lettera di Sergio Zini - gli sprechi delle forze armate

 In ogni buona famiglia che si rispetti esiste sempre qualcuno che gestisce il budget familiare, stabilendo le uscite in base alle entrate.
Sono 16 anni che mi trovo nella famiglia dei militari, la famiglia allargata come proferiscono i vari Comandanti nei molteplici discorsi al personale. Viene da chiedermi: “chi è il capo famiglia che gestisce le uscite all’interno delle FF.AA.?”.
Le risposte sono due:
-         O non esiste
-         O non sa gestire.
Perché faccio queste affermazioni?
I vari Generali tutti i giorni si raccomandano ai propri uomini di stringere la cinghia perché le risorse sono scarse, i tagli alle FF.AA. ci chiedono un sacrificio notevole.
Bene, anzi benissimo , ma se a tirare la cinghia siamo tutti , dal graduato appena arrivato al Capo di Stato Maggiore dell’Esercito.
Nella stessa famiglia che citavo all’inizio non può il figlio mangiare minestra e fagioli e il padre una bella aragosta, e magari proprio sotto gli occhi del bambino.
E’ assurdo sentir parlare di economizzare quando in una caserma della Brigata Paracadutisti Folgore sono stati spesi circa 800 euro per una foto compresa di cornice da consegnare a Michael Shumacher con scritto “grazie Michael”. Qualcuno può dire che la cifra è piccola, ma goccia dopo goccia riempiamo il mare.
È assurdo sentirsi dire in fase di rinnovo corredo di tenere con cura le policrome, visto che le prossime non si sa quando le consegnano. E allo stesso momento il Ministero della Difesa ha trovato i soldi per stipulare un contratto con una ditta civile per ripiegare i paracadute alla Brigata paracadutisti, quando da decenni questo lavoro viene fatto da militari qualificati ripiegatori.
Forse quest’ultimi costano più delle ditta civile? Non potevamo continuare a svolgere il compito di ripiegare i paracadute noi militari risparmiando così quei soldi ?
È assurdo vedere aumentato lo stipendio dei dirigenti ( colonnelli e generali) del 2,23% circa per l’inflazione annua. Forse per i sottufficiali non esiste l’inflazione o per gli stessi non ci sono i soldi in finanziaria per aumentare lo stipendio……?
È assurdo che i nostri dirigenti percepiscono l’indennità di dirigenza e in aggiunta a questa hanno circa 150 ore di straordinario da poter usufruire nell’arco dell’anno, quando un vice capo di gabinetto di una Prefettura, anch’esso dirigente , percepisce solamente l’indennità e non lo straordianario.
Cari colleghi queste mie righe non devono essere prese come polemica, ma se dobbiamo stringere la cinghia, deve essere strinta dal primo all’ultimo e invito tutti voi a segnalare su questo sito quello che non va.
 
 
 
Pisa,27 Novembre 2006
 
 
 
Il Resp. Sez. Esercito
Per l’Osservatorio Militare
Sergio ZINI


INTERVENTO DI FRANCA RAME IN AULA SUL RIFINANZIAMENTO DELLA MISSIONE IN AFGHANISTAN

Signor Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, l'Italia è da anni impegnata nelle missioni di pace: PACE E GUERRA HANNO ORMAI LO STESSO SIGNIFICAT.
Guerre, con munizioni non convenzionali all'URANIO IMPOVERITO: centinaia di migliaia di vittime civili e militari sono state contaminate in Paesi che si volevano liberare, come i Balcani, l'Iraq e l'Afghanistan.  
I nostri soldati sono stati esposti senza protezione alla contaminazione: hanno operato in quei luoghi con la stessa divisa che indossavano in Italia, a mani nude, respirando la terra sollevata dai carri armati. I militari americani e inglesi portavano tute speciali, maschere e guanti.  
Sono membro della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito. Dati forniti dall'Osservatorio militare: 45 morti, quelli che si conoscono, 515 gravemente ammalati, alcuni terminali, tumori, leucemie ecc. (rivolgendosi al ministro Parisi, presente in aula) signor Ministro... completamente abbandonati dal nostro Governo!  
C'è da non crederci: né cure, né pensioni, famiglie rovinate, MADRI IMPAZZITE! 
Un'altissima percentuale di militari al rientro dall'Afghanistan, è notizia di pochi giorni, dopo i risultati alterati delle analisi, sono stati operati alla tiroide per limitare i danni della contaminazione. Che futuro avranno?
QUESTO CINISMO, QUESTO CINICO DISINTERESSA PER LA VITA UMANA FA VERAMENTE PAURA!
Oggi si chiede un <<SI'>> al rifianziamento delle missioni. Il <<NO>>  è chiaramente nella mia testa, nel mio sentire.
Soldati, tutti a casa!
Ma oggi ci troviamo con le bizzarre e contraddittorie astensioni di una parte dell'opposizione. In più, non posso dimenticare che ho preso un impegno con i molti che mi hanno votato: sostenere il Governo Prodi. Quindi, con non pochi problemi di coscienza, voto SI'.
CHIEDO PERO' CHE UNA LEGGE EUROPEA CONDANNNI CHI UTILIZZA ARMI INQUINANTI A PAGARE I DANNI CAUSATI AI CIVILI, MILITARI E AMBIENTE.  
Cindy Sheehan, la madre americana che ha perso un figlio in Iraq, è riuscita a mobilitare gran parte dell'America contro la guerra di Bush per il petrolio.
Aspetto il giorno in cui TUTTE LE DONNE DEL PARLAMENTO ITALIANO, in quanto DONNE E MADRI, si ribellino alla guerra che i governanti hanno nel loro DNA, votando un bel NO alle cosiddette missioni di pace, una pace che per ora non ha portato NE' LIBERAZIONE NE' DEMOCRAZIA, MA SOLO MISERIA, DOLORE E MORTE.  
Di una certa importanza è il costo delle missioni in Afghanistan: dal 2002 ad oggi 300 milioni di euro a semestre; in totale 3 miliardi e 300 milioni, mentre gli aiuti alle popolazioni ammontano a 280 milioni.
Mi auguro, inoltre, che il nostro Governo si impegni per la liberazioni del manager di Emergency, sequestrato dai servizi segreti afgani e dell'interprete di Daniele Mastrogiacomo. (Applausi dai Gruppi RC-SE, IU-Verdi-Com e Ulivo. Congratulazioni).  

 

 
 
 
 
 


Spreco Nassiriya

di Gianluca Di Feo, L'Espresso (11 maggio 2006)
Cento milioni di spese militari per ogni milione di aiuti. Fondi record al Sismi e alla Croce rossa. Risultato: la missione in Iraq ha inghiottito oltre un miliardo e mezzo di euro
 

 
 
Abbiamo speso più per gli 007 che per gli aiuti. È il paradosso più grande della missione italiana in Iraq, una spedizione nata per favorire la ricostruzione del Paese dopo gli anni della dittatura di Saddam Hussein e soprattutto per dare sollievo alla popolazione stremata da embargo e combattimenti. Doveva essere una missione umanitaria: invece a Nassiriya l'Italia ha investito più negli agenti segreti che nel sostegno agli iracheni. Nei primi sei mesi del 2006 il bilancio approvato dal governo per l'operazione Antica Babilonia prevede 4 milioni di euro di aiuti e ben 7 milioni "per le attività di informazioni e sicurezza della presidenza del Consiglio dei ministri", ossia per gli inviati del Sismi. E la stessa cosa è avvenuta sin dall'inizio: in tre anni l'intelligence ha ottenuto circa 30 milioni di euro mentre per "le esigenze di prima necessità della popolazione locale" ne sono stati stanziati 16. Un divario inspiegabile, che sembra mostrare l'Italia più interessata allo spionaggio che al soccorso di quei bambini per i quali era stata decisa la partenza di un contingente senza precedenti: oltre 3.500 militari con mille veicoli.
 

 
 
Ma a leggere i dati contenuti nella monumentale relazione pubblicata sul sito dello Stato maggiore della Difesa, tutta l'operazione Antica Babilonia appare come una voragine, che inghiotte finanziamenti record distribuendo pochissimi aiuti. O meglio, i conti mettono a nudo la realtà che si vive a Nassiriya: non è una missione di pace, ma una spedizione in zona di guerra. Finora infatti sono stati stanziati 1.534 milioni di euro, poco meno di 3 mila miliardi di vecchie lire, per consegnare alla popolazione della provincia di Dhi-Qar poco più 16 milioni di materiale finanziato dal governo: un rapporto di cento a uno tra il costo del dispositivo militare e i beni distribuiti. In realtà, però, la spesa totale per le forze armate italiane a Nassiriya è addirittura superiore a questa cifra: tra stipendi, mezzi distrutti ed equipaggiamenti logorati dal deserto la cifra globale calcolata da 'L'espresso', consultando alcuni esperti del settore, si avvicina ai 1.900 milioni di euro.
 

 
 
Intelligence a go-go Su tutte le pagine del rapporto dello Stato maggiore Difesa, disponibile sul sito web, è stampata la dicitura: 'Il presente documento può circolare senza restrizioni'. Solo nelle ultime 20 pagine questo timbro non compare. Ed è proprio nella nota finale sugli aspetti finanziari di Antica Babilonia che compaiono le notizie più delicate. A partire dalla voce: 'Attività di informazioni e sicurezza della PCM', ossia della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta dei fondi extra consegnati agli agenti del Sismi che operano in Iraq: non si sa se lo Stato maggiore li abbia indicati per voto di trasparenza, per errore o per una piccola mossa perfida. Di fatto, finora le disponibilità degli 007 erano un mistero, oggetto di grandi illazioni soprattutto per quanto riguarda la gestione dei sequestri di persona. Da anni si discute delle riserve usate dalla nostra intelligence per comprare informatori o per eventuali riscatti pagati durante i rapimenti. Adesso queste cifre permettono di farsi qualche idea del costo dei nostri 007 in azione. Per i primi sei mesi del 2003, purtroppo, lo Stato maggiore non è illuminante: la provvista è mescolata assieme alle spese di telecomunicazioni, quelle dei materiali per la guerra chimica e quella per il trasloco delle truppe. In totale poco meno di 35 milioni. Facendo il confronto con i bilanci dei semestri successivi, si potrebbe ipotizzare che al Sismi siano andati circa 4 milioni di euro. In ogni caso, gli stanziamenti diventano poi espliciti: 9 milioni nel 2004, 10 milioni nel 2005, 7 milioni già disponibili per i primi sei mesi di quest'anno. Una somma compresa tra i 50 e i 60 miliardi di vecchie lire, destinata soltanto a coprire i sovrapprezzi delle missioni top secret in territorio iracheno, a ricompensare gli informatori e, verosimilmente, alla gestione dei sequestri di persona. Quelle operazioni che hanno determinato il ritorno a casa di sei ostaggi, grazie anche al sacrificio del dirigente del Sismi Nicola Calipari. Un ultimo dato: dalla stessa relazione dello Stato maggiore apprendiamo che il Sismi ha avuto altri 23 milioni e mezzo per la missione in Afghanistan. Anche in questo caso, la dote degli 007 supera di gran lunga il valore dei beni distribuiti alla popolazione.
 

 
 
La lontananza è cara Le voci trasporti e telecomunicazioni della spedizione hanno importi choc. Per i viaggi avanti e indietro dei reparti, dei rifornimenti e degli equipaggiamenti, sono stati spesi finora 125 milioni di euro. Ogni quattro mesi infatti le brigate impegnate a Nassiriya vengono sostituite: devono tornare in Italia con le loro dotazioni di materiali e armi leggere. Veicoli e scorte invece restano sempre in Iraq, salvo quando il logoramento impone di rimpiazzarli. Sorprendente anche la 'bolletta del telefono': 11 milioni in 18 mesi. Non si tratta delle chiamate a casa dei soldati o dei carabinieri, ma del flusso di telecomunicazioni via satellite per l'attività dei militari: i contatti con l'Italia, quelli con i comandi alleati e molte delle trasmissioni radio sul campo. Pesante pure il capitolo 'Croce rossa italiana': si tratta di oltre 32 milioni di euro. E riguardano il solo ospedale di Nassiriya, quello che fornisce assistenza medica ai nostri militari. Questa struttura ha soltanto come scopo secondario l'attività in favore della popolazione locale: 450 ricoveri in tre anni. Nel 2003 la Croce rossa aveva a Nassiriya 85 persone, poi scese a 70: dall'inizio della missione si tratta di una spesa media per ogni operatore sanitario di oltre 400 mila euro. Perché? La risposta ufficiale chiama in causa le indennità straordinarie e le difficoltà di trasferire medicinali e apparecchiature. L'ospedale da campo creato a Baghdad nel 2003, invece, era finanziato con i fondi del ministero degli Esteri: il costo era ancora più alto, ma i pazienti erano tutti iracheni.
 

 
 
Farnesina tecnologica La quota più consistente dei fondi destinati alla rinascita dell'Iraq viene gestita dalla Farnesina: 103 milioni di euro. La fetta maggiore è stata inghiottita dall'ospedale di Baghdad e dalla difesa dell'ambasciata. Ci sono poi numerose iniziative ad alta tecnologia, tutte realizzate in Italia e alcune di discutibile utilità: 5 milioni per la rete telematica Govnet che dovrebbe connettere i ministeri di Bagdad; 800 mila euro per la ricostruzione virtuale in 3D del museo di Bagdad. I programmi di formazione invece prevedono che il personale iracheno frequenti dei corsi in Italia: una procedura sensata quando si tratta di lezioni per dirigenti o tecnici di alto livello, forse meno quando comporta il trasferimento a Roma di 30 orfani destinati a imparare il mestiere di falegname, barbiere o sarto. Più concreti gli interventi gestiti dal Ministero attraverso la Cooperazione per la ricostruzione dell'agricoltura, del sistema scolastico e di quello ospedaliero: ma nei primi 18 mesi nella regione di Nassiriya erano stati realizzati progetti per soli 3,7 milioni.
 

