2011

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[STAMPA] Dario Fo con gli allievi delle scuole di teatro di San Marino

dario foDario Fo continua a dare vita alla grande esposizione che lo vede protagonista nella Repubblica di San Marino. “L’artista è testimone e narratore del proprio tempo e gli compete un’essenziale compito di denuncia, anche utilizzando le armi della satira e dell’ironia “ Questa è la concezione di Fo e proprio ottemperando a questa concetto Dario ha voluto che le sue opere fossero “raccontate e contestualizzate”.
 
Domenica 26 Agosto 2012 dalle 16.00 alle 18.00, infatti, presso la Sala SUMS e - a seguire - alla Pinacoteca di San Francesco, gli studenti della VOICE ACADEMY del Canto e del Teatro e gli allievi della Scuola di Teatro BRADIPOTEATAR di San Marino, dopo alcune lezioni di Dario FO e sotto la sua regia, “reciteranno” le opere del premio Nobel esposte.
 
Gli allievi, che sono stati seguiti dai rispettivi insegnanti Aleksandra Di Capua e Andrea Tamagnini per BRADIPOTEATAR e da Fabrizio Raggi per VOICE ACADEMY del Canto e del Teatro accompagneranno il pubblico intervenuto in un coinvolgente perscorso tra i lavori del grande Maestro.
 
Si inizierà dalle grandi opere in mostra alla sala Sums, espressione di forti tematiche sociali: dalla situazione africana attuale, gli sbarchi su Lampedusa, la disoccupazione italiana, le morti bianche, il governo Berlusconi, Roberto Saviano. Allegorie, figure ironiche, retoriche e violente del dramma moderno saranno raccontate da Paolo Bartolini, Costantina Busignani, Giulia Ceccoli, Lilli Della Balda, Mauro Granaroli, Lucilla Di Meco, Diego Ercolani, Juliana Petecariui.
 
Il gruppo di visitatori ed attori si sposterà poi al Museo Pinacoteca San Francesco dove invece il tema dominante è la satira legata al cristianesimo: si seguirà un filo guida che ci condurrà in maniera poetica, tra religione e teatro alla ricerca di una verità nascosta, sottolineando l’importanza del riso per combattere un potere coercitivo, nella miglior tradizione giullaresca. Dipinti in cui si scoprirà una storia di San Francesco diversa da quella ufficiale, certamente più credibile e godibile, passando attraverso i vangeli apocrifi e l’evoluzione – o meglio l’involuzione – di alcuni riti cristiani. Guideranno il pubblico attraverso le sale del museo Elena Amati, Sara Beccari, Lucrezia Castellani, Melissa Nanni e Giovanni Zonzini.
 
Lo spettacolo mostra non avrà alcun costo aggiuntivo rispetto al biglietto di ingresso abituale.
La visita “narrata” verrà poi replicata nelle giornate del 2, 9, 16 Settembre 2012.
 
La mostra “Dario Fo a San Marino” rimarrà aperta fino al 14 ottobre, rispettando i seguenti orari:
Sala S.U.M.S. Ore 10.00 – 22.00
Pinacoteca San Francesco Ore 8.00 – 20.00
Teatro Titano Ore 10 – 22.00
dal 16 settembre le mostre effettueranno un cambiamento di orario.
Ticket on line su www.greatemotions.sm
 
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[STAMPA] DARIO FO IN SCENA A FORLI’ CON LA LEZIONE-SPETTACOLO “PICASSO: ANTEPRIMA”

Venerdì 31 agosto 2012, alle ore 21.00, il premio Nobel Dario Fo sarà protagonista di un evento eccezionale, promosso dalla Biblioteca “A.Saffi”, portando sul palcoscenico del Teatro “Diego Fabbri” di Forlì una lezione-spettacolo dedicata all’indiscusso genio della pittura del Novecento: Pablo Picasso.
 
L’inedita rappresentazione “Picasso: anteprima” è stata scritta in occasione dell’importante mostra sul Maestro spagnolo che verrà realizzata in autunno al Palazzo Reale di Milano. Con il suo stile originale ed irriverente, Dario Fo porterà in scena la vita e le opere di Picasso attraverso un racconto che ne ripercorrerà tutti i periodi, dal rapporto di Picasso con la Commedia dell’Arte, al grande interesse che il pittore catalano nutriva verso l’arte italiana e, in particolare, verso i grandi maestri del Rinascimento, comprese le loro scelte politiche e anche i loro amori…
 
La pittura è un’arte che Dario Fo conosce bene: conclusasi quest’anno la fortunata mostra che ha avuto luogo proprio nelle stesse sale milanesi che ospiteranno in autunno i capolavori picassiani, ha inaugurato due importanti mostre tuttora in corso, una presso Casa Cavazzini di Udine e una a San Marino, divisa in tre location (Palazzo SUMS, Teatro Titano e Spazio San Francesco).
 
dario fo
 
Dario Fo ha accettato con entusiasmo la proposta della Biblioteca “A.Saffi” di regalare al pubblico forlivese, al quale è particolarmente legato, l’anteprima del suo spettacolo la cui sceneggiatura è stata composta grazie anche alla consultazione di libri e documentazione delle raccolte forlivesi.
 
