Diario di una senatrice

Diario della senatrice Franca Rame

II PUNTATA "BREVE VISITA IN SENATO"

con la collaborazione di Carlotta Nao
Infatti l’indomani bastò una sola votazione per eleggere Marini. Un senatore dei DS sussurrava in napoletano: “Quarcherùn(o) ha avut(o) chell(e) ch’ha demannat(o)! E chi è ‘u mariuolo ch’ha condott(o) ‘stu ricatt?” L’ho saputo il giorno appresso leggendo i quotidiani: il mariuolo era Clemente Mastella, il Padreterno dell’Irpinia, che aveva preteso il Ministero della Giustizia. E Prodi ha dovuto ammollarglielo. Ecco… questo era il Senato. Per me si trattava della prima lezione di politica attiva: dammi sull’unghia o sbotto… ti do l’avvisata e il giorno appresso mi fai l’incoronata, Ministro sono! E di Giustizia! Sì, la dea cieca… cieca, ma solo per gli elettori… Sono sempre più frastornata. Questo ravanare da mercato delle vacche mi piace sempre meno. Per fortuna alla fine ce l’abbiamo fatta e Franco Marini è presidente del Senato. Evviva! Lo osservo… un uomo minuto… nulla di particolare, per ora. Proviene dal sindacato. Anche questa mattina, “senatoriale”, sono arrivata presto al mio posto di lavoro. Tutto chiuso, ma illuminato all’interno con mille luci. Ammazzalo, che spreconi! Mi faccio una passeggiatina sino al Teatro Argentina, guardo i manifesti, le fotografie dello spettacolo in cartellone… gli attori che conosco… mi prende una disperazione struggente così, all’improvviso. Mando giù, mando giù per cacciare il groppo che mi soffoca… niente da fare. Scoppio in singhiozzi e meno male che non ho intorno nessuno. Ma dove mi sono cacciata? Ma che ci faccio qui? Forse sono caduta nel buco profondo come Alice? Tra poco incontrerò il Bianconiglio, mi farò piccola e poi enorme come una sonda d’aria!? Cerco di ricompormi guardando i libri esposti alla Feltrinelli: “Com’è che ho smesso di leggere?” Leggo solo giornali… Cerco disperatamente di scantonare dalla situazione in cui mi trovo; mi son buttata a preparare l’edizione di cinque commedie di Dario che usciranno per Einaudi. La mia testa è tutta lì, fra quei fogli, come un segnalibro. Che ore sono? Anche il tempo va a rilento… perde colpi come un cuore in fibrillazione… Oddio, sta piovigginando… c’era il sole! Per fortuna che ho sempre con me uno scialle. Mi avvolgo, coprendomi il capo. È ora… arrivo al portone del Senato finalmente spalancato, con due soldatini che montano la guardia. Entro, ma subito faccio un salto. I due militari sono scattati al mio passare sull’attenti battendo i tacchi, mentre uno di loro grida: “AAAAttentiiii!” Mi sfugge un “Grazie… state comodi!” M’aspetto quasi che intonino “Fratelli d’Italia!” Procedo segnando il passo… Mi sento ridicola e anche un po’ scema. Manca solo che scatti con la mano tesa sul cuore, come nei film americani. Quasi quasi… e mi metto a ridere. Qualche giorno appresso, le due guardie diranno alla mia assistente: “La tua senatrice ci saluta sempre, ci dispiace molto non poterle rispondere. Diglielo.” In aula si inizia a parlare di leggi, emendamenti. Prendo appunti. L’opposizione interviene su tutto. Spesso vociando, quasi seguendo un programma… Ho imparato da tempo a inquadrare il pubblico in teatro; mio padre, capocomico, diceva: “Se non sai individuare chi hai davanti, in platea, è meglio che cambi mestiere.”. Li osservo, a gruppi e uno alla volta. C’è chi sta seduto come una comparsa, completamente disinteressato, chi si agita di continuo, chi telefona su due cellulari… chi passa da un gradone all’altro senza una ragione logica… poi ecco che all’istante tutti scattano in un gesticolare improvviso e trascinano in quella pantomima anche gli altri. “Ecco – penso – ecco il branco.”