 
 
Armata ad alto costo Tra aiuti diretti consegnati dai militari e progetti, concreti o virtuali, della Farnesina in tutto sono stati stanziati 119 milioni di euro. Secondo lo Stato maggiore, per il contingente armato finora sono stati messi a disposizione 1.418 milioni di euro. Ma è un stima parziale: non tiene conto del costo degli stipendi, del logoramento dei mezzi, di molte delle parti di ricambio. Non tiene conto dell'elicottero distrutto in missione, dei dieci veicoli Vm90 annientati negli attacchi, delle munizioni esplose, della base dei carabinieri cancellata dall'attentato del 2003. Non tiene conto del terribile bilancio di vite umane: 22 tra carabinieri e soldati caduti e 61 feriti in azione, altri sette morti e sette feriti in incidenti. In più un civile ammazzato nella strage del 12 novembre 2003 e un altro ferito. Un sacrificio giustificato dai risultati? Di sicuro, non si può chiamarla una missione di pace. Nei quattro mesi 'più tranquilli' i parà della Folgore hanno distribuito beni o avviato progetti pari a 4 milioni di euro, finanziati dal governo o da istituzioni e aziende italiane: in più hanno vigilato sulla nascita di iniziative internazionali per altri 6 milioni di dollari. Nella fase di crisi della battaglia dei ponti, invece la brigata Pozzuolo del Friuli si è fermata a meno di 4 milioni di dollari tra attività portate a termine o soltanto avviate. Ormai è difficile anche controllare a che punto sono i lavori nei cantieri: ogni sortita è pericolosa. Per questo il comando di Nassiriya ha ipotizzato di usare gli aerei-spia senza pilota, i Predator, che con le telecamere all'infrarosso possono verificare se i macchinari sono accesi o se i manovali ingaggiati dalla Cooperazione stanno perdendo tempo. Certo, si potrebbe affidare la sorveglianza alle autorità irachene: grazie a un programma della Nato abbiamo addestrato 2.600 soldati e 12 mila poliziotti locali. Eppure tanti uomini in divisa non sono bastati a impedire che un'imboscata venisse messa a segno a pochi metri dal commissariato più importante.
 

 
 
Aiuti oltre i limiti Soldati e carabinieri escono ancora dalla loro base per sostenere la popolazione. Prima della strage del 2003 lo facevano molto di più: fino a quel momento la brigata Sassari aveva percorso un milione e 900 mila chilometri; dopo di loro i bersaglieri della Pozzuolo del Friuli ne hanno macinati solo 460 mila. C'è un dato che fotografa la situazione meglio di ogni altra analisi: poco meno di 2 milioni di chilometri totalizzati dalle colonne dell'Esercito in quattro mesi prima dell'attentato, altrettanti percorsi nei 24 mesi successivi. Eppure, nonostante i rischi altissimi testimoniati dall'attacco costato la vita a due carabinieri e un capitano dell'Esercito, i nostri militari non rinunciano a condurre le attività umanitarie. Cercano di costruire scuole e ambulatori, forniscono macchine ai laboratori artigianali e all'unica raffineria. Per evitare imboscate, lo fanno di sorpresa: arrivano nei villaggi all'improvviso, scaricano doni e materiali, poi ripartono. Se invece c'è qualche cerimonia ufficiale, tutta l'area viene presidiata in anticipo con cecchini e blindati. Insomma: una situazione di guerra. Ma nessuno si sottrae ai pericoli. Anzi, tutti i reparti fanno più del necessario. Prima di partire per l'Iraq, c'è una sorta di questua tra istituzioni locali e aziende della zona dove ha sede la brigata per raccogliere aiuti da distribuire: spesso i reparti mettono insieme una quantità di merci superiore ai fondi governativi. Inoltre in occasioni particolari, ci sono collette tra i soldati per acquistare riso o medicinali. O iniziative straordinarie, come quella della famiglia del maresciallo Coletta, una delle vittime del la strage del novembre 2003, che ha mandato un container di farmaci per un ospedale pediatrico. Ma a tre anni dalla caduta di Saddam ha ancora senso rischiare la vita di 20 militari per consegnare un camion di riso e medicine?
 

 
 
 
 
 


Intervento di Franca Rame sul rifinanziamento della Missione in Afghanistan

Intervento della Senatrice Franca Rame nella seduta n° 130 del 27 Marzo 2007.

Intervento della senatrice Franca Rame a seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 Gennaio 2007, n.4, recante proroga della partecipazione italiana a missioni umanitarie e internazionali.
Nel suo discorso, Franca Rame chiede una legge europea capace di condannare gli utilizzatori di armi inquinanti a pagare i danni alle vittime delle guerre. e chiude chiedendo la liberazione del manager di Emergency e del traduttore Afghano di Daniele Mastrogiacomo.


CARI BUGIARDI DELLA “FASE DUE”,CHE FINE HA FATTO LA FASE UNO?di marco travaglio


 “Dobbiamo avere il coraggio di stupire” (Romano Prodi, Ansa, 4-6-2006)
 

 

 

“Stiamo mantenendo gli impegni del programma elettorale” (Romano Prodi, Ansa, 1-10-2006).
  

 

Governo extralarge
 

 
 
 

Il centrodestra batte ogni record, con uno spreco di denaro pubblico.Tra ministri, vice ministri e sottosegretari ci si avvicina a quota 100: più generali che soldati” (Maurizio Migliavacca, coordinatore segreteria Ds, sui 72 tra sottosegretari e viceministri del Berlusconi-bis, Ansa, 26-4-2005)
 

 
 
 

“Avete messo in piedi un governo che, se possibile, è peggio di quello di prima imbarcando più di 100 persone tra ministri e sottosegretari” (Alfonso Pecoraro Scanio,Verdi, “SEMPRE SUL BERLUSCONI BIS” Ansa,28-4-2005)
 

 
 
 

“Leggo la tesi numero 9 del nostro programma, dove è scritto: ‘Ridurre i ministeri e i ministri’. Noi poniamo il problema dell’accorpamento dei ministeri e chiediamo che il governo eserciti la delega Bassanini per operare questa riforma.Penso che l’Ulivo possa, anche da questo punto di vista, rappresentare un modo nuovo di governare” (Massimo D’Alema, Ansa, 13-5-98).
 

 
 
 

“Sono 102 i componenti del governo, con la nomina dei tre nuovi sottosegretari decisa oggi dal Consiglio dei ministri presieduto da Romano Prodi” (Ansa, 9-6-2006).
 

 
 
 

Guerra, anzi pace
 

 
 
 

“L’Italia non è autorizzata a fare le guerre: e quella in Iraq è una guerra non decisa dall’Onu nè dall’Unione Europea nè dalla Nato. La nostra Costituzione non prevede che partecipiamo a  guerre unilaterali o preventive e quindi credo che il governo debba risponderne” (Massimo D’Alema, Ansa, 17-5- 2004).
 

 
 
 

“Ci hanno detto che i militari partivano per una missione umanitaria e ora ci troviamo coinvolti in un conflitto. A questa situazione il governo deve dirci cosa si può fare per determinare una svolta, altrimenti il Paese si trova in guerra senza che il Parlamento lo abbia deciso e in aperta violazione dell’articolo 11 della Costituzione” (Massimo D’Alema, Ansa, 7-4-2004).
 

 
 
 

“Voteremo sì alla missione in Libano a condizione che la maggioranza abbia l’onestà intellettuale di sottolineare che le nostre missioni in Iraq e in Afghanistan erano di pace” (Gianfranco Fini, Ansa, 10-9-2006).
 

 
 
 

“Noi abbiamo ritenuto e riteniamo l’intervento in Iraq un errore politico ed è assurdo che dobbiamo fare l’autocritica sull’Iraq. Resta netto il nostro giudizio politico sull’intervento in Iraq. Il dissenso fu proprio nel giudizio sulla situazione: lì stava cominciando la guerra e i nostri soldati si sono trovati in guerra” (Massimo D’Alema, ministro degli Esteri, Ansa, 13-9-2006).
 

 
 
 

“E’ evidente che dall’attuale maggioranza non può arrivare un sostegno ex-post alla politica estera del governo Berlusconi e in particolare alla missione in Iraq contro la quale votammo allora. E’ una pretesa inaccettabile: si pretende ex-post un voto a favore del governo Berlusconi” (Massimo D’Alema, Ansa, 6-9-2006).
 

 
 
 

“La Camera esprime apprezzamento nei confronti delle forze armate pere lo spirito umanitario e di pace, sempre in linea con i valori espressi dall’articolo 11 della Costituzione e impegna il governo a sostenerne l’operato” (mozione concordata da Fini e D’Alema e votata da Cdl e Unione, salvo la Lega, 27-9-2006).
 

 
 
 

Meno tasse, anzi di più
 

 
 
 
“Tremonti inventa cose su di noi, facendoci passare per tassatori. E’ delinquenza politica, tutto falso. Nessuno ha mai parlato di aliquote. Noi non prevediamo un aumento del peso fiscale, ma un riequilibrio senza aumenti di imposte. Siamo per una tassazione leggera” (Romano Prodi, Ansa, 21 e 30-3-2006).
 

 
 
 

“Non vi metteremo le mani nelle tasche: le troveremmo vuote.L’ Unione non aumenterà le tasse”(Romano Prodi,Ansa,1-4-2006).
 

 
 
 

“Più tasse? Ma che, siamo matti? E’ una balla assoluta. Non se ne parla nemmeno” (Francesco Rutelli, Ansa, 30-3-2006).
 

 
 
 

“L’Unione lascerà stabile l’Irpef” (Enrico Letta, Ansa, 17-3- 2006).
 

 
 
 

“Aumentare il gettito scovando le risorse dall’evasione, senza aumentare le aliquote… Il governo non aumenterà le tasse, anzi cercherà di abbassarle” (Vincenzo Visco, 29-6-2006).
 

 
 
 

“Non vogliamo stangare nessuno. Le tasse vogliamo ridurle, non certo aumentarle” (Massimo D’Alema, 26-3-2006).
 

 
 
 

“L’intenzione del governo è di non aumentare il carico fiscale né le aliquote” (Pierluigi Bersani, Ansa, 5-7-2006)
 

 
 
 

“E’ falso che aumenteremo le tasse. La pressione fiscale non dev’essere ulteriormente aumentata” (Piero Fassino, Ansa, 29-3-2006).
 

 
 
 

“La proposta che facciamo di revisione delle aliquote Irpef è equa e giusta: con le nuove aliquote chi è sotto i 40 mila euro è beneficiato; invece si chiede un po’ di più a chi sta sopra i 40 mila euro” (Piero Fassino, Ansa, 27-10-2006).
 

 
 
 

“Il governo Prodi alza le tasse sui redditi alti” (Financial Times, 2-10-2006).
 

 
 
 

Telecomiche
 

 
 
 

“Alle dimissioni non ci penso proprio” (Angelo Rovati, consigliere economico di Prodi, 15-9-2006).
 

 
 
 

“Rinuncio al mio incarico di consigliere politico ed economico di Palazzo Chigi” (Angelo Rovati, 18-9-2006).
 

 
 
 

“Il governo in Parlamento a riferire su Telecom? Ma siamo matti?” (Romano Prodi, 15-9-2006).
 

 
 
 

“Sul caso Telecom dovrà presentarsi il ministro che ha responsabilità sulle telecomunicazioni” (Romano Prodi, 17-9-2006).
 

 
 
 

“Del caso Telecom parlerò io alla Camera il 28 settembre” (Romano Prodi, 19-9-2006).
 

 
 
 

“Non andrò al Senato, ma solo alla Camera il 28 settembre. Il presidente del Consiglio non va mai due volte in Parlamento per lo stesso argomento” (Romano Prodi, 20-9-2006).
 

 
 
 

“Il presidente del Consiglio, Romano Prodi, interverrà al Senato sulla vicenda Telecom. Lo rende noto un comunicato del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Vannino Chiti. La data dell’intervento è ancora da definire: sarà decisa in base agli impegni del premier” (Ansa, 21-9-2006).
 

 
 
 

Niente conflitto, solo interessi
 

 
 
 
“Dobbiamo colmare una profonda lacuna, adeguando l’ordinamento italiano a quello di altre grandi democrazie occidentali, attraverso un modello di provata efficacia e di sicuro equilibrio che mira a prevenire l’insorgere di conflitti di interessi tra gli incarichi istituzionali (sia nazionali che locali) e l’esercizio diretto di attività professionali o imprenditoriali o il possesso di attività patrimoniali che possano confliggere con le funzioni di governo. Gli strumenti che utilizzeremo sono: la revisione del regime delle incompatibilità; l’istituzione di un’apposita autorità garante; l’obbligo di conferire le attività patrimoniali a un blind trust” (“Per il bene dell’Italia. Programma di governo 2006-2011”, aprile 2006).
 

 
 
 

“Non si fanno leggi ad personam, c’è solamente un principio di democrazia. La nostra legge sul conflitto d’interessi non è fatta contro Berlusconi, ma stiamo parlando di una legge che hanno tutti i paesi democratici. Chi decide le sorti di un paese non può godere di decisioni che lui stesso prende. Non abbiamo nulla contro Berlusconi o contro Mediaset, ma stiamo parlando della maestà della legge. Chi ha una carica non può avere determinati interessi influenzati da quella stessa carica. L’ex cancelliere  Kohl disse un giorno che un uomo ricco non può fare politica. Io non arrivo a questo punto, ma penso sia un’affermazione di grande saggezza” (Romano Prodi, Ansa, 28-3-2006).
 

