l'Amministrazione al pagamento di tali interessi. Il Ministero ha pagato per tale voce circa 61 milioni di lire.
 

ITALIA:
 

PERDITA DI CHANCE
 

Il Giudice del Tribunale di Roma sez. Lavoro ha condannato il Ministero degli Esteri al pagamento in favore dell'ing. P.F. della somma di lire 221.161.501 a titolo di risarcimento del danno da "perdita di chance" e di danno da dequalificazione professionale, compresi circa 10.000.000 si spese legali. La delibera, del 13-6-2000 non specifica altro.
 

ANGOLA:
 

UN ASILO COSTOSO
 

Nel 1989 il Ministero degli Esteri commissionò alla GILCO spa la costruzione di un asilo in Angola a favore della popolazione (profughi) della Namibia. Sorge una controversia circa quanto deve (ancora?) essere versato alla Gilco spa: si ricorre ad un lodo arbitrale. Il Ministero è condannato a pagare nel 2001 la cifra di 746 milioni per capitale e di 151 milioni per interessi nonché 20 milioni per spese legali oltre a lire 185.460.000 per gli arbitri, per la segreteria e per le spese di funzionamento del collegio.
 

AFRICA:
 

I CONSULENTI VANNO DAGLI ARBITRI
 

Nel 1986 il Ministero degli Esteri affida alla soc. SISCOS una consulenza con supporto organizzativo in una serie di materie. Nel 1999 terminato da anni il lavoro, la soc. SISCOS, esigendo il pagamento di una serie di fatture inevase, notifica atto di citazione con richiesta di arbitrato. Il Ministero è condannato a pagare e paga, nel 2000 e nel 2001, 370 milioni per fatture non pagate, 209
 

milioni per interessi, 73 milioni per onorari di avvocati e di arbitri.
 

CAPO VERDE:
 

MAE AL VERDE
 

Tre collaboratori che operavano per conto del Ministero degli Esteri a Capo Verde (anno '94) non riuscendo ad ottenere il saldo delle loro parcelle notificano, nel 2000, un decreto ingiuntivo: per farvi fronte il MAE stanzia, e
 

paga, 48 milioni di lire oltre a 10 milioni per interessi e spese.
 

RUANDA:
 

IRRIGAZIONE COSTOSA
 

Nel 1989 il MAE stipulò con due società (che poi si fusero prima in Iritecna poi in Fintecna) la realizzazione di un programma d'irrigazione in Ruanda. A seguito di controversie insorte e relative all'esecuzione dei lavori, il MAE che aveva pattuito di spendere 865 milioni deve pagare e paga 1 miliardo e 397 milioni.
 

URUGUAY:
 

RITARDO INCOLPEVOLE
 

Nel 1988 il MAE e il Consorzio Techint Losopana stipularono un contratto per la realizzazione di un centro di sviluppo tessile in Uruguay.  Nel 1996 il Consorzio formulò una richiesta di risarcimento per il "ritardo incolpevole" (da parte del Consorzio) nell'esecuzione del contratto. Nel 2001 la vertenza si conclude ed il Ministero paga 111 milioni.
 

TURCHIA:
 

PERFINO ALL'ENEL
 

Nel 1987 il MAE pattuisce con la soc. ISMES spa la realizzazione di un programma idrogeologico in Turchia. Nel 1994 il MAE recede dal contratto. La ISMES, diventa nel frattempo Enel - Hydro, chiede i danni tramite gli arbitri (1999) e spunta (2001) 84 milioni per "riserve ed interessi" essendo già stati versati (nel '94) 48 milioni per interessi.
 

ITALIA:
 

ALTRE PERDITE DI CHANCE
 

L'importo di questi pagamenti (141 milioni) non è rilevante. Stupiscono però le motivazioni. Si tratta dell'azione promossa dalla signora M.G.S. che prima in Tribunale poi in Corte d'Appello spunta un risarcimento per "perdita di
 

chance" (chissà quali) di 40 milioni (35 per risarcimento + 5 milioni per spese legali). Un po' più elevati i danni (centouno milioni) pagati al signor A.O., sempre per risarcimento dovuto a "perdita di chance": novanta milioni per danni, undici per spese legali.
 

