URANIO, ANCORA UN DECESSO SIAMO ORA A 46 MILITARI MORTI!

 Questo comunicato, inviato a tutti i quotidiani, non è stato pubblicato. Vi pregiamo quindi di darne massima diffusione!

Grazie, la redazione

Giorgio Parlangeli faceva servizio a Udine, di origini pugliesi (Lecce), aveva scelto la vita militare perché il lavoro era “sicuro” e, se andava all’estero, poteva comprarsi anche la macchina.

Una storia dannatamente uguale a quella dei sui 45 colleghi che lo hanno preceduto nel calvario del cancro prima e nella morte poi, nel caso di Giorgio in ospedale a Milano. Sarebbe bello se, per questi ragazzi, ci fosse un riconoscimento almeno uguale a quello fatto dal Capo dello Stato ai tanti operai extracomunitari che muoiono nei nostri cantieri per mancanza di misure di sicurezza. Evidentemente i datori di lavoro dei militari italiani devono essere “trattati” in modo diverso e non possono essere messi sotto accusa. Non sappiamo se sono più deboli i costruttori che costringono le maestranze a lavori pericolosi oppure sono troppo forti i poteri della Difesa che possono permettersi il lusso di occultare direttive di tutela per i militari senza essere neanche indagati. Centinaia di ragazzi malati dimenticati da tutti.

Fino a qualche tempo fa i tanti ragazzi che avvertivano problemi alla tiroide venivano operati e tenuti in servizio, da quando l’Osservatorio ha denunciato questa situazione i militari vengono direttamente congedati senza scrupoli, in questo modo oltre a “scaricarli” con i loro problemi li lasciano anche senza lavoro.

Il tutto mentre la nuova commissione d’inchiesta stenta a decollare senza avere neanche le risorse economiche sufficienti. Il Direttivo dell’Osservatorio ha deliberato un appello tra i politici italiani e, nei prossimi giorni, sarà presentata una iniziativa che vedrà coinvolti tutti i politici di ogni schieramento che aderiranno, e che decideranno di stare dalla parte dei ragazzi, senza se e senza ma. Con la morte di Giorgio, i decessi sono saliti a 46 ed i malati sono 516, numerosi i casi di tiroide che, da qualche settimana, vengono congedati per evitare che i casi vengano conteggiati.

Una situazione divenuta insostenibile tra l’indifferenza di politici e militari.

Il Resp. Comparto Difesa

Domenico Leggiero

Argomento: 

UMBERTO SCAPAGNINI, GLI SPRECHI DI CATANIA

24/02/2006

Attilio Giordano**Dal Venerdì di Repubblica, 24 febbraio 2006

Catania. Qui si glorificava l’Etna Valley, una sorta di miracolo californiano. Si parlava di rinascimento e di movida, di una vita notturna febbrile sulle strade del centro storico sottratte alle criminalità. Ora la metafora perfetta di Catania è la sua metropolitana. Quattro chilometri realizzati a fine anni Novanta, e non è avanzata neppure di un metro. Un luogo di abbandono e di immondizia cristallizzata ai lati di scale mobili fuori servizio. Sei fermate, una vettura fantasma che viaggia su e giù come un insetto chiuso in una scatola. Due vagoni – mai si è visto un metrò così corto – eppure sono troppi: perché in tutto si possono contare tre, quattro persone. Il trenino, già partito, si ferma e riapre le porte per raccogliere un prezioso viaggiatore ritardatario. Come se fosse la corriere per Acitrezza.

Il 7 maggio 2005, a pochi giorni dal voto un Berlusconi con baschetto giallo, un Berlusconi metropolitano, poneva la prima pietra della stazione di Nesima, nel Nord-Ovest della città. Oggi, proprio dove sindaco e premier si scambiarono affettuosità e sorrisi, non si vede che il cartello ovale. “Fino a qualche mese fa c’era anche una specie di escavatore” racconta chi vive qui, “poi tolsero anche quello”. Ma se si chiede al sindaco, Umberto Scapagnini, che ne è della stazione inaugurata, risponde così: “La stazione? C’è, a Nesima la stazione c’è”. Forse si riferisce a quella in superficie, della linea etnea, che esiste da decenni, ed approfitta dell’ignoranza topografica del forestiero. Più probabilmente la risposta è il risultato di un incantamento: lui vede quello che non c’è.
Catania ha esaurito l’entusiasmo. È una città dove sono tornati gli abusivi, dove il tassista sibila: “L’unica produzione che funziona, qui, è il traffico”. Forse fu troppo gonfiata l’immagine del prima, ma certo oggi è di nuovo la città dell’arrangismo, del voto di scambio, delle inchieste giudiziarie, perfino sui fondi per la festa di Sant’Agata.
Il sindaco è sotto inchiesta anche lui, per aver elargito, a tre giorni dalle elezioni, una somma variabile tra i 300 e i mille euro ai quattromila dipendenti comunali per i danni dovuti alle ceneri del terremoto del 1990. Senza averne alcun titolo.
L’astro di questa città ripiegata viene da Grammichele, paese della provincia, e ha gli occhi chiari da siciliano freddo. Seguire Raffaele Lombardo, ex DC, ex UDC, oggi leader degli autonomisti siciliani (MPA), è un tuffo indietro nella Prima repubblica. “Lui è dappertutto”. Dicono i suoi collaboratori. Segue quello che accade nei mercati come le elezioni per il consiglio dell’ordine dei geometri. Onorevole, Catania ha perso la sua spinta propulsiva? Storce la bocca: “un po’, forse. Nei primi anni del centrodestra, Lombardo era il vicesindaco di Scapagnini, poi divenne presidente della Provincia. Si riferisce a questo? Sorride: “Una coincidenza”. Ha trattato con tutti, centrodestra e centrosinistra. Lei cosa avrebbe preferito? “Per me era uguale, sto con chi consente autonomia. Ma ho sentito che il ventre molle del mio elettorato non era ancora pronto per il centrosinistra”. Lombardo ha fatto il miracolo: dare una costola a Sud alla lega di Bossi. La cosa è ufficiale, il simbolo sarà diviso (due terzi alla Lega, un terzo al MPA). E’ venuto qui Calderoli e gli occhi freddi di Lombardo lo hanno squadrato come si fa con un parvenu, ma utile. Si riuscirà a far mettere ai siciliani la croce su Alberto da Giussano?

Con Scapagnini, Lombardo è riuscito nell’intento. Un anno fa, il sindaco è stato riconfermato dai catanesi in una battaglia su cui Berlusconi giocò tutto. L’unica vittoria in un campo punteggiato da sconfitte.
Enzo Bianco, l’avversario (Margherita, a Catania il primo partito), racconta dei tanti soldi spesi dal premier in quei giorni. Investimenti sproporzionati.

E poi Scapagnini ha avuto soldi dallo Stato come, forse, nessun altro: con i fondi speciali (e i poteri) della Protezione civile per l’emergenza traffico, con la legge di assorbimento dei precari fatta ad Cataniam con le regole che praticamente erano state tagliate addosso alla città. Soldi sfruttati tutti in campagna elettorale. Ma non bastavano mai. A fine 2005 si calcolava un buco di almeno 80 miliardi di euro (2003-2004), che metteva il Comune in condizioni imbarazzanti. Alla richiesta del consigliere d’opposizione Giovanni Giacalone a proposito delle consulenze – arrivate nei primi anni a 125, per svariati milioni di euro, compresa miss Eritrea e l’autista della moglie di Scapagnini – il sindaco rispondeva che non poteva mostrare il lavoro di questi collaboratori “ per impossibilità di fare le fotocopie”.

C’ erano le consulenze, ma non c’era la carta. Neppure quella igienica nei bagni. C’erano uffici in agitazione “per mancanza di cancelleria e strumenti elementari di lavoro”. Il sindaco minimizza: “Il buco c’era, non c’è più. Nel 2005siamo in pareggio”.
Ma è la solita generosa illusione. In realtà il bilancio di previsione ottiene il pareggio con la vendita di beni comunali che non sono definiti né misurati per valore.
Venderete? “E’ una bugia dell’opposizione, non venderemo niente. Ho solo chiesto di catalogare e stimare i nostri beni. Se qualche impianto sportivo si mostrerà improduttivo o ingestibile, vedremo.”
Ma se il bilancio è pareggiato con quelle vendite…Scapagnini non entra nel merito, preferisce i grandi scenari. Il water front di Catania, per il quale è stata chiesta una consulenza dall’architetto catalano Oriol Bohigas pagata 516mila euro. Un grande professionista. Ma a che cosa servirà? Soprattutto a dare parole al sindaco, parole per i giornalisti, per gli elettori. Un fiume incontenibile.”Catania diventerà questo e quello. Ma non si vede niente se non le opere fatte con i fondi della Protezione civile, in parte ferme o in ritardo”, osserva il vicepresidente di Confcommercio, Nino Nicolosi. ”Sta venendo di nuovo alla luce la debolezza di questa città, la sua cialtroneria”.
Dietro ogni atto apparentemente logico, se si sposta il tappeto, di scopre un po’ di polvere. Dice Scapagnini: “Dopo quarant’anni abbiamo presentato un nuovo regolatore”. Ma il piano è solo una sintesi vaga, poi ci sono state le elezioni e nessun consigliere comunale lo ha mai potuto vedere. Se non viene ripresentato, in realtà, non esiste. Dice Scapagnini: “Non abbiamo aumentato l’Ici né perseguitato i cittadini, preferendo il dialogo e gli accertamenti con adesione”. Ma l’evasione è enorme. E se l’Ici non è cresciuta, sono diminuite le detrazioni per chi ha la prima casa. Che significa – spiegano tecnici – circa 100 euro in più per cittadino. Le aziende pubbliche, che potrebbero essere in attivo, sono in deficit per assunzioni clientelari, sprechi. Tutto è rivolto alle elezioni, non all’amministrazione.
Caso forse unico in Italia, il sindacato ha chiesto le dimissioni del sindaco, ponendo, tra l’altro, una “questione morale” che non sembra affatto di moda. “All’ombra di questa strategia amministrativa, è stato tutto un fiorire di appalti, anche in forza dei poteri e dei soldi che sono stati affidati da Berlusconi al suo sindaco” dicono i sindacalisti Pippo De Natale (Cgil) e Salvatore Leotta (Cisl). Facendo capire che si sta aprendo una nuova stagione di possibile saccheggio.
L’aeroporto dipende da due società, una dovrebbe controllare l’altra, ma il responsabile è lo stesso, Stefano Ridolfo. Sindacati e Confindustria sembrano rappresentare la nuova, anomala, trincea di lotta. Il giovane presidente degli industriali, Fabio Scaccia, 38 anni, volto della rinnovata dirigenza appoggiata da Montezemolo è molto esplicito: “Si stanno ricreando logiche di potere paralizzanti, che vogliono controllare tutto, che pretendono rappresentanti di categoria che sono uomini di associazione e non di produzione, asserviti al potente di turno.” Chiede le dimissioni del presidente della Camera di Commercio (che è sempre Ridolfo, lo stesso che presiede i due enti aeroportuali) e del presidente dell’Asi, la società che gestisce l’area industriale, Alfio Massimino. La St Microelectronics, l’azienda tecnologica che ha portato cinquemila posti di lavoro, il cuore della famosa California siciliana. Attraversa una crisi e a Catania si sente sempre più stretta. Scapagnini lo sa? “Avevano detto che se vincevo io alle elezioni sarebbero andati via. Io ho vinto, ma loro sono ancora qui”. Poi sorride: “Vede quante bugie raccontano su Scapagnini?”.