L’ingresso è gratuito fino ad esaurimento dei posti. Per informazioni tel 0543.712608 -712610 dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 13.30.
 
22.08.2012 - Foglio Notizie n. 486
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[STAMPA] San Marino: Dario Fo al Festival dei Giovani Saperi

dario fo a san marinoIl Premio Nobel Dario Fo ha incontrato domenica 5 Agosto presso uno dei tre spazi espositivi della mostra a lui dedicata, il Museo San Francesco, a San Marino Città, i giovani dello SMIAF che, onorati ed orgogliosi gli hanno presentano il significato, la visione, la forza dell’impegno giovanile, l’attaccamento propositivo al proprio territorio, così come stanno esprimendo da anni con le giornate dello SMIAF.
 
Quanto mai preziosa è questa occasione per dare esplicito senso alla forza dei  GIOVANI SAPERI, come espressione di quello spirito creativo che caratterizza ogni generazione e che attinge nell’età giovane una capacità propulsiva.
 
Vogliono oggi dirlo alla presenza di un personaggio come Fo che ha fatto della creatività il segno della capacità di dare alla vita il gusto di vivere, utilizzando i potenti stimoli di un’arte multiforme, in grado di farsi anche portatrice di messaggi di criticità, per il rilancio di una società spesso sull’orlo della rassegnata impotenza.
 
E’ proprio sulla lunghezza d’onda di questo suo impegno, lo SMIAF entra in sintonia, per esprimere una vitalità creativa che non sia intesa unicamente come segno di certa trasgressività dei canoni tradizionali, rispetto al codice di una razionalità tuttologa ed omnisciente, ma che sia più positivamente intesa come l’interfaccia di una criticità costruttiva della realtà sociale, politica, multiculturale.
 
Creatività e criticità rimangono paradigmi eterni dell’uomo – sottolineano gli organizzatori del Festival - possono diventarne riferimento insostituibile se riescono ad interpretare il divenire della società, dei suoi nuovi bisogni,  della forza-valore delle  diversità che vanno emergendo quali elementi costitutivi di ogni persona e del suo porsi nella storia e nel tempo che viene.
Lo SMIAF  ha fatto della creatività la manifestazione tangibile della forza vitale  di saperi diversi, quasi a voler dimostrare – se ce ne fosse bisogno – che lo spirito creativo non è solo il dono unico e irripetibile dei giganti dell’arte, della musica, della letteratura, della scienza e della tecnica o dei fondatori di imperi politici ed economici.
 
Da anni lo SMIAF vuole mettere in evidenza  che lo spirito creativo è una capacità alla portata di chiunque voglia provare a migliorare il mondo, o, per dirla con le parole di un grande creativo cileno (come  Donato De Prado,1997):”è la capacità di porre domande che ancora non esistono, per aiutare l’uomo a guardare avanti con fiducia”.
 
Il miglior ringraziamento a Dario Fo per la Sua presenza – ribadiscono gli organizzatori - vuole essere oggi il gusto di dedicare a Lui questa loro “audace impresa” con tutti i significati che ad essa attribuiscono e con i buoni risultati che stanno raccogliendo nella presenza multiforme e condivisa di tanti partecipanti.
 
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[STAMPA] Al teatro Quirinetta di Roma è stato presentato il Centro Nazionale Drammaturgia Italiana

 


teatro cuirinettaOggi al teatro Quirinetta di Roma – che ha gentilmente ospitato la conferenza stampa di apertura – è stato presentato il nuovo Centro Nazionale Drammaturgia Italiana Contemporanea, che aspira a diventare una rete federale nazionale, nata per occupare un vuoto istituzionale aperto dalla chiusura dell’Idi nel 1998.
Gli scrittori presenti hanno salutato il pubblico che affollava la sala schierandosi uniti sotto il palco: un gesto collettivo voluto per sottolineare il carattere orizzontale, democratico e aperto della struttura nascente.
Maria Letizia Compatangelo, presidente pro tempore, e Angelo Longoni, coordinatore, hanno illustrato le linee guida del Centro, definite in un documento condiviso e firmato da più’ di 120 autori. Tra le adesioni ricordiamo Dario Fo e Franca Rame, Ugo Chiti, Franca Valeri, Manlio Santanelli, Luca De Bei, Raffaella Battaglini e tantissimi altri, provenienti da tutte le regioni d’Italia. Renato Sarti, rappresentante degli autori milanesi insieme a Angela Calicchio di OUTIS, ha annunciato che il gruppo parteciperà all’incontro sul teatro, previsto il 19 gennaio a Milano con l’assessore alla Cultura Stefano Boeri. Il Centro ha già instaurato una proficua collaborazione con AGIS Lazio, confermata dall’intervento del presidente Pietro Longhi, e ha avviato un dialogo costruttivo con l’assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma, Dino Gasperini,  che ha annunciato in conferenza l’avvio di un progettodestinato a creare una rete di spazi nei quali organizzare interventi, manifestazioni, azioni teatrali e attività di formazione intitolato “Case del Teatro e della Drammaturgia”.
Tra gli ospiti istituzionali presenti: il consigliere regionale Giulia Rodano, il Sen. Vincenzo Vita del PD e la responsabile nazionale cultura di PRC.
 