. Poi all’istante si vanno a sedere… come esausti… E dalla mia parte?... sì, anche noi facciamo più o meno così. Che strana fauna, i senatori! In una pausa decido di recarmi alla buvette. Attraverso il salone Garibaldi, pieno di gente… con un certo impaccio, ma mi muovo con aria spavalda, come se abitassi lì di casa. Sicuramente si stenta a pensarmi timida e sballonata, ma è così. Penso a Dario, a Jacopo… vorrei averli qui con me. Folla: Senatori e giornalisti. Attira la mia attenzione una specie di possente Erma, una scultura in legno policromo di un certo Giuliano Vangi. Allude a un grande dito che indica il cielo o è piuttosto un fallo con inserita in cima una testa di donna? Sì… è proprio così. Che strano! Si sente spesso ripetere che il maschio ha sempre in capo, come un chiodo fisso, quella cosa lì… ma non sapevo che infilzasse anche teste! E pensa che questa statua dovrebbe rappresentare l’Italia!! Mi informo e vengo a sapere che quell’opera è stata acquistata dal precedente presidente del Senato Marcello Pera, quindi è un’opera quasi autografa…. Tra qualche mese verrà sostituita con un busto di Garibaldi… o qualche eroe più recente… forse Mangano…! Storicamente il busto di Garibaldi è sempre stato in quella stanza, ma il presidente Pera ha pensato bene di traslocarlo in qualche cantina o magazzino per fare spazio al menhir rosa. Grazie al cielo Marini ha ripristinato in gran fretta il vecchio Garibaldi al suo posto d’onore. Della stele di Vangi non ci sono notizie. Il magnate Pera non si è limitato a quell’opera bizzarra: un delfino assai discutibile al posto di un altro padre della patria, uno scimpanzé di marmo in una nicchia in cima ad uno scalone, qualche altro quadro qui e là. Particolare da non sottovalutare, gli artisti erano tutti amici suoi, e i soldi per comperarli tutti del Senato! Ho cercato di fare chiarezza su questi acquisti, andando a parlare addirittura con il ragioniere generale della tesoreria… Ma lui muto! Professione OMERTA’! Mi rivolgo a un commesso: “Scusi, dov’è la cassa?” “Beh, senatrice, basta guardarsi intorno… qui è tutta casta!” “Ma cos’ha capito? La cassa, non la “casta”! Dove pago insomma?” “Ah, scusi – trattiene a fatica una risatina – la cassa è subito qui a destra.” Questa volta chiedo una spremuta. “Quanto devo?” “1 euro.” Pago. “Che poco!” Commento. “Lo scontrino, per favore…” “No, senatrice, qui non diamo lo scontrino…” mi risponde meccanicamente il gestore. Che stravaganze!... A Montecitorio lo danno, non al Senato. Perché? “Non è elegante”. Siamo nei matti. Col tempo ho capito la comodità di questa usanza. Si consuma e poi pagano i senatori corretti. A qualcuno invece, capita di consumare e se ne esce, scordandosi di versare il dovuto: uno si può dimenticare, andiamo… con quella ressa…! Come diceva Sartre: “È dall’insignificante scorrettezza che s’indovinano i furbi di rango!” Mi accosto al banco e chiedo la mia consumazione con un “Buongiorno…” gentile ai camerieri indaffarati. Mi guardano perplessi. “Oddio, ho sbagliato?” No. È che non li saluta mai nessuno. “Buongiorno” sussurrano a loro volta e ci sorridiamo. Lo stesso discorso vale riguardo quei signori abbigliati con eleganti abiti neri da 1800 euro: sono i commessi. Per tutta la popolazione degli onorevoli, sono esseri trasparenti… e sono 300, maschi e femmine. Non ho mai notato qualcuno che li salutasse. Sono a completa disposizione dei senatori. E’ ora di rientrare in Aula. Mi siedo accanto a Furio Colombo. Parliamo del più e del meno, quando Furio mi sussurra: “Guarda, sta entrando Dell’Utri…” Lo sbircio appena e poi gli soffio: “Lo sai che quello ci ha querelato per il fatto che nello spettacolo ‘L’Anomalo Bicefalo’ facevamo un apprezzamento su di lui, ricordando che è un grande collezionista di libri antichi e aggiungevamo: ‘Ne ha una caterva e di preziosissimi! Quando sono sporchi li ricicla…” Scoppia a ridere e poi subito: “Zitta, zitta che sta venendo verso di te…” “Chi?” “Dell’Utri…” “Oh… parli del diavolo e spuntano le corna…” faccio io. Infatti me lo trovo davanti… con calma mi prende la mano e me la bacia, sussurrandomi: “Sa chi sono io?” “Ma certo… Lei è sempre nei miei pensieri… caro Onorevole…” calco appena il tono su “Onorevole”. Poi, chinandosi verso il mio orecchio: “Non si preoccupi per quel milione di euro di danni che ho chiesto per diffamazione…” “Grazie onorevole… ma non siamo affatto preoccupati… la sua querela non andrà mai in porto… il processo non si farà mai. Lei è stato condannato a 9 anni per concorso in associazione mafiosa… A meno che… col tempo non cada in prescrizione…” Sorridendo m’informa: “Senatrice, ho molti avvocati…” “Giusto! Ne ha proprio bisogno… tanti auguri!” e mi lascia con un sorriso. Inizia la seduta. Ascolto, prendo appunti. Ho le antenne tutte tese. Mi sento al ginnasio… ci metterò un bel po’ ad arrivare al liceo. Passerò gli esami? Pausa pranzo. Scendo al ristorante, cerco tra i tanti ospiti un viso amico. Qualcuno che conosco c’è, ma il mio imbarazzo congenito m’impedisce di avvicinarmi e dire: “Posso sedermi e pranzare con te?” Mi sento molto distante da tutti… sconosciuta tra sconosciuti. Mi viene in mente la descrizione dell’Inferno di Bescapè, dove le anime dannate stanno tutte per proprio conto ed evitano di dialogare tra di loro per timore di dover raccontare dei propri peccati, e soprattutto per non dover ascoltare quelli degli altri. I camerieri sono gentili, e premurosi… Ho l’impressione che la maggior parte mi mostri una particolare attenzione. Da sempre mi capita di intuire quello che la gente “prova”, i loro sentimenti nei miei riguardi… e, senza presunzione, raramente mi sono sbagliata. Mangio di malavoglia. “Senatrice desidera ancora qualcosa?” “Quand’è che mi chiamerà Franca?” gli butto lì con un sorriso. Mi guarda spiazzato, imbarazzato… e con rincrescimento risponde: “Qui?... Mai.” E termina di sparecchiare, regalandomi un bel sorriso. C’è un commesso anziano, che sta ad un ingresso laterale, che ama ricordare di quella domenica in cui ha portato la moglie a far colazione al bar, e ha incontrato me e Dario, ma la cosa che più l’ha colpito è che io l’abbia salutato, di domenica! Fuori dal lavoro e senza divisa! Penso a casa mia, “cosa staranno mangiando?” se ha fatto il risotto Dario ci vorranno due ore per rimettere in ordine la cucina. Però… che risotto…! Ci mette tutto, perfino la frutta! E anche qualche fiore! La giornata passa senza tremiti. Mi sono scordata di parlarvi del nostro primo incontro di gruppo IDV, avvenuto qualche giorno prima dell’elezione del Presidente del Senato. Rimedio subito. Ci eravamo riuniti con Antonio Di Pietro nella sede del partito, una sede un po’ periferica, oltre stazione Termini: 4 senatori, 21 deputati. C’era anche il sen. Sergio De Gregorio. S’indovinava che non era del tutto a proprio agio. I vari intervenuti sembravano evitare ogni contatto con lui. Personalmente, lo sentivo sfuggente, e anche un po’ untuoso, sul tipo Bondi… un po’ più tondo e più lucido. IL Senatore De Gregorio, ad oggi, è sotto indagine per riciclaggio, poiché in un blitz a casa di un camorrista, Rocco Cafiero, sarebbero