LA GUERRA IN CASA

ricordiamo il numero di conto corrente per la sottoscrizione in favore delle vittime dell'Uranio Impoverito:
conto corrente postale n. 78931730 intestato a Franca Rame e Carlotta Nao
ABI 7601 - CAB 3200 Cin U
La redazione

articolo della Dott.ssa Antonietta Gatti, Laboratorio dei Biomateriali-
Dipartimento di Neuroscienze Università di Modena e Reggio Emilia
 
Nel 2002 la comunità europea finanziò un progetto chiamato Nanopathology, un neologismo che portava in sé la discussione di un problema non ancora avvertito, forse addirittura ignorato del tutto, vale a dire l’impatto che polveri di dimensioni piccolissime, fino a poche decine di milionesimi di millimetro, possono avere sulla salute umana. Nell’ambito di quel progetto si sviluppò una tecnica nuova di microscopia elettronica che consentiva d’individuare quelle polveri all’interno di tessuti malati prelevati dal paziente e di determinarne forma, dimensione e chimica elementare. Con questa metodica si sono analizzati moltissimi campioni prelevati da soggetti colpiti da patologie come varie forme di cancro, leucemie, linfomi: tutte malattie di origine ignota ma che, da queste nuove osservazioni, parevano avere spesso in comune la presenza di polveri inorganiche. Nel 2002 esplose vistosa anche in Italia, fra i nostri soldati impegnati in quella che era stata la Jugoslavia, la cosiddetta “sindrome dei Balcani”, un insieme di sintomi, spesso gravi, apparentemente assai difficili da correlare. A quel tempo i mass media indicavano nell'uranio impoverito, certamente tossico e blandamente radioattivo, usato per costruire bombe, il possibile responsabile. Nascevano quindi associazioni che chiedevano, e tuttora chiedono a gran voce, la sua eliminazione come mezzo di distruzione. 
 

 
 
A quel tempo diverse domande si potevano porre, domande che, però, nessuno pensò di proporre: se è  l'Uranio impoverito a causare queste patologie, come mai non si ammala anche chi passa la giornata a lavorare al tornio la punta d'uranio delle bombe? E poi, come fa un materiale debolmente radioattivo a causare patologie di organi non raggiungibili dalla debole radioattività? Ancora, come mai lo stesso materiale provoca alcune volte tiroiditi, altre leucemie, altre volte ancora diverse forme di cancro? E come mai si ammalano anche alcuni soldati nei poligoni di tiro dove, però, non si spara Uranio impoverito? E continuando, come mai esistono patologie simili fra persone (civili) che non sono mai andate in guerra? Perché scomodare inneschi diversi per patologie simili, ad esempio, cancro? 
 
Nel dibattere quei quesiti, pensai che se era l'Uranio impoverito, con la sua pur modesta radioattività, a causare i problemi di salute, questo doveva necessariamente trovarsi nei tessuti patologici. 
 
Cominciai allora ad analizzare alcuni tessuti di soldati ammalati o deceduti dopo la malattia che li aveva colpiti al ritorno dalle loro missioni. 
 
Nei 42 casi esaminati di campioni di soldati (alcuni deceduti, altri ammalati e poi guariti), non mi accadde mai di trovare l'Uranio impoverito, ma qualcosa, a mio avviso, di più pericoloso: l'inquinamento bellico. 
 
Che cosa significa? Quando bombe come quelle all'Uranio impoverito o al Tungsteno esplodono contro un bersaglio, sviluppano temperature molto elevate: più di 3000°C per l’Uranio, un dato che trovai in un rapporto redatto dalla base militare statunitense di Eglin, Florida, nel 1978, assai di più per il Tungsteno.  
 
A queste temperature, tutto quanto si trova nell'intorno del punto di scoppio, viene fuso e vaporizzato. Si forma così un aerosol che viene disperso finemente in atmosfera, in ogni direzione. 
 
Questa polvere finissima contiene tutti gli elementi che si trovavano all'interno dell'esplosione, però ricombinati in un modo che può essere anche completamente diverso da quello originale. Ad esempio, se si è colpito un carro armato, tutti gli elementi chimici che in questo erano presenti vengono fusi e ridotti a polvere finissima. I soldati si trovano in zone distrutte, devastate, dove, però, aleggia ancora questa polvere che non viene mai misurata e che può restare sospesa per tempi lunghissimi.
 
Una volta creato questo inquinamento, chimicamente e fisicamente impossibile da eliminare, non abbiamo strumenti per prevedere quando si depositerà al suolo e nemmeno dove lo farà, ma, una volta depositato sul terreno trasportato da pioggia e neve, basterà un minimo soffio di vento per risospenderlo di nuovo. In pratica, il comportamento di queste polveri è molto simile a quello di un gas e, dunque, come un gas vengono inalate ed entrano nei polmoni per uscirne entro poche decine di secondi e finire nel sangue.  
 
Al momento, per loro non sono stati individuati meccanismi di eliminazione. Le barriere fisiologiche, compresa quella ematoencefalica che protegge il cervello, non riescono a trattenerle e a sbarrarne il cammino. 

Dunque, trasportate dal sangue, queste particelle finiscono in ogni organo o tessuto, dove sono trattate come corpi estranei e dove, per questo, danno luogo a forme infiammatorie croniche che hanno la possibilità, senza che questa costituisca una matematica certezza ma resta confinato alla probabilità, di trasformarsi in tessuti tumorali. Dato, poi, che queste polveri contengono pure tanti elementi chimici diversi, è ovvio che alcuni di loro, l’Arsenico, il Mercurio, il Piombo, ad esempio, saranno tossici per loro stessa natura e questa tossicità sarà ovviamente espletata a carico dell’organismo. 
 
Corpi estranei di dimensioni così ridotte possono contaminare anche lo sperma, i cui campioni analizzati provenienti anche da alcuni soldati deceduti hanno mostrato queste presenze estranee che possono esercitare una tossicità locale sugli spermatozoi. 
 
Ma la cosa più sorprendente che si è dovuta constatare è che, donando il seme alla partner, questa ne resta contaminata e sviluppa a livello vaginale piaghe sanguinanti molto dolorose, ribelli ad ogni trattamento farmacologico o chirurgico, una patologia nuova denominata “malattia del seme urente”. 
 
Quindi, si deve constatare che l'inquinamento creato da bombe sofisticate, oltre ad essere inalato o ingerito mangiando, ad esempio, vegetali cresciuti nelle zone colpite, può essere "assimilato" e , ritornando a casa,  trasferito alla partner, contaminandola. La malattia brevemente descritta trova la sua spiegazione se si considera che detriti essenzialmente metallici (Cobalto, Antimonio-Cobalto, Acciai, Piombo, ecc.) di dimensioni al di sotto del micron, a contatto con la mucosa vaginale e uterina, per la loro non biocompatibilità, inducono bruciori, infiammazioni e, nei casi più gravi, anche necrosi cellulare. 
 
Occorre poi considerare che, mentre nel soldato la concentrazione di particelle nello sperma diminuisce ad ogni eiaculazione, la partner le accumula e si contamina sempre di più. La difesa americana consigliava ai propri soldati di non procreare per un anno (ora sembra che il consiglio sia esteso a 3 anni) dopo il ritorno dalla missione. Questa precauzione, tuttavia, non risolve il problema, poiché, se il seme contaminato rimane in situ, ha la possibilità di estrinsecare la sua tossicità sia sugli spermatozoi sia sui tessuti circostanti, mentre se viene donato, il paziente se ne libera ma contamina la partner. Un'eventuale fertilizzazione, poi, avverrebbe in un sito contaminato e non si può assicurare che l'embrione risulti sano.  
 
La cosa più sicura e consigliabile è, allora, evitare contatti con quello sperma usando un preservativo. 
 
Questa precauzione deve essere suggerita subito, perché non deve essere consentito di portare la guerra in casa senza che il padrone di quella casa ne sia consapevole e conceda la propria autorizzazione.
 

 
 

Argomento: 

aprile 2007: era ora che tornassi!

“Angelo angelo vien da me, ti darò il pan del re, il pan del re e della regina… “Non posso, perché il diavolo mi tenta!” “Spicca un salto!” Jaele, fa il diavoletto tentatore… e l’impossibile per far peccare il povero angiolino. L’impossibile… si fa per dire. Le mette sotto il naso della bimba di 6 anni che dovrebbe fare il gran salto un uovo di pasqua mezzo scartato, un sacchetto di confetti, un pezzo di torrone al cioccolato con le mandorle… Il povero angiolino si ferma titubante, tra le grida di tutte le altre bambine: “Salta, non cadere nel peccato! Salta!!!!” niente da fare… Uccide più la gola della spada. “Ho vinto io!” grida Jaele e a braccetto con l’angelo peccatore si spaparanza sul prato: tutte prese a scartare l’uovo, succhiare confetti e tocchi di torrone. Un sole che spacca. L’unica, in mezzo a tanti ospiti, con pullover di lana e scialle sono io. Sono mesi che ho addosso un freddo che non si scioglie. Siamo ad Alcatraz da Eleonora, Jacopo e il diavoletto Jaele. Jaele ha 9 anni, con la sensibilità degli innocenti ogni tanto mi dice: “Perché sei triste nonna? Ti voglio bene… tieni, ti ho fatto un bel disegno, sei contenta?” e mi dà gran baci. “E’ arrivata Matilde!” grida Jacopo. Matilde il 12 aprile compie un anno. Bisnonni. Guardo madre e padre e la bimba… 40 anni in tre. Tutti sono felici. Proprio tutti. Anch’io. Matilde gattona sul prato. Va anche a marcia indietro. È bellissima e comica. Fa ciao con la manina e dà carezze. Per farmene dare una… devo insistere un po’. Non mi conosce. Dice mmmm che sta per mamma, nnnon, che sta per nonno e Jacopo sviene. Ogni tanto fischia. Fischia?! Ma chi glielo ha insegnato? Emanuele, il suo papà. Mattea guarda la sua produzione e le luccicano gli occhi. Nora, la moglie di Jacopo si butta di qua e di là e spunta all’improvviso da dietro una sedia gridando CU-CU. La bimba ci sta e ride. Anche Dario emette suoni strani i grammelot facendo gesti stravaganti… agita le mani come un matto. Lei lo guarda interdetta… poi accenna a un sorriso… ma Dario non è soddisfatto. Si alza in piedi balla e zompa: ora sì che finalmente arriva una bella risata. “Con me ha riso più di tutti!” Anche il bisnonno è felice. Scena di famiglia. Bella. Ma tu guarda chi c'è?! Vir!, bello e tirato a luciso con un'amica piccina e deliziosa. Che sorpresa! Pranziamo insieme. ce la contiamo un po' su. c'è un sacco di gente... saranno un centinaio. Una 6 giorni di riposo. CREDEVO. Dario sta finendo il suo ultimo libro: “Gesù ama le donne”. La mattina mi alzo e lo trovo con due giovani amiche, Giselda e Rosa che leggono ad alta voce alcune pagine. Dario ha problemi gravi di vista. Bisogna sempre aiutarlo. Vado a letto che è ancora chiaro. Prendo il testo e lo leggo con molta attenzione (Jacopo dice che sono un editor nato). L’ultima lettura, prima che arrivi all’editore, da sempre tocca a me. Nel silenzio mi mangio pagina dopo pagine, è molto bello, scritto alla grande. Prendo appunti che discuterò domattina con Dario. L’indomani si lavora. Così il giorno dopo, e il giorno dopo del giorno dopo sino al giorno della partenza tra una pausa per mangiare e un po’ di nipoti da baciare. . Ok. Le mie speranze di riposo finiscono sempre così. Ma sono contenta di aver aiutato Dario in questa ultima (si fa per dire) fatica. Devo stampare e inserire sul testo i pezzi nuovi. Mi trovo davanti un pc con il quale non sono a mio agio. Uso Mac. Jaele: “Nonna, ci penso io”. La guardo basita. In 5 minuti è tutto fatto. Segretaria perfetta! 9 anni. “nonna, perché sei triste?” Maledizione, si vede proprio. Bene, è ora che ne parli anche a voi. È da tanto che sto lontana dal blog. Forza Franca, tira fuori il rospo. Non può farti che bene. OK, OK. Eccomi. Ho un groppo in gola che non si scioglie. Parlo, rido, lavoro, cammino, mangio, dormo, ma il groppo è sempre lì. È inutile nasconderlo. PROBLEMI? EBBENE SI’. IL BLOG. Ho avuto giorni in cui ero determinata a chiuderlo. Lo pensavo e ne parlavo con le persone a me vicine. Ma mi si diceva: “Perché te la prendi, guarda quanta gente è con te, ti vuol bene”. Sì certo, ma credo sia capitato anche a voi. A scuola puoi prendere tutti dieci e un solo 4. È quello che ti pesa, che ti viene sempre in mente. E io di 5, 4, 3, zero, ne ho presi parecchi da mesi e mesi. Troppi? Forse sì… si è esagerato un po’. Ho cercato di sbattere tutto in qualche angolo. Ma tornava sempre in primo piano. Spesso ho fatto finta di niente… a fine giornata dopo il lavoro, leggevo messaggi d’amicizia, rispetto che non è mai stata piaggeria, poi BANG!, arrivava il resto. Me ne andavo a letto infeliciata, non per le critiche, che quelle vanno sempre bene se costruttive, ma per gli insulti, gli accidenti che mi arrivavano. Cos’è che può sviluppare in una persona che non conosci, tanto astio, mi domandavo? Sì, anche a me ci sono persone che non mi piacciono, non per questo auguro, morte, botte e altro. Sei una stupida, mi dicevo… dormi maledizione, dormi. Domattina ti devi alzare presto. Dormiiii! Per farvi capire il mio stato d’animo di molti mesi, leggetevi il lavoro che ha postato Piero 50, caro amico. piccola raccolta di insulti e minacce. Visto che e' stato chiesto, ho pescato un po' alla svelta alcune delle minacce comparse sul blog in questi mesi.
Non sono tutte, e nemmeno le piu' gravi. E' un argomento che andrebbe seppellito, ma per una volta vale la pena di fare un'eccezione per informare gli utenti recenti che, a volte, non possono immaginare di cosa si stia parlando.
La raccolta si riferisce ad un solo nick, per brevità. Quello che appare il più costante.