La scrittura teatrale – recita l’inizio del documento degli autori – è una professione altamente specializzata e, in quanto tale, richiede una formazione che si potrebbe a giusto titolo definire permanente.

È un mestiere che esige un lungo tirocinio in palcoscenico, che parte dall’artigianato per attingere all’arte, che si nutre di esperienza ed intuizione, d’ispirazione e pratica.

Per queste ragioni deve essere una professione rispettata perché è il motore primo di ogni accadimento teatrale e deve poter offrire a chi la “esercita” la possibilità di vivere del proprio lavoro.

In Italia occorre invertire una tendenza malata che sta museificando il nostro teatro e che fa perdere  ogni aggancio con la realtà che si vive, con la contemporaneità  e con la nostra identità nazionale.

Il testo completo, insieme alle indicazioni per l’iscrizione, sono pubblicati sul sito www.centrodrammaturgia.it

fonte: civitasnews.it

 

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[STAMPA] Il Mistero di Franca - archivio storico del Corriere della Sera

corriere della sera
 
"Mentre io badavo a lui, al bambino, alla casa, alla spesa, alle beghe quotidiane, Dario leggeva avidamente i Vangeli Apocrifi". La Rame racconta con un filo di nostalgia la genesi del più noto spettacolo del marito Fo. «Me ne leggeva ogni pagina per avere il mio parere» «Ricordo quei giorni sul lago, una vacanza tutto lavoro»
 
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[STAMPA] 'COPPIA APERTA' DI DARIO FO E FRANCA RAME TORNA IN SCENA

coppia aperta"Prima regola perchè la coppia aperta funzioni, deve essere aperta da una parte sola: quella del maschio!
Perchè se la coppia è "aperta" da tutte e due le parti... ci sono le correnti d'aria!
" Dario Fo - Franca Rame
 
Torna in scena a Cusano Milanino una commedia "storica" della coppia Fo - Rame, grazie alle associazioni Eco di Fondo e Torre dell' Acquedotto.
 
Antonia è una donna sui trent'anni. Il proscenio è una zona di riflessione dove la protagonista analizza la sua vita, come se fosse in una seduta psicoanalitica, in una dimensione intima e privata, in una confessione sofferta ma al tempo stesso ironica. Essa focalizza la sua attenzione intorno all'infedeltà di suo marito e a come lei, per liberarsi da questo pensiero, possa fare a costruirsi una vita autonoma.
La scena è lo spazio mentale di Antonia, in cui l'immaginario da lei evocato nei suoi racconti, prende vita e si concretizza, a volte come un sogno, a volte come un incubo che l'attira a sé. Lì incontra suo marito Pino e tutte le età e le fasi della sua vita diventano così fasi della scena, ora grottesche, ora romantiche, ora drammatiche.
 
Lo spettatore è accompagnato in un viaggio attraverso le vicessitudini di una relazione, una come tante. Dalla soffitta della nonna, attraverso i banchi di scuola, all'altare del matrimonio, nel percorso di una storia sentimentale con tutte le difficoltà che una coppia può affrontare (la noia, la dipendenza, la nostalgia della libertà...).
 
Le scene di Paola Tintinelli, costituite da lavagne giganti, su cui gli attori disegnano come in un gioco dai calendari che scorrono ai mobili di casa, dai fiori che appassiscono con gli anni a bambole voodoo vendicative, tracciano con semplicità ed efficacia i segni di una convivenza.
 
COPPIA APERTA di Dario Fo e Franca Rame
Adattamento dalla commedia "Coppia aperta quasi spalancata" di Dario Fo e Franca Rame
a cura di Giacomo Ferraù.
Produzione Eco di Fondo
Sabato 14 gennaio 2012, ore 21:00
Torre dell'acquedotto, Viale Buffoli 17 bis, Cusano Milanino
Regia: Giacomo Ferraù
con: Andrea Pinna e Giulia Viana
scene e costumi: Paola Tintinelli
light designer: Giuliano Almerighi
luci: Alessandro Barbieri
link al blog dell'associazione: http://ecodifondo.blogspot.com
link Torre dell'acquedotto: http://www.torredellacquedotto.it/home.html
 
fonte: teatro.org
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[STAMPA] ''Mistero Buffo'' di Dario Fo e Franca Rame all'ObiHall di Firenze

misatero buffoLunedì 23 gennaio 2012 all'ObiHall Teatro di Firenze in programma lo spettacolo "Mistero Buffo" di Dario Fo e Franca Rame.
Tornano in scena con una selezione di testi dal loro spettacolo dei primordi "Mistero buffo", riproposto con un'immancabile dose di improvvisazione, da sempre cifra distintiva del teatro di Fo. Per informazioni: www.obihall.it - www.teatropuccini.it
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[STAMPA] Censura Rai, una storia antica - di Franca Rame

Ci sono nella vita di ogni uomo o donna, o in entrambi, uno o due momenti chiave con picchi a salire e a scendere. Dario e io ne abbiamo vissuti più di uno e tutti di straordinario valore, anche perché non si muovevano solo nell’ambito del nostro particolare interesse, ma coinvolgevano molta altra gente.
 