MOZAMBICO:
 

MAGGIORI ONERI
 

Nel 1986 il Ministero degli Esteri pattuisce con la Cmc di Ravenna (mandatario di due imprese, la DAM spa e la Tecnogri) la realizzazione di un programma di sviluppo integrato (ammodernamento di acquedotto) nella provincia di
 

PEMBA (Mozambico); nel 1991 il MAE affida la realizzazione di un programma di sviluppo integrato nella provincia di Maputo sempre in Mozambico. I lavori vengono svolti e collaudati. Nel '97 la Cmc chiede con svariati atti giudiziari (dinanzi al Tribunale di Roma) il pagamento di "maggiori oneri" per oltre sette miliardi più circa 5 miliardi per interessi e rivalutazioni. Le parti si accordano: il MAE sborsa transitivamente 6 miliardi 741 milioni per residuo capitale, interessi miliardari e spese.
 

ITALIA:
 

DECIDE LA SICILIA
 

Il prof. Alfredo Muzio nel 1987 viene inviato per 6 mesi in Messico: la delibera del MAE non spiega il perché. Fatto sta che lo stesso Muzio ricorre al Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Sicilia che condanna il MAE (siamo nel 2001: 14 anni dopo la missione in Messico) a pagare al Muzio 50 milioni di lire di cui circa la metà per interessi.
 

SOMALIA:
 

STUDI SOMALI COSTOSI
 

Nella realizzazione del programma denominato "Studi Somali", iniziato nel 1988, è insorta una controversia nel 1999 tra la soc. Cotecno e il Ministero degli Esteri per ritardati pagamenti e per l'insorgere di costi aggiuntivi non previsti dal contratto. La Cotecno è ricorsa ad un collegio arbitrale
 

per ottenere quanto dovuto più gli interessi per il ritardato pagamento. Nel 2001 il lodo arbitrale ha condannato la Farnesina a versare la somma di lire 479.962.600 a favore della Cotecno relativamente a interessi, spese legali e Iva. E al pagamento di lire 882.141.900 relativo agli importi dovuti stabiliti dal contratto (somma capitale).
 

SENEGAL:
 

LA TORTA GONFIA
 

Nel 1988 la Farnesina stipulò un contratto con la società Italtekna (poi divenuta Iritecna poi diventa Fintecna) per la realizzazione del programma di sviluppo idroagricolo nel dipartimento di Matam e del programma integrato del centro-nord del Senegal. La spesa è molto rilevante ed il MAE ritiene di aver assolto i suoi obblighi quando il 16-12-1992 l'allora Iritecna avanza domanda di giudizio arbitrale. Dopo due anni (siamo a febbraio '95) gli arbitri condannano il Ministero a pagare 16 miliardi 335.000.000 per "smobilitazione cantiere e risarcimento indennizzi". Ma non basta, un anno dopo, nel febbraio '96 esce un secondo giudizio degli arbitri che condannano il Ministero a pagare altri 13 miliardi. Dopo gli arbitri arrivano gli ufficiali giudiziari che notificano al MAE un precetto per oltre 33 miliardi di lire: vengono stanziati dal Ministero 16 miliardi per dare un acconto alla controparte. Sennonché une certa ditta Sogemi (che non si capisce a quale titolo, presumibilmente si tratta di una ditta creditrice), blocca 3 miliardi del Ministero facendoli sequestrare. Il debito che doveva ridursi a 13 miliardi risale a più di 16. Nel frattempo avvengono due fatti: che la Banca d'Italia accredita circa 1 miliardo all'Iritecna (che aveva cercato di pignorare i fondi del Ministero stanziati per gli organismi europei) e che la Corte d'Appello, investita della causa in toto, da torto all'Iritecna: grande gioia al MAE che dura però poco perché la Cassazione riforma dando torto allo stesso MAE. Risultato: il 21-4-2001 gli ufficiali giudiziari bussano di nuovo al Ministero con un precetto per 23 miliardi 770.000.000 (20 di capitale + interessi); scatta anche il pignoramento. Il MAE rifà i conti e calcola il debito in 20 miliardi circa e stanzia 7 miliardi per il capitale onde "evitare che il pignoramento condizioni l'attività delle altre direzioni generali del MAE con serio pregiudizio delle iniziative avviate e dell'immagine internazionale dell'Italia" eppoi d'urgenza 10 miliardi 592 milioni. Forse la storia non è finita.
 

AFRICA:
 

CASTORISSIMO
 

Nel 1986 il Mae stabilì un accordo con "Il Nuovo Castoro" per alcuni programmi di sviluppo della pesca artigianale nei vari paesi africani. Nel '96 un lodo arbitrale stabilì l'importo che il Mae doveva ancora corrispondere per capitale ed interessi al Nuovo Castoro: il Mae impugnò il lodo dinnanzi alla Corte d'Appello. La Corte rigettò l'appello condannando il Mae alle spese (14 milioni che divennero 21).
 