 “Vuole solo una pensione per fare regalini ai nipotini, così quando sarà cadavere tra cadaveri, si ricorderanno di essa
By ILMIONOME NESSUNO at Lun, 2007-01-29 21:29 Muoia presto Franca Rame, prima dei 2 anni e un giorno, necessari per maturare la pensione da dividere ai nipotini
at Mar, 2007-01-30 23:42 E fra qualche anno dovremo pagare la Pensione anche alla senatorA, ma se muore prima dei 2 anni 6 mesi e 1 giorno, ci resterà fregata
Gio, 2007-02-01 23:43 Ti possano saltare tutti i denti, meno uno, perché tu abbia il mal di denti :)) Ma lei ha la dentiera d'oro
Sab, 2007-02-03 16:20 Speriamo che "guarisca" presto: mi è schizzata una irrefrenabile voglio di massacrarla, sino a costringerla a letto per un mese. Ha rotto i coglioni con il suo piedino in due staffe. Si vede ad occhio nudo che siete miserabili portaborse.
Lun, 2007-02-05 19:52 L'Epitaffio in morte di una Senatri cessa
Ven, 2007-02-09 22:57 ma non finisce qui
Sarà lunga cara SenatorA molto lunga
Ven, 2007-02-16 22:06 e SenatorA si muore :)) _______ www.ricostruire.it SOLIDARIETA' PIENA ALLE BR Il Rammarico c'è ed è notevole: le BR sono state scoperte prima degli attentati, porcamisera, ce n'andasse una buona. E così chissà per quanto tempo ancora dovremo mantenere quello stronzo di Feltri... e che dire di Sky, ancora qualche settimana e sarebbe saltata in aria. Proprio ora dovevano mostrare la loro efficenza?
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www.ricostruire.it By ILMIONOME NESSUNO at Mar, 2007-02-13 01:04 | _____________
Sarà la sofferenza dei tuoi inutili giorni, SenatorA
Dom, 2007-02-18 21:35 ... ma se non si dimetterà, maledirà di essere ... vedrete!
Mar, 2007-02-27 19:30 UNA IN MENO
/
Gio, 2007-03-01 23:21 La SenatorA stia preoccupata: è nel mirino
Sab, 2007-03-03 18:39 Le farò venire un'altra crisi isterica.
Sab, 2007-03-03 18:35” MUOIA PRESTO FRANCA RAME CON MOLTA CALMA. DI PIETRO -------------------------------------+ La pressione fiscale non è "alta", perche i "furbetti" evadono, …. ___________ www.ricostruire.it __________ Muoia presto Franca Rame, prima dei 2 anni e un giorno, necessari per maturare la pensione da dividere ai nipotini IN MORTE DI FRANCA RAME La pressione fiscale non è "alta", perche i "furbetti" evadono,… si possa evadere ancora ___________ www.ricostruire.it __________ Al momento non resta sperare che muoia presto Franca Rame, prima dei 2 anni sei mesi e un giorno, necessari per maturare la pensione da dividere ai nipotini ILMIONOME NESSUNO at Mer, 2007-01-31 16: By 50 | | Basta, mi sembra più che sufficiente per chiarire "..di che minacce ed insulti parla...-
By piero50 VEDERLI TUTTI IN FILA, FANNO UNA CERTA IMPRESSIONE, NO? “Accidenti, che ti succede, hai gli occhi gonfi… stai male?” mi si chiede in senato. “No, ho dormito poco…”. Sto dimagrendo. Non è che non mangi… è che ho poco appetito. Mi sforzo. Incarichi e uffici ricoperti nella Legislatura Gruppo Misto: 
Membro dal 28 aprile 2006 (IdV) 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) :
Membro dal 15 dicembre 2006 al 7 marzo 2007 
5ª Commissione permanente (Bilancio) :
Membro dal 6 giugno 2006 all'11 settembre 2006 
6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro) :
Membro dal 7 marzo 2007 al 27 marzo 2007 
8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) :
Membro dall'11 settembre 2006 al 15 dicembre 2006
Membro dal 28 marzo 2007 
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno degli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo alle cosiddette "morti bianche" :
Membro dal 13 novembre 2006 al 3 aprile 2007 
Commissione di inchiesta sull' uranio impoverito :
Membro dal 18 novembre 2006 Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi :
Membro dal 1 aprile 2007 
Commissione parlamentare per l'infanzia :
Membro dal 12 ottobre 2006


8 per mille alla Chiesa valdese - appello laico

dal sito di Micromega, su inziativa di Paolo Flores d'Arcais

Di fronte all’offensiva clericale volta a limitare irrinunciabili libertà e diritti civili degli individui (che andrebbero invece decisamente ampliati), e alla subalternità e passività dello Stato nelle sue istituzioni parlamentari e governative, benché non credenti in alcuna religione, in occasione della dichiarazione dei redditi invitiamo tutti i cittadini democratici a devolvere l’otto per mille alla Chiesa Evangelica Valdese che le libertà e i diritti civili degli individui ha sempre rispettato e anzi promosso, e che si è impegnata ad utilizzare i proventi dell’otto per mille esclusivamente in opere di beneficenza e non a scopo di culto o di sostegno per i ministri e le opere della propria confessione religiosa.

Paolo Flores d’Arcais, Umberto Eco, Margherita Hack, Vasco Rossi, Giorgio Bocca, Simone Cristicchi, Andrea Camilleri, Dario Fo, Michele Santoro, Oliviero Toscani , Franca Rame, Ferzan Ozpetek, Lidia Ravera, Umberto Galimberti, Lella Costa, Luciano Canfora, Bernardo Bertolucci, Mario Monicelli, Eugenio Lecaldano, Gennaro Sasso

Per sottoscrivere: http://micromega.repubblica.it/micromega/2007/03/8_per_mille_all.html

Argomento: 

PIENA SOLIDARIETA' A EMERGENCY

Cari Amici,
abbiamo sottoscritto questo appello, vi preghiamo di aderire e diffonderlo il più possibile.
Le adesioni andranno inviate all'Onorevole Cannavò, alla mail [email protected]
Grazie!
Franca Rame

L’assassinio di Adjimal Nashkbandi, l’ostilità evidente del governo Karzai contro Emergency, la prigionia di Rahmatullah Hanefi, la decisione del governo afgano, in piena sintonia con i comandi Nato di non trattare più per la liberazione di ostaggi si inscrivono evidentemente in un quadro di guerra legittimato dall’Onu ma non per questo meno cruento e inaccettabile.
Che in Afghanistan ci si stia per la guerra e non per la pace è del resto dimostrato dalla decisione italiana di inviare elicotteri Mangusta e nuove truppe o da quella tedesca di inviare gli aerei Tornado. Nello stesso tempo si mette a repentaglio l’attività di un’organizzazione umanitaria come Emergency la cui opera è evidente a tutti.
Oggi noi vogliamo ribadire la nostra ferma contrarietà a questa missione continuando a chiedere il ritiro delle truppe italiane come unica condizione possibile per cambiare prospettiva. Fare finta di non sapere che la missione Isaf è nata per sostenere il governo di Karzai rappresenta una posizione indifendibile.
Pensiamo allo stesso tempo che il governo italiano debba fare di tutto per proteggere l’iniziativa di Emergency anche perché non si può utilizzare un’organizzazione quando fa comodo per poi scaricarla sotto le linee direttive dell’alleanza atlantica. E’ anche una questione di dignità, umana prima che politica o nazionale. Crediamo che il governo debba fare tutto il possibile, quello che ancora non sta facendo, per la liberazione di Rahmatullah Hanefi. Parole come quelle pronunciate dal responsabile della sicurezza del governo Karzai sono inaccettabili.
Anche noi riteniamo che non sarebbe pensabile un impegno di Emergency che non sia, come è stato dal 1999 a oggi, rivolto a offrire assistenza sanitaria a tutti coloro che ne hanno bisogno, solo in nome di questo bisogno, civili o combattenti, in totale indifferenza verso appartenenze o divise. Il governo italiano non può accettare l’intimidazione, noi non la accettiamo.