stati sequestrati assegni firmati e girati dal senatore. Due suoi fedelissimi sono tra gli indagati per i fondi in Liechtenstein, risulta poi iscritto nel registro degli indagati per concorso in esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso (‘Ndranghetista). L'inchiesta condotta dalla Dda di Reggio Calabria riguarda il presunto ruolo di mediatore che il parlamentare, ancorché presidente della commissione difesa del Senato, avrebbe svolto per conto della cosca Ficara per l'acquisto della caserma dell'esercito Mezzacapo. E da ultimo è indagato a Roma per corruzione nell'ambito di un'indagine avviata a Napoli e poi trasmessa nella capitale per competenza e riguardante presunti tentativi per ottenere voti al Senato per far cadere il governo in occasione della discussione della Finanziaria. L'indagine riguarda un presunto accordo che prevedeva il finanziamento del gruppo 'Italiani nel mondo' da parte di Forza Italia. Dopo tre mesi… l’uovo era fatto… il De Gregorio Sergio, passa con il peso di tutto il suo corpo che non è poco, armi e bagagli con Berlusconi... da cui PROVENIVA. FORZA ITALIA. E così con l’andata via di questo galantuomo, l’Ulivo è sempre più resegato, siamo 158, contro 156. Non sarà divertente votare. Durante quella riunione, ci viene chiesto di quale commissione vogliamo essere membri. Avevo già anticipato l’idea di compiere un’inchiesta sugli sprechi di Stato, ma alla riunione Antonio mi propone la Commissione Cultura. “No, scusami, per la mia inchiesta andrebbe meglio la Commissione Bilancio. Solo lì ho la possibilità di raccogliere i dati per il mio progetto sugli sperperi.” Il cambio mi viene accordato. Consegno a Di Pietro, tutta contenta un breve dossier di cui vi offro qualche primizia. Impresa SOGIN di cui è presidente il generale Carlo Jean (SOcietà Gestione Impianti Nucleari) Nata nel 1999 si dovrebbe occupare dello smaltimento delle scorie accumulate dalle centrali nucleari italiane non più funzionanti. La società è finanziata tra l’altro anche dalle bollette degli utenti Enel per centinaia di milioni. Nel triennio 2002-2004 la Sogin ha speso 468 milioni di Euro senza smaltire nulla; la stessa Autorità per l’Energia e il Gas e il Min. del Tesoro ritengono esagerate, anzi assurde, tali spese puntando il dito su: 4,8 milioni di Euro per la sede centrale e lo sfavillante ufficio a Mosca, ripetiamo a Mosca! Da Putin!, 2,7 milioni di Euro per la comunicazione, 257 mila Euro, cioè mezzo miliardo di lire, per uno stand al Salone del Libro usato, organizzato da Publitalia voluto da Marcello Dell’Utri. Rieccolo il collezionista raffinato! E per chiudere, un messaggio elegiaco dedicato ai giovani precari: Si tratta di un’interrogazione parlamentare del Sen. A. Longhi (Ds) su: - assunzione di raccomandati fra cui: Baldassarri figlio del viceministro dell’Economia, la nuora di Gustavo Selva, la nuora di Altero Matteoli ministro dell’Ambiente; - consulenze esterne tra cui quella allo Studio legale di C. Previti; - appalti affidati senza gara. In conclusione, una società al 100% del Tesoro, al momento inutile, con un personale che conta 600 dipendenti, e che continua ad assumerne. Inoltre: una previsione di spesa per 360 milioni di Euro per lo smantellamento dei sottomarini nucleari russi formalmente in cambio dello stoccaggio delle nostre scorie in Russia, al momento Mosca si è sempre rifiutata di prendere le nostre scorie e noi abbiamo cominciato a spendere 8 milioni di Euro. E a ‘sto punto andate pure a dormire tranquilli… e sarei curiosa di sapere i sogni che riuscirete a inventarvi. Un bacione Franca Continua….


