Discussione politica

Interrogazione su Taranto, bambini con la sindrome del fumatore incallito a causa della diossina

11/10/2007  -  17:46

Interrogazione su Taranto, bambini con la sindrome del fumatore incallito a causa della diossina

Interrogazione a riposta scritta

NON HO MAI RICEVUTO RISPOSTA ALCUNA!

Al ministro della Sanità
Al ministro dello sviluppo economico
Al ministro dell'Ambiente
 
Premesso che da diverse fonti giornalistiche si apprende che il dott. Patrizio Mazza, primario di ematologia e vicepresidente della Ail Jonica avrebbe diagnosticato la sindrome del "fumatore incallito" in bambini di 10 anni residenti a Taranto, quartiere Tamburi, a ridosso del quale sorge il centro siderurgico ILVA. Tale fenomeno si colloca in un contesto sanitario già gravemente compromesso, laddove i decessi per neoplasie risultano più che raddoppiati dal 1971 al 1996 e, sulla base dei dati del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto relativi al quadriennio 1998-2001 nella provincia jonica si registrano circa 1.200 decessi annui, dati che collocano Taranto, per le neoplasie tutte, fra le Aree del Sud-Italia a maggiore incidenza e per le neoplasie polmonari.
 
Il dott. Mazza, nelle dichiarazioni rilasciate, fa sapere di aver riscontrato personalmente "bambini di dieci anni tumori di tipologia adulta o senile, in altre parole un carcinoma del rinofaringe, che generalmente è un tumore che viene nell'anziano fumatore incallito", e che ha avuto modo di riscontrare "decine di famiglie con più di un membro familiare che si ammala dello stesso tumore, tumori altrimenti impensabili in altre sedi nazionali, leucemie o linfomi di aggressività inusitata", tanto da rilevare un "danno genotossico" esteso nella comunità tarantina.
Tale aumentata insorgenza di forme tumorali è da considerarsi causata dagli effetti mutageni e teratogeni causati dalle diossine, di cui questa città detiene un triste primato di produzione: a Taranto infatti, si concentra il 90% della diossina industriale italiana.
 
A Taranto, sulla base dei dati rilevati da Arpa Puglia, sarebbe stata dispersa (in 45 anni di attività dell'impianto di agglomerazione dell'impianto suderurgico) una quantità di diossina pari ad almeno 5 kg, ossia un ammontare doppio rispetto alla fuoriuscita di diossina di Seveso (stimata dall'OMS in 2-3 kg).
L'Ilva, secondo i dati del registro Ines/Eper, immetterebbe nell'atmosfera un quantitativo di diossina pari all'8,8% del totale europeo, mentre rispetto al totale delle emissioni nocive europee incide per il 6,2% degli Ipa (Idrocarburi Policiclici Aromatici immessi in atmosfera. Nel complesso, emerge dai dati ARPA una produzione di oltre 11,1 nanogrammi/m3 di diossine (valore espresso in tossicità equivalente), quantitativo che supera abbondantemente il limite di 0,4 nanogrammi/m3 (espresso in tossicità equivalente) previsto dalla normativa europea recepiti dalla Regione Friuli Venezia Gulia ma scandalosamente non recepito nel Codice dell'Ambiente ( Decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006) che fissa un tetto abnormemente alto (10000 nanogrammi a metro cubo espressi in "concentrazione totale", sistema di misurazione ormai scartato dalla comunità scientifica per la sua inadeguatezza e imprecisione)
 
Nonostante tali dati siano sconcertanti, essi sono da considerarsi in difetto, in quanto risulta alla scrivente che l'ARPA abbia effettuato misurazioni della diossina con l'impianto di agglomerazione Ilva gestito non in condizioni routinarie ma in condizioni di rarefazione e diluzione dei fumi al fine di ottenere valori inferiori a quelli routinari;
Risulta inoltre alla scrivente che il monitoraggio dell'inquinamento dei camini Ilva è effettuato con centraline dell'Ilva ed è inviato all'Arpa tramite software gestito dall'Ilva . Senza dubitare sulla bontà delle auto-dichiarazioni fornite dall'azienda, risulta tuttavia evidente che la stessa ILVA abbia in capo la dualità di ruoli di controllore e controllato,
risulta infine alla scrivente che tale contesto sanitario sia stato precedentemente rilevato nel quartiere genovese di Cornigliano sede di cokeria ed acciaieria ove era utilizzato un sistema di lavorazione a caldo, origine di sostanze ad alto potenziale inquinante, oggi in via di trasferimento proprio a Taranto, causando prevedibilmente un ulteriore aggravio della già evidente emergenza sanitaria.
 
Per sapere
 
-Se quanto descritto in premessa corrisponde al vero,
 
-Se i ministri in indirizzo non ritengano necessario prevedere l'installazione coercitiva di un sistema di monitoraggio continuo a camino eseguito dall' ARPA competente di diossina ed i molti altri inquinanti i cui effetti nocivi risultano ampiamente documentati,
 
-Quali misure intendano mettere in atto per tutelare la salute dei cittadini, e se non sia necessario prevedere un'indagine epidemiologia per verificare lo stato di salute dei cittadini esposti all'inquinamento prodotto dall' ILVA
 
- Se il Ministero intenda - nello specifico - avviare un monitoraggio degli alimenti a Taranto, nonché sul sangue degli abitanti, nonché su latte materno e tessuto adiposo.
 
Sen. Franca Rame
 

NON HO MAI RICEVUTO RISPOSTA ALCUNA!

