2011

anno

MARTINI: Il maestro di musica e Il Don Chisciotte- Scene da bozzetti di Dario Fo

Diretto da Federico Ferri.

Bologna, Teatro Comunale, 22 ottobre 2011
Colei che recensisce aveva già avuto modo di ammirare il talento dell’ensemble l’Accademia degli Astrusi in occasione di un affascinante concerto tenuto dalla diva d’esportazione Anna Caterina Antonacci nella meravigliosa cornice della chiesa milanese di Sant’Angelo. Gli Astrusi, capitanati dal loro giovane e talentuoso direttore, Federico Ferri, si propongono il nobile ed insieme difficile compito di riportare alla luce l’opera omnia di Padre Martini, passato alla storia come il “bacchettatore” del giovane ma già divino Amadeus. Essi c’insegnano che, al di sotto di questa patina superficiale che impolvera l’imponente figura del musicista bolognese, la quale ha assunto quasi i contorni del favolistico, c’è un sommerso ricco e vario da scoprire. Al Comunale di Bologna, forti di bozzetti appositamente approntati dal genio di Dario Fo, hanno messo in scena due intermezzi inediti di datazione ancora incerta, che non hanno molto da invidiare per valore qualitativo alle analoghe e contemporanee (prima metà del ‘700) produzioni di matrice napoletana. Il maestro di musica propone un sagace ritratto del mondo dell’insegnamento musicale dell’epoca; la breve storia dell’apprendimento tecnico di Olivino da parte del proprio insegnante, Tamburlano, è anche pretesto per uno sfoggio di bravura da parte dei cantanti in melodie che talvolta sfoggiano un sapore quasi arcano. Il Don Chisciotte farseggia forse eccessivamente il ben più complesso e raffinato modello letterario uscito dalla penna di Cervantes, ma è comunque anch’esso occasione per dar vita a numeri caratterizzati da una brillantezza tutta particolare. Sulla scena campeggiano giganteschi i bozzetti del nostro ultimo Nobel per la letteratura, belli ed intensi, ma forse la fanno ancora più da padrone le luci sapientemente modulate da Daniele Naldi (molto efficace, nel secondo intermezzo, la contrapposizione di colori complementari che dà adito a reciproca esaltazione: i disegni in azzurro rilucono su uno sfondo aranciato, quasi ponendosi come ideale aggancio al colorismo veneto di un Veronese o di un Tiepolo): con poco, il non piccolo palcoscenico del Comunale è riempito, ed in maniera mai banale, ma sempre suggestiva e godibile. Un plauso agli interpreti: Laura Polverelli – più convincente come scanzonato Olivino che non come maliarda Nerina – e Aldo Caputo – nella duplice veste del navigato Tamburlano prima e dell’ingenuo Don Chisciotte poi – creatori a tutti gli effetti delle parti loro affidate. Gestita in modo impeccabile la connessione tra buca e palcoscenico da parte di Federico Ferri, che con piglio e raffinatezza guida il proprio ensemble dal riconoscibilissimo sound, che si distingue nell’attuale mole di orchestre barocche per il sempre morbido velluto dell’impatto sonoro. 

Ilaria Badino

 

In scena: Laura Polverelli, Aldo Caputo, Matteo Belli. Regia Gabriele Marchesini, scene da bozzetti di Dario Fo, aiuto scenografo Stefano Iannetta, luci Daniele Naldi

 

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[STAMPA] Il Mistero Buffo secondo Franca Rame: “Io ero al Parlamento: lì nessuno lavora”

L'attrice ed ex senatrice dell'Idv in scena martedì sera a Bologna con il marito Dario Fo: "Se novecento deputati sui mille che sono andassero a casa sarebbe meglio. Anche se poi gli toccherebbe darsi daffare davvero per sopravvivere"

dario fo e franca rame
Mistero Buffo fa tappa a Bologna. Lo storico spettacolo teatrale ideato da Dario Fo e Franca Rame, oramai quarantadue anni orsono, va in scena martedì 20 dicembre al Teatro delle Celebrazioni alle ore 21.
 
Tra premi nobel ed elezioni al senato della repubblica, la più conosciuta coppia di artisti teatrali del novecento riprende in mano il capostipite del teatro di narrazione italiano. Parabole evangeliche e misteri medievali declamati con la lingua universale del grammelot, con la commedia dell’arte che fiancheggia feconda la satira e sbeffeggia ilare l‘ipocrisia del potere.
 