 
 
 

“Caro Cavaliere, lei è come Ceausescu: anche lui, in Romania, controllava tutte le tv” (Massimo D’Alema, 2-8-94).
 

 
 
 

“Faremo capire al signor Berlusconi, e ai lanzichenecchi che lo circondano, che il Parlamento deve affrontare con assoluta urgenza il tema del conflitto d’interessi e dell’antitrust” (Massimo D’Alema, 8-10-94).
 

 
 
 

“Non riconoscerei Berlusconi come premier legittimo nemmeno se vincesse le elezioni. Non potrebbe avere l’incarico, perché c’è un conflitto d’interessi non risolto”(Massimo D’Alema, 23-9-95).
 

 
 
 

“Berlusconi sa benissimo che se vuole un accordo per le riforme deve accettare l’antitrust, una legge sul conflitto d’interessi, una riforma della Rai, perché per noi questi sono aspetti essenziali di una democrazia” (Massimo D’Alema, 1-2-96).
 

 
 
 

“Mediaset è un patrimonio del Paese. Sarebbe grave se venisse venduta” (Massimo D’Alema, 30-10-98).
 

 
 
 

“Una legge sul conflitto d’interessi va fatta, ma senza  l’ossessione di Berlusconi”(Massimo D’Alema,Ansa, 31-8-2006)
 

 
 
 

“Legge sul conflitto d’interessi? E’ uno sbaglio, lasciamo perdere. Garantisco io, Mediaset non verrà penalizzata. Mi propongo come forza di interposizione fra la maggioranza e Mediaset” (Clemente Mastella, Ansa, 3-9-2006).
 

 
 
 

“Niente vendite forzose delle aziende, si tratta di migliorare e perfezionare la legge Frattini” (Luciano Violante,Ds, 13-9-2006)
 

 
 
 

“Il 30 novembre, alla Corte di Giustizia del Lussemburgo, si è tenuta l’udienza per discutere dell’illegittimità della Gasparri e dell’annosa vicenda di Europa 7. L’Avvocato dello Stato Paolo Gentili, a nome dell’attuale governo, ha riconfermato la linea difensiva voluta dal precedente governo Berlusconi e, quindi, ha difeso la legge Gasparri. La nostra delusione è stata veramente grande. Mai avremmo immaginato, dopo tutto quello che abbiamo dovuto subire, di dover assistere anche a questo” (Francesco Di Stefano, editore di Europa7, Ansa, 4-12-2006).
 

 
 
 

Disordinamento giudiziario
 

 
 
 
“La legge Castelli sull’ordinamento giudiziario è da cancellare” (Romano Prodi nel libro intervista con Furio Colombo “Ci sarà un’Italia”, Feltrinelli, ottobre 2005).
 

 
 
 

“Dobbiamo rimuovere tutti gli aspetti del nuovo ordinamento in stridente contrasto con i principi costituzionali e, ove necessario, intervenire con provvedimenti di sospensione dell’efficacia di quelle norme della legge delega (o dei decreti attuativi) che potrebbero ledere il principio di unità, uguaglianza e parità di trattamento… L’ordinamento giudiziario approvato dal centrodestra definisce una figura di magistrato non in linea con l’autonomia e l’indipendenza della magistratura e incide negativamente sulla celerità ed efficienza della giustizia … Sì Intendiamo eliminare la gerarchizzazione negli uffici della magistratura inquirente prevista dal nuovo ordinamento giudiziario” (“Per il bene dell’Italia. Programma di governo 2006-2011”, aprile 2006).
 

 
 
 

“Occorre sospendere l’efficacia dei decreti di attuazione dell’ordinamento giudiziario e modificare le norme sulle carriere, l’accesso alla magistratura, i concorsi. Sarà inoltre necessaria una nuova legge per il Csm riportando a 30 il numero dei componenti“ (Massimo Brutti, Ansa, 13-1-2006).
 

 
 
 

“Una delle prime misure da prendere è sospendere i decreti delegati attuativi della riforma dell’ordinamento giudiziario, per un tempo congruo, meno di un anno, e in quel lasso di tempo presentare una vera riforma” (Piero Fassino, Ansa, 14-1-2006).
 

 
 
 

“Il centrosinistra azzererà la riforma dell’ordinamento giudiziario e sospenderà l’efficacia dei decreti attuativi per il tempo necessario per poter fare una nuova legge. La riforma, che è in contrasto con la Costituzione, va azzerata e sostituita con nuove norme. Si può far presto, perchè ci sono già proposte alternative su tutti gli aspetti toccati dalla legge Castelli” (Massimo Brutti, Ansa, 26-2-2006).
 

 
 
 

“I decreti attuativi della riforma dell’ordinamento giudiziario vanno sospesi per un anno, il tempo necessario per fare una nuova normativa” (Giuseppe Fanfani, responsabile giustizia Margherita, 26-2-2006)
 

 
 
 

“Il nostro è un atto di saggezza parlamentare che non decompone quanto c’è, ma lo sottopone al giudizio di maggioranza e opposizione” (Clemente Mastella, ministro della Giustizia, Il Campanile, 13-6-2006).
 

 
 
 

“Giustizia, via alle nuove Procure. Fra il 18 e il 19 giugno, entra in vigore la prima parte della riforma Castelli sull’ordinamento giudiziario. Tutti i poteri ai capi, vietato ai pm parlare con la stampa” (la Repubblica, 15-6-2006).
 

 
 
 

“Al cittadino importa poco dei nostri dibattiti: chiede giustizia quando va in tribunale e la chiede in tempi rapidi” (Clemente Mastella, ministro della Giustizia, Il Messaggero, 11-6-2006).
 

 
 
 

“Sulla riforma della giustizia abbiamo bisogno dell’apporto di maggioranza e opposizione. Un compromesso giusto e sano, dal quale nessuno esce sconfitto” (Clemente Mastella, 28-9-2006).
 

 
 
 

“Modifiche bipartisan, via libera sulla Giustizia. Voto unanime sul maxiemendamento alla Castelli, il ddl Mastella passa con i voti dell’Unione. Sull’azione disciplinare, accolte le richieste del Polo. Così la Cdl ha salvato pezzi della sua legge sull’ordinamento giudiziario” (Corriere della sera, 5-10-2006).
 

 
 
 

“L’accordo fra Unione e Cdl sull’ordinamento giudiziario è frutto della volontà del governo, dell’intelligenza politica dei gruppi di maggioranza e opposizione” (Anna Finocchiaro, capogruppo Unione al Senato, 28-9-2006).
 

 
 
 

“L’accordo è uno scatto di orgoglio del Parlamento contro la magistratura militante” (Roberto Castelli,Lega Nord,28-9-2006).
 

 
 
 

“Solo tre ex Dc come me, Mastella e Mancino, che abbiamo vissuto la stagione di Mani Pulite, potevamo riuscire là dove la Bicamerale ha fallito” (Francesco D’Onofrio, Udc, 28-9-2006).
 

 
 
 

“E’ una nostra vittoria” (Renato Schifani, FI, 28-9-2006).
 

 
 
 

Meno s’intercetta, meglio è
 

 
 
 
“Sulle intercettazioni non occorre un provvedimento del governo” (Massimo Brutti, Ds, la Repubblica, 20-8-2005).
 

 
 
 

“Non accetteremo alcuna convergenza sul ddl Berlusconi che limita il ricorso alle intercettazioni. Il centrodestra vuole approfittare del polverone per indebolire i poteri di indagine, frenare i procedimenti penali,rendere più difficile l’accertamento di responsabilità, specie a carico dei soliti noti” (Massimo Brutti, responsabile giustizia Ds, Ansa, 13-1-2006).
 

 
 
 

“Il ddl Mastella sulle intercettazioni approvato ieri dal governo Prodi introduce sanzioni pecuniarie e carcere per i giornalisti che le pubblicano. Forti limiti alla possibilità di intercettare per i magistrati oltre i 3 mesi” (dai quotidiani del 5-8-2006).
 

 
 
 

Mani Punite
 

 
 
 
“Quelli che rubano bisogna metterli in galera. Purtroppo questo non si può fare perché la maggioranza, in genere, li protegge. Questo è il vero scandalo che i giornali dovrebbero denunciare e invece non lo fanno, per complicità” (Massimo D’Alema, 24-10-1988).
 

 
 
 

“Dietro questa operazione (la nascita di Forza Italia, ndr) c’è tutto il vecchio centro politico che scalpita: quello presentabile e quello compromesso, acquattato in seconda fila, fino alla prossima amnistia” (Massimo D’Alema, 26-1-1994).
 

 
 
 

“La magistratura ha disvelato e spezzato un intreccio perverso tra politica e affari, e in qualche caso tra politica, affari e criminalità che avvolgeva il Paese. Penso che il Paese voglia che quest’opera di verità, prima ancora che di giustizia, venga portata a compimento” (Massimo D’Alema, 24-1-1996).
 

 
 
 

“Penso che sia ingiusto attaccare Di Pietro e il Pool di Milano, perché questi magistrati hanno reso un grande servizio al Paese” (Massimo D’Alema, 20-7-1997).
 

 
 
 

“Su Tangentopoli capisco i sentimenti di una parte di quello che viene definito il popolo della sinistra… C’è chi ha visto nell’azione della magistratura una sorta di riscatto… Ebbene, mi dispiace, ma allora come oggi non sono mai riuscito a partecipare di quel sentimento, perché ho sempre avuto in spregio il giustizialismo, e sono rimasto fedele ai miei ideali della giovinezza. Sono rimasto un libertario” (Massimo D’Alema, Il Riformista, 11-9-2006).
 

 
 
 

Anticorruzione, si fa per dire
 

 
 
 
“Bisogna innanzitutto combattere la corruzione, fenomeno ancora vivo, come prova il 42° posto che l’Italia ha ottenuto nel 2004 nella classifica di Transparency International… Maggiore attenzione sia ai reati connessi all’attività amministrativa, come la corruzione, sia alla criminalità economica, che falsa le condizioni di concorrenza e di mercato” (“Per il bene dell’Italia. Programma di governo 2006-2011”, aprile 2006).
 

 
 
 

“L’Ulivo decide di non cambiare. L’indulto non sarà modificato in aula. Il provvedimento di clemenza di 3 anni comprenderà anche i reati contro la Pubblica amministrazione, da corruzione a concussione, da abuso d’ufficio a reati finanziari, societari e fiscali” (Ansa, 20-7-2006).
 

 
 
 

“I reati contro la pubblica amministrazione, quelli finanziari e la corruzione non hanno la stessa forza offensiva di violenza sessuale, terrorismo, mafia,  sequestro di persona, pedofilia” (Massimo Brutti, Ds, la Repubblica, 24-7-2006).
 

 
 
 

Indulto, inciucio, insulto
 

 
 
 
“Ecco le prime misure che i Ds intendono far divenire ‘programma giudiziario’ condiviso da tutta la coalizione: far tabula rasa della ex Cirielli, della Pecorella e della legge sul falso in bilancio, congelare la prescrizione a partire dalla prima sentenza di condanna. E, nel contempo, realizzare nuove e più moderne prigioni” (Ansa, 14-1-2006).
 

 
 
 

“Il Senato approva definitivamente l’indulto”(Ansa, 29-7-2006).
 

 
 
 

“L’indulto di 3 anni comporterà,nell’immediato,la scarcerazione di 12.756 persone” (Clemente Mastella, Ansa, 27-6-2006).
 

 
 
 

“Fino a ieri 24.413 detenuti erano usciti grazie all’indulto in tutta Italia, di cui 1.473 sono rientrati in carcere per recidiva. Se i recidivi mantengono un trend di 650 ingressi al mese, nel giro di un anno e mezzo le carceri torneranno a essere sovraffollate come prima” (Leo Beneduci, segretario dell’Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria, Ansa, 3-11-2006).
 

 
 
 

“Non c’è stato alcun detenuto scarcerato con l’indulto che avesse rapporti col terrorismo” (Clemente Mastella, la Repubblica, 4-8-2006)
 

 
 
 

“Sospetti di fiancheggiamento al terrorismo islamico sono stati scarcerati con l’indulto. Li teniamo sotto controllo per espellerli in base alla legge antiterrorismo” (Giuliano Amato, ministro dell’Interno, la Repubblica, 4-8-2006).
 

 
 
 

Tutti per uno: Previti
 

 
 
 
“Un provvedimento scandaloso, che dimezza la prescrizione per usura, mafia, corruzione. Per dare una scappatoia a Previti, si rimetteranno mafiosi e usurai in libertà” (Francesco Rutelli a proposito della ex Cirielli, 15-12-2004).
 

 
 
 

“Il lodo Schifani, la salva Previti e tutte le leggi ad personam fatte per salvare i suoi soci e amici le avete votate come un sol uomo,avete sfasciato la giustizia a vostro uso fino a questa legge che abolisce l’appello del pm e che Ciampi ha rinviato alle Camere!” (Francesco Rutelli a Berlusconi,Canale5, 20-1-2006).
 

 
 
 

“Cercano di salvare Previti con un’altra norma ad personam” (Massimo D’Alema, la Repubblica, 1-11-2005).
 

 
 
 

“La salva-Previti è una porcata” (Anna Finocchiaro, 14-12-2004)
 

 
 
 

“Ci davano dei matti quando parlavamo di scambio,e lo scambio eccolo qua: la salva-Previti” (Gavino Angius, Ds,  5-7-2005).
 

 
 
 

“Sono contrario alla salva-Previti senza se e senza ma” (Fausto Bertinotti, la Repubblica, 28-6-2005).
 

 
 
 

“Forza Italia ha proposto un patto scellerato alla Lega: ordinamento in cambio di salva-Previti. Al Senato proseguiremo nel nostro ostruzionismo senza indietreggiare di un millimetro perché questa è una legge ingiusta. La salva- Previti garantisce l’impunità agli autori di gravi reati. Potrebbero ribattezzarla la legge Houdini dal nome del mago che faceva scomparire cose e persone” (Massimo Brutti, Ds, la Repubblica, 28-6-2005).
 