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[STAMPA] Grecia: intellettuali contro neo nazi, siamo tutti ebrei greci

 

Grecia: intellettuali contro neo nazi, siamo tutti ebrei greci
Roma, 28 mag. (Adnkronos) - "Siamo tutti ebrei greci". Si intitola cosi' la lettera aperta pubblicata da diversi quotidiani europei, e online, da un gruppo di intellettuali, tra i quali Dario Fo, AB Yehoshua, Oliviero Toscani, Bernard-Henri Le'vy, Amos Gitai e Bernard Kouchner in cui si lancia l'allarme su l'ingresso nel Parlamento greco della formazione neonazista Alba Dorata.
 
"Con il suo emblema ispirato alla svastica, il saluto hitleriano, i riferimenti al Mein Kampf, l'ideologia antisemita e razzista, la negazione dell'Olocausto, la violenza contro i migranti, le minacce contro i giornalisti ed altre personalita', il partito e' l'erede del partito nazional socialista tedesco che ha guidato l'Europa e il mondo nel caos e nel bagno di sangue", si legge sulla lettera aperta che ha come primo firmatario Benjamin Abtan, presidente del Movimento di base europeo anti-razzista.
"Sfortunatamente la Grecia non e' il solo paese minacciato da questo revival dell'ideologia nazista", continua citando esempi di altri preoccupanti gruppi neonazisti in altri paesi europei. E sottolinea come "questa crisi economica e sociale in corso, favorisce una frenetica ricerca di capri espiatrori e rafforza la paura del declino del vecchio continente".
 
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[STAMPA] Il Mistero Buffo secondo Franca Rame: “Io ero al Parlamento: lì nessuno lavora”

L'attrice ed ex senatrice dell'Idv in scena martedì sera a Bologna con il marito Dario Fo: "Se novecento deputati sui mille che sono andassero a casa sarebbe meglio. Anche se poi gli toccherebbe darsi daffare davvero per sopravvivere"

dario fo e franca rame
Mistero Buffo fa tappa a Bologna. Lo storico spettacolo teatrale ideato da Dario Fo e Franca Rame, oramai quarantadue anni orsono, va in scena martedì 20 dicembre al Teatro delle Celebrazioni alle ore 21.
 
Tra premi nobel ed elezioni al senato della repubblica, la più conosciuta coppia di artisti teatrali del novecento riprende in mano il capostipite del teatro di narrazione italiano. Parabole evangeliche e misteri medievali declamati con la lingua universale del grammelot, con la commedia dell’arte che fiancheggia feconda la satira e sbeffeggia ilare l‘ipocrisia del potere.
 
E dopo qualche anno di assenza a fianco del marito, il Mistero Buffo torna ad essere un affare di coppia. Franca Rame sul palco assieme a Dario Fo: “La nostra è una festa – racconta la Rame al Fattoquotidiano.it – abbiamo fatto talmente tanti spettacoli insieme con Dario che non dobbiamo nemmeno più parlarci. Basta uno sguardo in scena e ci si capisce al volo: un colpo di tosse vuol dire qualcosa, quando faccio ciao ciao con la mano vuol dire stringi, quando mi tocco lo stomaco vuol dire “diaframma”. Io ho l’abitudine in scena di dirigere gli attori che lavorano con me. E Dario dice di esserne ben contento”.
 
Uno spettacolo in continua mutazione, un unicum teatrale…
 
“Cambiare il testo è una nostra abitudine. Mistero Buffo è un testo pazzesco, una colonna della letteratura italiana, che Dario ha iniziato a scrivere nel 1969. Oggi siamo nel 2011 immaginatevi le volte che lo abbiamo recitato, dicono che sono 5mila repliche, ma forse sono di più. Nel tempo lo si cambia, ci sono alcuni brani completamente nuovi che la gente non conosce, ci sono anche le presentazioni. Dopo tutte queste repliche il testo non potrà mai essere uguale a quello delle origine”.
 
Tornate a Bologna dopo alcuni anni, intanto la città è cambiata: non sembra più essere quella che era negli anni settanta, quando Mistero Buffo iniziava il suo percorso teatrale. Cosa pensa di questi cambiamenti politici?
 
Non è più la Bologna gloriosa di quegli anni, questo sì. Leggo i giornali e seguo le polemiche, ma manco da anni da questa città. Certamente quarant’anni fa la sinistra che c’era, era proprio la sinistra. Adesso, senza offendere nessuno, è una sinistra un po’ rilassata. Non voglio dire male, io sono di sinistra, anche se provengo da quella famiglia non iscritta al Pci”.
 
Non trova che a Milano, come del resto a Napoli, l’apertura alla società civile ha dato nuova linfa alla sinistra locale?
 
“I cambiamenti sono evidenti e a poco a poco danno buoni frutti, ma ricordiamoci che questo è un momento brutto per Milano come per Bologna e per Siracusa. Abbiamo questo nuovo presidente del consiglio che mi sembra possa mettere in atto alcuni cambiamenti fondamentali per il nostro futuro a breve. Mi auguro che lo lascino lavorare perché il tempo è pochissimo”
 
Lei comunque è ricordata anche per la sua esperienza da senatrice con l’Idv dal 2006 al 2008 e per atti di coraggio come l’idea di abolire privilegi della casta e tagliare costi della politica: che ricordo ha di quel periodo?
 
“Quello che ho vissuto al Senato è il più brutto periodo della mia vita. Faccio un esempio: in due anni sono stata l’unica a tirar fuori il problema del conflitto d’interessi di Berlusconi, ma la proposta è caduta nel più grande gelo e disinteresse da parte di tutti. E dire che tra parlamentari e senatori siamo attorno alle mille unità”.
 
Allora da dentro le istituzioni è impossibile cambiare il paese?
 
“Guardate, se di questi mille parlamentari, novecento andassero a casa sarebbe meglio. Mi dispiace per loro perché gli toccherebbe lavorare, perché lì dentro non si può dire che si lavori. Io in Senato ero presente a tutte le commissioni. Ne avevo otto. Le frequentavo tutte. A quella sull’uranio eravamo presenti io, la senatrice Lidia Menapace (Rifondazione Comunista, n.d.r.) e un senatore leghista. Ugual numero anche nelle altre commissioni. Quindi se avessi lavorato come lavorano in generale i senatori avrei lavorato sette ore alla settimana. Non un numero a caso, l’ho ben calcolato: sette ore”.
 