ZAMBIA:
 

RISO AMARO
 

Nel 1987 il Ministero incaricò la Ftp Italia di realizzare un programma per la lavorazione del riso in Zambia. Il pagamento del lavoro svolto doveva avvenire nel '90. La Ftp richiese gl'interessi che il Mae paga nel 2001 (115 milioni).
 

La lista e' lunga anzi lunghissima ....
 

 
 

 
 
 

 


LE SENTINELLE DI RATZINGER di Dario Fo

Se penso a Giulio Andreotti e a Clemente Mastella nelle vesti esilaranti di sentinelle della moralità mi torna in mente la comicità americana di cinquant'anni fa, il curvo e il grasso. E cosa dovrebbero fare questi guardiani del presunto comune senso del pudore? Ma è ovvio, vigilare perché si eviti di concedere spazi e diritti agli omosessuali, o alle coppie di fatto. È un brutto segno questa irruzione oscurantista e clericale nella politica. Sul versante immediato si è avuta la conferma che i due senatori forse un po' sciagurati che si sono rifiutati di votare senza valutare fino in fondo le conseguenze, sono stati poi usati come capro espiatorio della mini-crisi di governo. Invece, è evidente a tutti che il governo è stato fatto cadere per interessi ben diversi e per mano di alcuni senatori a vita. È da quando ho memoria che ho a che fare con gli oscurantismi di Andreotti, Franca Rame e io ce lo ricordiamo bene. Fosse per lui sono certo che sui gay chiederebbe ancora la censura, è colpa della scuola da cui proviene. Sono posizioni clericali, non cattoliche, quelle che esprime.È in atto un arretramento, insieme ai diritti dei gay e delle coppie di fatto, del livello culturale del paese. È come se, impugnando i Dico, i nostri politici avessero aperto il congelatore per infilarci tutti i problemi importanti che questo governo avrebbe dovuto affrontare. Penso ai conflitti internazionali e al ruolo dell'Italia in essi, penso alle spese militari e ai 100 aerei F-35 Lighting (fulmine) che abbiamo acquistato dagli Stati uniti per un miliardo di dollari. A proposito, mi dicono che dietro quegli aerei da guerra c'è la Lockheed. Ve la ricordate la Lockheed e lo scandalo di qualche governo fa? Nel congelatore c'è posto anche per il conflitto d'interessi, e vorrei sapere che ne sarà degli altri temi sociali, la lotta alla precarietà, o un diverso atteggiamento rispetto all'emigrazione.Dietro queste manovre e dietro questa deriva oscurantista vedo ancora la vecchia Dc (siamo sicuri che non moriremo democristiani?) e davanti a questa vecchia Dc vedo l'antico codazzo di vescovi e cardinali. Ho un po' d'invidia per la Spagna, che in fatto di subalternità clericale aveva ben poco da invidiare a noi: la Spagna dimostra che a guidare i processi di rinnovamento è sempre la politica. Certo, paghiamo scelte antiche, come l'aver accettato di sovvenzionare scuole e università cattoliche. E' in questi luoghi, pagati da noi contribuenti, che vengono forgiate le future classi dirigenti.Come possiamo fermare l'aggressione oscurantista e le due sentinelle della buoncostume? Ogni volta che partecipo agli appuntamenti di chi non vuole gettare la spugna mi accorgo che c'è un paese reale, un popolo fatto di donne con i bambini in carrozzella come a Vicenza, su cui dobbiamo investire. A manifestare contro le basi ho visto tante persone non legate ai partiti, molte hanno votato a sinistra. I nostri politici prima hanno tentato di far fallire quell'appuntamento caricando il loro fucile con la polvere nera della paura, come ha fatto il ministro Parisi, con l'intenzione di tener fuori la gente semplice che magari era la prima volta che manifestava in piazza. Poi, quando hanno sfilato 200 mila persone pacifiche e convinte hanno fatto finta di non vederle, fino ribadire in modo assolutistico: non possumus, perché pacta servanda sunt. Che delusione, che impressione questa cecità.Le due sentinelle ci sono perché sentono che uno spazio è stato liberato dallo smottamento politico e culturale del centrosinistra. Continuiamo a spingere, parlando, scrivendo e, con o senza la benedizione del presidente Napolitano, scendendo in piazza.