 
 
 

“Se non lasciamo nel testo la possibilità di far beneficiare dell’indulto anche Cesare Previti, Forza Italia non voterà con noi questo provvedimento. E il quorum per farlo passare è di due terzi” (Pierluigi Mantini, Margherita-Ulivo, Ansa, 20-7-2006).
 

 
 
 

“Il Tribunale di Sorveglianza ha disposto che Previti e Pacifico possano lasciare il loro domicilio per due ore al giorno. Erano stati condannati a sei anni di reclusione per il reato di corruzione in atti giudiziari nel processo Imi-Sir. Metà della pena è stata condonata grazie alla legge sull’indulto” (Ansa, 27-9-2006).
 

 
 
 
Segreto di due Stati
 

 
 
 
“Nessun segreto di Stato sul caso Abu Omar” (Giovanni Lorenzo Forcieri, sottosegretario alla Difesa del governo Prodi, dinanzi alla commissione Difesa del Senato, 12-6-2006)
 

 
 
 
“Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti, Enrico Micheli, ha confermato - dopo che il premier, Romano Prodi, aveva il 4 agosto scorso scritto al Copaco per dire che non sussistono motivi per togliere il segreto di Stato apposto dal governo precedente – l’esistenza di accordi top secret tra Italia e Usa nell’ambito della guerra al terrorismo post 11 settembre. Accordi in cui rientrano anche le extraordinary renditions. ‘Alle nostre domande precise se le autorità americane avessero avvertito il governo italiano prima, dopo o durante il presunto rapimento di Abu Omar - riferisce il presidente del Copaco, Claudio Scajola - Micheli ha risposto che su questo tema esiste il segreto di Stato, già comunicato dal governo Berlusconi e confermato allo stesso modo e negli stessi termini dal governo Prodi’” (Ansa, 25-10-2006)
 

 
 
 

Vergogna forever
 

 
 
 
“Dalla Cirami alla salva-Previti: delle leggi ad hoc non salveremo nulla. Toglieremo tutti gli hoc. Perché la legge è uguale per tutti: c’è scritto in tutti i tribunali d’Italia” (Romano Prodi, la Repubblica, 28-10-2005).
 

 
 
 
“Purtroppo alcune norme, quando le avremo abolite, avranno fatto effetto: chiuderemo le stalle quando i buoi saranno scappati, perché molte leggi sono legate a scadenze precise” (Massimo D’Alema, la Repubblica, 20-10-2005).
 

 
 
 

“Una volta al governo, faremo subito un provvedimento per sospendere gli effetti delle leggi ad personam e dopo le riscriveremo” (Piero Fassino, La Repubblica, 29-10-2005).
 

 
 
 

“La Cirielli è una legge a fini privati. E’ stato compiuto un altro grave strappo istituzionale, è stata approvata un’altra legge ad personam che stravolge il funzionamento della giustizia” (Piero Fassino, la Repubblica, 11-11-2005).
 

 
 
 

“Fassino ha messo tra le priorità l’azzeramento della legge ex Cirielli e la Pecorella sull’inappellabilità, oltre alla necessità di riformare la depenalizzazione del falso in bilancio. Per quanto riguarda la prescrizione, la proposta dei Ds è quella di congelare i termini del decorso solo dopo l’emissione di una sentenza di condanna, di primo o secondo grado” (Ansa, 14-1-2006).
 

 
 
 

“Bene il voto della Camera sull’indulto. Ma da solo non basta, occorre al più presto azzerare le leggi ad personam sulla giustizia varate dal centrodestra per tutelare interessi particolari. E’ un impegno che ci siamo assunti in campagna elettorale e che ora va mantenuto. Per questo ho depositato due disegni di legge: il primo cancella con un semplice tratto di penna la legge Cirami sul legittimo sospetto tornando alle norme precedenti che andavano bene e non avrebbero dovuto essere modificate. Con il secondo vogliamo cancellare la ex-Cirielli e ridisciplinare la materia della prescrizione, sostituendo la prescrizione del reato con la prescrizione del procedimento calcolando i termini in ogni singola fase del processo ed eliminando dal conto il tempo perso per espedienti dilatori” (Massimo Brutti, Ansa, 27-7-2006)
 

 
 
 

“Questa è solo l’ultima delle leggi vergogna: dovremo cambiarla profondamente e sarà utile usare la ramazza” (Gavino Angius, Ds, Ansa, 15-2-2006).
 

 
 
 

“La Cirami e la Cirielli vanno abrogate e basta: rimetterci le mani è impossibile. Il falso in bilancio deve tornare reato e la Cassazione dev’esser salvata dalla paralisi totale cui la condanna la Pecorella” (Anna Finocchiaro, l’Espresso, 20-7-2006).
 

 
 
 

“Cancellare le leggi vergogna, a cominciare dalla ex-Cirielli e dalla Cirami” (Guido Calvi, Ds, Ansa, 29-7-2006).
 

 
 
 

“Il problema non è tanto 1 o 2 voti di maggioranza, ma come si organizza un programma strategico sulle cose proposte agli elettori: eliminare le leggi vergogna e accelerare il processo penale e civile” (Luciano Violante, Ds, Ansa, 2-8-2006).
 

 
 
 

“Ora occorre restituire efficienza all’amministrazione della giustizia e cancellare le pessime leggi-vergogna ereditate dal centrodestra, a cominciare dalla Cirami e dalla ex-Cirielli. Ed è quel che faremo” (Piero Fassino, Ansa, 4-8-2006).
 

 
 
 

“In Italia esiste una giustizia a due velocità: quella che colpisce i cittadini poveri e quella di chi si può permettere avvocati ricchi e potenti che, oltre ad essere in grado di interpretarle, sono anche in grado di scrivere le leggi. La selva delle leggi ad personam va disboscata” (Massimo D’Alema, Ansa, 13-1-2006).
 

 
 
 

“Noi ci impegniamo ad azzerare, a strappare via dal nostro ordinamento le leggi volute dal centrodestra, a esclusiva tutela di interessi particolari.L’idea di tenerci alle spalle anche soltanto in parte le leggi ad personam è assolutamente inaccettabile. Vanno azzerate subito“ (Massimo Brutti, Ansa, 13-1-2006).
 

 
 
 

“Un giudizio sulle leggi ad personam l’ha già dato il buon senso popolare, chiamandole appunto ‘ad personam’, quindi bisognerà tirarle via. Compresa anche la legge elettorale che ha levato la stabilità al Paese” (Romano Prodi, Radio anch’io, 19-1-2006).
 

 
 
 

“Abbiamo candidato Gerardo D’Ambrosio perché la sua competenza sarà utile al momento di riformare la giustizia. Aboliremo le leggi ad personam, che hanno stravolto l’ordinamento giudiziario” (Piero Fassino, Ansa, 7-2-2006).
 

 
 
 

“Le leggi ad personam bisogna cancellarle con un tratto di penna:sono contrarie al principio costituzionale dell’uguaglianza di fronte alla legge” (Massimo Brutti, Ansa, 1-3-2006)
 

 
 
 

“L’elenco delle leggi del governo Berlusconi da abrogare immediatamente sarebbe troppo lungo, ma ci sono alcune gravissime ferite che vanno sanate al più presto: la controriforma della Costituzione, la nuova legge elettorale e le varie leggi ad personam. Dovremo poi intervenire per eliminare gli eccessi della flessibilità, in realtà precarizzazione a vita, introdotti con la Legge 30; per correggere la riforma Moratti e il nuovo ordinamento giudiziario, per garantire autonomia della magistratura e una giustizia certa uguale per tutti” (Romano Prodi, Il Corriere Adriatico, 3-3-2006).
 

 
 
 

“Da buttare completamente ci sono solo le leggi ad personam, fatte per evitare condanne specifiche, come le rogatorie, la Cirielli… Cancelleremo queste leggi che non sono giuste in toto; le altre le esamineremo, alcune le riformeremo profondamente, come la legge sulla scuola e sul lavoro, la cosiddetta legge Biagi: bisognerà migliorarle a fondo, perché hanno veramente punti inaccettabili” (Romano Prodi, RadioSei, 17-3-2006).
 

 
 
 

“Auspico che in tempi brevi l’Unione presenti le più urgenti proposte di legge per revocare le più devastanti ‘leggi vergogna’ del centrodestra: falso in bilancio, x-Cirielli e inappellabilità delle sentenze” (Vincenzo Siniscalchi, Ds, Ansa, 5-5-2006)
 

 
 
 

“Sarebbe quanto mai utile e opportuno che in queste ore il governo facesse sapere quali leggi ad personam approvate dalla destra intende rapidamente abrogare. Sarebbe così chiaro che l’indulto non attenua minimamente il rigore etico e giuridico della politica del centrosinistra”(Piero Fassino,Ansa, 25-7-2006)
 

 
 
 

“Visto lo sconcerto che si coglie nell’elettorato,serve una svolta, un salto di qualità nella politica della giustizia del governo. Dobbiamo abolire le leggi ad personam della destra e varare una nuova disciplina dell’ordinamento giudiziario” (Cesare Salvi, Ds, presidente commissione Giustizia del Senato, 31-7-2006).
 

 
 
 

“Le priorità sono: togliere di mezzo le leggi ad personam di Berlusconi. Portare in Parlamento una legge sul conflitto di interessi e la riforma della Gasparri” (Francesco Rutelli. L’Espresso, 4-8-2006).
 

 
 
 

“A oltre sei mesi dalle elezioni il clima intorno alla giustizia è cambiato, ma il bilancio della politica del nuovo governo è insoddisfacente e molte sono le ragioni di preoccupazione, se non di allarme. Poco o nulla è stato fatto sul piano organizzativo per contrastare lo sfascio a cui il precedente governo ha condannato l’amministrazione della giustizia. La sospensione della controriforma dell’ordinamento giudiziario è stata solo parziale e accompagnata da una ristrutturazione arcaica e autoritaria delle Procure, dal depotenziamento degli strumenti di controllo del Csm sulle situazioni di sofferenza del sistema, dalla carenza di indicazioni sul nuovo assetto della carriera dei magistrati. E soprattutto manca un progetto, un’idea di giustizia capace di coinvolgere i cittadini e di motivare chi nel mondo della giustizia opera… Occorre abrogare le leggi ad personam varate nella scorsa legislatura, che mortificano il principio di uguaglianza e continuano a produrre effetti devastanti” (documento di Magistratura Democratica, Ansa, 21-11-2006).
 

 
 
 

“Non abbiamo né il tempo né l’intenzione di tenere occupato il Parlamento per mesi ed anni a correggere le leggi sbagliate del centrodestra (Giulio Santagata, ministro per l’attuazione del programma, l’Unità, 19-12-2006).

 

 
 
 
 


COMUNICATO STAMPA DELL'OSSERVATORIO MILITARE

fino ad oggi abbiamo raccolto 3.200 euro... rimbocchiamoci le maniche per trovare molte altre persone disposte ad inviare anche 5 euro!! basta inserirli in una busta (A ME INDIRIZZATA: SENATO ROMA) con la banconota avvolta in carta da lettere e un messaggio, nome, ecc.SCUSATE SE INSISTO.1500 €. SONO STATI SPESI PER IL LOCULO DI UN SOLDATO DECEDUTO.PENSIAMO ALLA TRAGICA SITUAZIONE IN CUI SI TROVANO 515 FAMIGLIE. AIUTIAMOLE, CON GENEROSITà E AMORE.

 Sen. RAME: ancora 10.000 euro per i militari malati e le famiglie!
 
Lascia davvero senza parole la generosità e la sensibilità di una donna che sapevamo grande ma non immaginavamo così.

 
  I fondi raccolti con la sottoscrizione ( e già devoluti all’Osservatorio) ammontano a 3000 euro, ma questo nuovo ed inaspettato intervento della  Senatrice ci consentirà di assistere, in modo particolare, due casi in corso molto difficili. Per motivi di riservatezza non potremmo fare i nomi dei soggetti assistiti, possiamo dire che sono due casi di cui uno in Campania ed uno in Puglia. Possiamo però (perché autorizzati) comunicare già i primi interventi che sono stati possibili grazie alla Senatrice: acquisto loculo a terra per Luca Sepe e lapide loculo per Corrado Di Giacobbe. E’ opportuno precisare che i drammi che vivono queste famiglie, non si esauriscono con la morte del congiunto perché, normalmente, questa arriva dopo una lunghissima degenza e cure che, se vogliono essere efficaci, devono essere fatte in tempi ragionevoli e non secondo quelli previsti dalla sanità nazionale che non consente accertamenti adeguatamente veloci.

 
 

 
Siamo in attesa di conoscere gli esiti per un intervento di trapianto midollare previsto per un altro militare (sempre campano) che, entro i prossimi giorni, comunicherà la scelta di effettuare il trapianto in Italia oppure, come fece a suo tempo Corrado Di Giacobbe, in Francia, a Parigi in un centro specializzato. Nel caso opterà per questa scelta, è giusto dire che l’intervento della Senatrice farà in modo che il ragazzo possa essere sottoposto all’intervento con l’assistenza di un suo congiunto.
La presenza di un famigliare durante le cure in giro per l’Italia è un altro dei problemi che potremmo affrontare con le risorse (sono ormai 20.000 euro della Senatrice e 3.000del fondo). E’giusto far sapere a chi segue la vicenda che lo Stato Maggiore della Difesa “partecipa” alle spese per le cure riconoscendo l’80% delle spese sostenute e “documentate” dalla famiglia del militare entro certi limiti. Tanti neanche conoscono questa norma che, nella maggior parte dei casi viene disattesa dallo stesso Ministero.
Entro il mese di aprile, saranno messi a disposizione anche i fondi provenienti dalla vendita del libro “URANIO storia di un’Italia impoverita”.

