2008

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[VIDEO] "Johanna Padana a la descovèrta de le Americhe" con Marina De Juli

L'Associazione Culturale Verba Manent e la Compagnia Dario Fo-Franca Rame presentano Marina de Juli in "Johanna Padana: a la descovèrta de le Americhe", spettacolo ideato da Dario Fo, nell'adattamento al femminile di Marina De Juli, con scene di Matteo De Martino.

Il video documenta la rappresentazione che si è svolta al Teatro Nuovo di Varese venerdì 9 maggio 2008.

Johanna è una donna nata nelle valli bergamasche da una famiglia ricca solo di figli, anzi di figlie, diventata novizia per fame, fuggita dai Lanzichenecchi, arrivata a Venezia dove incontra l'amore, la passione ma anche l'Inquisizione, la caccia alle streghe. Si rende allora ben conto che la sua condizione di donna in quella società è perdente, si traveste da uomo e si imbarca, prima verso Siviglia e poi, su una nave di Cristoforo Colombo, verso il nuovo mondo e diventa, suo malgrado cronista della colonizzazione.

La storia di Johanna è quella di un viaggio attraverso culture, popoli, territori, visti con sensibilità e curiosità femminile. E' un viaggio tra gente qualunque che forse non interessa alla storia ufficiale ma che fa la storia.

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[VIDEO] IL NEONAZISMO DELLA LEGA

L'intervento di Gentilini alla Festa dei Popoli di Venezia del 14 settembre 2008. Tra gli applausi estasiati delle maestranze della Lega, Gentilini incita con tono gutturale di "cacciare i bambini ROM, di far tacere i detrattori della Lega con tappi in bocca e nel culo. A me ricorda i deliri di Hitler contro le altre razze e l'odio riversato sulla folla delirante. E' una deriva pericolosa, un tono sprezzante che incita all'odio, frasi insostenibili in una democrazia. Se questa è la Lega, allora possiamo parlare di NEONAZISMO.  Sul palco della Festa dei Popoli,  il vicesindaco di Treviso espone “il vangelo secondo Gentilini, il decalogo del sindaco sceriffo numero uno”, aperto da un appello per la “pulizia dalle strade di tutte queste etnie che distruggono il nostro Paese”. Gentilini invoca una “rivoluzione” contro “i nomadi, gli zingari” e si vanta di aver “distrutto due campi di nomadi e di zingari a Treviso”. “Voglio eliminare tutti i bambini degli zingari che vanno a rubare dagli anziani, voglio tolleranza a doppio zero”.

Questa rivoluzione, propugnata con toni da invasato, dovrebbe colpire anche “coloro che vogliono aprire le moschee e i centri islamici e qui ci sono anche le gerarchie ecclesiastiche che dicono lasciate anche loro pregare. No! Vadano a pregare nei deserti. Aprirò una fabbrica di tappeti e regaleremo i tappeti, ma che vadano nei deserti”

I nemici della rivoluzione gentiliana sono tanti ma sempre stranieri, o per lo meno non padani. Ecco quindi che tra un attacco ai “magistrati romani e meridionali” e la proposta di smaltire la spazzatura da Napoli macinandola e dandola in pasto ai napoletani, il leghista attacca ancora gli avventori dei phone center, che “si mettono a mangiare e bere di notte, pisciano sui muri. Che vadano a pisciare nelle loro moschee se occorre, ma non nelle città italiane”.

Gentilini attacca quindi la proposta di dare il voto agli immigrati, e giustifica così il suo no: “Non voglio vedere consigliere neri, gialli, marroni, grigi, insegnare ai nostri giovani. Cosa insegnano? La civiltà del deserto? La civiltà di coloro che scappano dietro ai leoni o quelli che corrono dietro alle gazzelle per mangiarle?”. E, prima dell’invocazione finale al popolo della Lega perché sostenga la sua rivoluzione, afferma: “Non voglio più vedere queste genie che girano per le strade”.

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