Vi chiedo consiglio: devo dimettermi da senatrice a causa del voto sull’Afghanistan?

Non posso certo rischiare di contribuire a far cadere il governo Prodi e magari far ritornare “L’Uomo che si è assolto da solo" a devastare l’Italia! Quindi dovrò votare sì alla missione in Afghanistan e immediatamente dimettermi in segno di protesta, come avevo già deciso nonostante i numerosissimi messaggi, mail, lettere ricevuti da ogni parte. Non per testardaggine, ma per coscienza. Ma in questi due giorni, è successo qualcosa. Dopo i terribili massacri di civili, la situazione della missione italiana sembra cambiata radicalmente. Solo pochi giorni fa, nella discussione sulla fiducia al Senato, proposi l’istituzione di una commissione di inchiesta internazionale e indipendente, sui crimini contro i civili perpetrati dalle truppe statunitensi. Dicevo che poteva essere questo un terreno di mediazione tra le due anime del governo. Pareva una proposta senza alcuna possibilità di essere realmente presa in considerazione. Oggi è Massimo D’Alema, nella sua veste ufficiale di Ministro degli Esteri, a chiedere una commissione di inchiesta internazionale. E lo fa con parole molto dure e chiare, spiegando che le uccisioni ingiustificate di civili sono un modo per provocare l’odio delle popolazioni contro la Missione di Pace e per esporla a rischi gravissimi. Mi sembra, per la prima, volta un deciso cambiamento di segno nel nostro operato in quel disgraziatissimo Paese. Sono e resto fermamente contraria alla partecipazione a una missione di guerra truccata da azione di pace. Finora gli italiani erano in Afghanistan sordi e ciechi ai crimini contro i diritti umani colà commessi da chi aveva promesso di portare pace, democrazia e rispetto dei diritti umani. Ben diverso sarebbe il mio giudizio se la missione italiana incentrasse le sue attività sul reale sostegno alle popolazioni, facendosi garante della legalità e protettrice dei cittadini afgani. Certamente però simile cambiamento di strategia dovrebbe provocare anche una modifica appropriata nelle voci del bilancio di questa missione. Oggi le spese militari preventivate ammontano a 300 milioni di euro. Quelle per gli aiuti umanitari a 30 milioni di euro. Potremmo armonizzare queste cifre? Intanto chiedo a tutti i visitatori di esprimersi partecipando al sondaggio qui sotto aiutandomi così, a fare la “scelta giusta”. Grazie.


OPERAZIONE VICENZA “NO DAL MOLIN”

Lanciamo la campagna “RIPENSACI PRODI” Le chiediamo di riconsiderare il suo editto da Bucarest sull’allargamento della base americana a Vicenza; una decisione espressa senza tener conto delle diverse opinioni degli abitanti della città veneta e di tutta la zona coinvolta. L'aprire una base (la più importante d'Europa come Lei ha riconsciuto), a due chilometri da una città d'arte e cultura d'importanza mondiale, senza considerare l'impatto ambientale disastroso che provocherebbe, ci sembra a dir poco insensato. La preghiamo quindi di tornare sulle sue decisioni. Apra un vasto dibattito. Pronunci, a reti unificate le inedite parole: “HO SBAGLIATO! PARLIAMONE!" Sarebbe un gesto di grande civiltà MAI DIMOSTRATO da nessun governante al mondo. PER GOVERNARE NELL'INTERESSE DEI CITTADINI UN PAESE, SONO INDISPENSABILI UMILTA' E CORAGGIO. CI RIPENSI PRESIDENTE, INDICA UN REFERENDUM, NE HA LA POSSIBILITA'.CI SONO MOLTI DELUSI NEL NOSTRO PAESE DALLA SUA POLITICA... FORSE TORNEREBBERO A GUARDARLA CON SIMPATIA. Le ricordiamo, signor Presidente un passaggio del suo programma, in campagna elettorale: "... in questo quadro reputiamo necessario ad una redifinizione delle SERVITU' MILITARI che gravano sui nostri territori... che salvaguardi gli interessi della difesa nazionale e al tempo stesso quelli altrettanto legittimi delle popolazioni locali" ( pg 111 del Programma de l'Unione).
Affinché questo sogno si possa verificare, occorre un’enorme mobilitazione e grande impegno da parte di moltissimi. Quindi proponiamo di inviare in numero spropositato di email o, chi non ne avesse la possibilità, cartoline postali, al Corriere della Sera ([email protected] - Corriere della Sera - via Solferino, 28 - 20121 Milano) e alla Presidenza del Consiglio ([email protected] - Palazzo Chigi, Piazza Colonna 370 00187 Roma). Ognuno può scrivere il messaggio che sente purché BREVE, ma per comodità del copia-incolla suggeriamo un testo: RIPENSACI PRODI! LIBERA VICENZA DALLA BASE AMERICANA DAL MOLIN Vi invitiamo a privilegiare l’invio al Corriere che affogando in un mare di comunicazioni, sarà sollecitato a dare avviso ai suoi lettori della enorme (ci auguriamo!!) mobiliatazione dei cittadini. INOLTRE... vi preghiamo di diffondere questo comunicato su tutti i siti, blog, quotidiani online, mailing list ecc… e annunciare l’operazione “Prodi ripensaci” anche su giornali cartacei nello spazio lettere, o qualsiasi altro mezzo di informazione, bacheche circoli, associazioni, università, scuole, fabbriche ecc… (non dimenticate di mettere dove volete, il nostro blog promotore della campagna) Certa della vostra mobilitazione vi invio un grazie con un abbraccio grande. Come ci si sente bene quando ci si mette in movimento!!!! UN ABBRACCIO GRANDISSIMO franca rame "Ai guasti di un pericoloso sgretolamento della volontà generale, al naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo, estremo baluardo della questione morale, è dovere della collettività 'resistere, resistere, resistere' come su una irrinunciabile linea del Piave." Francesco Saverio Borrelli - 12 gennaio 2002