  Roma 21 marzo ’07

 
 
 
 
 
                                                                                                 Il Responsabile del Comparto Difesa
                                                                                                              Dct. Domenico Leggiero

Argomento: 

Franca ripensaci. Lettera aperta a Franca Rame in merito alle ipotesi di dimissione dalla carica di Senatrice 12-03-2007

Lettera aperta a Franca Rame in merito alle ipotesi di dimissione dalla carica di Senatrice. Carissima Franca, Ti scrivo innanzitutto a nome mio, ma anche a nome di tutti i miei compagni. Ti scrivo perché voglio farti sapere, sentire tutta la consueta stima e la solidarietà – umana e politica - che ti meriti. Sempre. Ma soprattutto in questi strani giorni. Pieni di rabbia, di sgomento, di speranza, di impotenza, di confusione. Giorni in cui la percezione della farsa ha cancellato l’ansia della democrazia in quasi tutti gli italiani di buona volontà. E’ così, nella confusione più rassegnata, che apprendo la notizia della tua decisione di dare le dimissioni subito dopo il voto, dopo il fatidico sì. Mi sono fin troppo chiare le ragioni che ti spingono a una decisione così drastica e anche dolorosa: conoscendo la tua lealtà e la tua coerenza non posso che essere d’accordo. Ma... Una volta date le dimissioni il tuo posto verrà subito rioccupato chissà da chi (forse un nuovo De Gregorio?), al posto del tuo voto ci sarà il voto di qualcun altro e tutto sarà esattamente come molti avrebbero voluto che fosse già da tempo. Ma al posto della tua voce – che è la nostra voce – quale imbarazzante e menefreghista silenzio ci sarà? Tante persone hanno deciso di darti il voto alle ultime elezioni, perché hanno votato la tua vita: una vita coerente e limpida, vissuta con impegno, con sincerità e con la passione che sai mettere in tutte le cose. Una vita di sinistra, ma davvero di sinistra. Credo che tutte le persone che ti hanno votato e anche quelle che non hanno votato per te, ma erano comunque convinte di votare una coalizione di sinistra (?) resterebbero molto deluse, perché di sinistra, questo governo ha bisogno. Eccome ne ha bisogno! Potrei continuare a scrivere per ore, ma credo che un semplice “abbiamo bisogno di te” sia sufficiente e chiaro. E allora, “Franca, ripensaci” lo diciamo a te: arriviamo da anni terribili, pervasi da una miopia politica che ha inficiato l’immagine del nostro Paese agli occhi del resto del mondo, e ci aspettano anni altrettanto pesanti e ancora più difficili durante i quali dovremo sostenere una democrazia sempre più in pericolo. Abbandonando per un po’ la tua innata umiltà - spesso smisurata e che ben conosco - dallo scranno che ti sei conquistata e che ti meriti, puoi fare molto più di quello che pensi. E a proposito di bisogno...vorrei riportarti una frase che un amico, un compagno, (Fabrizio Cianci, Segretario dei Radicali di Sinistra) mi ricordava qualche giorno fa: sono le parole che Piero Gobetti pronunciò alla vigilia dell'avvento del fascismo (la f minuscola è voluta): "Noi abbiamo bisogno delle vostre forze, voi avete bisogno delle nostre idee". Quelle parole di appello pronunciate per sostenere il fronte unitario antifascista, allora, non furono ascoltate e il fascismo vinse e rappresentò il segno triste e autobiografico del popolo italiano, ma anche di una sinistra malata di autoreferenzialità e manie di egemonismo. Carissima Franca, abbiamo bisogno di te. Abbiamo bisogno di restare uniti. Anche perché siamo stanchi di pagare la moquette che il "Lìder Minimo" si cambia continuamente sulla testa. Con l’affetto di sempre Marina Belloni Consiglio Politico Radicali di Sinistra No Dal Molin! Radicali di sinistra. il movimento dei cittadini libertari laici ecologisti  


SALVIAMO LA VITA DI ABDULLAH OCALAN

Cari Amici,pubblico questo comunicato ricevuto dalla Presidenza dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia, Uiki Onlus.Franca Rame
Ci uniamo agli appelli già formulati da parlamentari e associazioni dei diritti umani per auspicare la tutela del diritto alla vita e alla salute fisica di Ocalan. Riteniamo di non poter tollerare le ingiustizie nei confronti di qualunque persona in qualsiasi parte del mondo in quanto, se lo facessimo non ci sentiremmo intellettualmente onesti. Occorre denunciare le violazioni per attrarre l’attenzione sulle vittime della violenza e porre fine alle prevaricazioni.
Chiediamo pertanto che una delegazione internazionale di medici sia inviata sull’Isola di Imrali per verificare lo stato di salute del leader Kurdo, chiediamo che si proceda a rivedere e rifare il processo del 1999, a suo tempo ritenuto non corretto dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo, chiediamo che le condizioni deprecabili di isolamento carcerario siano riviste, infine chiediamo che sia rispettata la Carta Universale dei Diritti dell’uomo anche per il popolo kurdo, il popolo dei diritti negati, affinché possa finalmente avere un’identità e non subire più soprusi e continui attacchi.
Auspichiamo chiarimenti al più presto su questa situazione anche in funzione dei disordini che questo stato di incertezza sta generando e che va contro ogni tentativo di pace. Pertanto richiamiamo il governo italiano a prendere una posizione netta per quanto sta accadendo e a ricordare il suo dovere verso il suo cittadino, avendogli riconosciuto l’asilo politico.


LEGGI VERGOGNA-2 di marco travaglio

Ecco le altre leggi vergogna varate dal governo Berlusconi che l’Unione aveva promesso di abrogare e che invece sono tuttora in vigore e continuano a produrre danni devastanti alla Giustizia.
 
LEGGE EX CIRIELLI. Sistemati, almeno per sé, i processi “toghe sporche”, Berlusconi deve accontentare Previti. E, per giunta, gli tocca pure badare a un altro processo che lo riguarda personalmente: quello sui diritti tv acquistati da Mediaset col contorno - secondo l’accusa - di fondi neri (falso in bilancio, appropriazione indebita, frode fiscale, corruzione in atti giudiziari del testimone David Mills). A risolvere questi intoppi provvede la legge taglia-prescrizione, detta prima Cirielli e poi ex Cirielli perché sconfessata dal suo stesso proponente di An, e approvata il 29 novembre 2005. Nata in origine per inasprire le pene contro i recidivi, la legge è stata stravolta da Forza Italia per falcidiare i termini di prescrizione agli incensurati e mandare così in fumo le condanne di Previti alla vigilia delle sentenze definitive. In extremis è stata emendata su richiesta dell’Udc (e del Quirinale) per evitarne gli effetti più devastanti: la Cassazione prevede la morte dell’81% dei processi per corruzione, del 73% di quelli per truffe all’Ue, del 68% di quelli per il falso e calunnia, del 64% di quelli per usura. Così la prescrizione abbreviata viene limitata ai processi non ancora giunti al dibattimento. Compresa dunque l’inchiesta sui diritti Mediaset. Ma esclusi i processi Imi-Sir e Sme-Ariosto (che vedono Previti & C. condannati due volte in appello). Previti se ne giova in un altro processo per corruzione giudiziaria, aperto Roma per una presunta mazzetta a un perito del Tribunale: tutto prescritto prim’ancora di entrare in aula. Sempre grazie all’ex Cirielli, Previti eviterà il carcere (dopo soli 5 giorni a Rebibbia) per la condanna definitiva di Imi-Sir: un codicillo concede gli arresti domiciliari agli ultrasettantenni. E Cesare, guarda un po’, ha appena compiuto 70 anni. Un bel regalo di compleanno.
 

 
L’emendamento “migliorativo” non basta a evitare l’“amnistia mascherata”, come la definisce il presidente della Cassazione Nicola Marvulli. Lo stesso ministro Castelli è costretto ad ammettere nel gennaio 2006, dopo che è stata approvata, che essa manderà in prescrizione 35 mila procedimenti in più dei 100 mila del 2005. Non può ancora sapere che, un anno dopo, la Corte costituzionale, con una sentenza molto controversa votata a maggioranza, estenderà la prescrizione-lampo ai processi di primo grado, aprendo il varco a ulteriori ricorsi per allargarla a quelli in appello e in Cassazione. Intanto gli effetti dell’ennesimo salvaladri si fanno subito sentire. Sia per i destinatari principali (Berlusconi ha visto cadere per prescrizione, al processo Mediaset, gran parte delle appropriazioni indebite, delle frodi fiscali e dei falsi in bilancio contestati; e il nuovo processo a Previti e Squillante per l’affaire Sme-Ariosto, disposto dalla Cassazione a Perugia dopo l’annullamento delle condanne a 5 anni per la presunta ”incompetenza” milanese, nasce morto). Sia per migliaia di altri imputati. Fra gli altri: 37 esattori della Cassa di Risparmio di Bologna, accusati di falsi verbali di irreperibilità di pignoramento; 8 islamici, tra cui l’imam di viale Jenner a Milano Abu Imad, sospettati di associazione per delinquere  per attività terroristiche; un palermitano indiziato per atti di libidine violenta sulla figlia di 10 anni; i responsabili del crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia (27 bambini e una maestra morti); 50 fra imprenditori, funzionari e dirigenti di Asl e circoscrizioni del Lazio accusati di tangenti in cambio di licenze; una decina di presunti complici di Sergio Cragnotti nello scandalo Cirio; un carabiniere del Ros accusato di traffico di droga a Milano; il presidente della Lazio Claudio Lotito e un’altra ventina tra imprenditori, amministratori di società e commercialisti imputati a Roma di associazione a delinquere e false fatture; l’ex segretario di Totò Cuffaro, accusato a Palermo di corruzione; alcuni medici e fornitori di ospedali torinesi coinvolti nello scandalo della valvole cardiache difettose; 56 imputati nel processo Napoletano per centinaia di pensioni di invalidità a persone sane; l’ex ministro Girolamo Sirchia per alcune delle accuse contestategli a Milano; 21 politici e funzionari imputati di tangenti alla Regione Sicilia per l’acquisto di apparecchiature fotovoltaiche per l’agricoltura; 37 protagonisti della truffa riminese da 83 miliardi ai danni di centinaia di risparmiatori, fra cui vip come Baggio e Costacurta, con azioni di una fantomatica miniera di marmo in Perù; gli accusati di tangenti da 40 miliardi ai vertici dell’autostrada Messina-Catania; molti dei 56 sospettati a Palermo di una mega-truffa alle assicurazioni. Ma la bomba a orologeria della prescrizione-lampo sta decimando anche le denunce per usura (meno 40% l’anno) e per le violenze sessuali subìte da migliaia di donne da bambine: troppo brevi i termini di prescrizione per sperare che i colpevoli vengano puniti.
 

 
LEGGE PECORELLA. Salvatosi in primo grado, grazie alla prescrizione, dall’accusa di aver corrotto il giudice Squillante, Berlusconi deve affrontare il giudizio di appello: lì i giudici potrebbero accogliere il ricorso dei pm, negandogli le attenuanti generiche e condannandolo. Per scongiurare il pericolo, scende di nuovo in campo l’on. avv. Pecorella con una legge semplice semplice: l’appello, in caso di assoluzione o prescrizione in primo grado, è abolito. Il pm non potrà più ricorrere contro le sentenze di proscioglimento. Potranno invece continuare a farlo gli avvocati difensori contro le condanne. Con tanti saluti al principio di parità delle parti (art. 111 della Costituzione) e ai diritti delle parti lese. Senza contare che la Cassazione si trasforma da giudice di legittimità a giudice di merito. La legge è approvata il 12 gennaio 2006, a venti giorni dallo scioglimento delle Camere. Ma Ciampi la respinge perchè incostituzionale. Allora Berlusconi proroga legislatura di quel tanto che basta a ripresentare la legge del suo avvocato pressoché identica, così il capo dello Stato non la può più bocciare. Marvulli parla di “legge devastante che distrugge la funzione della Cassazione”. L’Anm prevede “effetti sconvolgenti” sul giudizio di Cassazione, con un aumento dei ricorsi “strumentali e dilatori” che “inciderà sulla durata dei procedimenti”. Primo risultato della legge: l’appello Sme a carico del premier evapora. Così come un’infinità di altri processi di secondo grado, nati dai ricorsi delle Procure o delle parti civili contro assoluzioni o prescrizioni ritenute ingiuste. Si salvano così da possibili sorprese negative, fra gli altri: Marcello Dell’Utri, assolto in primo grado nel processo palermitano per calunnia ai danni di alcuni pentiti (per prendere tempo in attesa della Pecorella, Dell’Utri aveva anche profittato della Cirami chiedendo la rimessione del processo lontano da Palermo); Calogero Mannino dell’Udc, imputato di mafia a Palermo; 3 ex dirigenti della Breda imputati a Firenze di omicidio colposo per la morte di 17 lavoratori esposti all’amianto; 5 islamici accusati a Milano di terrorismo internazionale; 4 agenti penitenziari imputati per aver picchiato un detenuto; 39 fra controllori di volo e altri dipendenti dell’aeroporto di Linate accusati di truffa perché facevano shopping o giocavano a pallone nelle ore di servizio; 25 dirigenti della Bipop Carire coinvolti nel crac della banca e imputati a Brescia; 17 politici e imprenditori coinvolti nella Tangentopoli di Varese, due brigatisti rossi coinvolti nel delitto D’Antona; Roberto Formigoni nel processo sulla discarica di Cerro; 36 albanesi sospettati a Genova di sfruttamento della prostituzione e tentato omicidio; un tunisino arrestato per legami con Al Qaeda; e così via.
 