E dopo qualche anno di assenza a fianco del marito, il Mistero Buffo torna ad essere un affare di coppia. Franca Rame sul palco assieme a Dario Fo: “La nostra è una festa – racconta la Rame al Fattoquotidiano.it – abbiamo fatto talmente tanti spettacoli insieme con Dario che non dobbiamo nemmeno più parlarci. Basta uno sguardo in scena e ci si capisce al volo: un colpo di tosse vuol dire qualcosa, quando faccio ciao ciao con la mano vuol dire stringi, quando mi tocco lo stomaco vuol dire “diaframma”. Io ho l’abitudine in scena di dirigere gli attori che lavorano con me. E Dario dice di esserne ben contento”.
 
Uno spettacolo in continua mutazione, un unicum teatrale…
 
“Cambiare il testo è una nostra abitudine. Mistero Buffo è un testo pazzesco, una colonna della letteratura italiana, che Dario ha iniziato a scrivere nel 1969. Oggi siamo nel 2011 immaginatevi le volte che lo abbiamo recitato, dicono che sono 5mila repliche, ma forse sono di più. Nel tempo lo si cambia, ci sono alcuni brani completamente nuovi che la gente non conosce, ci sono anche le presentazioni. Dopo tutte queste repliche il testo non potrà mai essere uguale a quello delle origine”.
 
Tornate a Bologna dopo alcuni anni, intanto la città è cambiata: non sembra più essere quella che era negli anni settanta, quando Mistero Buffo iniziava il suo percorso teatrale. Cosa pensa di questi cambiamenti politici?
 
Non è più la Bologna gloriosa di quegli anni, questo sì. Leggo i giornali e seguo le polemiche, ma manco da anni da questa città. Certamente quarant’anni fa la sinistra che c’era, era proprio la sinistra. Adesso, senza offendere nessuno, è una sinistra un po’ rilassata. Non voglio dire male, io sono di sinistra, anche se provengo da quella famiglia non iscritta al Pci”.
 
Non trova che a Milano, come del resto a Napoli, l’apertura alla società civile ha dato nuova linfa alla sinistra locale?
 
“I cambiamenti sono evidenti e a poco a poco danno buoni frutti, ma ricordiamoci che questo è un momento brutto per Milano come per Bologna e per Siracusa. Abbiamo questo nuovo presidente del consiglio che mi sembra possa mettere in atto alcuni cambiamenti fondamentali per il nostro futuro a breve. Mi auguro che lo lascino lavorare perché il tempo è pochissimo”
 
Lei comunque è ricordata anche per la sua esperienza da senatrice con l’Idv dal 2006 al 2008 e per atti di coraggio come l’idea di abolire privilegi della casta e tagliare costi della politica: che ricordo ha di quel periodo?
 
“Quello che ho vissuto al Senato è il più brutto periodo della mia vita. Faccio un esempio: in due anni sono stata l’unica a tirar fuori il problema del conflitto d’interessi di Berlusconi, ma la proposta è caduta nel più grande gelo e disinteresse da parte di tutti. E dire che tra parlamentari e senatori siamo attorno alle mille unità”.
 
Allora da dentro le istituzioni è impossibile cambiare il paese?
 
“Guardate, se di questi mille parlamentari, novecento andassero a casa sarebbe meglio. Mi dispiace per loro perché gli toccherebbe lavorare, perché lì dentro non si può dire che si lavori. Io in Senato ero presente a tutte le commissioni. Ne avevo otto. Le frequentavo tutte. A quella sull’uranio eravamo presenti io, la senatrice Lidia Menapace (Rifondazione Comunista, n.d.r.) e un senatore leghista. Ugual numero anche nelle altre commissioni. Quindi se avessi lavorato come lavorano in generale i senatori avrei lavorato sette ore alla settimana. Non un numero a caso, l’ho ben calcolato: sette ore”.
 
Principali colpevoli di questa debacle culturale e istituzionale?
 
“Se fate attenzione all’emiciclo sia a sinistra che a destra vedrete che le assenze sono dappertutto. Addirittura alcuni arrivano in ritardo per il voto. Ma vi pare che un parlamentare arrivi in ritardo per votare? Eppure è successo anche nel giorno della caduta di Berlusconi tra le fila dei suoi sostenitori. Fanno solo quello che gli è può comodo, ragionano così”.
 
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[STAMPA] "Vengo anch'io"...