 
Riccardo Bellofiore, Piero Bernocchi, Sandro Bianchi, Mauro Bulgarelli, Paolo Cacciari, Salvatore Cannavò, Sergio Cararo, Luca Casarini Giulietto Chiesa, Lidia Cirillo, Danilo Corradi, Giorgio Cremaschi, Flavia D'Angeli, Tommaso Di Francesco, Nicoletta Dosio, Laura Emiliani, Marco Filippetti, Dario Fo, Jacopo Fo, Olol Jackson, Fosco Giannini, Pierpaolo Leonardi, Aurelio Macciò, Piero Maestri, Luciano Muhlbauer, Gigi Malabarba, Franca Rame, Gianni Rinaldini, Fernando Rossi, Marco Santopadre, Nando Simeone, Fabrizio Tomaselli, Franco Turigliatto, Vauro, Giovanna Vertova

Argomento: 

Il finanziamento pubblico dei quotidiani - i giornali di partito ricevono miliardi di euro

Ricevendo questa lettera, di cui invito la lettura, voglio ringraziare Giorgio per la precisazione e la puntualità.cari saluti
Franca Rame

Cara Franca,Non desidero entrare nel merito del contenuto del tuo articolo sui finanziamenti pubblici all'Editoria.La nostra posizione è fin troppo nota e va nella direzione dell'eliminazione di tutti gli abusi.Credo tu sappia benissimo che il nostro è un giornale "vero" con 82 giornalisti, 7 uscite alla settimana, tutti i servizi e tre cronache regionali.L'Unità è presente in tutti i 38000 punti di vendita 359 giorni all'anno.Tengo invece ad esigere le precisazioni che seguono per i numerosi visitatori del tuo blog:I lettori dell'Unità sanno perfettamente che questo quotidiano accede ai contributi della legge sull'editiria.Se dai una sguardo alla "gerenza" che è pubblicata tutti i giorni in penultima pagina leggerai.... La testata fruisce dei contributi diretti di cui alla legge7 agosto 90 n. 250
Ed ancora, l'Unità viene stampata a Roma e Milano su due nuovissime line di modernissima concezione entrate in produzione nel maggio del 2006Con i miei migliori saluti

Giorgio Poidomani
Amministratore delegato di NIE
Società editrice de l'Unità

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E' una legge del 1981 ad aiutare i giornali di partito perché non in grado di sostenersi da soli. Se cosi fosse oggi lo Stato sborserebbe 28 milioni di euro all’anno. Nell’87 la legge cambia e basta che due deputati dicano che tal giornale è organo di un movimento politico, perché possa essere pubblicamente finanziato. Nel 2001 la legge cambia di nuovo e per ricevere i soldi bisogna diventare cooperativa. La pubblica amministrazione è arrivata così a spendere 667 milioni euro all’anno.Utilizzando la formula dei 2 deputati Il Foglio, per primo, (con 2 deputati di schieramento opposto, Marcello Pera che faceva parte di Centro Destra senatore e Marco Boardi deputato del Centro Sinistra), prende tre milioni e mezzo di euro all’anno. Libero, il giornale che prende di più con la formula dei 2 deputati, riceve cinque milioni e 371 mila euro, dieci miliardi di lire all’anno.Il Borghese prende due milioni e mezzo di euro all’anno. L’Opinione vende tre, quattro mila copie e riceve due milioni di euro. Linea, giornale del Movimento Fiamma Tricolore, in teoria del partito della Fiamma, prende due milioni e 500 mila euro all’anno. In realtà la Fiamma ha fatto causa al giornale, diffidando la Presidenza del Consiglio ad erogare ogni forma di contributo nei confronti di Linea.Fondato nel 1862, Il Roma successivamente caduto in disgrazia, nel 1996 fu rifondato dall’onorevole Tatarella e dall’onorevole Bocchino e prende 2.582 mila euro all’anno.Per ricevere il contributo come giornale edito da cooperativa bisogna essere nelle edicole da almeno 3 anni, ma l'Indipendente, di Bocchino, in edicola da soli 2 anni è innestato in un giornale già in edicola che è la Cronaca di Salerno, giornale salernitano che riceve contributi come giornale edito da cooperativa. Ciò permette di ricevere il contributo anche all'Indipendente, circa due milioni e mezzo di euro l’anno.Il Denaro giornale dell’Europa mediterranea, ottiene un contributo di 2 milioni e 380 mila euro grazie alla firma di tre deputati tre di Forza Italia.Napoli Più, giornale cittadino che vende poche migliaia di copie prende un milione e 185 mila euro.A Roma si fa Il Giornale d’Italia che prende 2 milioni 582 mila euro all’anno, prende i soldi in quanto organo del Movimento Pensionati Uomini Vivi (l’originario Partito dei pensionati).La Gazzetta politica è un altro giornale socialista che fa riferimento allo SDI e alla Rosa nel pugno e ha un contributo di 516 mila euro all’anno. I soldi sono stati presi grazie all’Onorevole Delfino e l’Onorevole Gatto.Dal 2001 il trucco dell’organo del partito non è più concesso. Per non perdere il contributo ormai acquisito questi giornali sono stati trasformati in cooperative.Agli ex movimenti politici lo stato ha concesso però di non adempire agli obblighi delle cooperative dove i dipendenti sono soci. Nel caso dei giornali invece sono dipendenti e basta. Nel Foglio, per esempio, fino al 2005 nella cooperativa c’erano gli azionisti.Il contributo statale si basa sui costi e sulla tiratura. Più copie stampi più aumenta il contributo, ma devi venderne almeno il 25%. L’ Opinione ad esempio, tira 30.000 copie e, se vuole i soldi pubblici, ne deve vendere 7.500. Per riuscirci vende le copie sottocosto a 10 centesimi. L'Unità e Libero sono i due quotidiani che stampano e vendono di più prendono quindi un contributo altissimo.Libero ha preso cinque milioni e 300 mila euro nel 2003 e nel 2005 ha venduto una media di 85 mila, 86 mila copie. Capita però di trovare nei pressi di una metropolitana, tutti i giorni, una cinquantina di coppie “omaggio” per i passanti. Oltre ad alimentare la rabbia degli edicolanti per la “concorrenza sleale” queste copie contribuiscono ad aumentare la tiratura e quindi le tariffe pubblicitarie ed i contributi pubblici.Il Giornale d’Italia ha preso 2 milioni e 58 mila euro all’anno di contributo statale, nel 2004, attraverso Società Editrice Esedra S.r.l. che ha finanziato la Lega Nord per quasi 200 mila euro in cambio di visibilità, presenza, introduzione in settori, ambienti, regioni dove il giornale non arriva.E i giornali dichiaratamente di partito? Se vogliono i contributi oggi devono essere appoggiati da un gruppo parlamentare che è formato da almeno dieci deputati. In questa categoria il giornale che prende di più è L’Unità: 6.400.000 euro all’anno… ma i suoi lettori non lo sanno. L’Unità vende 60.000 copie, ma ne stampa più del doppio e il suo contributo viene calcolato anche su queste copie di scarto, causa le linee di stampa vecchie, che sono 16.000 su 140 mila. Per queste 16 mila copie al giorno che vanno al macero L’Unità incassa 250.000 euro in più all’anno.La cosa strana è che i giornali che prendono il finanziamento per il partito a cui appartengono dicono che non sono giornali di partito.L' Europa ha poche migliaia di lettori, ma per arrivare nelle principali edicole d’Italia il giornale viene stampato in 30 mila copie anche se poi più di 25 mila tornano indietro. Con questa tiratura, insieme al rimborso della percentuale sul costo del giornale, l' Europa percepisce 3 milioni di euro pur vendendo dieci volte meno dell’Unità.Il Secolo d’Italia ha un contributo simile a quello di Europa. Finalmente un vero giornale di partito. 25 giornalisti con uno stipendio medio intorno alle 60 mila euro all’anno per un giornale che vende 2500 copie in edicola e un costo per lo stato di tre milioni di euro all’anno. Se ci sono delle perdite le copre l’editore, il segretario del partito prima Almirante e poi Gianfranco Fini.Liberazione è il giornale di Rifondazione Comunista vende 15 mila copie, ha 14 pagine e prende 3 milioni e 700 mila euro. Liberazione ha 31 giornalisti e 20 poligrafici, tutti pagati in regola, pagati con i contributi. Il direttore prende poco più di tre mila euro al mese.La Padania, organo della Lega, prende 4 milioni di euro e risulta secondo nella classifica dei contributi ai giornali di partito. 22 mila copie in media.Un altro contributo dello Stato va al giornale dei Verdi, spesso di una sola pagina, che non si vende in edicola, ma viene spedito a casa degli iscritti. Nel 2005 ha preso intorno ai 2 milioni e 400 mila e i 2milioni e 500 mila euro. Ha tre giornalisti e due praticanti. E' uscito ancora con 24 pagine. Nel 2005 ne sono state stampate quasi 15 milioni di copie ed in alcuni casi distribuite con il volantinaggio. Regalarlo costa meno che distribuirlo nelle edicole senza venderlo.Anche Il Campanile nuovo organo dell’ UDEUR, viene spedito direttamente a casa. Il giornale tira oltre tremila copie, ma ne vende circa mille. Le restanti vengono distribuite nelle sedi istituzionali, gratuitamente. Con questi numeri Il Campanile nuovo riceve un milione e 153 mila euro di contributo.Discussione, il giornale della Democrazia Cristiana, prende due milioni e mezzo di euro, ma non si sa quante copie vende.Poi ci sono i giornali nati proprio come cooperativa. Il Manifesto, nato quando non cerano i finanziamenti nel 197, ha vissuto con i mezzi propri fino all’87.La legge prevede finanziamenti anche a società controllate da cooperative e succede che,per esempio, i dodici giornali di Ciarrapico, ex presidente della Roma, già re delle acque minerali e delle cliniche sanitarie, ricevano più di cinque milioni di euro all’anno. I suoi 12 quotidiani sono tutti in vendita obbligatoria con Il Giornale ad un euro: Nuovo Viterbo Oggi, Ciociaria Oggi, Nuovo Molise Oggi, Nuovo Rieti, Fiumicino, Guidonia, Ostia,Castelli Oggi. Era stato proprio il direttore del Giornale che aveva parlato di questi finanziamenti come uno scandalo nazionale.Il Giornale non è una cooperativa e quindi non prende contributi. Nel centro sud però il giornale esce abbinato ai quotidiani come Il Roma di Napoli, Il Sannio di Benevento, il Corriere del Giorno di Taranto, tutti con i finanziamenti per più di due milioni di euro all’anno, oltre ai quotidiani di Ciarrapico. Fu l’imprenditore Ciarrapico a chiedere al presidente Berlusconi un sostegno mirato ai giornali locali. E gli è stato dato: 5 milioni di euro per Editoriale Oggi e Nuovo Molise Oggi.Italia Oggi quotidiano di Class Editori, quotati in borsa, hanno fatto una cooperativa per prendersi il bel contributo di 5 milioni di euro. Con la stessa formula incassa anche L’Avvenire che nel 2004 ha avuto contributi dallo stato per sei milioni di euro.Dalla chiesa al sindacato.“Conquiste del Lavoro” è il giornale della CISL, per prendere il contributo di tre milioni e 300 mila euro, anche loro hanno fatto una cooperativa che detiene il 51% rispetto ad una società controllata dal segretario generale. Il giornale non si vende in edicola, va in abbonamento agli iscritti.Ma lo spirito della legge si perde totalmente quando leggiamo che il quotidiano Cavalli e Corse Sportsman prende un contributo statale come cooperativa di 2 milioni e 500 mila euro.La lista dei giornali cooperative è lunga. Vari anche i giornali socialista: c'è né uno di quattro pagine con un contributo di due milioni e 500 mila euro all’anno. Nel comitato di redazione leggiamo: Renato Brunetta,Fabrizio Cicchitto, Margherita Boniver, Baget Bozzo, Guzzanti, Jannuzzi, Pamparana. E ora gli stipendi dei direttori.Fin qui abbiamo parlato dei contributi diretti all’editoria, ma la fetta più grossa viene distribuita a tutti i giornali attraverso i rimborsi delle tariffe elettriche, telefoniche e postali, e dal 2002 al 2005 c’è stato anche un rimborso sulla carta utilizzata. La legge si chiama “provvidenza all’editoria” e provvede ad elargire milioni di euro anche ai grandi gruppi, quelli che è difficile dire che ne avrebbero bisogno. Vediamole cifre.Sommando le voci tra periodici e quotidiani nel 2004 La Repubblica-Espresso riceve 12 milioni di euro, RCS e Corriere della Sera 25 milioni di euro. Il sole 24 Ore della Confindustria, 18 milioni di euro. La Mondatori 30 milioni di euro. Sono contributi indiretti, ad esempio, Il Sole 24 Ore è il quotidiano che ha più abbonati in assoluto, ogni volta che il giornale viene spedito invece di 26centesimi ne spende 11. La differenza ce la mette lo stato. Nel 2004 ci ha messo 11 milioni e 569 mila euro.Un giornale che fa utili attraverso la pubblicità, è giusto che prenda anche queste sovvenzioni?Infatti Il Resto del Carlino ha aperto una campagna contro lo spreco dei finanziamenti diretti ai quotidiani omettendo, però, che il suo editore tra Nazione e il Resto del Carlino, prende più di due milioni e 800 mila euro di finanziamenti indiretti.La legge sulle provvidenze per l’editoria dice che un partito può scegliere di ottenere il contributo per un giornale, oppure per una radio. Il Partito Radicale da sempre ha scelto di farsi finanziare la radio. Prende 4 milioni di euro l’anno.Dal 2005, c’è un milione di euro ha carattere permanente, cioè tutti gli anni, e devono essere spartiti tra Radio Padania e Radio Maria.L’ultima fetta della torta dei contributi all’editoria stanziati dalla Presidenza del Consiglio, riguarda indistintamente radio e televisioni locali. Poi ci sono 100 milioni di euro dal Ministero delle Telecomunicazioni, vengono distribuiti con una graduatoria stilata dai Comitati Regionali per le Comunicazioni, in base al fatturato e al numero dei dipendenti.Il personale fa punteggio per avere il finanziamento pubblico?In Campania ci sono un centinaio di televisioni locali e secondo la legge l’uso dei praticanti giornalisti farebbe accumulare punteggio.Un giornalista può valere anche 60 mila euro di contributi.Canale 9-Teleoggi è la televisione che quest’anno è risultata prima nella graduatoria dei contributi stanziati dal Ministero delle Telecomunicazioni. Nel 2004 in occasione delle elezioni europee, risulta che ha dato un contributo ad Alleanza Nazionale in quel momento Gasparri era il loro ministro ed è stato un ministro che ha lavorato veramente tanto perché passasse questa legge dei contributi.Nonostante tutti questi incentivi in Italia sono sei milioni di persone che ogni giorno comprano il giornale, lo stesso numero che c’era nel dopoguerra.La Francia, che è l’unico paese europeo a dare finanziamenti pubblici sborsa 250milioni ma solo per i giornali di partito e con poca pubblicità. Noi ne tireremo fuori 600.I dati relativi ai contributi pubblici erogati all' editoria sono riportati sul sito del governo.