 
ORDINAMENTO GIUDIZIARIO. Nel dicembre 2004 il presidente Ciampi rinvia alle Camere, perché “palesemente incostituzionale” in quattro punti, la riforma dell’ordinamento giudiziario voluta dalla Cdl e firmata dal ministro Castelli. Le norme, ripresentate con qualche ritocco, vengono riapprovate definitivamente nel luglio 2005. La Castelli rispolvera vecchie ricette degli anni più bui della giustizia italiana: una piramide giudiziaria egemonizzata dalla Cassazione che domina la selezione dei magistrati; carriera selettiva che imbriglia i giudici in un’intricata rete di concorsi formalistici; svilimento delle competenze del Csm,garante per Costituzione dell’indipendenza della magistratura; ristrutturazione verticistica e gerarchica delle Procure con il capo dominus assoluto dell’azione penale e il “potere diffuso” dei sostituti ridotto al nulla; separazione surrettizia delle carriere di pm e giudici ed “esami psico-attitudinali” per i neomagistrati, come da “Piano di rinascita democratica” della P2; divieto per i pm di spiegare le loro inchieste alla stampa; obbligatorietà dell’azione disciplinare su qualunque esposto, anche il più infondato. Trattandosi di una legge delega, i cui decreti attuativi entrano in vigore dal luglio 2006, l’Unione ha tutto il tempo di smantellarla, come aveva promesso prima del voto. Invece il ministro Mastella, previa trattativa con la Cdl, si accorda per qualche ritocco qua e là, poi la maggioranza approva 9 dei 10 decreti delegati (senza i voti del centrodestra che, dopo aver imposto condizioni giugulatorie, alla fine si tira indietro). Il decimo - separazione delle carriere - è sospeso e rinviato al luglio 2007. Prodi s’era pure impegnato a cancellare il famigerato emendamento Bobbio del 2005 che, per impedire a Gian Carlo Caselli di concorrere alla Procura nazionale antimafia, vieta ai magistrati con più di 66 anni di candidarsi a un incarico direttivo. Così 600 toghe esperte, comprese fra i 66 e i 75 anni (l’età da pensione), non possono più avanzare in carriera. Una follia che diventa beffa, se si pensa che un’altra legge ad personam consente a Corrado Carnevale, a 76 anni, di recuperare gli anni perduti durante il processo per mafia, e lo reintegra in Cassazione fino a 83 anni. Un capolavoro.
 

 
                                                  
 

 
                                                               (2-fine)
 

 


LEGGI VERGOGNA 1 di Marco Travaglio

In attesa di conoscere i piani di battaglia unionisti e riformisti sulla “fase 2”, o “1 bis” che dir si voglia, ci permettiamo di rammentare, in vista del conclave di Caserta, le promesse che la maggioranza si era impegnata a mantenere subito, cioè nella “fase 1”: abrogare le leggi vergogna sulla giustizia che Romano Prodi, il 17 marzo 2006, annunciò di voler “cancellare, anzi buttare completamente perché non sono giuste proprio in toto”. Fra le tante varate nel quinquennio berlusconiano, le più devastanti sono cinque: falso in bilancio, Cirami, ex Cirielli, Pecorella e ordinamento giudiziario Castelli. Leggi che qualcuno definisce ad personam, ma che dopo aver salvato la “personam” che tutti conosciamo, continuano a miracolare migliaia di “personas”, perlopiù colpevoli, con danni incalcolabili per la Giustizia, lo Stato, le vittime dei reati, oltre all’etica pubblica e all’immagine internazionale dell’Italia.
 

FALSO IN BILANCIO. La prima legge vergogna viene varata in tutta fretta tra il settembre 2001 (legge delega) e il febbraio 2002 (decreti delegati).Relatori i forzisti Giorgio La Malfa (pregiudicato) e l’on. avv. Gaetano Pecorella (difensore del premier imputato di falso in bilancio e presidente della commissione Giustizia). L’altro on. avv., Niccolò Ghedini, dà una mano con preziosi emendamenti. In poche settimane viene riscritto l’articolo 2621 del Codice civile sui reati societari, garantendo l’impunità a chi li commette. Per l’Economist è “una legge di cui si vergognerebbero persino gli elettori di una repubblica delle banane”. Tre le novità:
a) Il falso in bilancio, da reato “di pericolo” (per i soci, ma soprattutto per il mercato, i creditori, i fornitori, gli investitori e i concorrenti), diventa un reato “di danno” (se non lede i soci o i creditori, non è più reato: ma chi falsifica i bilanci per pagare tangenti lo fa per avvantaggiarli, i soci, conquistando illegalmente nuove fette di mercato). E le pene massime, già lievi, scendono ancora: per le società quotate, da 5 a 4 anni, e per le non quotate addirittura a 3. Niente più intercettazioni né custodia cautelare. Prescrizione ancor più rapida di prima (il termine massimo passa da 15 a 7 anni e mezzo per le quotate e addirittura a 4 e mezzo per le non quotate).
 

 
 
b) Per le società non quotate il falso in bilancio sarà perseguibile solo a querela di parte (azionisti o creditori). Per le quotate, invece, anche d’ufficio. Così paradossalmente, se il reato danneggia i soci (ipotesi più grave), sarà perseguibile soltanto se qualcuno lo denuncia (il che non avviene mai); se invece non cagiona danni (ipotesi meno grave), la magistratura se ne potrà occupare sempre, anche se nessuno l’ha investita (sia pur con pene irrisorie e prescrizione fulminea). In ogni caso, fra sconti e attenuanti varie, ogni pena detentiva sarà sostituibile con una piccola multa. “Stabilire la perseguibilità del falso in bilancio a querela dell’azionista – ironizza il giudice Piercamillo Davigo – è come stabilire la perseguibilità del furto a querela del ladro”.
 

 
 
c) Il falso non è più punibile se non supera certe “soglie quantitative”. Chi occulta fino al 5% del risultato d’esercizio (calcolato sull’utile prima delle imposte), al 10% delle valutazioni e all’1% del patrimonio netto (che comprende immobili, beni immateriali, utili, partecipazioni, ammortamenti, brevetti, magazzini) non rischia più nulla. Così, per dire, l’Enel potrà stornare ogni anno 191 milioni di euro, Pirelli 241, Eni 408, San Paolo-Imi 105, Fiat 79, Fininvest 41, senza render conto a nessuno. «È la modica quantità di falso – scherza il pm Francesco Greco – per uso personale, come per la droga…”.
 

 
 
Grazie alla riforma che porta il suo nome, Berlusconi ottiene la prescrizione nel processo per i fondi neri nel passaggio di Lentini al Milan (10 miliardi di lire versati in nero al Torino) e in quello per la maximazzetta di 23 miliardi a Craxi. In fumo anche il dibattimento per il falso bilancio consolidato Fininvest, mentre presto potrebbe fare la stessa fine anche quello sui diritti Mediaset. Quanto al processo All Iberian-2, per 1500 miliardi di lire di fondi neri accantonati all’estero, il Cavaliere viene assolto “perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato”: cioè perché l’imputato lo ha, nel frattempo, depenalizzato. Anche le condanne definitive già pronunciate vengono annullate: come quella di Romiti per i fondi neri Fiat e quella patteggiata da De Benedetti per un piccolo falso in bilancio Olivetti. Altri big della finanza vengono miracolati dalla nuova prescrizione breve, o dalle soglie di non punibilità, o dalla depenalizzazione: fra i tanti, l’ex finanziere rampante Giancarlo Parretti, l’ex presidente della Popolare di Milano Piero Schlesinger, il re delle carni Luigi Cremonini. Il risultato è che da quattro anni procure e tribunali, per il falso in bilancio, non fanno che archiviare le denunce per prescrizione ancor prima di chiudere indagini e processi. L’Italia è l’unico paese occidentale dove i trucchi contabili (puniti negli Usa fino a 25 anni di carcere) sono prassi comune in nome della legge, con le gravi conseguenze per la credibilità dell’economia italiana e per i mancati investimenti stranieri che un grande economista come Paolo Sylos Labini denunciò fino all’ultimo giorno di vita. Purtroppo, inascoltato.
 

 
 
LEGGE CIRAMI. Fallite le ricusazioni dei loro giudici nei processi Imi-Sir/Mondadori e Sme-Ariosto, nel 2002 Berlusconi e Previti chiedono di traslocare a Brescia perchè, a Milano, tutte 400 i magistrati sarebbero prevenuti. Per agevolare la rimessione dei processi, l’apposito senatore Melchiorre Cirami (Udc) presenta un ddl che reintroduce la formula vaghissima del “legittimo sospetto”, che dopo un’estate di girotondi viene approvato definitivamente il 5 novembre. Ma il 29 gennaio 2003 la Cassazione stabilisce che a Milano il clima è sereno e i giudici sono imparziali: i processi a Berlusconi & C. non traslocano. Intanto però la Cirami continua a far danni incalcolabili in centinaia di processi: basta infatti che si alzi un imputato a chiedere la rimessione ad altra sede, perché il dibattimento si blocchi fino a quando (mesi dopo) la Cassazione non avrà esaminato il ricorso. Finora, su decine di casi, nessuna istanza è mai stata accolta, segno evidente che la legge era del tutto inutile: ma intanto diventa l’ennesimo marchingegno per allungare i tempi, agevolando la prescrizione. Fra gl’imputati che si sono appellati alla Cirami per sospendere il loro processo, oltre a decine di mafiosi, camorristi, ‘ndranghetisti, omicidi, e a un narcotrafficante internazionale convinto di essere perseguitato dai giudici di Palermo perché “troppo veloci”, ci sono i 26 no global alla sbarra a Genova per le devastazioni e i saccheggi del G8; la commercialista milanese Carmen Goccini accusata di avere sottratto 70 miliardi di lire al tribunale fallimentare;  il serial killer Donato Bilancia; e, last but not least, Annamaria Franzoni, che alla vigilia della sentenza d’appello a Torino per il delitto di Cogne ha scoperto un’irrefrenabile attrazione per i giudici di Milano, molto amati anche dal suo avvocato Carlo Taormina. Processo sospeso in attesa della Suprema Corte. O di una riforma che blocchi questi trucchetti da Azzeccagarbugli.
 

 
 
                                                     (1-continua)
 

 
 
 
 
 


SPRECHI OLTRECONFINE DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

Ecco alcuni esempi non brillanti di cooperazione internazionale da parte del Ministero Affari Esteri (MAE)  nel corso del tempo…
 

ACQUEDOTTI RURALI
 

L'Amministrazione, con delibera del 22-9-1998, ha stanziato la somma di lire 96.987.820 necessari a coprire gli interessi di legge per ritardati pagamenti alla società Cm Consulting, in dipendenza di un'iniziativa in Mali relativa alla costruzione di acquedotti rurali il cui pagamento era stato sollecitato nel marzo del 1996.
 

MAROCCO:
 

LAGHI COLLINARI
 

A causa di ritardati pagamenti alla Ditta Lotti & Associati SpA, per esecuzione dell'iniziativa "Marocco: realizzazione di laghi collinari", il Ministero in data 16-9-1998 ha deliberato lo stanziamento di lire 89.543.170 in favore della stessa Lotti per interessi di legge.
 

GIBUTI:
 

RIPARAZIONI NON PAGATE
 

Il Ministero degli Esteri è stato condannato, con lodo arbitrale del 20-1-1998 omologato da decreto pretoriale relativo a controversie insorte a seguito del contratto con cui la soc. Cidonio SpA aveva eseguito la progettazione esecutiva dell'iniziativa "Gibuti - officina per riparazioni avali", al pagamento di lire 74.703.250 di cui lire 34.615.850 di interessi, spese, diritti, onorari, ecc.
 

ECUADOR:
 

ANCORA RITARDI
 

Nel 1989 la società C. Lotti & Associati SpA si aggiudicava la gara per la realizzazione del programma di cooperazione "Ecuador - progetto irriguo Chambo Guano". A causa del ritardato pagamento dei corrispettivi, l'Amministrazione ha dovuto provvedere (8-7-'98) al pagamento di lire 225.695.880 per interessi di legge nel frattempo maturati.
 

MAURITANIA:
 

RITARDATI PAGAMENTI
 

A causa di "ritardato pagamento di fatture" alle Imprese Interconsulting-Techniplan, titolari di un appalto per prestazioni di servizi di ingegneria per la valorizzazione delle risorse idriche in Mauritania, il Ministero degli Esteri ha dovuto deliberare e corrispondere la somma di lire 308.067.045 (delibera del 2-10-96).
 

COLOMBIA:
 

SUINO CON SOVRAPREZZO
 

Nel 1988 venne approvata un'iniziativa di cooperazione in Colombia " Sviluppo dell'allevamento suino nel Narino": l'appalto venne aggiudicato alla società Zooconsult. A seguito di controversie nacque in seguito un contenzioso: la vertenza si risolse con una transazione tre le parti. Il Ministero versò alla Zooconsult, con delibera del 4-6-'98, la somma di lire 500.000.000 per far fronte "a sorte interessi, rivalutazione monetaria, spese per consulenze legali, tecniche e finanziarie sostenute" dalla stessa Zooconsult come definito nella transazione in parola.
 