 

Dario Fo aveva cantato "Ho visto un re" con Enzo Jannacci nel 1968, con coro d’accompagnamento. Lo ha riproposto questa sera, nello speciale Vengo anch’io, che fornisce una serie incredibile di spunti amarcord, sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista televisivo.

Il brano nonsense è una metafora a sfondo politico, e divenne uno dei brani simbolo della critica sociale sessantottina. E proprio in quell’anno, Jannacci, arrivato in finale al Festival di Sanremo, avrebbe voluto proporre Ho visto un re nello “scontro” con Gianni Morandi. Ma la Rai si oppose. Jannacci, allora, ripiegò su Gli zingari, altra canzone non certo leggera dal punto di vista del contenuto sociale e politico.

Jannacci non poteva vincere, nella Rai di allora e nel Festival di allora, ma ne fu comunque delusissimo. E così si allontanò per un po’ dalle scene, riprendendo gli studi di medicina.

Dopo il salto, altre versioni storiche di Ho visto un re: una cantata da Jannacci, Fo, Albanese, Celentano e Gaber, un’altra da Fo, Jannacci e Gaber.

 

fonte: tvblog.it

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Settimo ruba un po' meno! N.2

20 novembre del 1992 a Carrara, al Teatro Animosi, Franca Rame debutta con "Settimo: ruba un po’ meno n. 2" di Dario Fo e Franca Rame. Nello stesso anno in cui scoppia il caso "tangentopoli", un monologo in cui Franca racconta, senza tanto fantasticare nell'assurdo perché non ce n'è bisogno, i particolari delle 'ladronerie' dei politici italiani. Grandissimo successo di critica e pubblico.
Man mano che l’inchiesta di Milano prosegue lo spettacolo si arricchisce di particolari e di notizie. Sul palcoscenico dietro a Franca le foto degli inquisiti, inizialmente sono pochissime, Mario Chiesa e pochi altri, nel proseguo della tournèe diventeranno decine. 
Quello che vi proponiamo oggi, però, è qualcosa di un po’ diverso. Alla fine dello spettacolo Franca cambiava del tutto argomento e registro. E parlava di quello che stava accadendo a lei, personalmente, in quel periodo. Franca raccontava ai suoi spettatori della malattia che l’attanagliava in quel periodo: la depressione. E ne parlava a suo modo, con ironia ed emozione, come solo una  gran donna come lei sa fare.
Franca è guarita, e l’inizio della guarigione è proprio quello che racconta nel finale del monologo… beh.. non vi voglio anticipare altro, buona lettura.

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[STAMPA] Franca Rame ringrazia il Rendano per la Marcolfa

18 dic 11 - Franca Rame, compagna di vita e sulla scena di Dario Fo, ha inviato al Teatro "Rendano" di Cosenza e alla responsabile artistica della stagione di prosa Isabel Russinova un messaggio di ringraziamento per la scelta di far inaugurare la stagione con la farsa di Fo "La Marcolfa" che proprio la Rame aveva interpretato, nella parte della governante del marchese di Trerate, nella versione originaria. E' stata la stessa Russinova a rendere noto il testo del messaggio nel corso di un incontro. Nel nuovo allestimento è Antonio Salines ad incarnare la protagonista in un ruolo en travesti.

"Mando un particolare e vivo ringraziamento - scrive Franca Rame nel messaggio - al teatro Rendano di Cosenza per aver scelto come inaugurazione della stagione la nostra 'Marcolfa' che so interpretata magnificamente da Salines e Simoni. Spiacente di non poter essere presente alla serata, ringrazio tutti gli amici della direzione artistica del 'Rendano' per l'invito ricevuto. Sono certa che sarà una serata all'insegna del divertimento e del benessere che vi farà dimenticare per qualche ora i nostri giorni drammatici italiani".

All'incontro con gli attori Antonio Salines e Carlo Simoni e con la Russinova hanno partecipato anche l'on.Jole Santelli, consulente del sindaco Mario Occhiuto per gli eventi culturali, Carlo Fanelli, storico del teatro e docente dell'Università della Calabria e alcuni degli altri attori della compagnia, da Antonio Conte a Cristina Sarti, ad Antea Marcaldi. Quello di ieri è stato il primo appuntamento di una serie di incontri con tutti i protagonisti degli spettacoli del cartellone della stagione di prosa che la responsabile artistica Isabel Russinova ha voluto inserire nelle attività del "Rendano" per far sì che il pubblico, in maniera informale e disimpegnata, possa intrattenersi a chiacchierare con i protagonisti che di volta in volta si accingeranno a calcare le scene del teatro di tradizione cosentino.