 
 
 
 
Fonte www.report.rai.it, servizio andato In onda domenica 23 aprile 2006


L'onda blu del privilegio

di Gianluca Di Feo e Paolo Forcellini
Di servizio o di rappresentanza: 150 mila vetture pagate dai cittadini. Senza controllo

Nella chiesa romana si onora il sacrificio di due alpini, morti a Kabul per fare il loro dovere e guadagnare un pugno di euro in più. Fuori invece va in scena l'ingorgo dello status symbol: decine e decine di auto blu, tutte con autista, che cercano di depositare le autorità al riparo dalla pioggia. E poi trovare un parcheggio. Un intreccio di Lancia, Mercedes, Audi e qualche sparuta Fiat e Hyundai che manovrano per sfruttare lo spazio: i vigili devono dare ordine a quel magma di berline monocolore, un rompicapo di incastri superiore a ogni cubo di Rubik. Poi alla fine l'ordine viene trovato: tre grandi spazi intorno alla fontana delle Naiadi si lastricano di ammiraglie. Altri due quadrati si formano verso via Vittorio Emanuele Orlando. Ma non bastano a contenere il fiume blu, che tracima lungo il viale per la stazione Termini davanti al monumento che ricorda i caduti di Dogali e poi dilaga oltre: 24 si appostano in via Pastrengo, altre davanti al Grand Hotel dove un'Audi con il 'passi' di Palazzo Chigi si lascia ammirare nello sfarzo di poltrone in pelle e rivestimenti in radica. Alla fine il cronista de 'L'espresso' ne conta 215. Ma non basta. La processione di vetture di servizio sembra inarrestabile, continuano a orbitare intorno alla piazza in attesa che la cerimonia finisca: sono soprattutto Alfa 156, almeno una trentina, che girano a vuoto aspettando una telefonata della 'personalità'. "Le sembrano tante? Doveva vedere la scorsa settimana, quando c'è stata la funzione per le vittime di Nassiriya", commenta un vigile urbano: "Erano molte di più. Oggi si vede che i politici devono pensare ai giochi per il Quirinale". E infatti nel bel mezzo della cerimonia una Mercedes con scorta attraversa la piazza con la sirena a tutto volume, nonostante la strada deserta, con disprezzo per il silenzio del funerale.
"L'altra volta erano molte di più...". Già ma pur sempre una goccia nel mare delle auto blu, simbolo immortale della superiorità del politico e del grand commis, summa del privilegio italico passata indisturbata dalla prima alla seconda Repubblica. "Scorte e auto di rappresentanza non possono essere uno status symbol ma una risposta a reali necessità", ha tuonato Romano Prodi nel suo discorso d'insediamento. E ha promesso un taglio del cinquanta per cento. A ridurle ci aveva provato da ultima la Finanziaria approvata a fine 2004: nel 2005, 2006 e 2007, deliberava, le spese per le auto di servizio non potranno superare il "90, 80 e 70 per cento di quelle sostenute nel 2004". Ma quante erano le vetture su cui calare la scure? A nessuno era dato saperlo, ragion per cui la stessa norma stabiliva che entro il 31 marzo 2005 le pubbliche amministrazioni avrebbero dovuto comunicare al ministero dell'Economia la cifra esatta delle auto a disposizione e il relativo costo complessivo, onde poter verificare i risparmi via via conseguiti. Con poco più di un anno di ritardo il censimento è alfine arrivato. Incompleto, molto incompleto. Secondo il documento trasmesso dal ministero dell'Economia al Parlamento, in circolazione ci sarebbero 43.481 auto ex blu (oggi sono quasi tutte grigio-metallizzato). Molte meno di quante stimate da diversi esperti negli anni scorsi: 300 mila se si comprendevano anche le Regioni e gli altri enti locali; 150-170 mila, secondo le fonti, per le sole automobili dei ministeri e degli enti pubblici non territoriali.
Eppure già quelle 215 accatastate il 9 maggio davanti alla basilica di Santa Maria degli Angeli permettono di esaminare un catalogo impressionante dello spreco. Dominano le Lancia Thesis, almeno 40. Una quindicina le Audi, attualmente il top nella gerarchia del potere: dal premier dimissionario al comandante della capitaneria di porto. C'è una sparuta pattuglia di Mercedes, cinque Bmw e cinque Volvo. Due le Maserati: quella del capo dello Stato e quella di Gianni Letta. Per non parlare del Suv Bmw X 5 con lampeggiante e permesso ministeriale. Le più dimesse sono una Citroën Saxo di un ufficiale delle Fiamme Gialle, alcune Hyundai Lantra del ministero della Difesa, delle Fiat Brava e Marea militari e una datata Alfa 155 di un colonnello dei carabinieri. Alle 10 e 50, prima che le bare avvolte nel tricolore escano sul sagrato, la folla di autisti comincia a scaldare i motori: come in un grand prix si attende il via libera per 'prelevare' le autorità e correre verso le Camere per designare il nuovo presidente della Repubblica. Tutto sommato, lo scatto avviene in modo ordinato. Una dietro l'altra, si fermano davanti alla soglia evitando ai privilegiati il rischio di compiere anche il minimo sforzo. Pochi vip raggiungono il parcheggio camminando. Il prefetto Achille Serra, che va via a piedi. Piero Fassino, che si infila in una Lancia K dall'aria stanca e dall'inelegante colore verde. Il segretario di Rifondazione Franco Giordano, fresco di nomina, che resta smarrito per qualche minuto, finché viene raccolto da una Thesis metallizzata, nuova di fabbrica, che sembra sorprendere anche lui. Alle 11 e 10 la colonna blu si dissolve su via Nazionale per ricomporsi, ancora più voluminosa, davanti alla Camera.
A voler prendere per buono il censimento del ministero dell'Economia, l'ammontare dei tagli possibili al parco blu sarebbe risibile: gran parte delle vetture catalogate, infatti, servirebbero a "effettive, motivate e documentate esigenze", a irrinunciabili compiti istituzionali, e perciò potrebbero rientrare nella 'deroga' ai risparmi previsti dalla legge stessa. Qualche esempio. Al ministero dell'Economia 25 automobili sono assegnate "in uso esclusivo" (al ministro, ai sottosegretari, ai top manager), mentre altre 8.929 vanno "in uso non esclusivo" ad altri soggetti. Di queste ultime, ben 8.489 sono le auto utilizzate dalla Guardia di Finanza. E chi mai potrebbe togliere alle Fiamme Gialle un indispensabile strumento di lavoro proprio quando si vuole intensificare la caccia agli evasori? Per non parlare del ministero dell'Interno, dove le autovetture di servizio risulterebbero essere 22.967, di cui 20.444 utilizzate dalla Polizia e 523 dai Vigili del fuoco: inutile dire che entrambi i corpi hanno chiesto l'applicazione del 'comma 13', cioè la deroga. E come comportarsi con il ministero della Giustizia a cui fanno capo, tra l'altro, 1.186 blindate assegnate ai magistrati e 2.370 vetture utilizzate per il servizio traduzione detenuti? Alla fine dei conti sono ben 40.367 le macchine del settore statale per cui è stata chiesta la non applicazione del risparmio di spesa, cioè il 92 per cento circa di quelle censite. E l'operazione promossa dalla Finanziaria si è così trasformata, almeno per ora, in un'effimera bolla di sapone.
Non del tutto, per la verità. Il documento trasmesso al Parlamento, malgrado le infinite deroghe, elenca comunque una serie di economie sull'uso delle auto che alcune amministrazioni sarebbero già riuscite a fare. Si va dai 491,06 euro tagliati dal ministero degli Esteri, "riferiti esclusivamente all'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente" il cui boss è rimasto evidentemente a piedi, ai 401.759,12 euro tagliati dal ministero dell'Ambiente, campione nazionale di risparmiosità. Ma i 401 mila euro dell'Ambiente sono "riferiti prevalentemente alla categoria degli enti parco nazionali", recita il documento del ministero dell'Economia: sorge il sospetto che senza vettura siano rimasti i guardacaccia piuttosto che i funzionari di via Cristoforo Colombo a Roma. Gli altri due ministeri più impegnati sulla via dell'austerity sono quelli dell'Istruzione, con un risparmio complessivo di 302.414 euro, e delle Infrastrutture (248.534). In totale la decurtazione alle auto blu avrebbe portato nelle casse pubbliche in questa prima fase poco più di 1,3 milioni di euro.
Poca cosa rispetto all'enormità della spesa per le quattro ruote di Stato. Che Luigi Cappugi, consulente del governo Berlusconi, meno di due anni fa aveva stimato ammontare complessivamente a 10,5 miliardi l'anno (esclusi gli enti locali). Come si arrivava a questa cifra? Il costo medio di ogni vettura era calcolato in 70 mila euro all'anno, inclusi autista e benzina, che andava moltiplicato per le circa 150 mila vetture in dotazione (molte delle quali destinate però, come s'è visto, a scopi di ordine pubblico, sanità, ecc.). Cappugi proponeva una cura drastica: togliere l'auto blu a gran parte dei politici e degli amministratori e pagar loro il taxi. Secondo l'economista l'esborso sarebbe ammontato "al massimo all'8 per cento" della spesa per le normali auto di Stato: se metà delle autovetture blu venissero sostituite da buoni-taxi, il risparmio netto ammonterebbe quindi a 4,8 miliardi l'anno. Quel suggerimento non fu raccolto da nessuno. Maggior successo ha invece ottenuto un altro espediente: sostituire le auto in proprietà dello Stato con quelle in leasing o a noleggio a lungo termine. La Consip - società dello Stato che gestisce le aste per l'acquisto di beni e servizi necessari all'amministrazione - ha già emanato alcuni bandi per la fornitura di auto in leasing. L'ultima gara, per 300 vetture, è di poche settimane fa e se l'è aggiudicata la Lease Plan, controllata dal Gruppo Volkswagen, dalla Mubadala, impresa che fa capo al governo di Abu Dhabi e che possiede anche un sostanzioso pacchetto di Ferrari, dalla Olayan, massimo gruppo dell'Arabia Saudita. Riusciranno prossimamente i soliti noti a viaggiare su fiammanti vetture di Maranello? O dovranno accontentarsi di teutoniche Volkswagen? Staremo a vedere. Il vero pericolo è che le macchine a nolo sul medio e lungo periodo costino più di quelle in proprietà e soprattutto che, sul breve termine, offrano a Stato ed enti locali margini e alibi per una politica più spregiudicata di distribuzione delle auto blu. Ci sono poi i furbetti che fanno man bassa di taxi e vetture con autista: in Emilia ha fatto discutere il caso dell'ex sindaco diessino di San Lazzaro, che nel 2002 ha speso oltre 23 mila euro per 461 trasferte con la targa Ncc e 23.448 per i 431 viaggi dell'anno successivo, senza contare poi i taxi usati per raggiungere Bologna o i municipi confinanti.
La Corte costituzionale ha stabilito che governo e Parlamento potevano deliberare 'tagli' alle vetture di Stato ma non potevano ledere l'autonomia degli enti locali fissando anche nei loro confronti riduzioni di spesa per una specifica voce. Che fanno, dunque, su questo terreno, Regioni, Province e Comuni? I comportamenti sono molto diversi: c'è chi si dà alla pazza gioia, aumentando il numero delle auto di servizio e spesso anche la cilindrata, e chi, invece, spinto anche dalle decurtazioni complessive dei bilanci locali deliberate dalle ultime finanziarie, si autoriduce pure le auto blu. E il colore politico delle amministrazioni raramente è decisivo. Forti polemiche ha suscitato due anni fa, ad esempio, il rinnovo del parco macchine della Regione Friuli. Secondo l'opposizione di centro-destra l'età media delle auto non superava i due anni. Ma soprattutto destava scandalo la scelta delle nuove 'ammiraglie': 12 supercar per Riccardo Illy e colleghi, compresa una Lancia Thesis 3.2 V6 24 modello Emblema, un'Alfa 166 24V Luxury con 10 altoparlanti hi-fi, una Lancia Thesis 3.0 con interni in pelle e superaccessoriata, e via elencando. I beneficiati si sono scandalizzati a loro volta, definendo "argomento futile" l'oggetto della polemica, parlando di "strumentalizzazione e demagogia" e sottolineando la "scelta nazionale" delle autovetture (una direttiva del '94, firmata Roberto Maroni, ha consentito l'acquisto di auto di servizio di case straniere). Battibecchi anche in Lazio, tra maggioranza e opposizione ma anche tra le stesse forze del centro-sinistra, sulle 76 auto blu destinate a giunta, presidenti di commissione e a qualche dirigente (i consiglieri regionali sono 70): per la pletorica flotta (più auto di quelle di Camera e Senato messe insieme) nei primi cinque mesi della giunta di Piero Marrazzo sono stati spesi 37 mila euro solo in benzina, 20 mila in manutenzione ordinaria e tremila in lavaggi. Assicurazioni e bolli, in un anno, costano alla Regione quasi 100 mila euro. In Campania, dove le auto di servizio sono poco più di 80, la creazione di 12 commissioni regionali speciali, accanto alle sei ordinarie, ha prodotto anche 12 nuovi pretendenti (i presidenti di tali commissioni) ad altrettante auto blu. Non aiuta l'esempio vicino del Comune di Napoli, dove il parco veicoli in dotazione per sindaco, assessori e dirigenti raggiunge le 120 vetture.
Un vero e proprio proclama per il risparmio è quello lanciato qualche tempo fa dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini: ha chiesto di privilegiare i mezzi pubblici, di usare il treno (seconda classe) e di dimezzare la spesa per la manutenzione, il noleggio e l'utilizzo delle auto (16 per la giunta e 36 per i dipendenti in missione, per lo più Panda e Punto). In Liguria qualche mese fa il governatore Claudio Burlando ha deciso di stanziare 230 mila euro all'anno in meno per le auto di giunta e Consiglio regionale. In Puglia Niki Vendola, appena insediato, ha cancellato la 'leggina' fatta a proprio uso e consumo dal suo predecessore, Raffaele Fitto, che poco prima delle elezioni aveva stabilito che governatori e presidenti uscenti del Consiglio regionale avevano diritto a utilizzare la limousine di servizio per altri cinque anni. Per far cassa, a Castiglion Fiorentino e in altri comuni della Val di Chiana alcune auto blu sono state addirittura vendute all'asta sulla pubblica piazza. Ma nei garage degli enti locali c'è di tutto. La provincia autonoma di Bolzano, per esempio, nel 2001 aveva due Mercedes classe E con motore da 2800 cc riservate al presidente. E il sindaco di Cesena invece nel 2003 ha difeso l'italianità della scelta che affiancava una nuova Alfa 166 alla Thesis già esistente.
La storia delle 'auto di Pantalone' si potrebbe titolare 'Cronaca di un taglio annunciato'. Annunciato infinite volte, almeno a partire dalla legge del '91(che limitava l'uso esclusivo delle auto blu a ministri, sottosegretari e ad alcuni direttori generali), ma mai realizzato. Come rinunciare, infatti, a un privilegio di non poco conto, specie in città dal traffico caotico, e anche a uno status symbol fra i più ambiti, soprattutto quando l'auto, spesso dotata di lampeggiante e sirena, può fare lo slalom fra i comuni mortali e infischiarsene del codice della strada? Romano Prodi è stato chiaro, lanciando un appello alla sobrietà nel primo discorso da premier: "È mia intenzione ridurre di almeno la metà le scorte per il personale politico e di governo, la cui proliferazione è al di là di ogni necessità reale e sottrae risorse finanziarie e umane che dovrebbero essere destinate alla tutela della sicurezza dei cittadini". Un annuncio già sentito. Forse adesso è l'ora di passare ai fatti. (25 maggio 2006)