Principali colpevoli di questa debacle culturale e istituzionale?
 
“Se fate attenzione all’emiciclo sia a sinistra che a destra vedrete che le assenze sono dappertutto. Addirittura alcuni arrivano in ritardo per il voto. Ma vi pare che un parlamentare arrivi in ritardo per votare? Eppure è successo anche nel giorno della caduta di Berlusconi tra le fila dei suoi sostenitori. Fanno solo quello che gli è può comodo, ragionano così”.
 
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[PETIZIONI] Raccolta firme per dedicare una via di Milano ad Anna Politkovskaja

anna politoskvajaProsegue la raccolta firme di Annaviva per chiedere al Comune di Milano di dedicare ad Anna Politkovskaja una via della città. Dopo due settimane sono più di 250 i cittadini che hanno sottoscritto l’appello. Tra loro, tre notissime attrici: Lella Costa, Ottavia Piccolo e Franca Rame.

Di firme ne servono molte di più. Sottoscrivete e fate girare l’appello.

Grazie.
Ad maiora.

 

fonte: andreariscassi.wordpress.com

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[STAMPA] Intervista di Dario Fo a Radio Babboleo

12 luglio 2011 - ore 14:43

"Berlusconi adesso deve vendere tutti i giocatori del Milan all'Inter, perchè non ce la fa a pagare il debito...".

E' una delle battute del premio nobel Dario Fo - in una lunga intervista a Zona Mista su Radio Babboleo News - nel giorno del raduno dei rossoneri, in cui era molto attesa la presenza di Silvio Berlusconi. Sarebbero state le sue prime dichiarazioni ufficiali dopo la sentenza sul lodo Mondadori, che condanna la Fininvest al pagamento di 560 milioni al gruppo De Benedetti. Il blitz al raduno è stato però annullato, ufficialmente per il lutto dopo la morte di un soldato italiano in Afghanistan. Il premio nobel Dario Fo ha parlato - oggi a Radio Babboleo News - non solo di sport, ma anche di teatro e, naturalmente, impegno politico.

Riascolta il suo intervento sul sito di Radio Babboleo.

fonte: babboleo.it

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"Finalmente l'Italia si sta svegliando"

franca rame attrice

Franca Rame, attrice, autrice. Non c’è ragazza che, dagli anni Sessanta in poi, non conosca le sue battaglie in difesa della donna, della sua libertà di scelta, della sua dignità. Sola una così poteva trasformare una violenza orrenda subita con dolore, in una consapevole e generosa scelta di campo a favore di chi ha poco o niente. Partendo dal palcoscenico, è ovvio, perché Franca non si è mai dimenticata di essere un’attrice che racconta storie insieme a suo marito Dario Fo, ma anche da sola, avendo sempre ben presente il consapevole orgoglio della sua condizione. Anche per questo è entusiasta della manifestazione che si terrà il giorno 13, alla quale parteciperà. Dice: “È un momento di grande fiacca generale, la gente è disinteressata, non ha soldi ed è preoccupata soprattutto di apparire e non di essere. C’è bisogno di una sveglia. Già la manifestazione del 29 gennaio a Milano, è stata bellissima: tantissima gente, uomini e donne, tanti applausi, un grande affetto che ci univa… mi sono commossa. È importante che questa manifestazione accada proprio in questi tempi in cui “il povero Berlusconi” è lì con le mutandine delle sue ragazze in testa. È importante questo svegliarsi, questo campanello d’allarme. Da parte mia spero in un risveglio totale di donne e di uomini da questo sonno profondo. Non mi è mai capitato di vedere un periodo così imbevuto di egoismo, di perdita di dignità, di denaro facile. E queste ragazze che si umiliano e l’uso umiliante che se ne fa per soldi, soldi, soldi. Il 13 ci sarò anch’io. Quello che succede in questi giorni testimonia che in ognuna di noi covava qualcosa. E quando ho letto sull’Unità della “chiamata” per testimoniare il nostro rifiuto, il nostro lutto, mi è sembrato che mi avessero letto nel pensiero perché io credo veramente che in ognuna di noi, casalinga, miliardaria, prostituta, ci sia un forte desiderio di comunicare, di esistere, di esprimere quello che sentiamo. È stata proprio come una grande spinta. E pensare che tutto nasce dal comportamento del signor B., il signore con le mutandine in testa, da un’idea, da un’immagine mortificante della donna. E queste belle ragazze cresciute a pane e televisione, nel culto di una società che premia solo l’apparire, sono un po’ vittime di questa cultura, sembrano non rendersene conto, si tolgono sorridendo le mutandine, guardano alla busta “pesante”… A un certo punto qualche anima bella ci ha definite l’altra metà del cielo. Da parte mia non sentendomi la metà di questo cielo non l’ho mai neanche voluto tutto per me. Non voglio essere al centro delle cose. Penso sempre agli altri, non solo alle donne ma anche agli uomini, al precariato, al debito pubblico che sale, cerco di vedere dove posso essere utile. Credo che per cambiare ci sia bisogno di una politica diversamaquesto non sarà possibile fino a quando la sinistra non si risolleverà.

Da l'Unità 13 febbraio 2011

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Meglio porco che impotente?