Quando esplose per esempio lo scandalo Canzonissima, non si trattò solo di un contenzioso fra la televisione e noi, cioè due attori e autori di un programma di sketch e di canzoni che si ribellavano ad un Ente statale a proposito di un contratto, ma tirava in ballo la vita e i diritti degli operai, quella della libertà di informazione oltre che di esprimersi riguardo alla politica: cioè tirava in ballo addirittura la Costituzione. Inoltre, per la prima volta attraverso un programma di puro intrattenimento popolare, si denunciava l’esistenza di due grandi conflitti, nei quali c’erano morti e feriti ogni giorno. Si trattava delle morti sul lavoro e della guerra di mafia.
 
Di questi atti incivili e spesso criminali non se ne parlava mai in televisione e molto raramente sui quotidiani. Anzi, in televisione nessuno aveva mai trattato di questa realtà. Tutto era mascherato e seppellito. Il fatto poi che il vaso delle nefandezze fosse rovesciato nel programma più seguito non solo in televisione, ma anche attraverso la totalità dei mezzi d’informazione, fu il detonatore massimo della bomba e del relativo scandalo. Il caso volle che, nello stesso momento in cui andava in onda la scena che trattava delle morti bianche, tutti gli operai d’Italia, in primo luogo i muratori, avessero indetto uno sciopero di alcuni giorni per protestare contro la mancanza di protezione sul lavoro, cioè la causa prima dei continui incidenti che causavano ormai una vera e propria strage in tutti settori. Proibire che quell’atto unico satirico e di forte denuncia fosse trasmesso, era come buttare benzina sul fuoco. Bernabei, direttore politico e organizzativo dei programmi Rai, scelse per il fuoco, sperando nei pompieri, quelli politici, soprattutto. Ma la cosa non funzionò e la protesta divampò coinvolgendo anche quei movimenti sindacali che normalmente accettano compromessi come certi pesci s’ingoiano l’esca con l’amo.
 
Sempre in Canzonissima, mi pare la puntata appresso, ecco che va in scena un dialogo fra una “mugliera” sicula e un giornalista inviato dal continente. La donna è intenta ad avvolgere un lungo filo. Forse allude a una delle tre Parche, allegoria della vita e della morte. Ogni tanto si odono degli spari e qualche botto. Il giornalista chiede di che si tratti, e la donna risponde che forse, quello sparo, proviene dal fucile di qualche cacciatore solitario, ma poi si corregge: può darsi che sia anche quello che uccide un infame che si piglia la sentenza. Altro sparo, ed ecco che viene indicato un sindacalista che creava guai; un botto, ed è il salto in aria della casa di qualcuno che non ha pagato il pizzo e così via, fra spari e mitragliate si arriva al punto in cui il giornalista chiede: “Come mai all’istante hanno cessato di far botti?” e la donna risponde: “Sempre prima dell’ultimo sparo c’è un attimo di silenzio”. “E a chi andrà l’ultimo botto?” Chiede il cronista. E la donna risponde: “A chillu cchi fa troppe domande, cioè a te”. Sparo, il cronista cade riverso.
 
Il peso e la forza di quella satira sfuggì ai censori. Era ritenuta troppo enigmatica per preoccuparsene, ma tutti gli spettatori, soprattutto a cominciare da quelli siciliani, capirono immediatamente che si trattava di discorsi sulla mafia e sui crimini che nell’isola si susseguivano a ripetizione (giudici, poliziotti e 70 sindacalisti uccisi in pochi anni). Si scandalizzarono i politici, a cominciare dai ministri del governo. Perfino i liberali con il loro segretario in capo, Malagodi, presero una posizione durissima, insultandoci e ricordandoci che già altri comici avevano sbattuto tempo addietro la faccia sulle tavole del palcoscenico, per aver esagerato nell’ironizzare sul potere; ma chi erano questi comici colpiti con tanta ferocia? Ed ecco che il segretario dei liberali fa il nome di un certo Mattia Perollo, comico di Trieste che si prese una fucilata da un fanatico fascista durante una rappresentazione. Il cardinale arcivescovo di Palermo fece pure un’omelia contro quello sconcio in grottesco; urlò: “La mafia non esiste, o ad ogni modo non si tratta di un’organizzazione criminale che voglia sostituirsi allo Stato, ma di normale delinquenza locale”.
 