fonte: nuovacosenza.com

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[STAMPA] Appello del Sindacato Pensionati Italiani CGIL

Non si esce dalla crisi senza equità e giustizia sociale.
Oltre ottanta personaggi del mondo della cultura, dell’economia, dell’università e dello spettacolo hanno sottoscritto l’appello dello SPI CGIL rivolto al governo e al Parlamento

 

ROMA - Oltre ottanta personaggi del mondo della cultura, dell’economia, dell’università e dello spettacolo hanno sottoscritto l’appello dello SPI CGIL rivolto al governo e al Parlamento «Non si esce dalla crisi senza equità e giustizia sociale». Tra le tante adesioni spiccano quelle del giurista Stefano Rodotà, degli scrittori Andrea Camilleri, Giorgio Bocca e Ermanno Rea, degli attori Dario Fo, Franca Rame, Moni Ovadia e Lella Costa, del magistrato anti-mafia Antonio Ingroia, del fondatore di Libera don Luigi Ciotti e di quello di Emergency Gino Strada, di don Andrea Gallo, della scienziata Margherita Hack e dei Presidenti delle Associazioni familiari delle vittime delle stragi di Piazza della Loggia e di Piazza Fontana Manlio Milani e Carlo Arnoldi.

«Nella manovra che viene imposta al paese - si legge nell’appello - manca un chiaro e concreto segno di equità, il rigore è a senso unico e la giustizia sociale è inesistente». Per lo SPI non è, infatti, equo far pagare il costo della crisi ai pensionati, ai lavoratori e ai giovani di questo paese mentre si registra ancora troppa reticenza nel definire una patrimoniale, nell’aumentare il prelievo sui capitali scudati e nell’affrontare questioni quali l’evasione fiscale, gli sprechi e i privilegi.

«Pretendiamo - continua l’appello - un paese che dia lavoro, un futuro per i giovani, serenità agli anziani e un welfare basato sulla giustizia sociale. Dalla crisi si esce solo con più equità e meno sacrifici scaricati sui soliti noti». «Lo SPI - si legge in conclusione - non starà fermo a guardare e a subire ma continuerà a combattere affinché l’Italia diventi un paese migliore, più giusto e più equo».

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fonte: diariodelweb.it

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[STAMPA] Franca Rame Project + Voices of indian women

Franca Rame project + voices of Indian Women Eventi a Roma „ Studio video teatrale a cura di Dale Zaccaria, su brani di Franca Rame e poesia di Dale Zaccaria + Mostra Fotografica di Marta Gabrieli "Voices of Indian Women" su testi di Francesca Zoppi.

Il progetto "Franca Rame Project" è una contaminazione video teatrale con brani teatrali di Franca Rame e performance live che racconta la cronaca dello stupro subito da Franca Rame il 9 marzo 1973 e spezzoni video da "Tutta Casa Letto e Chiesa" della stessa Rame del 1977. Memoria, cronaca, arte, video e poesia si contaminano per riflettere sul rapporto violenza-potere subita non solo da una grande artista, ma ancora attuale nei giorni d'oggi nei confronti delle donne.

Il progetto "Voices of Indian Women" nasce da un'idea di Marta Gabrieli e Francesca Zoppi di documentare la difficile condizione di minorità delle donne indiane rispetto ad una società ancora molto maschilista e sciovinista. In questa occasione, che sarà l'ultima per questo anno, verranno esposte fotografie inedite e testimonianze raccolte nel loro ultimo viaggio. In particolare i temi trattati saranno due: l'infanticidio femminile e la Gulabi Gang, gruppo di donne combattenti dello Stato dell'Uttar Pradesh.

fonte: romatoday.it

Franca Rame Project from studioart-project on Vimeo.

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Morti sul lavoro - Osservatorio Indipendente di Bologna

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro
Attivo dall’1 gennaio 2008 in ricordo dei sette lavoratori della Thyssenkrupp
e di tutti i lavoratori morti sul lavoro

COMUNICATO STAMPA del 12/12/2011
Superati anche i morti dell’intero 2008

Oggi 12 dicembre 2011 con 638 morti sui luoghi di lavoro e 1110 (stima minima) se si sommano i lavoratori morti in itinere e sulle strade, registriamo + 7,4% sull’intero 2010, alla fine dell’anno arriveremo ad un’aumento di oltre 10%, e su un dato certo, quello dei morti sui luoghi di lavoro rilevati e archiviati giornalmente dall’Osservatorio dall’1 gennaio 2008. Alla fine dell’anno si stimano complessivamente oltre 1160 morti contro i 1080 del 2010. Un andamento veramente sconsolante, anche rispetto al pessimo 2010 dove a fine anno registrammo +5,5 rispetto al 2009. Si torna così indietro di 4 anni in quest’autentica emergenza sociale: il 20 novembre sono stati superati i morti sui luoghi di lavoro dell’intero 2010, il 2 novembre quelli dell’intero 2009.