PRESENTAZIONE DISEGNO DI LEGGE DELL'ITALIA DEI VALORI - CONDANNATI FUORI DAL PARLAMENTO! lettera del Ministro Antonio di Pietro

Ci siamo! Ieri abbiamo ripresentato al Senato il disegno di Legge che stiamo portando avanti da tempo. 
Un impegno che avevamo preso in campagna elettorale. La proposta dell’Italia dei Valori che impedisce, a chi è condannato con sentenza passata in giudicato, di candidarsi e sedere tra i banchi del Parlamento. 
Ci è voluto un po’ per trovare altre firme che appoggiassero il documento presentato dai nostri senatori. Alla fine siamo ricorsi all’art. 79 del regolamento interno del Senato. Tale articolo obbliga la presidenza ad accogliere e avviare la discussione del testo entro un mese, se firmato dal 50% più uno dei componenti di un gruppo. Il testo approderà ora alla commissione Giustizia e poi, se approvato, passerà in Aula. 
Ovviamente, questo non vuol dire che la strada sia ora in discesa, tutt’altro. Siamo alle prime battute di un provvedimento che non è assolutamente ben visto dalle forze di opposizione, né da quelle di maggioranza. 
(...)
Tutt’ora nelle Aule di Senato e Camera siede una folta rappresentanza di condannati con sentenza definitiva, per vari reati. Mentre ai cittadini chiediamo il rispetto della legalità e continuiamo a professare che la legge deve essere eguale per tutti. 
Si sta discutendo quale legge elettorale approvare per modificare (...)quella che il centrodestra aveva approvata e con la quale siamo stati costretti ad andare alle urne alle ultime politiche. Noi dell’Italia dei Valori vogliamo che la norma sulla “non candidabilità” sia inserita nella Legge elettorale, a prescindere dal sistema sul quale si troverà un’ intesa. 
Ancora: chiederemo che alla votazione finale del nostro disegno di legge, la votazione sia palese. Sapremo così, e lo sapranno soprattutto gli italiani, chi ha votato contro e chi a favore di una legge che riteniamo fondamentale per un esempio di moralizzazione che parta dall’alto e di cui il Paese ha urgente bisogno. 
La commissione Antimafia ha approvato ieri, il codice di autoregolamentazione secondo il quale i partiti si impegnano a non inserire nelle liste candidati che abbiano riportate condanne. Un segnale che va nella giusta direzione. 
Peccato però che la sottoscrizione di tale codice non sia obbligatoria. 
 
Auguri a tutti di Buona Pasqua 
 Ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro
 

 
 
 
 
 
 
SEGUONO I NOMI DEI FIRMATARI, TRA CUI LA SEN. FRANCA RAME


REPORT: COM'E ANDATA A FINIRE - SULL’AMMINISTRAZIONE DEI DENARI CONFISCATI DALLA MAGISTRATURA.

ROBA NOSTRA - Aggiornamento del 5/11/2006 servizio di Sabrina Giannini In onda domenica 1 aprile 2007 alle 21.30 cari amici, visto che abbiamo trattato l'argomento qualche tempo fa, e che Report è tornato sull'argomento, sembra giusto riportare gli aggiornamenti. A seguito della trasmissione Report a novembre scorso, è stata presentata un'interrogazione parlamentare nella quale si chiedeva conto di quel che abbiamo appena mostrato e il 12 dicembre, il ministro della giustizia Mastella, risponde che "è allo studio un intervento normativo volto a migliorare la gestione e destinazione dei beni confiscati e un accertamento per conoscere l'entità delle somme depositate presso le banche e le poste”. Il Minstero della Giustizia, incapace di arrivare ad avere conoscenza precista dell’entità di denaro bloccato nei tribunali, ha istituito una commissione di esperti. A presiederla sarà Francesco Greco, il sostituto procuratore che coordina il pool di magistrati esperti di criminalità economica e che sequestrò i 330 milioni euro nel corso dell’inchiesta su Antonveneta. Intanto i milioni di euro sequestrati sono sempre congelati presso la banca situata nel palazzo. E’ normale che sia così finché non si giungerà alla sentenza definitiva. Non è normale invece che siano ancora nella disponibilità della banca quei 20 milioni sequestrati ai tempi di Tangentopoli, ma già da anni confiscati. Nell’attesa si può seguire l’esempio di chi gestisce i soldi sequestrati pensando all’interesse dello Stato, ma senza aspettare leggi o disposizioni ministeriali. IL Procuratore della Repubblica- Bolzano 

CUNO TARFUSSER - 
HA trovato un’altra soluzione: nell’ ambito delle banche che hanno sede a Bolzano ha scelto per i depositi dei fondi confiscati quella che esercitava le condizioni migliori ovvero l’apertura e la chiusura del conto non costava nulla, la gestione del conto non costava nulla e che ci dava degli interessi che all’epoca erano il doppio di quello che ci dava la posta.
 