Disegno di legge di Franca Rame

Tra le funzioni svolte dalla Corte dei Conti vi è anche quella di giudicare sulla responsabilità amministrativa per danno erariale.
Questa è l’anima operativa giudiziaria della lotta allo spreco, e và tutelata.
La strada da intraprendere è nella direzione opposta a quella del condono introdotto dall’art.231 della finanziaria ultima.
Bisogna creare una disciplina ispirata a principi di garanzia del contraddittorio e del giusto processo che contenga strumenti efficienti ed efficaci.

Scarica il testo del disegno di legge per la lotta agli sprechi

Sottoscrivi il ddl firmando qui



SENATO DELLA REPUBBLICA

DISEGNO DI LEGGE                 n. 702

d'iniziativa della senatrice Franca Rame

Delega al Governo per la redazione del "Codice di procedura per i giudizi innanzi alla Corte dei conti"

Onorevoli Senatori. La lotta allo spreco di risorse è un dovere giuridico per la Pubblica Amministrazione, ed il nostro ordinamento sancisce reiteratamente tale concetto laddove impone il principio di economicità dell'azione amministrativa - art.1 della legge 241/1990 - il principio del buon andamento - art. 97 Cost.- e
attraverso tutta una serie di norme che delineano un modello di amministratore e funzionario pubblico virtuoso, la cui capacità ed efficienza passa anche, necessariamente, per la capacità di contenere la spesa e di risparmiare risorse, fornendo così , oltre al risultato materiale, la possibilità di incentivare una cultura diffusa del risparmio di risorse nella collettività intera.
Questo modello di funzionario, ben evidente dopo la riforma degli anni '90, non avrebbe acquisito potere di gestione della cosa pubblica se non avesse anche acquisito anche responsabilità per i suoi errori. E nell'ambito delle varie responsabilità egli vede anche quella per danni arrecati alla sua o ad altra
amministrazione di appartenenza.
E' la responsabilità per danno erariale, e cioè la responsabilità per lo spreco, in virtù della quale l'amministratore o il funzionario pubblico, o il soggetto che svolge qualche attività per l'amministrazione pubblica, risponde del danno arrecato qualora il suo comportamento attivo o omissivo abbia determinato la
mancata percezione di introiti o la illegittima uscita di somme. I casi che ricadono nell'ambito di questa responsabilità sono tantissimi, e toccano tutti i settori di attività e tutta la pubblica amministrazione. Appalti affidati a condizioni svantaggiose, mancata riscossione di crediti, progettazioni inutili ed irrealizzabili, consumi ingiustificabili, mancata applicazione di sanzioni, contratti che avvantaggiano solo la controparte della amministrazione, consulenze inutili, procedimenti amministrativi non eseguiti che hanno causato
danni e contenziosi inutili, insomma i casi eclatanti dello spreco, della illegalità e illiceità dannosa, della gravissima trascuratezza nell'amministrare.
E' ovvia la sua fondamentale utilità. E' ovvia la sua giustificazione giuridica, giacché nel nostro ordinamento non esiste potere che non abbia una parallela responsabilità. E' ovvia la sua funzione di deterrente. Ed è infine ovvio che essa debba essere oggetto di attenzione da parte del legislatore, consentendo una elevazione qualitativa dell'azione amministrativa, e di generare un'immagine positiva della pubblica amministrazione.
Pur di fronte a tale ovvietà, il precedente governo ha introdotto un condono in materia. Gli articoli 231, 232, 233 della legge finanziaria per il 2006 - legge 23 dicembre 2005 n. 266 - hanno infatti previsto la possibilità di sanare i danni arrecati alla pubblica amministrazione ed accertati con sentenza - non passata in giudicato - mediante il versamento di una somma pari ad una percentuale variabile tra il dieci ed il trenta per cento. Un vero colpo di spugna, con effetti defatiganti sulle Procure che hanno lavorano per accertare questi tipi di danni e che quotidianamente tentano il recupero di queste somme; ed una vera offesa ai funzionari ed amministratori onesti e competenti che operano quotidianamente con capacità e professionalità in ossequio al