In questo momento 12 regioni hanno già eguagliato o superato, alcune con percentuali superiori al 100%, i morti sui luoghi di lavoro dell’intero 2010. Le altre regioni stanno avendo un calo molto contenuto rispetto ad un pessimo 2010. Su queste tragedie non è possibile nessuna distinzione tra amministrazioni di Centro-Destra o di Centro-Sinistra. Dai dati raccolti dall’Osservatorio emerge in modo molto evidente che il calo sulle morti sul lavoro che le statistiche ufficiali registrano (ma non l’Osservatorio) è dovuto soprattutto al calo delle morti nell’itinere e dei lavoratori che lavorano sulle strade e questo senza merito di alcuno ma solo ai mezzi di trasporto tecnologicamente più sicuri. Per fortuna anche i lavoratori acquistano automobili più sicure una volta rottamate le vecchie: quando le statistiche ufficiali parlano di calo occorre pensare soprattutto a quest’aspetto.

E questo cosa significa? Che nessuna Istituzione nazionale o locale si è occupata in modo continuativo e articolato delle morti sul lavoro che portano il lutto in tantissime famiglie. Solo la presenza del Sindacato in un luogo di lavoro sembra produrre effetti positivi sugli infortuni sul lavoro.

Il tanto vituperato sud ha complessivamente un andamento migliore del centro-nord. E non si parli di “indice occupazionale” per giustificare la differenza tra le regioni. “L’indice occupazionale” è una “balla” da spendere verso l’opinione pubblica per giustificare un cattivo andamento locale su questo fronte. Regioni del centro-nord considerate civilissime sotto molti altri aspetti, compresa quella dell’Osservatorio, con amministrazioni di destra o di sinistra, hanno un numero incredibile di morti sul lavoro, non nelle Fabbriche come si è portati a credere, ma in agricoltura, in edilizia e nei servizi alle imprese. Anche in una provincia altamente industrializzata come quella di Brescia, che guida da diversi anni la triste classifica delle morti sui luoghi di lavoro, gli infortuni mortali sono soprattutto tra edili e agricoltori. E edili e agricoltori ci sono in eguali misure in tutto il paese. “L”indice occupazionale” non ha neppure un valore statistico: a morire per oltre il 60% sono anziani agricoltori e edili che lavorano in nero o grigio. In agricoltura, che registra da sola il 33% di tutte le morti sul lavoro, tantissime vittime sono pensionati, schiacciati dal trattore che si ribalta e li travolge. Sono 131 in Italia dall’inizio dell’anno gli agricoltori uccisi dalla bara in movimento che è il trattore. Questi lavoratori non sono neppure considerati morti sul lavoro perchè già in pensione: spesso, lavorando sui campi, cercano solo di arrotondare le loro magre pensioni eche hanno il merito di coltivar tantissime aree del paese che altrimenti sarebbero abbandonate e in preda all’incuria e ai disastri ambientali. Ma la cosa che fa indignare di più è che basterebbe poco per salvare loro la vita con interventi mirati sulla cabina per evitare che siano sbalzati fuori dal trattore, nel caso di manovre sbagliate. In edilizia a morire sono giovani edili meridionali e stranieri anche nei cantieri del centro-nord: in aziende piccolissime, che lavorano spesso con commesse ottenute in sub appalto in nuove costruzioni, o in ristrutturazioni di case e appartamenti. Alcuni edili lavorano in nero e talvolta il “padrone” neppure esiste: ci sono pensionati o lavoratori che svolgono altre attività autonomamente, e senza responsabilità di terzi, mettendosi a fare lavori pericolosi in agricoltura, edilizia, giardineria, ecc. Molti s’improvvisano giardinieri e muoiono travolti dall’albero che segano o cadendo dall’albero che stanno potando. Altri s’improvvisano elettricisti, o muratori che vanno sui tetti senza impalcature a dare una mano ad un familiare, o all’amico e cadono al suolo sfracellandosi. Tutte queste tragedie non hanno nessuna copertura assicurativa. E si potrebbe continuare con una casistica molto corposa. La mancata esperienza e della dotazione di strumenti sicuri, in lavori rischiosi, provocano delle autentiche carneficine. E’ un aspetto controverso, ma è giusto denunciarlo se si vogliono salvare vite umane e far comprendere che ci sono lavori pericolosissimi che non si possono improvvisare, e che chi li fa, o li fa fare, si assume tutte le responsabilità del caso quali denunce penali e pagamento dei danni ai familiari delle vittime. Noi consideriamo anche queste vittime “morti sul lavoro”. Anche in questi casi l’INAIL, non essendo assicurati all’Istituto, non li annovera tra i propri “morti sul lavoro”: come del resto non lo sono gli anziani agricoltori e i militari e in tantissime altre situazioni che non stiamo ad elencare. Altra cosa sono i tantissimi “sfruttatori” che speculano su poveri immigrati e italiani bisognosi di lavorare, artigiani o piccole imprese che hanno lavoratori in nero, in grigio, o assunti regolarmente con contratti precari e stipendi da fame, ma che lavorano anche 10 o 12 ore al giorno mettendo così a rischio la propria vita. Lavorano col ricatto del licenziamento, mai esplicitato, ma che incombe sulle loro teste per tantissimi aspetti lavorativi, comprese le contestazioni sulla mancanza di “Sicurezza”. A volte sono proprio i proprietari della piccola impresa a morire per infortuni sul lavoro. Se si esclude l’agricoltura che ha aspetti particolari, si muore per la maggior parte nelle piccole e piccolissime aziende, nei servizi alle imprese e nei cantieri. Nelle aziende sindacalizzate, nonostante gli occupati siano milioni, le morti sui luoghi di lavoro sono pochissime, intorno al 2-3% sul totale. In questi giorni si parla di un aumento dell’età della pensione: vorrei ricordare che oltre il 25% di tutti i morti sui luoghi di lavoro ha oltre 60 anni: è disumano far continuare a lavorare persone in età avanzata che svolgono lavori faticosi e pericolosi. Vuol dire far aumentare in modo vertiginoso le morti sul lavoro. Anche i giovani lavoratori precari senza il diritto di contestare la mancata “Sicurezza” pena il licenziamento, pagano un prezzo elevatissimo di sangue. Poi ci sono le morti in itinere e sulle strade che ogni anno sono pecentualmente dal 50 al 55% di tutte le morti sul lavoro e anche in questo caso sono possibili interventi mirati per prevenirle.