In altre parole, i tre milioni di euro lasciati per un anno nella banca hanno maturato, grazie agli interessi, 50 mila euro. In posta avrebbero fruttato più o men la metà. 
Il problema è che in Italia il grosso dei sequestri si trova in posta: quasi 2 miliardi di euro. Il tasso andrebbe rivisto. Inoltre manca quel collegamento tra la banca dati delle poste e gli uffici del tribunale che velocizzerebbe il trasferimento dei soldi confiscati. Dal momento dell’inchiesta di Report all’ufficio depositi giudiziari di Milano non è cambiato niente, nessuna banca dati della posta cui accedere, si a operare manualmente con un programma non ministeriale.

solo in questo ufficio, ad oggi sono “congelati” 6 milioni di euro, quasi 7. Con un sistema informatizzato sarebbe bastato un solo impiegato probabilmente senza prolungamento d’orario, invece dei tre attualmente coinvolti con grandi quantità di straordinari. 
La commissione che ha l'incarico di razionalizzare, semplificare, armonizzare, è formata dai migliori nomi in circolazione. Fra gli altri il Giudice Ielo, Davigo, Cascini, l'avv. Mucciarelli, Righetti dell'ufficio italiano cambi. Questa commissione potrebbe forse elaborare una proposta da portare anche in sede europea visto che nessun paese dell’Unione si è mai posto il problema: per esempio a Lussemburgo, in Francia e in Belgio il denaro sequestrato è considerato corpo di reato e viene chiuso in cassaforte. Non è certamente un bell’esempio di amministrazione. Un esempio interessante proviene invece dagli Stati Uniti, dove il denaro sequestrato viene depositato nella Banca Federale al 5%. Oltre a questo il servizio di report si era occupato anche dei 7 mila beni confiscati alla criminalità organizzata. Ad averne responsabilità è il demanio, che li deve liberare e consegnare ai comuni. Dall’inchiesta emergeva che in località erano occupati da coloro, anzi dai parenti di coloro a cui erano stati sequestrati. Primo esempio: Ottaviano: area vesuviana, immobile sequestrato 17 anni fa al boss della camorra Mario Fabbrocino. Eppure la moglie, l’autunno scorso, ancora vi abitava. Nel 2004 il demanio ha trasferito l’immobile al comune di Ottaviano, ma non si è mai occupato dello sgombero. Non l’ha fatto per 14 anni e poi ha passato la non facile consegna al sindaco, che alla fine ha ordinato alla moglie del boss di liberare la casa. Il demanio ha destinato al comune di Napoli 45 immobili, di questi sono occupati circa l’ 80%. Ancora a Giugliano in Campania abitava Francesco Rea, era accusato di riciclare i soldi della camorra, gli sono stati confiscati immobili per 250 milioni di euro. Tra i quali la villa bunker con la vasca da bagno a forma di ostrica, oggi sgomberata con ordinanza comunale dagli occupanti abusivi. 
In sostenza è il demanio che deve provvedere allodegli immobili confiscati, se necessario chiedendo l’aiuto delle forze dell’ordine. Più frequentemente però, lascia che se ne occupino i comuni, come è di prassi, qui in Campania. La segreteria del presidente del Consiglio ha dato comunicazione che a giorni sarà nominato un commissario con pieni poteri e il compito di individuare forme e metodi di gestione dei beni confiscati alle mafie.


Iraq, nel ddl tre milioni di euro per i "contractors"

da "l'Unita" del 16.03
di Maura Gualco

Tre milioni e 498 mila euro - circa sette miliardi del vecchio conio verranno spesi dal governo italiano per stipulare in Iraq, accordi con i contractors, alias body guard, in italiano guardie del corpo facenti capo a società private. Uomini armati di una polizia privata avranno il compito di difendere il personale italiano composto da tecnici ed esperti, presenti a Nassiriya. Alla pagina 33 del decreto sul rifinanziamento delle missioni all'estero. Poche righe, sotto il titolo "Sicurezza dell'Usr" - dove questa sigla sta ad indicare "l'Unità di sostegno alla Ricostruzione" istituita nel primo semestre 2006 nella regione irachena di Nassiriya - parlano chiaro. Come pure sono inequivocabili quei 3.498.000,00 euro scritti in neretto accanto al testo. E tuttavia sono sfuggiti a molti parlamentari (...).
«Considerato che il contingente militare italiano, che garantiva la sicurezza e l'incolumità del personale civile presente presso la Usr, non sarà più presente in Iraq nel corso del 2007 - si legge nel testo – il Governo italiano ha la necessità di stipulare un contratto con una società di sicurezza che già sia operante in Iraq con personale locale. Ciò al fine di garantire l'incolumità dei civili presenti a Nassiriya e di consentire loro di uscire dal perimetro della base militare internazionale per monitorare i progetti ed incontrare le personalità locali in un contesto di
massima sicurezza».
Si chiama Aegis defence Services l'agenzia britannica privata scelta dal governo per difendere i nostri tecnici in Iraq, anche se il contratto con la Farnesina è ancora in via di definizione. Non si tratta di una piccola società composta da pochi vigilantes locali, ma di un colosso presente in Iraq dal 2004, dopo aver stipulato con il ministero della Difesa statunitense un contratto da 293 milioni di dollari. Il suo fondatore, Tim Spider, è stato coinvolto in abusi contro i diritti umani e in violazioni internazionali.
I parlamentari della maggioranza, inclusi quelli della "sinistra radicale" e pacifista, difendono, obtorto collo, la scelta del governo. «Mi rendo conto che l'Italia avendo ritirato le truppe - dice Rosa Calipari, senatrice dei Ds - deve pur trovare il modo di difendere i civili che lavorano in Iraq dove il conflitto interreligioso è in via di peggioramento. In termini generali e di principio - prosegue la senatrice - penso che il compito di garantire la sicurezza dei propri cittadini sia dello Stato e sono contraria alla privatizzazione della sicurezza. Negli anni precedenti, sono stati utilizzati questi contractors ma per difender società petrolifere. Ora, invece, si tratta di guardie che difendono personale civile che opera per fini umanitari». Per Silvana Pisa, senatrice dei Ds, si poteva trovare un'altra soluzione.«In qualsiasi ambasciata estera ci sono i nostri carabinieri - spiega - anche nei paesi dove non ci sono le nostre truppe. Si poteva, dunque, ritirare l'esercito dall'Iraq, mantenendo i carabinieri a Nassiriya soltanto per proteggere i nostri tecnici. Ero contrari all'esternalizzazione della sicurezza - conclude la senatrice - e lo sono anche ora. Abbiamo peraltro votato questo testo senza che venisse discusso
tra i capigruppo». Anche la vicepresidente della Commissione Difesa Elettra Deiana del Prc, sta sulla posizione del "sì ma". «Ci sono tecnici italiani che devono essere protetti a Nassiriya e la polizia irachena non è in grado di farlo - dice - Non ho un pregiudizio ideologico nell'assumere vigilantes privati ma sono contraria ad assumere personale non controllabile. Non si conoscono le regole alle quali queste persone devono sottostare e da chi sono controllati. Ho già presentato un'interpellanza - conclude la parlamentare di Rifondazione- per sapere cosa sta succedendo a Nassiriya e chiederò anche i criteri con cui vengono scelti questi body guard».
Pino Sgobio capogruppo dei Comunisti italiani alla Camera, non ha dubbi «Tra un carabiniere e un body guard preferisco che ci siano i body guard».
«Avevamo chiesto il ritiro di tutti i soldati, - dice il deputato dei Pdci- non potevamo lasciare a Nassiriya i carabinieri. Sono dei militari e avrebbero coinvolto di più il nostro Paese in azioni belliche. Si tratta di
una situazione di emergenza dove non è possibile fare altrimenti. Spero almeno - conclude Sgobio - che la Farnesina scelga tra società private che diano garanzie di controllo e democraticità».Fabio Alberti, presidente dell'Organizzazione Non Governativa Un Pont per, presente in Iraq da molti anni si dice meravigliato che in Iraq, «ci sia ancora una presenza armata italiana a difesa dei Provincial Reconstruction Team (Prt) che sono la parte civile dell'occupazione: se noi ne facessimo parte saremmo sotto il comando Usa. Peraltro - spiega Alberti- a dicembre il nostro personale civile a Nassiriya girava scortato dai marines». Ma soprattutto chiede il presidente dell'Ong: «Quali sono le regole d'ingaggio di questi eserciti privati? Chi li controlla? E quale bisogno c'è di avere fisicamente dei tecnici italiani sul posto?». «Per assistere gli iracheni alla ricostruzione - conclude Alberti - basta
assisterli economicamente, nella progettazione e in tanti altri modi: l'Iraq è pieno di tecnici bravi».


URANIO IMPOVERITO - L'Osservatorio Militare risponde agli insulti nei miei confroti

Cara Franca,
permettici la confidenza, abbiamo letto la mail che è arrivata al tuo sito intitolata “vergogna”, ti chiediamo perdono.Non conosciamo chi, senza sapere, conoscere o capire, si nasconde dietro l’anonimato ed offende la dignità dei nostri ragazzi e chi la difende senza se e senza ma.Sei stata il primo politico che si ha assunto le proprie responsabilità in pubblico senza paura di essere parte della maggioranza che regge il Governo attuale, con l’orgoglio di madre ferita con la rabbia di donna di pace.L’individuo che ha scritto queste infamie, forse non sa che la forza della ragione e della giustizia non hanno colore, non hanno ideologie.Gli affamati di demagogia politica hanno portato il nostro Paese a dimenticare quei ragazzi che si sacrificano per un ideale, giusto o sbagliato che sia. Questi hanno la necessità di sapere che il loro sacrificio non sia stato vano e che non vengano dimenticati da nessuno, né di sinistra, né di destra.
Perdona questa persona, non sa quel che dice, non si rende conto di quel che hai saputo fare e di quel che hai dato ai tanti ragazzi morti o che soffrono per una malattia che poche volte lascia scampo.Forse colui o colei che ha scritto non sa che hai aiutato personalmente questi ragazzi senza chiedergli la loro idea politica o decidere se aiutarli solo in base al loro colore di pelle.Hai fatto una cosa magnifica: hai deciso di non dimenticare ed è per questo motivo, che ti ringraziamo ancora una volta ritenendoci orgogliosi di averti conosciuta.Se non ci fossero persone come quelle che ti hanno scritto queste cattiverie, non esisteremmo noi con i nostri problemi.Ti prego, non abbandonarci e non lasciare che queste persone possano procurarti una sofferenza maggiore della gioia che ti abbiamo visto provare nell’aiutare ragazzi e famiglie dimenticate.
Il Direttivo dell’Osservatorio Militare, le famiglie dei ragazzi deceduti e tanti militari che ancora oggi soffrono.
Cosimo Tartaglia, Domenico Leggiero, Sergio Zini, Freda Barsali, Luca, Corrado, Andrea, Givanni, Eddy, Antonio, ecc.