Luca Telese su "Il Fatto Quotidiano", 19 gennaio 2010

A pensarci bene, il vero disastro, per Silvio Berlusconi, non è nel diluvio di intercettazioni, suggestioni, figurazioni da porno b-movie, non sono gli squarci di lap dance, il racconto delle finte poliziotte con le tette siliconate al vento, dell’igienista dentale che si fa alternativamente maitresse o additivo erotico. A pensarci bene, ciò che sta corrodendo come un acido muriatico l’immagine di Silvio Berlusconi, non è lo stereotipo antico del satiro, e nemmeno quello un po’ più pecoreccio del “vecchio porco” che tocca e sbava, ma il colore crepuscolare della scena, la figura dell’allupato inconsapevole, dell’amico raggirato dai Fede-lissimi, della gallina dalle uova d’oro, spennata e abbindolata. Come un nonno “rimba” chiuso nell’ospizio del sesso, mentre chi gli sta intorno si disputa i suoi beni. A pensarci bene più dell’ormai leggendario “Noemi è la pupilla, io sono il suo culo”, più delle raccomandazioni di Lele Mora che dice: “Portatevi lo stetoscopio” (Risposta: “Perché?”. E lui: “Perché gli piace giocare al dottore”), insomma, molto peggio di questo sono i dialoghi di ordinario squallore, quelli senza sesso: Emilio che vuole intascarsi il trenta per cento, la ragazza Iris parla con un amico dicendo “Devo comprare il televisore per mia mamma”, “i pannoloni….”, “Il vestitino per la cugina”, “I biscotti per il cane”.

 

C’è in questo diluvio di furbizia feroce il senso vero del crepuscolo, la malinconia della decadenza, il senso drammatico di solitudine di un uomo raggirato, ingannato, utilizzato al punto da suscitare nel più feroce degli avversari un senso di simpatia e pena. La cosa che uccide il carisma non è la suggestione del sesso libertino, ma lo sbuffo della cocotte che grida alla sorella: “Che palle ‘sto vecchiooo!”. Oppure: “Quella è la volta buona che lo uccido, gliela tiro io la statuetta in faccia”. C’è molto più rispetto per Berlusconi negli antiberlusconiani duri che lo prendono sul serio, che nelle berlusconcine infami, che si sorbivano la proiezione dei suoi discorsi alle folle in delirio, e poi lo flagellavano con il loro feroce scherno.

 

A pensarci bene, Berlusconi si è salvato da due scandaletti erotici, ma non può salvarsi quando il Quirinale gli dice (ci vorrebbe il parla-come-mangi di Cuore) che se ne deve andare in aula a farsi processare, e il Vaticano che non si spende per un vecchio porco. A pensarci bene l’essenza del potere, in Italia, può sopravvivere allo sfregio del Bunga bunga, ma non alla perdita del potere. Che alla fine – malgrado i disperati tentativi – è sempre una proiezione dell’impotenza.

 

http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/01/19/meglio-porco-che-impotente/87...


Lo strano partito che aiuta il Cavaliere a restare in sella

di Curzio Maltese Quando difendevo ancora Antonio Di Pietro, Franca Rame, appena eletta in Parlamento con l'Idv, obiettava: «Sarà, ma questo è uno dei peggiori gruppi maschili che abbia mai frequentato in vita mia». Franca si dimise quando il gruppo dipietrista fece mancare la maggioranza al governo Prodi sullo scioglimento della società Ponte sullo Stretto e sulla commissione parlamentare per i fatti del G8 di Genova. Due voti a sorpresa che si spiegano soltanto con interessi inconfessabili.

A rivendicare con fierezza il tradimento alla maggioranza fu all'epoca l'onorevole dipietrista Aurelio Misiti, già passato dal Pci al centrodestra e poi ripassato all'Idv, entusiasta sostenitore del ponte Impregilo. Di Pietro stesso invece ammise il grave errore, in un'intervista a Marco Travaglio. Un'autocritica addolorata, quanto falsa.

 

Alle elezioni successive, nel 2008, Di Pietro infatti confermò in lista Misiti, il quale con animo grato si è già dimesso dall'Ido per passare con gli autonomisti di Lombardo. Sembrava l'ultimo di una lunga lista. Invece sono arrivati Scilipoti e Razzi.

 

Ricapitoliamo. Il campione dell'antiberlusconismo militante, Antonio Di Pietro, ha ottenuto nella decennale battaglia contro il duce di Amore i seguenti risultati concreti: 1) Ha fatto vincere Berlusconi nel 2001, rifiutando di portare il suo 4 per cento nel centrosinistra, sconfitto alla fine per uno scarto dell'1,5. Tutto per eleggere un senatore, Valerio Carrara, approdato al volo in Forza Italia; 2) Ha contribuito alla caduta del governo Prodi e al ritorno di Berlusconi nel 2008, facendo mancare più volte la maggioranza e portando in Parlamento galantuomini del calibro di Sergio Di Gregorio; 3) Ha scongiurato la fine di Berlusconi lo scorso 14 dicembre, grazie ai voti decisivi di due mediocri e chiacchierati personaggi, Scilipoti e Razzi, che Di Pietro aveva voluto a tutti i costi in lista, contro il parere di molti compagni di partito.

 

C'è una questione morale nell'Idv? Vedete voi. Di sicuro, esiste una questione politica. A che cosa serve un partito antiberlusconiano che nei passaggi decisivi, in un modo o nell'altro, ha sempre aiutato lo «stupratore della democrazia» a rimanere in sella? Il vice di Di Pietro, Donadi, minimizza: «Non mettiamoci a fare il conto dei traditori, anche il Pd ne ha avuti due». Sì, ma su duecento deputati. L'Idv ne ha una ventina. Se il dieci per cento dei deputati del Pd avesse votato la fiducia a Berlusconi, Donadi sarebbe stato altrettanto sportivo?