 

Qui sotto l’andamento regionale e provinciale delle morti sui luoghi di lavoro.

Carlo Soricelli

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro. per approfondimenti http://cadutisullavoro.blogspot.com

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Situazione sul territorio
Qui sotto la situazione in ogni regione comparata con i morti sui luoghi di lavoro di tutto il 2010, col colore rosso sono evidenziate le regioni che hanno già eguagliato o superato i morti sui luoghi di lavoro dell’intero 2010:

Piemonte 48 registra + 71,4% in più dell'intero 2010 (28 morti)
Liguria 15 morti come nell'intero 2010 (15 morti)
Val d’Aosta 3 morti come nel 2010
Lombardia 73 morti -9,8 % sull’intero 2010 (81 morti)
Trentino Alto Adige 22 morti -31,2% sull’intero 2010 (32)
Friuli Venezia Giulia 12 morti +71,4% dell’intero 210 ( 7 morti)
Veneto, 47 morti registra – 11,3% sull’intero 2010 (53 morti)
Emilia Romagna 53 morti + 32,5% sull’intero 2010 (40 morti).
Toscana 41 morti +41,3% sull’intero 2010 (29 morti)
Marche 18 morti + 28,5% rispetto al 2010 (14 morti)
Umbria 17 nel 2011, +142% rispetto al 2010 (7 morti)
Abruzzo 27 morti + 28,5% rispetto al 2010 (21 morti)
Lazio 42 morti lo stesso numero di morti dell'intero 2010 (42 morti)
Molise 4 morti + 33% rispetto all'intero 2010 (3 morti)
Campania 38 morti -20,8% sull’intero 2010 (48)
Puglia 38 morti -15,5 % rispetto all’intero 2010 (45 morti)
Calabria 20 +11% rispetto all’intero 2010 (18 morti)
Basilicata 5 morti – 16,6% rispetto all’intero 2010 (6 morti)
Sicilia 42 morti lo stesso numero di morti del 2010 (42 morti).
Sardegna 22 morti - 8,3 dell’intero 2010 (24 morti)

Nel numero totale delle vittime segnalate nelle province mancano i lavoratori morti sulle strade, autostrade, itinere e i militari morti in Afghanistan, con questi si arriva a a sfiorare 1100 morti sul lavoro dall’inizio dell’anno (stima minima).