Ricevemmo lettere minatorie in gran numero, scritte addirittura col sangue e biglietti sui quali era disegnata una lupara. Le minacce arrivarono anche su nostro figlio Jacopo, che aveva sei anni, al punto che per tutto l’anno scolastico dovemmo vederlo andare a scuola protetto da due poliziotti. Il direttore in capo della Rai, all’unisono con il dottor Bernabei, quando ci rifiutammo, in seguito alle loro censure, di salire sul palcoscenico per recitare il nulla (giacchè ogni sketch di satira ci era stato cancellato) ci avvertì: “Voi rischiate molto, più di quanto non crediate. A parte una denuncia per turbativa dell’ordine pubblico, per la quale rischiate l’arresto immediato, sappiate che per anni e anni non vi capiterà più di poter calcare le scene della televisione…” e fu proprio così. Fummo letteralmente cancellati dallo schermo televisivo per la bellezza di sedici anni, il che significa, nel mondo dello spettacolo, essere messi al bando per una vita. Ci restava solo il teatro, ma le varie piazze gestite da comuni dalla Dc come Bergamo, Vicenza, Padova, Rovigo, eccetera erano per noi assolutamente proibite. Ma il nostro gesto aveva mosso una notevole solidarietà da parte dei nostri colleghi, che avevano capito che bisognava rispondere non a branco, contro la prepotenza dei gestori culturali di Stato, ma era giocoforza organizzarsi con la creazione di un autentico sindacato degli attori e dei tecnici.
 
La sorpresa più straordinaria l’avemmo dal pubblico che, come rimontammo sulla scena con un nuovo spettacolo – si trattava di “/Isabella, tre caravelle e un cacciaballe/” – rispose al nostro apparire con uno slancio ed entusiasmo sconvolgenti. L’Odeon, teatro nel quale avevamo debuttato, era stato letteralmente preso d’assalto. Il botteghino dovette aprire le prenotazioni addirittura con dieci giorni di anticipo. La gente ci fermava per strada e ognuno ci dimostrava affetto e stima. Per di più la notizia della nostra vicenda era giunta anche all’estero, per cui ricevemmo visite da cronisti da tutta Europa, nonché inviti da alcuni teatri di Francia e d’Inghilterra perché debuttassimo da loro. Naturalmente la Rai ci fece causa, ma prevedendo il gesto, riuscimmo a superare in velocità l’ente pubblico e sporgemmo denuncia contro di loro con grande anticipo.
 
Eravamo nei primi anni ’60, e quello era il tempo in cui esplodeva il grande miracolo economico dell’Italia… dappertutto crescevano case e palazzi come funghi, la produzione industriale era in forte rimonta e il grande successo della nostra economia aveva sorpreso tutti gli altri paesi dell’Europa; anche la coscienza civile e politica delle classi subalterne si trovava in forte crescita e ognuno era partecipe del fermento culturale che stava montando in tutti i settori, dal cinema alla letteratura al teatro.
 
Uno degli argomenti di cui maggiormente si discuteva riguardava il ruolo dell’intellettuale nella società. Naturalmente c’era chi parlava di impegno politico, e in particolare se gli ‘uomini di pensiero ed arte’ dovessero schierarsi per una causa o dovessero rimanere al di fuori d’ogni coinvolgimento, completamente autonomi e indipendenti da ogni gioco di potere. Fra l’altro c’era chi riprendeva l’antico tema dell’arte per l’arte alla ricerca della pura bellezza edonistica. Fu proprio per entrare a piedi giunti nel dibattito che scegliemmo il tema delle grandi scoperte, prima fra tutte quella che culminò con il viaggio di Colombo nelle Americhe. Ci siamo serviti come testo base del saggio del grande storico spagnolo Salvador De Madariaga e ci inserimmo come contrappunto dominante la repressione condotta dal Tribunale dell’Inquisizione in quell’epoca in tutta la penisola iberica. Lo spettacolo si apriva infatti con una processione d’auto da fè, dove si notava subito la presenza d’alcuni condannati per eresia, fra i quali in primo piano appariva un attore capocomico che veniva portato al patibolo poiché ritenuto colpevole d’aver messo in scena un testo satirico che prendeva spunto dalla spedizione di Cristoforo Colombo, con relativa strage di selvaggi rei di credere in divinità estranee alla fede cristiana. Oltretutto nel testo opera presunta di Fernando de Rojas si trattava della grande diaspora di ebrei che venivano spogliati dei propri beni allo scopo di rimpinguare le casse dissanguate dello Stato.
 
Il condannato spera nel sopraggiungere seppur in extremis della grazia concessa dal re. Quasi a mo’ di beffa gli viene ingiunto di recitare insieme alla sua compagnia, che finora lo ha seguito in prossimità del patibolo, l’opera che gli ha causato la condanna, cioè la vita di Cristobal Colon, il tutto direttamente sul palco del supplizio. Pur di prender tempo l’attore accetta: il palco delle esecuzioni si trasformerà in palcoscenico e di volta in volta diventerà nave, con tanto d’alberi e vele, cattedrale e trono sul quale siederanno il re e la regina contornati dai giudici dell’Inquisizione. Con questo espediente è logico che tutta la vicenda riceverà una spinta paradossale straordinaria. Più che di personaggi, quindi, si tratterà di maschere: re, ammiragli e regine appariranno in tutta la loro vis comica deformante. Cristoforo Colombo verrà interpretato dall’attore condannato, quindi le vite dei due personaggi saranno costrette a una sintonia quasi metafisica. E così scopriremo se il grande navigatore è maggiormente interessato alla scienza o agli affari e le cariche di potere; se dimostra pietà per i selvaggi fatti schiavi o piuttosto ha interesse a trarne utile nella tratta; e soprattutto capiremo come mai alla fine dei suoi viaggi, che hanno procurato tanta ricchezza e prestigio alla corte spagnola, viene da questa condannato alle catene e posto in galera.
 