Con la Fiom, per i diritti dei lavoratori

Il diktat di Marchionne, che Cisl e Uil hanno firmato, contiene una clausola inaudita, che nemmeno negli anni dei reparti-confino di Valletta era stata mai immaginata: la cancellazione dei sindacati che non firmano l’accordo, l’impossibilità che abbiano una rappresentanza aziendale, la loro abrogazione di fatto. Questo incredibile annientamento di un diritto costituzionale inalienabile non sta provocando l’insurrezione morale che dovrebbe essere ovvia tra tutti i cittadini che si dicono democratici. Eppure si tratta dell’equivalente funzionale, seppure in forma post-moderna e soft (soft?), dello squadrismo contro le sedi sindacali, con cui il fascismo distrusse il diritto dei lavoratori a organizzarsi liberamente.

 

Per questo ci sembra che la richiesta di sciopero generale, avanzata dalla Fiom, sia sacrosanta e vada appoggiata in ogni modo. L’inaudito attacco della Fiat ai diritti dei lavoratori è un attacco ai diritti di tutti i cittadini, poiché mette a repentaglio il valore fondamentale delle libertà democratiche. Ecco perché riteniamo urgente che la società civile manifesti la sua più concreta e attiva solidarietà alla Fiom e ai lavoratori metalmeccanici: ne va delle libertà di tutti".

 

Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Margherita Hack

 

Primi firmatari: don Andrea Gallo, Antonio Tabucchi, Dario Fo, Gino Strada, Franca Rame, Luciano Gallino, Giorgio Parisi, Fiorella Mannoia, Ascanio Celestini, Moni Ovadia, Lorenza Carlassarre, Sergio Staino, Gianni Vattimo, Furio Colombo, Marco Revelli, Piergiorgio Odifreddi, Massimo Carlotto, Valerio Magrelli, Enzo Mazzi, Valeria Parrella, Sandrone Dazieri, Angelo d'Orsi, Lidia Ravera, Domenico Gallo, Marcello Cini, Alberto Asor Rosa, don Paolo Farinella.

 

FIRMATE ANCHE VOI L'APPELLO


NON DIMENTICHIAMOCI DEI MORTI SUL LAVORO NELL'ANNO 2010.

ricevo da Marco Bazzoni, operaio metalmeccanico e rappresentante dei lavoratori per la Sicurezza-Firenze, e volentieri pubblico.
 
Il 2011 è arrivato, ieri tutta Italia a festeggiare per l'arrivo del nuovo anno, ma c'erano anche delle persone che non avevano nulla di cui festeggiare, e sono i familiari dei 1080 lavoratori, che nel 2010 hanno perso la vita perchè sono morti sul lavoro. In attesa dei dati che ci fornirà l'Inail per l'anno 2010, notiamo che rispetto al 2009 quando ci sono stati 1050 morti sul lavoro, i morti sono sul lavoro nel 2010 sono in aumento, questo secondo i dati forniti dal blog Caduti sul Lavoro.
Dopo questa premessa, vorrei ricordare, che i dati Inail tengono conto solo degli infortuni denunciati, quindi sono dati che vanno presi come punto di riferimento, ma non come dati definitivi, perchè non tengono conto anche di tutti i lavoratori che muoiono "in nero" o che denunciano l'infortunio come malattia per paura di ritorsioni dal parte del datore di lavoro, perchè hanno un lavoro precario, quindi sono ricattabili. Ecco perchè ho sempre detto che questi dati sono fortemente sottostimati. Io vorrei ci ricordassimo di tutte queste persone che non ci sono più, che molte volte sono morte perchè nelle aziende non si rispettavano neanche le minime norme di sicurezza sul lavoro.
Ma non dobbiamo dimenticarci anche degli oltre 25 mila lavoratori che sono rimasti invalidi, e che difficilmente potranno essere ricollocati sul lavoro: c'è chi ha perso un piede, una gamba, un braccio, una mano, un occhio o è rimasto in carrozzina. Qual'è la soluzione perchè si riducano drasticamente tutti questi infortuni e le morti sul lavoro?! Di una cosa sono sicuro, non è di certo quella intrapesa dal Governo Berlusconi, che il 3 Agosto 2009, con il Dlgs 106/09, detto decreto correttivo al Testo Unico per la Sicurezza sul Lavoro (Dlgs 81/08), ha completamente stravolto il testo voluto dal Governo Prodi, dimezzando tra le tante cose, molte sanzioni a carico dei datori di lavoro, dirigenti, preposti, e sostituendo in alcuni casi il carcere con l'ammenda.
L'unico deterrente che temono i datori di lavoro sono le sanzioni, se vengono dimezzate, cosa resta? I controlli forse? Ma se l'Asl hanno un personale ispettivo ridotto all'osso che è formato da circa 1850 tecnici della prevenzione (o ispettori Asl), che sono in continuo calo, perchè man mano che molti tecnici vanno in pensione, non ne vengono assunti altri. Tanto è che se dovessero controllare tutte le aziende che ci sono in Italia, che sono circa 6 milioni, ogni azienda riceverebbe un controllo ogni 33 anni, quindi considerando la vita media di un'azienda, praticamente MAI.
Non è una soluzione neanche quella del Ministero del Lavoro, di fare una campagna per la sicurezza sul lavoro, con lo slogan "Sicurezza sul lavoro. La pretende chi si vuole bene", con degli spot che colpevolizzano i lavoratori, perchè sembra quasi perchè i lavoratori non vogliono bene a loro stessi e alle loro famiglie, ecco perche si infortunano sul lavoro, restano invalidi, si ammalano o peggio muoiono. Mentre dice poco o nulla sulle responsabilità dei datori di lavoro. Mi dispiace ma non ci siamo assolutamente.
Scusate se mi ripeto, l'ho detto fino allo spasimo, ma sembra quasi che chi di dovere non ci voglia sentire o faccia finta di non sentire, la prima cosa da fare sarebbe iniziare ad insegnare la sicurezza sul lavoro fin dalle scuole elementari come si fa in Francia, perchè molte volte ho sentito parlare di mancanza di cultura della sicurezza sul lavoro, sia nei datori di lavoro, che nei lavoratori, ma se non la iniziamo ad insegnare fin da piccoli, come pretendiamo che ci sia la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro? Perchè non dimentichiamocelo, gli studenti di oggi, saranno i lavoratori e gli imprenditori di domani.... Inoltre, andrebbero ripristinate, quindi aumentate le sanzioni a carico dei datori di lavoro, dirigenti e preposti, perchè è impensabile che l'unico deterrente sia abbassato.
I controlli vanno aumentati, questo lo dicono tutti, peccato solo a parole. Per far ciò bisogna sia aumentato fortemente il personale ispettivo delle Asl, perchè solo così si possono reprimere i comportamenti scorretti di molti datori di lavoro, che consideranno la sicurezza sul lavoro, come un optional per la loro azienda. Io mi sono stancato di sentire da più parti, che non ci deve essere repressione verso le aziende per quanto riguarda la sicurezza su lavoro. Ma quando mai c'è stata tale repressione? Quando? Magari ci fosse stata, probabilmente non avremmo tutti questi infortuni e morti sul lavoro...
Voglio invitarvi a leggere la denuncia sia alla Commissione Europea, che al Parlamento Europeo: www.rassegna.it/userdata/custom/pdf/rassegnasindacale/petizione.pdf
Dopo 13 mesi da quando ho fatto la denuncia sulle difformità di alcuni articoli del Dlgs 106/09, rispetto alla Direttive Europee sulla sicurezza sul lavoro, il 30 Novembre mi è arrivata (finalmente) la risposta del Capo dell'Unità Salute, sicurezza e igiene sul luogo di lavoro, della Commissione Europea Occupazione, Affari Sociali, Pari Opportunità, che mi ha comunicato, che a Gennaio 2011 verrà proposto all'Esecutivo della Commissione Europea, L'apertura una procedura d'infrazione contro l'Italia, per la mancata conformità delle misure di recepimento italiane in relazione a certe disposizioni della direttiva europea 89/391/CEE sulla sicurezza sul lavoro, tra cui deresponsabilizzazione del datore di lavoro (articolo 5 direttiva), posticipazione dell'obbligo di valutazione del rischio di stress legato al lavoro (articolo 6, paragrafo 3, punto a), proroga dei termini impartiti per la redazione del documento di valutazione dei rischi per una nuova impresa o per modifiche sostanziali apportate ad un impresa esistente (articolo 9, paragrafo 1, punto a).