principio di legalità ed al principio di buon andamento dell'art. 97 della Costituzione.
Questa scelta di sanare, di coprire, di mandare in fumo sentenze e soldi pubblici, di sprecare lavoro di interi apparati pubblici, è agli antipodi del modello della pubblica amministrazione delineato dal legislatore e immaginato dalla nostra coalizione.
Dunque bisogna dare segnali opposti, e fare scelte concrete che possano creare condizioni diverse. E tra queste deve rientrare una nuova attenzione a questa forma di responsabilità la cui competenza è affidata alla Corte dei Conti.
Il regolamento di procedura risale addirittura al 1933 - R.D. n. 1038/1933 - mentre con le leggi 14 gennaio 1994 n. 19 e 20 e 20 dicembre 1996 n. 639 si è deciso, tra l'altro, di attuare il decentramento mediante le sezioni regionali e l'istituzione del doppio grado di giurisdizione.
Vorrà dunque darsi atto che un'attività giudiziaria così importante per il nostro ordinamento, e così rilevante per tutto ciò che in essa viene coinvolto (recupero di denaro, funzione di deterrente allo spreco, incentivazione di una cultura del risparmio, efficienza ed economicità dell'azione amministrativa) merita una attenzione diversa dal condono della passata legislatura. Merita infatti una disciplina specifica e finalmente chiara della procedura, che possa consentire giudizi celeri, adeguati ai nostri tempi e soprattutto adeguati alle
dinamiche attuali delle pubbliche amministrazioni. Merita, infine, una disciplina improntata ai principi equi del giusto processo, garantista dei diritti dell'indagato e rispettosa delle prerogative della difesa, in una
visione nuova del processo contabile.
Infatti, anche alla luce dei principi generali sul giusto processo, è ormai evidente ai più che l'attuale assetto normativo è assolutamente insoddisfacente. La necessità di adeguare i principi citati a questo processo sono assolutamente preminenti e sarebbe ora di raccogliere questa spinta , che proviene da giuristi, magistrati e studiosi :

- Una riforma del processo, che darebbe finalmente risposta a tante aspettative, dovrebbe tenere in considerazione i seguenti aspetti:
- La garanzia del contraddittorio tra le parti del processo secondo uno schema simile a quello penalistico, e quindi dovrebbe innovare mediante la introduzione ed il riconoscimento:

    1. del diritto di accesso al fascicolo del PM al momento della redazione della risposta all'invito a dedurre, ferma rimanendo la segretezza della istruttoria nella fase delle indagini precedente, con i limiti analoghi al processo penale;

    2. del diritto di assistenza mediante difensore nel caso di audizione dell'indagato avanti al PM, delle cui risultanze si potrà tenere conto nel giudizio;

    3. di un giudice terzo che possa fungere da filtro per processi inutili e che al contempo svolga la funzione di vaglio sugli atti preliminari (archiviazione, con garanzia del contraddittorio per l'amministrazione danneggiata; obbligo di motivazione della richiesta di archiviazione; obbligo di motivazione sulla richiesta di procedere a citazione);

    4. delle prerogative difensive a livello probatorio simili a quelle del processo civile, compresa la testimonianza;

    5. di istituti che possano migliorare la capacità operativa di effettivo recupero delle somme (controllo affidato ai magistrati sulla esecuzione delle sentenze di condanna);

    6. di una modifica e aggiornamento delle norme afferenti il giudizio pensionistico.