Dicevamo che la turnè con quest’opera ci regalò un notevole successo, applausi ma anche contestazioni da parte di alcuni scalmanati reazionari, che male accettavano si svelassero alcune verità troppo aspre per alcuni palati. Fra l’altro, la commedia satirica era sostenuta da canti carichi di esplicita ironia; un coro, eseguito da otto uomini d’ordine esaltava l’odio razziale e l’intolleranza come aspetti del tutto positivi di una società. La prima strofa diceva: “Ogni tanto fa un certo piacere/ il poter bastonare qualcuno, il poter legalmente sfogare/ il livor di sentirsi nessuno/ su, urliamo, copriam di pernacchie/ Questa razza di bestie in ginocchio/ su pestiamoli senza pietà./ Oh che grande invenzione il nemico/ un nemico che sia disarmato/ ringraziam chi ce l’ha procurato/ umiliato e per giunta marchiato”. Ognuno può ben capire che si tratta di versi, ahimè, di una attualità sconcertante. È facile intuire che questo fosse uno dei momenti dello spettacolo che in qualcuno poteva maggiormente produrre forte indignazione e rabbia, tant’è che una sera, all’uscita del teatro Valle di Roma, fummo aggrediti da una squadra di fascisti che ci tirò addosso ogni lordura. Poi giacchè noi si era reagito, eccoli fuggire come di regola.
 
In quegli anni, una compagnia di Barcellona – mi pare si chiamassero i Comedians – tentò di mettere in scena la satira su Colon. La Spagna era ancora sotto il regime di Franco. La compagnia riuscì anche ad eseguire la prova generale. Alla fine della prova gli attori furono tutti arrestati e portati in carcere, compreso il suggeritore.
 
fonte: il blog di Franca Rame su ilfattoquotidiano.it
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Lettera a Mario Monti di Franca Rame

Gentile professor Mario Monti,
leggendo i giornali ogni giorno, sento il bisogno di rivolgerle alcune domande. Mi scusi l’ardire, ma mi sento molto inquieta.
 
Il 31 dicembre il mio giornale, Il Fatto Quotidiano, pubblica la lettera inviata dal lettore Carlo L. al direttore Antonio Padellaro: “Sono un assiduo lettore del Fatto (…), oggi sto con Monti senza se e senza ma; e sto con Bersani per la fatica che un uomo deve fare per controllare la 'ciurma'. Tenga le mie osservazioni nel conto che crede, ma non deluda quanti guardano alla concordia per il bene del Paese”.
Il direttore Padellaro, persona che stimo, risponde: “Ho scelto questa lettera perché esprime in modo affettuoso ma severo un’opinione abbastanza diffusa tra i lettori del Fatto (….). Davvero stiamo esagerando con le critiche a Monti? (….) Davvero non comprendiamo che bisognerebbe lasciarli lavorare in pace? (…) Abbiamo giudicato l’arrivo di Monti e della sua squadra un ottima notizia, lo abbiamo scritto e continueremo ad affermarlo. Sappiamo bene che la manovra era indispensabile ma se in essa, al di là degli annunci rassicuranti troviamo molto rigore, poca equità e niente sviluppo, dobbiamo forse tacere in omaggio alla 'tensione morale' di chi l’ha varata?”.
 
Conosco bene, presidente Monti, la situazione del nostro Paese sta diventando veramente pesante, seria e pure tragica. Basta cliccare su www.Italiaora.org per veder apparire qualcosa di sorprendente: in rosso un contatore gira vertiginosamente con accanto la voce: debito pubblico. La cifra è in questa frazione di secondo (ore 10) di € 1.919.838.900.900; soldi spesi in interessi sul debito pubblico € 53.340.632; soldi evasi al fisco €4.466.133.774.
Lasciamo per un attimo “interessi” e “fisco” e concentriamoci solo sul debito pubblico. Pubblico vuol dire nostro, vuol dire tuo, di tuo figlio, tua moglie, tuo nonno e bisnonno, vicino di casa ecc. Lo dividiamo per il numero degli italiani, neonati compresi (61.016.804): risultato € 31.464,45. Brutta sorpresa trovarsi sulle spalle € 31.464,45 di cui non hai responsabilità alcuna. Guardi il tuo bimbo di due mesi… e ti viene spontaneo gridargli: “Spendaccione!” Dal momento che noi riceviamo poco o nulla dal nostro Stato, ci viene normale andare a vedere su internet di chi è la responsabilità dei nostri guai. Da accurate analisi svolte da vari giornalisti, da Stella e Rizzo a quel Marco Travaglio che è pure il Diavolo in persona, evinciamo che i nostri parlamentari stanno benino in salute... e vivono pure meglio: dal 2004 hanno anche la sedicesima in busta paga. Quello che nel linguaggio comune è definito "stipendio", per loro diventa “indennità” e ammonta a 5.486 euro netti, a cui seguono la “diaria” pari a 3.503,11 euro e i rimborsi per le "spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori", roba da 3.690 euro, più 3.323 euro di rimborso viaggi, più 4 mila euro per il portaborse che il più delle volte è pagato molto meno, per giunta in nero. Completano la scheda le voci sull'assegno di fine mandato, le prestazioni previdenziali e sanitarie ovviamente gratuite.
Bene, bene! E non è finita: “i deputati usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale”. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto Roma-Fiumicino percepiscono un sostanzioso contributo. E’ finita qua? No: 3.098,74 euro per le spese telefoniche. La Camera fornisce ai deputati pure i telefoni cellulari. Insomma, tra annessi e connessi, chi gestisce il Paese percepisce 20 mila euro mal contati al mese. La sola Camera dei deputati costa al cittadino 2.215 euro al minuto!
Si sta promuovendo un referendum per l’abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari, ma ne parla perlopiù solo Internet e pochi giornali e nessuna tv.
 