I METODI LEGHISTI

Sono in contatto da mesi con Ilaria e la sua famiglia. Volentieri pubblico questa sua lettera.

 

I METODI LEGHISTI

Cara Franca,

il non condividere le idee del sindaco di Adro ma soprattutto l’esporsi pubblicamente comporta alcuni rischi. Fin dall’episodio dei bambini esclusi dalla mensa mi sono esposta denunciando i metodi razzisti del sindaco adrense; metodi che vogliono escludere le classi più bisognose ed indigenti, in primis gli extracomunitari e a ruota chi si può trovare nella stessa condizione socio economica. Già all’epoca mi ero guadagnata un “vai a battere così trovi i soldi per pagare la mensa” ed un “riporta i tuoi figli al tuo paese”. Abito ad Erbusco , 1 Km da Adro; ad Adro lavoro e i miei figli vanno a scuola. Il metodo leghista oltre a colpire il diverso e povero opera biecamente e meschinamente verso l’isolamento di chi non è allineato e non solo.. colpisce anche I FIGLI! Non mi sono tirata indietro neanche questa volta (simboli disseminati in tutta la scuola) di fronte all’arroganza di un sindaco che fa prove tecniche di omologazione della gente del paese che amministra, dandoci assaggi di fascismo. Personalmente questa mia presa di posizione ha fatto sì che qualcuno mi togliesse il saluto, qualcun altro l’ho guadagnato. Mi sono anche ritrovata due chiodi in una ruota ma forse è stato un caso. Ciò che mi lascia completamente sconcertata è l’attacco diretto a mia figlia di 11 anni compiuti proprio oggi! Una settimana fa, all’uscita di scuola, mentre lei insieme a compagni di classe si incamminava per recarsi dalla nonna, una signora passando in macchina con uno sguardo ostile le ha urlato qualcosa mostrandole il DITO MEDIO; I COMPAGNI DI CLASSE PRESENTI CONFERMANO CHE ERA PROPRIO RIVOLTO A LEI. Ed oggi la chicca: tutti gli anni al suo compleanno invitiamo i compagni di classe; è sempre stato un giorno divertente con tanti bambini che corrono e giocano in libertà; quest’anno ne sono venuti molti meno e mia figlia mi racconta che la sua amica ( l’amica di sempre, che conosce dalla scuola materna) la avvisa che non potrà venire al compleanno perché i suoi genitori non la portano essendo noi contro il sindaco (noi inteso io e mia mamma).

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Quel padre vigliaccamente mi saluta, sarò io a toglierlo il saluto, questa volta! Non traggo conclusioni, non faccio analisi, credo che i fatti parlino da sé… certamente non mi piego ed anche mia figlia non lo sta facendo! Ilaria Poli


UMBERTO BOSSI: "Tutto ciò che penso di Berlusconi"