By Domenico Leggiero at Dom, 2007-04-01 11:30 | elimina | modifica | rispondi

Argomento: 

riprendiamo con gli sprechi...I mancati incassi della giustizia

I mancati incassi della giustizia
Soldi sequestrati, pene pecuniarie non pagate, beni confiscati
Si sente sempre parlare dei costi della giustizia e mai degli incassi. Un sistema giudiziario efficiente potrebbe far entrare nelle casse dello Stato tanti soldi da coprire i costi forse anche di più. Ci sono miliardi di euro che vanno da quelli sequestrati agli spacciatori a quelli provenienti dai reati finanziari, ai patrimoni immobiliari che vengono depositati sui conti correnti bancari della B.n.l. e postali. Nel caso di assegni o bonifici vengono depositati in banca, nel caso di contante, in posta su un libretto giudiziario intestato al procedimento.
In caso di condanna definitiva, i soldi congelati diventano dello Stato che avrebbe tutto l’interesse ad intascare il denaro il più presto possibile piuttosto che lasciarli in mano ai privati. Invece presso gli uffici dei depositi giudiziari hanno anni di lavoro da smaltire, soldi già dello Stato, ma che lo Stato non ha ancora intascato. Si tratta di milioni di euro.
I libretti postali giudiziari sul territorio nazionale sono circa 680 mila ed hanno una giacenza media di circa 2500 euro per libretto giudiziario e quindi il totale dei libretti sul territorio è di un miliardo e 700 milioni di euro. Una buona parte di quei soldi è in realtà già pronta per essere riscossa, ma l' ufficio non può chiudere la pratica e non può riscuotere finché non conosce l’ammontare degli interessi che si sono accumulati nel tempo, quindi deve farne richiesta per iscritto alla posta, ogni volta, fascicolo per fascicolo, non potendo visualizzare direttamente da un computer collegato alla banca dati delle poste. Una girandola di bolli e richieste, firme e controfirme, tempi eterni.
E' necessario cambiare legge ed il sostituto procuratore della repubblica di Milano Francesco Greco durante un convegno a Trento, il 3 giugno scorso, potrebbe aver tracciato la rotta proponendo di istituire un'agenzia o un fondo che gestisca queste ricchezze e le utilizzi sia per far funzionare meglio la macchina della giustizia, sia per recuperare risorse per lo Stato.
Non si riescono a recuperare soldi che da anni aspettano soltanto di essere incassati in compenso i soldi per le spese anticipate si devono tirare fuori. Ad esempio per tutte le auto sotto sequestro la Procura di Bologna ha speso, nel 2005, 436 mila euro.
Le auto sotto sequestro in Italia sono milioni, con ruggine, senza targa, bruciate, senza numero di telaio. Erano da vendere quando erano buone, ma lo Stato non ha mai fatto niente e la custodia dei mezzi ha un costo giornaliero che orientativamente è 1 euro al giorno più il recupero che è intorno ai 35 euro. Ci sono macchine che restano tranquillamente in deposito per 20 anni che per 1 euro al giorno fanno 7mila e 500 euro. Succede di tenere parcheggiate per anni macchine che da nuove sono diventate vecchie e sono state rottamate a spese dell'erario.
Manca una norma che consenta di rivendere le auto sequestrate nell’ambito dei lunghi procedimenti penali. I soldi potrebbero andare su un conto corrente per tornare al proprietario qualora venisse assolto oppure allo stato in caso di condanna.
Insomma, c'è poco interesse sui tanti soldi che ruotano intorno all'amministrazione giudiziaria. Mentre nelle grandi aziende private c'è un ufficio per il controllo interno sul personale, si chiama "audit", nella pubblica amministrazione questo ufficio ce l’ha solamente l’agenzia delle entrate, mentre la legge impone alla pubblica amministrazione di dotarsi di un sistema di controllo sul personale che maneggia grandi somme.
Per garantire alla giustizia l'esercizio delle sue funzioni occorrono mezzi e investimenti. Un'indagine richiede tempo e costa, costano le perizie, i consulenti, le intercettazioni. Queste spese le anticipa tutte Stato e quando la sentenza e’ definitiva, le paga teoricamente il condannato. L’ufficio recupero crediti ha due missioni: recuperare dal condannato le spese anticipate dallo stato e le pene pecuniarie.
Secondo dati presunti del Ministero di Giustizia la quota del recupero del 5/10% rispetto alle spese processuali. Ciò è determinato dal fatto che il 50% dei debitori erariali sono irreperibili perché sono extra comunitari, senza fissa dimora, e dal fatto che nove condannati su dieci, persone reperibili questa volta, non pagano la loro pene in denaro. Stiamo parlando di un’evasione di milioni di euro, persone che non pagano le spese di giustizia e non pagano le sanzioni.
L’indulto, poi, ha cancellato milioni di euro di pene pecuniarie inclusi tutti gli arretrati che invece lo Stato avrebbe dovuto essere in grado di recuperare. Se l’ufficio avesse avuto la possibilità di mettere in moto prima i suoi meccanismi di recupero delle pene pecuniarie e delle spese di giustizia molto probabilmente determinate somme potevano essere recuperate prima della legge sul condono.
La legge sull'indulto prevede uno sconto di 3 anni sulle pene e uno sconto di 10.000 euro invece sulle multe. E questo vale per tutte le pratiche fino a maggio 2006. Sono belle cifre, che avrebbero dovuto essere da anni nelle casse dello stato e che invece sono andate in cavalleria. Ma anche qui nessuno sa quanti soldi sono andati perduti. Questo perché sono in 4 gatti a spulciare dentro migliaia di faldoni, senza nessun incentivo e senza un computer dove guardare chi ha pagato e chi no, come succedeva negli anni 50. E oggi sempre grazie alla legge sull'indulto questi 4 gatti anziché passare il tempo a recuperare denaro sono obbligati a mandare delle lettere nelle quali si dice "caro signore lei non ci deve più nulla oppure le facciamo uno sconto di 10.000 euro". A questo punto ci aspettiamo dal Ministro della Giustizia e dal Ministro dell’Economia una qualche iniziativa perché i soldi ci sono, basta saperli recuperare.
E adesso invece vediamo i beni confiscati alla criminalità organizzata. Sono 7000 fra case, aziende, terreni, alberghi. Quando non sono ancora occupati, gli immobili restano abbandonati per anni, vengono saccheggiati e finisce che poi servono ingenti somme per le ristrutturazioni. Somme che soltanto con grandi sforzi i comuni riescono a recuperare dai fondi statali. Non mancano storie a lieto fine, ma stando alla legge, l’agenzia del demanio dovrebbe chiudere le pratiche e destinare il bene in 4 mesi. Diciamo che la media si avvicina più ai 4 anni. Ma, ad esempio, ad Ottaviano hanno atteso 14 anni,a Forcella 6, a Giugliano 8. Se in questi casi la pratica – bene o male – è stata chiusa, per altri 4 mila immobili si attende ancora una destinazione.
L’Agenzia del demanio ha la gestione dei beni confiscati da 5 anni e non e’ stata in grado in tutto questo tempo di fare un accurato monitoraggio. Dietro i 7000 beni confiscati c’ e’ una legge che 24 anni fa’ ha segnato una svolta decisiva per colpire al cuore il patrimonio della criminalità organizzata, una legge voluta dal parlamentare Pio la Torre e che gli costo la vita.
La legge non prevede la vendita di questi immobili, ma il riutilizzo sociale, come forma di risarcimento per i danni che la mafia e la camorra hanno creato alla società. Chi stava facendo un monitoraggio capillare di tutti i questi beni era l'ex commissario straordinario ai beni confiscati Margherita Vallefuoco. Il governo precedente non ha più prolungato il suo mandato e quello dei suoi 30 collaboratori, rimettendo tutto nelle mani del Demanio, che evidentemente ha dei gravi problemi a gestire tutto questo patrimonio. Forse anche a causa delle lentezze delle cancellerie dei tribunali. Al Ministero della Giustizia e dell'Economia il dovere di fare una riforma e poi di applicarla.
Fonte www.report.rai.it, servizio di Sabrina Giannini, in onda domenica 5 novembre 2006 alle 21.30


URANIO IMPOVERITO SU STRISCIA LA NOTIZIA

Domani sabato 31 marzo su striscia la notizia verrà mandato in onda un servizio sul caso di un militare ammalato di leucemia a seguito di esposizione ad uranio impoverito.

Ci sarà un contributo di Franca. E' importantissimo conoscere e diffondere la storia di questo giovane ragazzo. Mi raccomando, non perdetevelo!

pensieri... non pensavo ci fossero in giro ancora tanti fasci! vi prego, amici, lasciateli perdere. val proprio la pena che vi affanniate a rispondere? non ostinatevi a difendermi. Che posterebbero mai non avendo voi a cui rispondere? Va bene così. le cose che dicono sono sempre quelle: pensione, malafede, vigliaccheria, delinquenza, tradimento, opportunismo, poltrona, morte e altro. tutta roba bella. Sono brave persone… hanno solo il vizio di criticare un po’. ok. sono proprio quello che vi piace che io sia! Contenti? divertitevi o annoiatevi quanto volete. Siete un po' ripetitivi.... fantasia morta? Non mi avete ancora detto che di quando in quando vado berseggiando vecchi pensionati rincoglioniti come me, che rubo bimbi, li sgozzo e poi vendo i piccoli organi, con un ghigno satanico. Che mi fotto 60 milioni o miliardi, non ricordo… come telecom, che mi faccio leggi ad personam, che falseggio il bilancio… che blocco rogatorie… Ecc, ecc. parlando di cose serie… ogni tanto mi capita. oggi, dopo l’intervista ad Angelo, 24 anni (!!) che conoscerete domani sera, ho deciso di adottare tutta la famiglia. sono d'accordo con il dott. mimmo leggiero dell'osservatorio militare di occuparmi di altre quattro famiglie. voi di destra che avete tante possibilità (evidentemente vivete di rendita, visto il tempo che spendete a postare benevoli messaggi), volete prendervi qualche famiglia a carico? Che ne dite? Ce ne sono in totale 515, meno le mie 5 fanno 510. Tutte famiglie bisognose della “sopravvivenza” con figli, mariti ammalati, qualcuno terminale. Ci state? Come sono contenta di condividere con voi questa esperienza. aspetto fiduciosa il vostro concreto gesto… non ci sarà da spendere molto: 2-3 mila euro a famiglia (affitto, viveri, medicine, e tutto quello che può servire… forse anche di più), mensilmente, a meno che non ci sia un intervento, viaggi, spostamenti, costo degenza, albergo per chi accompagna l’ammalato, ecc. Lì si va giù pesante. sono un po’ preoccupata. Il mio stipendio non basterà. Come farò? Beh, andrò a rubare. Mi aiuterete sicuramente. Mi tranquillizza molto sapere che voi, cari amici benevoli, mi darete una mano… Che vi occuperete di questi ragazzi. Grazie!! Aspetto fiduciosa. Non scappate eh. Siate eroici!, come lo siete nascosti dietro i vostri nomi di fantasia. Non lasciatemi, non lasciateci soli! Un caro abbraccio franca rame (il mio nome di tutti i giorni)

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