SOMALIA:
 

FALLIMENTO COSTOSO E MISTERI
 

La società Giza SpA si aggiudicò nel 1986 l'appalto avente per oggetto un "Complesso zootecnico in Somalia". Già nel 1990 la ditta aveva inviato al Ministero 3 note di debito a titolo di interessi maturati per ritardati pagamenti delle relative fatture per un importo di lire 1.558.104.179. La somma non venne pagata e la Giza, nel febbraio 1993, notificò istanza di arbitrato. Nel novembre del 1993 il Tribunale di Reggio Emilia dichiarò il fallimento della Giza: il 27-2-'95 il Ministero chiese al fallimento Giza la rinuncia all'arbitrato. La domanda venne accettata dietro pagamento, per interessi, di lire 1.389.085.038, regolarmente deliberata. Misteriosamente venne liquidata una cifra inferiore. Non solo: a seguito della giusta richiesta del curatore fallimentare della Giza, la Dgcs stanziò la differenza (435 milioni, ma ne paga solo 320). Morale: la curatela dichiara nulla la rinuncia all'arbitrato e, con successive lettere, richiede il pagamento della cifra iniziale, il riconoscimento degli interessi legali sulle somme già liquidate e quelle da liquidare sino al soddisfacimento, e così si pagano 733 milioni "per interessi legali sulla somma liquidata a titolo di interessi per ritardati pagamenti". Totale generale pagato lire 2.139.080.601. Circa 700.000.000 in più. Un vero fallimento (per il contribuente).
 

SUDAN:
 

ECCO 10 MILIARDI E TACI
 

In seguito alle numerose controversie anche stragiudiziali derivanti da diversi contratti stipulati dall'Amministrazione con la Società Salini e Cogema in Somalia, Etiopia e Sudan dal 1986 al 1988, l'appaltatrice si dichiarò creditrice, al 31-12-1997, della somma di lire 32.231.355.947. Poiché il Ministero, anche in sede giudiziale, aveva sempre contestato gran parte della richiesta, l'Avvocatura generale dello Stato propose di pervenire a una "transazione globale di tutte le controversie". L'8-5-1998 vennero pagate a saldo "soltanto" lire 10.886.892.000 per capitale e interessi.
 

GUATEMALA:
 

PAGAMENTI DIMENTICATI
 

Nel 1987 venne stipulato, tra il Ministero e la società Mediacoop internazionale srl, un contratto per la realizzazione di un progetto in Guatemala, che prevedeva la costruzione di un mulino per cereali a  Chimaltenango. A causa del ritardato pagamento da parte della Dgcs la Mediacoop ha richiesto la corresponsione degli interessi. Con atto n° 26 del 3-2-2000 il D.G. della Direzione generale destinava lire 151.739.750 alla società Mediacoop per interessi a causa di ritardati pagamenti (vedi altro atto successivo).
 

LESOTHO:
 

UN MILIARDO DI UTILI ALTRUI
 

Nel 1989 la Direzione Generale per la Cooperazione e lo Sviluppo e le Società Ifagraria SpA e Cooptencnical riunite in Associazione temporanea d'imprese, stipularono un contratto per la realizzazione dell'iniziativa "Lesotho - Progetto di sviluppo nel settore avicolo" per un valore totale di oltre 10 miliardi di lire. Per difficoltà insorte nell'esecuzione del progetto per inadempienti di parte lesothiana, l'Ati nel 1993 e nel 1996 inviò atti di diffida concernenti la richiesta di liquidazione, oltre che delle prestazioni contrattuali, anche di indennità per mancato utile. Si pagarono per capitale ed interessi 936 milioni: poi ulteriori 232 milioni "a copertura di ogni rivendicazione dell'Ati".
 

SOMALIA:
 

SCADUTI I 6 MESI....
 

Il raggruppamento d'Imprese Giza SpA, Delma SpA e l'Agricola d'Italia stipulò tanti anni fa un contratto con il Ministero degli Esteri per la realizzazione di una iniziativa di Cooperazione in Somalia e avente per oggetto "Riabilitazione di una Azienda agricola".
 

Per la chiusura di complesse problematiche giuridico-amministrative che si erano venute a creare in dipendenza del contratto, venne stipulato tra le parti atto di transazione (22-1-'93) che prevedeva la corresponsione al raggruppamento di lire 1.442.112.900 entro sei mesi dalla stipula dell'atto.
 

Il pagamento, a causa di continue osservazioni dell'organo di controllo, venne effettuato ben oltre i termini dei sei mesi, per cui le aziende interessate fecero notificare alla Dgcs decreto ingiuntivo per il pagamento degli interessi. Morale: il 17-8-2000 l'Amministrazione ha stanziato l'ulteriore somma di lire 409.427.530 per la definizione della vicenda.
 

PAKISTAN:
 

INTERESSI A CLIMA TEMPERATO
 

Il ritardato pagamento di fatture alla soc. Agrotec SpA, che si aggiudicò nel 1986 un appalto in Pakistan per lo sviluppo della frutticoltura e frutticoltura a clima temperato, è costato all'Amministrazione la somma, stanziata il 18-9-2000, di lire 57.606.460 per interessi legali e moratori.
 

GUINEA:
 

PESCA ARTIGIANALE CON INTERESSI
 

La società Cogepi, a fronte del contratto stipulato con il Ministero in data 24-3-'89 per il programma di cooperazione "Guinea Equatoriale - Sviluppo della pesca artigianale", ha richiesto la corresponsione di interessi per ritardati pagamenti. Il Tribunale di Roma, con decreto ingiuntivo n° 3316 del settembre 1997, condannava l'Amministrazione al pagamento di tali interessi. Il Ministero ha pagato per tale voce circa 61 milioni di lire.
 

ITALIA:
 

PERDITA DI CHANCE
 

Il Giudice del Tribunale di Roma sez. Lavoro ha condannato il Ministero degli Esteri al pagamento in favore dell'ing. P.F. della somma di lire 221.161.501 a titolo di risarcimento del danno da "perdita di chance" e di danno da dequalificazione professionale, compresi circa 10.000.000 si spese legali. La delibera, del 13-6-2000 non specifica altro.
 

ANGOLA:
 

UN ASILO COSTOSO
 

Nel 1989 il Ministero degli Esteri commissionò alla GILCO spa la costruzione di un asilo in Angola a favore della popolazione (profughi) della Namibia. Sorge una controversia circa quanto deve (ancora?) essere versato alla Gilco spa: si ricorre ad un lodo arbitrale. Il Ministero è condannato a pagare nel 2001 la cifra di 746 milioni per capitale e di 151 milioni per interessi nonché 20 milioni per spese legali oltre a lire 185.460.000 per gli arbitri, per la segreteria e per le spese di funzionamento del collegio.
 

AFRICA:
 

I CONSULENTI VANNO DAGLI ARBITRI
 

Nel 1986 il Ministero degli Esteri affida alla soc. SISCOS una consulenza con supporto organizzativo in una serie di materie. Nel 1999 terminato da anni il lavoro, la soc. SISCOS, esigendo il pagamento di una serie di fatture inevase, notifica atto di citazione con richiesta di arbitrato. Il Ministero è condannato a pagare e paga, nel 2000 e nel 2001, 370 milioni per fatture non pagate, 209
 

milioni per interessi, 73 milioni per onorari di avvocati e di arbitri.
 

CAPO VERDE:
 

MAE AL VERDE
 

Tre collaboratori che operavano per conto del Ministero degli Esteri a Capo Verde (anno '94) non riuscendo ad ottenere il saldo delle loro parcelle notificano, nel 2000, un decreto ingiuntivo: per farvi fronte il MAE stanzia, e
 

paga, 48 milioni di lire oltre a 10 milioni per interessi e spese.
 

RUANDA:
 

IRRIGAZIONE COSTOSA
 

Nel 1989 il MAE stipulò con due società (che poi si fusero prima in Iritecna poi in Fintecna) la realizzazione di un programma d'irrigazione in Ruanda. A seguito di controversie insorte e relative all'esecuzione dei lavori, il MAE che aveva pattuito di spendere 865 milioni deve pagare e paga 1 miliardo e 397 milioni.
 

URUGUAY:
 

RITARDO INCOLPEVOLE
 

Nel 1988 il MAE e il Consorzio Techint Losopana stipularono un contratto per la realizzazione di un centro di sviluppo tessile in Uruguay.  Nel 1996 il Consorzio formulò una richiesta di risarcimento per il "ritardo incolpevole" (da parte del Consorzio) nell'esecuzione del contratto. Nel 2001 la vertenza si conclude ed il Ministero paga 111 milioni.
 

TURCHIA:
 

PERFINO ALL'ENEL
 

Nel 1987 il MAE pattuisce con la soc. ISMES spa la realizzazione di un programma idrogeologico in Turchia. Nel 1994 il MAE recede dal contratto. La ISMES, diventa nel frattempo Enel - Hydro, chiede i danni tramite gli arbitri (1999) e spunta (2001) 84 milioni per "riserve ed interessi" essendo già stati versati (nel '94) 48 milioni per interessi.
 

ITALIA:
 

ALTRE PERDITE DI CHANCE
 

L'importo di questi pagamenti (141 milioni) non è rilevante. Stupiscono però le motivazioni. Si tratta dell'azione promossa dalla signora M.G.S. che prima in Tribunale poi in Corte d'Appello spunta un risarcimento per "perdita di
 

chance" (chissà quali) di 40 milioni (35 per risarcimento + 5 milioni per spese legali). Un po' più elevati i danni (centouno milioni) pagati al signor A.O., sempre per risarcimento dovuto a "perdita di chance": novanta milioni per danni, undici per spese legali.
 

MOZAMBICO:
 

MAGGIORI ONERI
 

Nel 1986 il Ministero degli Esteri pattuisce con la Cmc di Ravenna (mandatario di due imprese, la DAM spa e la Tecnogri) la realizzazione di un programma di sviluppo integrato (ammodernamento di acquedotto) nella provincia di
 

PEMBA (Mozambico); nel 1991 il MAE affida la realizzazione di un programma di sviluppo integrato nella provincia di Maputo sempre in Mozambico. I lavori vengono svolti e collaudati. Nel '97 la Cmc chiede con svariati atti giudiziari (dinanzi al Tribunale di Roma) il pagamento di "maggiori oneri" per oltre sette miliardi più circa 5 miliardi per interessi e rivalutazioni. Le parti si accordano: il MAE sborsa transitivamente 6 miliardi 741 milioni per residuo capitale, interessi miliardari e spese.
 

ITALIA:
 

DECIDE LA SICILIA
 

Il prof. Alfredo Muzio nel 1987 viene inviato per 6 mesi in Messico: la delibera del MAE non spiega il perché. Fatto sta che lo stesso Muzio ricorre al Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Sicilia che condanna il MAE (siamo nel 2001: 14 anni dopo la missione in Messico) a pagare al Muzio 50 milioni di lire di cui circa la metà per interessi.
 

SOMALIA:
 

STUDI SOMALI COSTOSI
 

Nella realizzazione del programma denominato "Studi Somali", iniziato nel 1988, è insorta una controversia nel 1999 tra la soc. Cotecno e il Ministero degli Esteri per ritardati pagamenti e per l'insorgere di costi aggiuntivi non previsti dal contratto. La Cotecno è ricorsa ad un collegio arbitrale
 

per ottenere quanto dovuto più gli interessi per il ritardato pagamento. Nel 2001 il lodo arbitrale ha condannato la Farnesina a versare la somma di lire 479.962.600 a favore della Cotecno relativamente a interessi, spese legali e Iva. E al pagamento di lire 882.141.900 relativo agli importi dovuti stabiliti dal contratto (somma capitale).
 

SENEGAL:
 

LA TORTA GONFIA
 

Nel 1988 la Farnesina stipulò un contratto con la società Italtekna (poi divenuta Iritecna poi diventa Fintecna) per la realizzazione del programma di sviluppo idroagricolo nel dipartimento di Matam e del programma integrato del centro-nord del Senegal. La spesa è molto rilevante ed il MAE ritiene di aver assolto i suoi obblighi quando il 16-12-1992 l'allora Iritecna avanza domanda di giudizio arbitrale. Dopo due anni (siamo a febbraio '95) gli arbitri condannano il Ministero a pagare 16 miliardi 335.000.000 per "smobilitazione cantiere e risarcimento indennizzi". Ma non basta, un anno dopo, nel febbraio '96 esce un secondo giudizio degli arbitri che condannano il Ministero a pagare altri 13 miliardi. Dopo gli arbitri arrivano gli ufficiali giudiziari che notificano al MAE un precetto per oltre 33 miliardi di lire: vengono stanziati dal Ministero 16 miliardi per dare un acconto alla controparte. Sennonché une certa ditta Sogemi (che non si capisce a quale titolo, presumibilmente si tratta di una ditta creditrice), blocca 3 miliardi del Ministero facendoli sequestrare. Il debito che doveva ridursi a 13 miliardi risale a più di 16. Nel frattempo avvengono due fatti: che la Banca d'Italia accredita circa 1 miliardo all'Iritecna (che aveva cercato di pignorare i fondi del Ministero stanziati per gli organismi europei) e che la Corte d'Appello, investita della causa in toto, da torto all'Iritecna: grande gioia al MAE che dura però poco perché la Cassazione riforma dando torto allo stesso MAE. Risultato: il 21-4-2001 gli ufficiali giudiziari bussano di nuovo al Ministero con un precetto per 23 miliardi 770.000.000 (20 di capitale + interessi); scatta anche il pignoramento. Il MAE rifà i conti e calcola il debito in 20 miliardi circa e stanzia 7 miliardi per il capitale onde "evitare che il pignoramento condizioni l'attività delle altre direzioni generali del MAE con serio pregiudizio delle iniziative avviate e dell'immagine internazionale dell'Italia" eppoi d'urgenza 10 miliardi 592 milioni. Forse la storia non è finita.
 

AFRICA:
 

CASTORISSIMO
 

Nel 1986 il Mae stabilì un accordo con "Il Nuovo Castoro" per alcuni programmi di sviluppo della pesca artigianale nei vari paesi africani. Nel '96 un lodo arbitrale stabilì l'importo che il Mae doveva ancora corrispondere per capitale ed interessi al Nuovo Castoro: il Mae impugnò il lodo dinnanzi alla Corte d'Appello. La Corte rigettò l'appello condannando il Mae alle spese (14 milioni che divennero 21).
 