Un esercizio di memoria di Umberto Bossi Silvio Berlusconi era il portaborse di Bettino Craxi. E' una costola del vecchio regime. E' il più efficace riciclatore dei calcinacci del pentapartito. Mentre la Lega faceva cadere il regime, lui stava nel Mulino Bianco, col parrucchino e la plastica facciale. Lui è un tubo vuoto qualunquista. Ma non l'avete visto, oggi, tutto impomatato fra le nuvole azzurre? Berlusconi è bollito. E' un povero pirla, un traditore del Nord, un poveraccio asservito all'Ulivo, segue anche lui l'esercito di Franceschiello dietro il caporale D'Alema con la sua trombetta. Io ho la memoria lunga. Ma chi è Berlusconi? Il suo Polo è morto e sepolto, la Lega non va con i morti. La trattativa Lega-Forza Italia se l'è inventata lui, poveraccio. Il partito di Berlusconi neo-Caf non potrà mai fare accordi con la Lega. Lui è la bistecca e la Lega il pestacarne. Berlusconi mostra le stesse caratteristiche dei dittatori. E' un kaiser in doppiopetto. Un piccolo tiranno, anzi è il capocomico del teatrino della politica. Un Peròn della mutua. E' molto peggio di Pinochet. Ha qualcosa di nazistoide, di mafioso. Il piduista è una volpe infida pronta a fare razzia nel mio pollaio. Berlusconi è l'uomo della mafia. E' un palermitano che parla meneghino, un palermitano nato nella terra sbagliata e mandato su apposta per fregare il Nord.

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La Fininvest è nata da Cosa Nostra. C'è qualche differenza fra noi e Berlusconi: lui purtroppo è un mafioso. Il problema è che al Nord la gente è ancora divisa tra chi sa che Berlusconi è un mafioso e chi non lo sa ancora. Ma il Nord lo caccerà via, di Berlusconi non ce ne fotte niente. Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani del Nord che sono morti a causa della droga. A me personalmente Berlusconi ha detto che i soldi gli erano venuti dalla Banca Rasini, fondata da un certo Giuseppe Azzaretto, di Palermo, che poi è riuscito a tenersi tutta la baracca. In quella stessa banca lavorava anche il padre di Silvio e c'erano i conti di numerosi esponenti di Cosa Nostra. Bisognerebbe conoscere le sue radici, la sua storia. Gelli fece il progetto Italia e c'era il buon Berlusconi nella P2. Poi nacquero le Holding. Come potrà mai la magistratura fare il suo dovere e andare a vedere da dove vengono quei quattrini, ricordando che la mafia quei quattrini li fa con la droga e che di droga al Nord sono morti decine di migliaia di ragazzi che ora gridano da sottoterra? Se lui vuole sapere la storia della caduta del suo governo, venga da me che gliela spiego io: sono stato io a metter giù il partito del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l'ho abbattuto. Quel brutto mafioso guadagna soldi con l'eroina e la cocaina. Il mafioso di Arcore vuole portare al Nord il fascismo e il meridionalismo. Discutere di par condicio è troppo poco: propongo una commissione di inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi. In Forza Italia ci sono oblique collusioni fra politica e omertà criminale e fenomeni di riciclaggio. L'uomo di Cosa Nostra, con la Fininvest, ha qualcosa come 38 holding, di cui 16 occulte. Furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la banca Rasini, la banca di Cosa Nostra a Milano. Forza Italia è stata creata da Marcello Dell'Utri. Guardate che gli interessi reali spesso non appaiono. In televisione compaiono volti gentili che te la raccontano su, che sembrano per bene. Ma guardate che la mafia non ha limiti. La mafia, gli interessi della mafia, sono la droga, e la droga ha ucciso migliaia e migliaia di giovani, soprattutto al Nord. Palermo ha in mano le televisioni, in grado di entrare nelle case dei bravi e imbecilli cittadini del Nord. Berlusconi ha fatto ciò che ha voluto con le televisioni, anche regionali, in barba perfino alla legge Mammì. Molte ricchezze sono vergognose, perché vengono da decine di migliaia di morti. Non è vero che 'pecunia non olet'. C'è denaro buono che ha odore di sudore, e c'è denaro che ha odore di mafia. Ma se non ci fosse quel potere, il Polo si squaglierebbe in poche ore. Incontrare di nuovo Berlusconi ad Arcore? Lo escludo, niente più accordi col Polo. Tre anni fa pensarono di farci il maleficio. Il mago Berlusconi ci disse: "Chi esce dal cerchio magico, cioè dal mio governo, muore". Noi uscimmo e mandammo indietro il maleficio al mago. Non c'è marchingegno stregato che oggi ci possa far rientrare nel cerchio del berlusconismo. Con questa gente, niente accordi politici: è un partito in cui milita Dell'Utri, inquisito per mafia. La "Padania" chiede a Berlusconi se è mafioso? Ma è andata fin troppo leggera! Doveva andare più a fondo, con quelle carogne legate a Craxi. Io con Berlusconi sarò il guardiano del baro. Siamo in una situazione pericolosa per la democrazia: se quello va a Palazzo Chigi, vince un partito che non esiste, vince un uomo solo, il Tecnocrate, l'Autocrate. Io dico quel che penso, lui fa quel che incassa. Tratta lo Stato come una società per azioni. Ma chi si crede di essere: Nembo Kid? Ma vi pare possibile che uno che possiede 140 aziende possa fare gli interessi dei cittadini? Quando quello piange, fatevi una risata: vuol dire che va tutto bene, che non è ancora riuscito a mettere le mani sulla cassaforte. Bisogna che Berlusconi-Berluscosa-Berluskaz-Berluskaiser si metta in testa che con i bergamaschi io ho fatto un patto di sangue: gli ho giurato che avrei fatto di tutto per avere il cambiamento. E non c'è villa, non c'è regalo, non c'è ammiccamento che mi possa far cambiare strada... Berluscoso deve sapere che dalle nostre parti la gente è pronta a fargli un culo così: bastano due secondi, e dovrà scappare di notte. Se vedono che li ha imbrogliati, quelli del Nord gli arrotolano su le sue belle ville e i suoi prati all'inglese e scaraventano tutto nel Lambro. Berlusconi, come presidente del Consiglio, è stato un dramma. Quando è in ballo la democrazia, a qualcuno potrebbe anche venire in mente di fargli saltare i tralicci dei ripetitori. Perché lui con le televisioni fa il lavaggio del cervello alla gente, col solito imbroglio del venditore di fustini del detersivo. Le sue televisioni sono contro la Costituzione. Bisogna portargliele via. Ci troviamo in una situazione di incostituzionalità gravissima, da Sudamerica. Un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle frequenze tv per condizionare la gente e orientarla al voto. Non accade in nessuna parte del mondo. E' ora di mettere fine a questa vergogna. Se lo votate, quello vi porta via anche i paracarri. Se cade Berlusconi, cade tutto il Polo, e al Nord si prende tutto la Lega. Ma non lo faranno cadere: perché sarà pure un figlio di buona donna, ma è il loro figlio di buona donna, e per questo lo tengono in piedi. Ma il poveretto di Arcore sente che il bidone forzitalista e polista, il partito degli americani, gli va a scatafascio. Un massone, un piduista come l'arcorista è sempre stato un problema di "Cosa sua" o "Cosa nostra". Ma attento, Berlusconi: né mafia, né P2, né America riusciranno a distruggere la nostra società. E lui alla fine avrà un piccolo posto all'Inferno, perché quello lì non se lo pigliano nemmeno in Purgatorio. Perché è Berlusconi che dovrà sparire dalla circolazione, non la Lega. Non siamo noi che litighiamo con Berlusconi, è la Storia che litiga con lui. (Una collezione di frasi pronunciate da Umberto Bossi fra il 1994 e il 1999 - Le date esatte sono: 1,7,9,10,13 marzo 1994; 5 aprile 1994; 4,11,23,31 maggio 1994; 1,12,17 giugno 1994; 29 luglio 1994; 6,8,13 agosto 1994; 1 settembre 1994; 6,20,23 dicembre 1994; 14 gennaio 1995; 22 marzo 1995; 13 aprile 1995; 10 giugno 1995; 29 luglio 1995; 25 gennaio 1996; 14,19,25 agosto 1997; 18 giugno 1998; 22 luglio 1998; 13 settembre 1998; 3, 27 ottobre 1998; 24 febbraio 1999; 13 aprile 1999; 10 settembre 1999; 19 ottobre 1999)