Le province con più di 5 morti sui luoghi di lavoro
Brescia 20, Torino 17 - Roma 15, Bolzano e Milano 14 - Bologna 12 e Frosinone12 - Chieti 11 - Vicenza, Venezia L'Aquila, Bergamo, Catania, BAT, Perugia, Napoli e Reggio Emilia 10 – Savona e Benevento 9 – Ragusa, Lecce, Foggia, Macerata, Arezzo, Trento, Padova e Cuneo 8 – Salerno, Treviso, Avellino, Firenze, Cosenza, Viterbo e Latina 7 - Terni, Trapani, Piacenza, Parma, Como, Catanzaro, Oristano 6 – Rovigo, Messina, Palermo, Bari, Alessandria, Brindisi, Nuoro, Cagliari, Caserta, Grosseto, Livorno, Forli-Cesena, Mantova, Varese, Asti, Udine 5.

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[STAMPA] ‘Mistero Buffo’ a Modena domenica 18 Dicembre. Proseguono rimborsi e prevendite

E’ stata spostata a domenica 18 dicembre alle 18.00 la seconda tappa modenese di “Mistero Buffo” prevista per domenica scorsa: l’appuntamento sarà sempre al Forum Guido Monzani di Modena (via Aristotele 33). Il rinvio inaspettato dello spettacolo – causato da un’improvvisa indisposizione di Dario Fo – ha reso nuovamente disponibili numerosi biglietti: un’occasione da non perdere per assistere allo spettacolo più famoso della coppia Fo-Rame.

Coloro che volessero essere rimborsati, invece, devono recarsi entro le ore 13.00 di domani, mercoledì 14 dicembre, presso la filiale della Banca popolare dell’Emilia Romagna in cui è stato acquistato il biglietto e chiederne l’annullamento con la restituzione dell’intero importo.

Per info: 059.2021093 - www.forumguidomonzani.it

fonte: modena2000.it

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[STAMPA] “Mistero Buffo” rinviato a domenica 18/12

dario fo e franca rameA causa di un’improvvisa indisposizione di Dario Fo, la seconda tappa modenese di “Mistero Buffo” prevista per oggi pomeriggio è stata rimandata a domenica 18 dicembre alle 18.00. L’appuntamento sarà sempre al Forum Guido Monzani di Modena (via Aristotele 33): rimane comunque valido il biglietto riportante la data di oggi (domenica 11 dicembre).

Coloro che volessero essere rimborsati devono recarsi entro e non oltre mercoledì 14 dicembre alle 13.00 presso la filiale della Banca popolare dell’Emilia Romagna in cui è stato acquistato il biglietto e chiederne l’annullamento con la restituzione dell’intero importo.

L’organizzazione si scusa con gli spettatori per l’imprevisto.

Per info: 059.2021093

fonte: sassuolo2000.it

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[STAMPA] Dario Fo ricorda il "collega" Nobel Salvatore Quasimodo con una testimonianza d´eccezione

 