Due mesi fa, constatato che la situazione “Italia” e il problema con l’Europa è serio e tragico, il presidente Napolitano ha chiamato lei, professor Mario Monti, a governare: "L’Italia è affidabile e Monti lo dimostrerà". A leggere il suo curriculum (presidente dell'Università Bocconi dal 1994, commissario europeo per il Mercato Interno tra il 1995 e il 1999 e per la Concorrenza fino al 2004, senatore a vita dal 9 novembre 2011 e dal 16 novembre presidente del Consiglio nonché ministro dell'Economia e delle Finanze dello suo stesso governo), direi proprio che lei abbia le carte in regola. Ma, dalla sua nomina a oggi 6 gennaio, sono passati 58 giorni. Che è accaduto in questi 58 giorni?
L’evento più eclatante che ha fatto levitare il giudizio del Paese da freddino a caldino nei suoi confronti è stato certamente il blitz a Cortina. Ma il resto? Proseguo facendo mie le domande di Padellaro.
Come mai, signor Presidente del Consiglio, ha nominato super-ministro (Sviluppo economico, Infrastrutture, Trasporti e Telecomunicazioni) il banchiere Corrado Passera? Non lo sapeva che era gravato da un pesante conflitto d’interessi? Ci voleva il Fatto per informarla?
Come mai non ha ancora annullato l'acquisto per 15 miliardi (la metà esatta della sua manovra finanziaria) dei famigerati 131 cacciabombardieri americani?
E delle licenze gratis ai boss delle slot machine, che mi dice? Lei sa quante famiglie in Italia si sono rovinate e continuano a rovinarsi, con giovani e anziani tramutati in “corpo unico” con quelle macchine infernali? Le sembra dignitoso ridurre lo Stato italiano a biscazziere?
Intende intervenire per bacchettare sulle gengive la signora Polverini e la sua giunta per i vitalizi distribuiti a piene mani ai politici, anche quelli silurati, amici suoi? E delle incredibili spese dell’Agenzia del Territorio diretta dalla sorella di Alemanno che ne pensa? E delle sue 30 uova di struzzo decorate e donate a tizio e caio… ma dallo Stato pagate? Gliele rompiamo a martellate?
Siamo in tanti ad aspettare che lei mantenga i suoi encomiabili propositi di tagliare le unghie rapaci alla casta. Tra Senato e Camera, a sgovernarci ci sono 945 individui, molti dei quali non so proprio cosa governino oltre ai propri interessi. Ai miei tempi (sono stata senatrice votata dagli italiani di 5 regioni, per 19 mesi. Prima che cadesse il governo Prodi mi sono dimessa, stanca di vedere cestinata ogni mia proposta di giustizia sociale) ricevevo 15 mila euro al mese. Cifra oggi di gran lunga superata.
Non sono certo la prima a restare perplessa di fronte a una manovra economica che colpisce in modo indifferenziato i contribuenti, fra aumenti del carburante e mazzate ai pensionati. Unendo la mia voce a quella di tanti, vorrei sottolineare che da questa crisi non si può pensare di uscire semplicemente mettendo qualche cerotto al sistema. Dobbiamo pensare a un nuovo modello di sviluppo che segni una vera rottura con il passato. Non possiamo continuare con un sistema che permette a pochi furbi di far colare a picco un’intera economia e che al contempo premia chi questo fallimento ha voluto e usato per arricchirsi.
 
Oggi molti italiani la appoggiano, ma si aspettano anche una vera riforma del sistema, a cominciare dalle follie burocratiche e dagli sprechi, che sono il terreno sul quale fioriscono la corruzione e l’evasione fiscale. Deludere queste aspettative non sarebbe solo ingiusto e impopolare, ma non ci farebbe neppure uscire dalla crisi, anzi la aggraverebbe ancor di più.
Non c’è tempo da perdere: già oggi milioni di italiani devono fare i conti con una situazione economica disperata. Il diffondersi della miseria non può essere considerato un inevitabile effetto collaterale. Non lo è. Al contrario affrontare le difficoltà degli ultimi è l’unica via. La via del rigore senza solidarietà porta al collasso. Pensando a tutto il moltissimo che dovrà fare nei prossimi giorni, speriamo mesi, le auguro buon lavoro con tutto il cuore e la saluto cordialmente.
 