Furio Colombo: Basta dire no

di Furio Colombo

Negli anni ’80 la signora Reagan, allora apprezzata First Lady degli Stati Uniti, ha introdotto nel lessico politico americano l’espressione, diventata subito popolarissima: “BASTA DIRE NO”. Questa semplice e chiara sequenza di tre parole potrebbe essere slogan e bandiera di una salda opposizione. Niente più del “NO” appartiene (per parodiare D’Alema) a una “cultura di governo” perché ogni buon governo si fonda su molti inflessibili “NO” altrimenti governare sarebbe una scompagnata.

Chi ci governa, del resto, ci sta dando quotidianamente l’esempio.

Avremmo voluto salvare la scuola pubblica dalla distruzione evitando un umiliante viaggio all’indietro fra grembiulini e licenziamenti. E ci hanno detto subito NO.

Avremmo volto guardare dentro la scatola della manovra finanziaria triennale approvata in nove minuti, e l’hanno votata subito con la fiducia.

Avremmo voluto partecipare, educatamente, marginalmente, al grosso e complicato affare del federalismo fiscale, ma loro vanno di fretta, Bossi deve presentare tutto al Dio Po entro domenica 14 settembre, altrimenti i suoi fanno la secessione.

Avremmo voluto celebrare l’8 settembre il primo eroico atto di resistenza italiana contro i tedeschi occupanti. Il Capo dello Stato lo ha fatto da solo. Ma il sindaco di Roma e il Ministro della Difesa dell’Italia post fascista hanno detto NO. Uno ha celebrato il Partito Nazionale Fascista. L’altro la Repubblica di Salò.

Possibile che non si sappia, non si voglia raccogliere la lezione?

“BASTA DIRE NO” a qualunque loro progetto sulla giustizia. Perché non c’entrano gli italiani e gli interessi del Paese, ma è solo l’esito di una lunga guerra di un potente imputato e dei suoi avvocati contro i giudici. La loro riforma è comunque un atto di maxi-ricusazione dei giudici a cui non si partecipa.

“BASTA DIRE NO” alla loro legge sulle intercettazioni, cervellotica (solo tre mesi per intercettare la Mafia), ambigua (forse sarà esonerato il reato di corruzione, il più amato dagli italiani), e liberticida (pene durissime a chi informa i cittadini di reati a danno dei cittadini). Vero, ricalca in parte una bozza di legge del centro-sinistra. Opera di Mastella. Volete dire che Mastella, anche da Ceppaloni, resta l’anima (il “chip”, si direbbe nell’informatica) del nuovo Pd?

“BASTA DIRE NO” alle bugie di Frattini che ci nasconde cose accadute (e gravi, come i colloqui Putin e Gheddafi) e ci racconta cose inventate. (Non c’è traccia nella stampa del mondo della “mediazione” Berlusconi-Putin che avrebbe posto fine alla guerra).

“BASTA DIRE NO” alle Commissioni “Attali” di Alemanno che, persino se il sindaco non fosse fascista, servono solo alla gloria di Alemanno.

“BASTA DIRE NO” al fascismo esemplare del Ministro La Russa che, in un giorno sacro alla Resistenza e mentre il Vice Presidente degli Stati Uniti è ospite dell’Italia, esalta i brigatisti di Salò “Per avere combattuto contro gli anglo- americani” dunque contro i liberatori dell’Italia occupata e distrutta da nazisti e fascisti. Dunque difensori di Auschwitz.

“BASTA DIRE NO” con assiduità, continuità, persuasione, orgoglio.

Gli elettori se ne accorgeranno.

http://temi.repubblica.it/micromega-online/12-settembre-2008-furio-colombo-basta-dire-no/