DISEGNO DI LEGGE

Art.1

1. Entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente Legge, il Governo è delegato ad adottare un decreto legislativo per la codificazione, il riassetto, la semplificazione e l'adeguamento alle norme legislative e regolamentari che disciplinano i giudizi dinnanzi alla Corte dei conti.

2. Il decreto legislativo di cui al comma1, assume la denominazione di "Codice di procedura per i giudizi innanzi alla Corte dei conti". Nell'attuazione della delega, il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi:

    a) semplificazione e snellimento dei giudizi di responsabilità, di conto, pensionistici, nonché di ogni altro giudizio attribuito dalla legge alla giurisdizione della Corte dei conti, con eliminazione di ogni atto o
attività non essenziali del giudice, delle parti, nonché dell'ufficio di segreteria;
    b) adeguamento della disciplina processuale e del sistema delle notificazioni ai nuovi strumenti informatici e di comunicazione;
    c) partecipazione al giudizio delle parti, su basi di effettiva parità in ogni stato e grado del processo, anche in attuazione del principio costituzionale del giusto processo;
    d) disciplina puntuale delle fasi processuali, limitando il rinvio alle norme di procedura civile, nel rispetto della configurazione assunta dalla responsabilità amministrativa a seguito della riforma di cui alle leggi 14 gennaio 1994, n. 19 e n. 20, e successive modificazioni;
    e) riordino della disciplina della competenza territoriale delle sezioni regionali e della competenza delle sezioni di appello, con la previsione, ove necessaria, di nuove regole, in materia di riunione dei procedimenti relativi alla stessa causa o a cause connesse;
    f) riordino e adeguamento della disciplina concernente l'istruzione probatoria e la consulenza tecnica d'ufficio, anche in riferimento alla eventuale istituzione di albi di consulenti ed alle modalità di liquidazione dei compensi;
    g) razionalizzazione del contenuto e della forma dei provvedimenti del giudice, con ampliamento delle ipotesi di pronunce succintamente motivate;
    h) riordino della disciplina del giudizio di appello, con riguardo particolare alla individuazione delle ipotesi di annullamento con rinvio.

3. Per il giudizio di responsabilità amministrativa, il Codice di cui at comma 2 si attiene, inoltre, ai seguenti principi e criteri direttivi:

    a) riordino delle ipotesi in cui è previsto l'obbligo di denuncia del fatto dannoso;
    b) previsione che il giudizio di responsabilità amministrativa sia promosso con azione pubblica e
    necessaria del pubblico ministero competente per territorio;
    c) disciplina dell'archiviazione della notizia di danno, con previsione di un controllo del giudice nell'ipotesi di opposizione da parte dei soggetti danneggiati, previa comunicazione ai medesimi;
    d) riordino dei poteri istruttori spettanti al pubblico ministero prima del processo, con previsione delle garanzie del contraddittorio, anche con riguardo alla facoltà del pubblico ministero di avvalersi di consulenti tecnici;
    e) possibilità di istituire, presso ogni procura regionale, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 19 marzo 2001, n. 68, una sezione di polizia erariale, con facoltà per il pubblico ministero di effettuare anche
    le richieste di cui all'articolo 3 del regolamento approvato con decreto del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica 4 agosto 2000, n. 269;
    f) riordino della fase prevista dall'art. 5, comma 1, del decreto-legge 15 novembre 1993, n. 453, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 gennaio 1994, n. 19, e successive modificazioni, con particolare riguardo al procedimento camerale per l'autorizzazione alla proroga del termine per l'emissione dell'atto di citazione;
    g) previsione espressa del potere del pubblico ministero di interrompere la prescrizione della pretesa al risarcimento del danno, mediante un atto di costituzione in mora, contenuto anche nell'invito a dedurre;
    h) disciplina degli elementi costitutivi dell'atto di citazione e del relativo regime di invalidità, secondo i principi del codice di procedura civile, salvaguardando la specificità del giudizio di responsabilità
    amministrativa;
    i) disciplina del regime e dei termini delle preclusioni e delle decadenze, anche con riguardo alle eccezioni processuali e di merito;
    j) previsione delle ipotesi di partecipazione di terzi al giudizio di responsabilità amministrativa, con particolare riferimento alla chiamata in causa per ordine del giudice di altri soggetti ritenuti responsabili del
    danno;
    k) disciplina dell'attività istruttoria del collegio giudicante, con previsione e delimitazione delle ipotesi in cui gli adempimenti istruttori possono essere affidati alle parti e delle relative modalità di esecuzione nel rispetto del principio del contraddittorio;
    l) disciplina del potere riduttivo dell'addebito, con esclusione della applicabilità dello stesso nei casi e nella misura dell'illecito arricchimento, anche al fine di adeguare l'ammontare della condanna alle concrete
    fattispecie di illecito, mediante il riferimento all'entità del danno, al comportamento tenuto dal soggetto responsabile e alle sue condizioni economiche;
    m) riordino della disciplina delle azioni previste a tutela delle ragioni del creditore, ivi compresi i mezzi di conservazione della garanzia patrimoniale di cui al libro VI, titolo III, capo V, del codice civile, secondo quanto previsto dall'art. 1, comma 174, della legge 31 dicembre 2005, n. 266;
    n) disciplina della fase dell'esecuzione della sentenza soggetta alla vigilanza della Procura regionale competente, al fine di garantire l'effettività del giudicato, con facoltà di promuovere in caso di inerzia, avanti il Giudice collegiale, idonei provvedimenti sostitutivi con previsione anche di confisca contabile a favore del soggetto danneggiato;