Franca Rame
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[STAMPA] “Tutti giù per l’aria”: documentario con Marco Travaglio e Dario Fo

Tutti giù per l’aria” – Decisamente interessante il documentario “Tutti giù per l’aria” che, a breve, sarà fruibile al cinema. Non sono argomenti felici quelli che vengono trattati all’interno di tale pellicola, ma è necessario che se ne parli al fine di incrementare la coscienza critica del pubblico di cittadini e di far sì che tali questioni non restino prive di portavoce.
 
Un documentario impegnato – Alessandro Tartaglia Policini, cassintegrato Alitalia, è anche un giornalista pubblicista che ha deciso di raccontare, secondo il ben poco interpellato punto di vista dei lavoratori, le vicende che ha attraversato il luogo in cui lavorava dal settembre 2008 al’aprile 2009. Nei panni degli “attori” di tale documentario, che non rischia affatto di diventare pesante dato che dura solo sessantacinque minuti, vi sono personaggi illustri e noti al pubblico a casa. Da Fernando Cormick a Ascanio Celestini, da Marco Travaglio a Dario Fo: gli interpreti di tale pellicola sono noti anche (e spesso soprattutto) per il proprio impegno costante nel sociale. Vale la pena privarsi di un film leggero e divertente per trascorrere un’ora o poco più in compagnia di questi signori qui sopra? Se la storia ed il futuro del Paese in cui si vive non vengono considerate questioni di poco conto, decisamente sì. M.C.
 
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[STAMPA] Piccolo, a gennaio lezione spettacolo Fo su Don Giovanni e Commedia dell'arte

Si terrà mercoledì 11 gennaio 2012 alle 20,30 al Piccolo Teatro Strehler "Il Don Giovanni e la Commedia dell'arte", la lezione-spettacolo inedita di e con Dario Fo, prevista all'interno del programma "Il Don Giovanni in città" dal Comune di Milano insieme a Edison per portare la musica della Prima fuori dal "cerchio magico" della Scala.
La serata, originariamente prevista per il 5 dicembre, era stata a suo tempo rinviata per evitare al Nobel un affaticamento della voce, sconsigliato in seguito ad un intervento alle corde vocali.
 
L'ingresso è gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. I biglietti possono essere ritirati a partire da lunedì 2 gennaio 2012 attraverso i seguenti canali: Biglietteria Piccolo Teatro Strehler, tutti i giorni (escluso il 6 gennaio) dalle 9.45 alle 18.45, domenica dalle 13 alle 18.30 Internet www.piccoloteatro.org/dariofo
 
Le persone già in possesso del biglietto per lo spettacolo, poi sospeso, del 5 dicembre possono sostituire il titolo d'ingresso in loro possesso presso la biglietteria del Piccolo Teatro Strehler fino al 2 di gennaio. (Omnimilano.it) (30 Dicembre 2011 ore 10:57)
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[STAMPA] Il teatro di Dario Fo e Franca Rame

Marina De Juli porta a Chiasso Il teatro di Dario Fo e Franca Rame
 
Dopo la serata di apertura della stagione 2011/2012, che aveva visto sul palco del Cinema Teatro di Chiasso Dario Fo e Franca Rame, i due attori milanesi tornano simbolicamente con un loro famoso testo con la regia della stessa Rame, "Tutta casa, letto e chiesa", collage di monologhi comico-grotteschi sulla condizione femminile.
 
La prima parte dello spettacolo ruota intorno alla figura della donna sola, che ha tutto all’interno della propria casa, vive secondo i canoni offerti dalla tv, ma non ha ciò che più conta, il rispetto da parte del marito e la fiducia in se stessa. Scopre una dirimpettaia che non aveva mai visto e le confida, in un narrare tragicomico, la sua vita. Il risveglio è un brano per ridere e per riflettere, che porta alla ribalta l’universo di sentimenti ed emozioni a lungo repressi dalla donna d’oggi, risucchiata dallo stress della vita quotidiana e dai ritmi che il “sesso debole” è costretto a tenere, diviso tra casa e lavoro. 
La seconda parte è dedicata all’argomento sesso. Se ne parla sia attraverso un’esilarante lezione d’orgasmi, sia con un’antica giullarata, piena d’umorismo, di poesia e con una morale, dal titoloLa parpaja topola.
 
Uno spettacolo tra il comico e il grottesco, che si dipana fra ironia sapiente e riflessione, non disgiunta dall’impegno sociale. La realtà è vista con gli occhi delle donne, che non hanno perso la capacità di ridere guardandosi allo specchio. (tutta casa)
Chiasso 14 gennaio 2012, ore 20.30 Via D. Alighieri 3b Cinema Teatro di Chiasso 
 
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