ZAMBIA:
 

RISO AMARO
 

Nel 1987 il Ministero incaricò la Ftp Italia di realizzare un programma per la lavorazione del riso in Zambia. Il pagamento del lavoro svolto doveva avvenire nel '90. La Ftp richiese gl'interessi che il Mae paga nel 2001 (115 milioni).
 

La lista e' lunga anzi lunghissima ....
 

 
 

 
 
 

 


"E spuntò il comma «Villa Certosa»

dal CORRIERE DELLA SERA del 17 dicembre 2004 Gian Antonio Stella
E spuntò il comma «Villa Certosa»
Nel mega-super-maxi-giga-emendamento alla Finanziaria su cui il governo ha messo la fiducia, tra un aiutino al calcio femminile, la celebrazione di Colombo e l'autofatturazione del tartufo, c'è un comma apparentemente imperscrutabile come un'incisione runica o il Disco di Festo. E dietro il quale, sorpresa, gli intenditori avrebbero scovato un ritocco che pare proprio ad personam: il via libera ai servizi segreti per i lavori edilizi alla Certosa, la villa sarda di Silvio Berlusconi. Cosa c'entra con la Finanziaria? Niente. Ma l'inserimento di cose «eccentriche» nella legge-base delle pubbliche casse non è una novità. Spiegò un giorno l'allora ministro del Tesoro Giuliano Amato che «l'enfasi mitica che accompagna ha una spiegazione precisa: è l'unica legge ad approvazione certa da parte delle Camere. L'ultimo treno per Yuma. Dove chi non sale rischia di restare definitivamente a terra. Di qui le mille spinte per infilarci di tutto». Dai soldi per il lago di Pergusa («il lago di Proserpina!») alla sagra del Polpo, dal carnevale di Putignano alla mozzarella doc, «formaggio fresco a pasta filata prodotto con latte bufalino». Lobby ricche e lobby straccione. Ruotavano personaggi mitici, intorno alle Finanziarie. Come Wilmo Ferrari, detto per l'irruenza «Wilmo la clava». O i protagonisti di memorabili nottate quale quella della scazzottata tra i diccì e il socialista Tommaso Mancia che, passato un comma imposto dallo scudocrociato per le terme in liquidazione, sbottò: «Allora deve passare anche l'aumento dei fondi al Club alpino italiano». «Cos'è, un ricatto?». «No, ma se passa il vostro emendamento deve passare pure il nostro». «Che ti frega, il Cai è socialista?». «No, ma è giusto così». «Sono socialiste le Alpi?». «Guarda che vivo al mare».
NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE - Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Come non è nuova, alla faccia delle promesse prima del centrosinistra e poi del centrodestra di rendere più semplice il linguaggio, la scelta di continuare piuttosto ricordando l'antico monito lasciato nel Settecento da Ludovico Muratori: «Quante più parole si adopera in distendere una legge, tanto più scura essa può diventare». Detto fatto, tra le 58.538 parole per un totale di 591 commi che compongono il megaemendamento fatto votare l'altro ieri dal governo, prendere o lasciare, si può leggere al punto 245 questo capolavoro a metà tra il sanscrito e il cifrario di Vernam: «All'articolo 24, comma 6, della legge 11 febbraio 1994, n. 109, e successive modificazioni, dopo le parole: "comma 1-bis" sono aggiunte le seguenti: "e degli organismi di cui agli articoli 3, 4 e 6 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, che sono disciplinati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato su proposta del Comitato di cui all'articolo 2 della citata legge n. 801 del 1977, previa intesa con il Ministro dell'economia e delle finanze"». In pratica, spiegano gli specialisti, si tratta di un «ritocco», proposto inizialmente con l'emendamento 35.158 da due senatori azzurri, Aldo Scarabosio e Mario Francesco Ferrara, alla «Merloni». La legge voluta nel 1994 dall'allora premier Carlo Azeglio Ciampi e dal ministro dei Lavori pubblici Francesco Merloni per rendere trasparenti gli appalti pubblici, che avevano visto l'esplodere di scandali indimenticabili. Quale quello del costruttore Edoardo Longarini, che secondo la Corte dei conti era arrivato ad applicare per gli scavi sovrapprezzi del 156% (fondazione sotto i 2 metri), 258% (sbancamento) e addirittura 477 (fondazione da 0 a 2 metri) per cento. Diceva, dunque, la «Merloni» che per i lavori pubblici sono obbligatorie le gare europee, aperte e trasparenti, salvo rare e precise eccezioni.
«RARE E PRECISE ECCEZIONI» - Dice la leggina fatta passare nel megaemendamento che, a quelle rare e precise eccezioni, vanno aggiunte quelle che toccano gli «organismi di cui agli articoli 3, 4 e 6 della legge 24 ottobre 1977, n. 801», vale a dire il Cesis, il Comitato esecutivo per i servizi di informazione e sicurezza, il Sismi, cioè il Servizio informazioni sicurezza militare, e il Sisde, cioè il Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica. I quali, per quel che se ne sa, avevano già manifestato qualche insofferenza per la «Merloni» e hanno avuto a che fare negli ultimi tempi con vari lavori di edilizia pubblica (caserme, postazioni, infrastrutture varie...) ma uno solo nella proprietà privata di un cittadino, sia pure speciale: Villa Certosa a Portorotondo. Dove oltre alle cinque piscine della talassoterapia (costruite abusivamente, descritte, fotografate e pubblicate in un libro prima della firma delle licenze), al lifting di una cabina elettrica diventata un finto nuraghe con vetrate trasparenti sul mare che «con un semplice scatto d'interruttore si polarizzano per garantire la massima privacy» e all'anfiteatro che miracolosamente ottenne il via libera della Regione allora forzista addirittura 56 giorni prima che fosse presentata la domanda (wow!), è stato appunto scavato nella tutelatissima roccia il celeberrimo imbarcadero stile 007. Imbarcadero sul quale la magistratura di Tempio Pausania ha aperto un'inchiesta. Subito arginata, prima ancora di una contestatissima aggiustatina al decreto delega sull'ambiente e del comma di cui parliamo che potrebbe chiudere la faccenda, da due decreti varati ai primi di maggio da Pietro Lunardi e Beppe Pisanu, coi quali si dichiaravano tutti i lavori (non si è mai capito se era compreso, ad esempio, il «capanno di cantiere riattato a bungalow per gli ospiti» di cui scrive l'architetto) assolutamente top secret. Al punto che perfino i decreti, in mano agli avvocati del Cavaliere, vennero solo mostrati al Pm. Guardare e non toccare. Una scelta che destò perplessità. E qualche risatina: la mappa segretissima del posto, con tutti i dettagli comprese le altimetrie, era infatti pubblicata a pagina 232 del libro che della Certosa descrive le meraviglie. Top secret all'italiana.
Gian Antonio Stella


Licenziati d'oro. Lunardi ripaga l'Anas

Un risarcimento da 2,7 milioni per le maxiliquidazioni illegittime di Raphael Zanotti, La Stampa
 

 

Non succede spesso che a un ministro venga chiesto di pagare di tasca propria il denaro pubblico sperperato. Ma quando accade, le cifre sono importanti. L’ingegner Pietro Lunardi, ex ministro alle Infrastrutture del governo Berlusconi, dovrà risarcire l’Anas per 2.757.877,34 euro avendo costretto l’azienda, quando era ministro, a pagare le maxiliquidazioni del Cda pur di farne piazza pulita. La sezione Lazio della corte dei conti, il 10 novembre scorso, ha infatti depositato la sentenza di condanna nei confronti dell’ex ministro ritenendo risarcimenti, buonuscite e finte consulenze non dovuti.
 

 
La vicenda I fatti risalgono al 2001. L’ingegner Lunardi si è appena insediato al ministero e una delle sue prime decisioni è mandare a casa i vertici Anas. Presidente, all’epoca, è Giuseppe D'Angiolino, ex ufficiale della guardia di finanza. Tra i due non corre buon sangue. D’Angiolino, infatti, ha revocato alcuni incarichi all’ingegnere non ancora ministro ma consulenze per Anas per un paio di gallerie. All’ex ufficiale i conti non tornano. Quando c’è di mezzo la società di Lunardi, la Rocksoil, i costi lievitano. Così, dopo aver fatto eseguire delle perizie, chiede al futuro ministro di abbassare il prezzo o lasciare. Quando Lunardi arriva al ministero, ha il dente avvelenato. Costringe D'Angiolino a farsi da parte. Per convincerlo è disposto a pagare, anche più del dovuto. Il 27 settembre 2001 il presidente lascia l’incarico con risoluzione consensuale del contratto. Lo seguono a ruota i quattro consiglieri: Paolo Urbani, Alessandro Migliavacca, Clemente Carta e Ivan Cicconi rassegnano le dimissioni tra il 15 e il 19 ottobre 2001. L’uscita di scena dei cinque viene concordata con il ministro dietro il pagamento di parecchio denaro.
 

 
La buonuscita del presidente Il professor D’Angiolino torna a casa con un milione e mezzo di euro in tasca. Chiede e ottiene: 816mila euro come compenso in qualità di amministratore dell'Anas superiori ai 350 milioni di lire previsti (l’ex ufficiale sostiene di poter far valere le norme sui dirigenti d'azienda privati per l'intero periodo del suo incarico, ovvero dal 1994 al 2001); altri 413mila euro come adeguamento del compenso (D’Angiolino sostiene di aver svolto mansioni di amministratore straordinario dal 1994 al 2001 anche se la corte sottolinea come, dal 1995, egli sia nominato presidente); altri 154mila euro arrivano come risarcimento per il patto di fedeltà che impone all’ex presidente di Anas di non esercitare nei tre anni successivi lavori in concorrenza con il gestore della rete stradale (ma la clausola è già contenuta nel contratto di nomina e quindi non bisognava pagarla a parte); infine il ministro accorda altri 154mila euro di consulenze da effettuare per conto del ministero in tre anni. Il conto verrà poi «elegantemente» girato all’Anas (non sia mai che il ministero si trovi in difficoltà), ma quel che è peggio è che la corte non trova traccia di alcuna consulenza effettuata da D’Angiolino. Per questo sono stati condannati insieme al ministro anche due funzionari Anas colpevoli di aver pagato l’ex presidente senza aver controllato che avesse effettivamente svolto i lavori.
 

 
Generosi anche coi consiglieri Non è solo il presidente D’Angiolino a venire lautamente remunerato dal ministro. I quattro membri del Cda concordano infatti con l’ingegner Lunardi un «risarcimento» pari allo stipendio che avrebbero percepito fino a fine mandato se il loro incarico non fosse stato prematuramente interrotto. Addirittura la corte scopre che ai quattro consiglieri vengono riconosciuti i gettoni di presenza «futuri» sulla base di una media calcolata sugli mesi precedenti. E di riunioni, quel Cda, non ne avrebbe più fatte. Alla fine ogni consigliere ha intascato 335.700 euro che, sommati alla cifra già data all’ex presidente, significa 2.881.000 euro.
 

 
La colpa La corte, alla fine, ha stabilito che il ministro ha avuto gravi colpe nello sperpero di denaro. Non solo quei soldi non dovevano essere pagati, ma l’ingegner Lunardi non aveva alcun potere di stabilire compensi, risarcimenti e quant’altro essendoci norme, regole e organi preposti proprio a questo. Per questo l’ex ministro è stato condannato a pagare 2.757.877,34 euro, mentre i due funzionari dell’Anas dovranno sborsare 61.974 euro a testa. In attesa di un eventuale ricorso in appello da parte dei condannati, il piatto piange. 
 

 
 
 
 


PORTABORSE SFIDANO DEPUTATI…. A CALCIO.

Non ci crederete, ma è proprio vero!In tempi in cui scoppia lo scandalo del lavoro nero nelle istituzioni e i parlamentari sono chiamati a difendersi di fronte allo scandalo dello sfruttamento del lavoro in nero dei loro collaboratori, l’ANSA ci fa sapere che “i deputati saranno presto sfidati, sui campi di calcio, dai propri portaborse. Si è infatti costituita a Montecitorio l’associazione calcio dei collaboratori parlamentari.” Si legge ancora che “l’associazione non ha fini di lucro, ma che vuole dare vita a incontri calcistici per beneficenza”… Forse per fare una colletta che garantisca un aumento salariale?!

I promotori dell’iniziativa sono membri delle segreterie degli Carlucci (FI), On. Protopapa (FI) , rcello Spirandelli (AN), On. Biancofiore (FI), On. Luca Bellotti (AN) e On. Cinzia Dato (DL).

Primo grande “match” sarà proprio con la nazionale Parlamentari: sarà un testa a testa tra datori di lavoro e lavoratori, sfruttatori e sfruttati.

Girando su internet si legge a proposito della nazionale parlamentari:
La Nazionale Parlamentari Italiana, fondata negli anni 80 dall’On. Paolo Cirino Pomicino, disputa ormai da più di venti anni partite di calcio a scopo benefico. La Nazionale è allenata del leggendario Ermete Patriarca, già allenatore della Nazionale Militare con la quale ha vinto vari Campionati del Mondo. Negli anni la Nazionale ha avuto tra le sue fila campioni di calcio come Massimo Mauro e Gianni Rivera. L’attuale rosa è composta da Deputati e Senatori di ogni schieramento politico. A sottolineare lo spirito di beneficenza le spese delle trasferte della squadra sono a carico dei componenti e non gravano sul Bilancio dello Stato ( E CI MANCHEREBBE!!). Tutti i Martedì sera gli onorevoli si allenano sul campo militare della Cecchignola e dopo cenano tutti assieme nonostante le divisioni politiche, convinti che il calcio e la solidarietà siano “l’unico consociativismo che funziona in Parlamento”.