4. Per il giudizio di conto, il Codice di cui al comma 2 si attiene, inoltre, ai seguenti ulteriori criteri:

    a) affermazione dell'obbligo della resa del conto della gestione per tutti i soggetti che hanno maneggio di denaro o di valori di pertinenza pubblica;
    b) semplificazione delle norme sul giudizio di conto nel rispetto del principio del contraddittorio;
    c) previsione di forme di condanna adottate dal giudice monocratico in ipotesi di ammanco o di perdita accertata con possibilità di reclamo al collegio;
    d) previsione di forme di controllo amministrativo per tutti i conti da parte delle amministrazioni interessate, con obbligo degli organi di controllo interno di riferire alla competente sezione giurisdizionale della Corte dei conti sull'esito delle verifiche;
    e) possibilità di limitare l'esame giudiziale ai conti per i quali siano stati formulati rilievi o contestazioni in sede di controllo amministrativo ovvero da parte di amministratori pubblici o da soggetti, comunque, portatori di interessi collettivi o diffusi;
    f) previsione che in caso di compilazione del conto su ordine del Giudice lo stesso sia trasmesso alla Procura competente corredato da idonea relazione a cura del compilatore.

5. Per il giudizio pensionistico, il Codice di cui al comma 2 si attiene, inoltre, ai seguenti ulteriori criteri:

    a) adeguamento delle norme introdotte dalla legge 21 luglio 2000, n. 205, alle precipue caratteristiche del giudizio pensionistico;
    b) previsione dell'obbligo della notifica del ricorso all'amministrazione in persona del suo rappresentante legale ovvero presso l'Avvocatura distrettuale dello Stato;
    c) riordino della disciplina in materia di nullità e di inammissibilità del ricorso con previsione delle ipotesi di eventuale declaratoria con decreto presidenziale, prevedendone il reclamo avanti il Collegio;
    d) disciplina del regime e dei termini delle preclusioni e delle decadenze, anche con riguardo alle eccezioni processuali e di merito;
    e) possibilità per il giudice monocratico di riservarsi la decisione da adottare entro trenta giorni dall'udienza di merito;
    f) conferma della competenza del giudice collegiale al processo cautelare e al giudizio di ottemperanza;
    g) compiuta disciplina del processo esecutivo e definizione del regime di impugnazione delle determinazioni assunte dal commissario ad acta.

6. Lo schema del Codice di cui al comma 2, deliberato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, è trasmesso alla Corte dei conti che si pronuncia a sezioni riunite, ai sensi
dell'articolo 1 del regio decreto Legislativo 9 febbraio 1939, n. 273.

7. Lo schema del Codice è successivamente inviato, con apposita relazione cui è allegato il parere di cui al comma 6, alle competenti Commissioni parlamentari, le quali si esprimono entro sessanta giorni dal ricevimento.

8. Il Codice è emanato, decorso tale termine e tenuto conto dei pareri espressi, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa ulteriore deliberazione del Consiglio dei Ministri.

9. Entro dodici mesi dalla scadenza del termine di cui al comma 1, il Governo apporta le eventuali modificazioni e integrazioni, osservando la procedura di cui ai commi 6, 7 e 8. In tal caso, i termini per la pronuncia dei pareri sono stabiliti entro trenta giorni.

Scarica il testo del disegno di legge per la lotta agli sprechi

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