MODICA - 09/12/2011
Una due giorni dedicata al Nobel con cerimonie al palazzo della Cultura e auditorium "Floridia"
Piero Guccione ha ricordato l´evento dei 110 anni della nascita del poeta con un originale ritratto di Quasimodo che sarà consegnato al Presidente della Repubblica.
Duccio Gennaro
All’insegna di Salvatore Quasimodo. Il Nobel per la letteratura modicano è tornato a casa grazie alla acquisizione permanente della sua collezione ormai ospitata al palazzo della Cultura.
Nonostante le inopportune punzecchiature del figlio del Nobel Alessandro, critico a prescindere nei confronti della città natale del padre, Salvatore Quasimodo è stato celebrato come forse meglio non si poteva grazie alla acquisizione della collezione e la successiva testimonianza di Dario Fo che in collegamento dalla sua casa milanese in video conferenza ha ricordato l’opera ed il lascito culturale del poeta.
Dario Fo non si è risparmiato fornendo dettagli della vita e dell’opera quasimodiana rispondendo alle domande poste da Oliviero Beha dal palcoscenico del nuovo auditorium «Pietro Florida" dove Angelo Di Natale ha condotto la serata. L’appuntamento, voluto congiuntamente dal Consorzio di Tutela del Cioccolato e dalla Fondazione Grimaldi sempre più impegnate nella promozione culturale in città, non è stato dunque una mera celebrazione ma una testimonianza piena di significato raccogliendo il plauso di un pubblico numerosissimo che ha affollato la sala dell’auditorium.
«Salvatore Quasimodo – ha ricordato Dario Fo – nei suoi anni milanesi era un critico molto temuto ed autorevole. Veniva in teatro a recensire gli spettacoli e tutti eravamo timorosi del suo giudizio. Quasimodo è stato un testimone della cultura italiana e si è disvelato, arrivando al Nobel, grazie alle sue traduzioni dal greco; si deve alle sue traduzioni dal greco, poi tradotte in svedese, il nuovo approccio con il mondo della poesia greca che da allora ha assunto un nuovo significato. C’è un punto di contatto tra di noi – ha ricordato il Nobel milanese – Quasimodo ha battuto nuove strade della poesia greca, io di quella italiana, entrambi ci siamo opposti alla suprema accettazione di conoscenze consolidate».
Ed a questo proposito Dario Fo ha lanciato un messaggio forte «Bisogna recuperare oggi il valore della cultura e far emergere le risorse e le energie dei nostri giovani». Dopo la lettura dei significativi messaggi inviati dal Presidente della Republica Giorgio Napolitano e dal Presidente del Senato, Vito Schifani, la serata ha visto la consegna, per il tramite del Prefetto di Ragusa al Presidente della Repubblica, su iniziativa del Consorzio del cioccolato artigianale di Modica attraverso il suo direttore Nino Scivoletto, del ritratto a matita del Nobel opera di Piero Guccione. Un disegno che arricchisce la collezione Quasimodo che rende omaggio al poeta per i 110 anni dalla nascita del poeta da parte del più importante pittore contemporaneo. fonte: corrierediragusa.it

 

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[STAMPA] 10 dicembre, Giornata del caffè 'sospeso': quando una tazzina può essere solidale

 

ultimo aggiornamento: 09 dicembre, ore 15:05
caffèRoma - (Ign) - La 'Rete del Caffè Sospeso' invita i bar e i locali d’Italia a riprendere l’antica usanza napoletana che consisteva nel lasciare un caffè ‘sospeso’ per chi non poteva permetterselo.
La solidarietà può passare anche attraverso una semplice tazzina. E' questa la filosofia alla base della 'Rete del Caffè Sospeso' - festival, rassegne e associazioni culturali in mutuo soccorso - che promuove il recupero nei bar e nei locali d'Italia di un'antica usanza napoletana che consisteva nel lasciare un caffè ‘sospeso’ per chi non poteva permetterselo. Chi era meno fortunato poteva trovare al bar un caffè in omaggio pagato da qualcuno che era venuto prima di lui. Un atto di comprensione e solidarietà. La 'Rete del Caffè Sospeso' (http://caffesospeso.wordpress.com/) è nata a Napoli il 14 novembre 2010 da 7 festival italiani che hanno deciso di unire le forze e fare rete scambiandosi idee, progetti e prodotti culturali per sopravvivere o addirittura crescere in tempi di crisi. In poco più di un anno di vita la Rete ha creato significativi scambi e condivisioni fra i 7 festival, ha ottenuto diverse nuove adesioni e ora ha deciso di istituire, in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, il 10 dicembre - Giornata del Caffè Sospeso. La Rete è sostenuta, tra gli altri, dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris e dalla band Têtes de Bois. Erri De Luca ha scritto: ''Mi associo all’offerta di un caffè sospeso, per il passante che si affaccia e chiede un benvenuto. Glielo lascio in caldo a ritirarlo quando vuole''. Così Franca Rame: ''Lascia un caffè pagato, fallo come se fossi tu stesso la persona che lo berrà. Un grazie da Franca Rame''. E Alex Zanotelli: ''Un caffè per rimettere al centro della vita dell’uomo la solidarietà''. L'abitudine è stata avviata anche al Bar Royal Cafè di Lampedusa nel periodo di maggior emergenza sbarchi, durante lo scorso inverno, quando numerosi giornalisti e lampedusani lasciavano un caffè sospeso ai migranti.
fonte: adkronos.com
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