LETTERA PER LA MIA CARA AMICA ELENA DI VARESE

ritrattoCara Elena… rispondo alla domanda che mi hai fatto questa mattina: “Ma tu da Fazio ieri sera non c’eri…”   

No Elena, ieri sera da Fazio c’ero, e ho avuto la conferma, se ce ne fosse stato  bisogno, della mia non esistenza. Sono  2 anni che non esisto. Sono viva ma non ho materia. Non ci sono.
Stravagante. Ma è così.

Prima che mi capitasse la disgrazia di diventare senatrice (“Onorata! Onorata!!!” per carità!)  avevo la mia professione. Recitavo, collaboravo alla stesura dei testi con Dario, provavamo, andavamo in scena. Poi sono andata in scena da sola. “Tutta casa letto e chiesa” “VII ruba un po’ meno” – “Sesso? Grazie! Tanto per gradire” oltre 3000 repliche (1994-2004). Tante, no?

 Il pubblico mi applaudiva, il mio camerino alla fine degli spettacoli era sempre pieno di gente, amici, sconosciuti… tutti a farmi complimenti, ad abbracciarmi. Specie le donne. E fiori, e dolci, e regalini umili e  gentili… Ho recitato in Italia, ho recitato all’estero. Francia, Germania, Spagna. In Inghilterra sono stata in scena un mese di filato.

Esaurito tutte le sere. Così negli Stati Uniti. Ero in scena a N.Y. il giorno che, proprio in quella città è morto mio fratello Enrico alle 6 del pomeriggio (era venuto a trovarci e farci festa!). Non ho recitato tanto bene quella sera.
I nostri testi sulla condizione della donna sono rappresentati in tutto il mondo. Basta andare sul mio sito e toccare con mano.

Dal 18 aprile 2006 sono diventata trasparente. Sono stata assalita da giornalisti, fotografi, telecamere, il primo giorno, all’ingresso in Senato. Poi: cancellata.
Per la verità all’inizio quando ero invitata a trasmissioni tipo Ballarò, dicevo: “No grazie.”

Già mi sentivo le domande: “Da attrice a senatrice… che succede?”. Forse sbagliavo. Ma è quello che pensavo.
Quando avrei avuto cose interessanti da raccontare alla gente, denuncia per l’uranio impoverito, precariato, le mie interrogazioni, gli emendamenti, i disegni di legge, insomma “tutto il  mio fare”, morta e seppellita.

Ho dovuto pagarmi gli spazi su Repubblica per comunicare la tragedia dei nostri soldati morti (174) e ammalati (2740) causa le guerre in Iraq e Afghanistan, le difficoltà delle famiglie abbandonate e senza mezzi… addirittura senza i denari per poter dare al figlio uno straccio di lapide.  Il nostro ministero della difesa doveva spendere miliardi e miliardi per gli armamenti. Anche per la pubblicazione della mia lettera di dimissioni al presidente Prodi idem.

Spazio a pagamento. Che ne dite? Non vi pare che quella lettera meritasse un commento sui media? Silenzio assoluto.  Non da parte della gente. No, la gente m’ha scritto lettere bellissime. A Firenze durante la serata al cinema Colonna che annunciava Pancho Pardi senatore, distribuivano al pubblico la mia lettera a Prodi. 
Vero, che mai ho fatto una telefonata a giornalisti amici chiedendo “Aiuto!!! Fatemi un’intervista…”. Vero anche che nessuno m’ha cercata in 20 mesi.
Morta e seppellita. Amen!

Anche ieri sera: da Fabio Fazio, morta e seppellita.
Non mi sono mai aggregata a Dario quando va in televisione per partecipare a una trasmissione. Ho sempre avuto, in tutta la nostra vita, la paura di quella che mette dentro la testa per farsi fotografare. Ne conosco tante di persone con questo tic.
Ieri pomeriggio Dario m’ha pregato di uscire dal letargo in cui vivo. Sì letargo. Lavoro, parlo con la gente (poca) ma sono come in coma. Non so che mi stia succedendo. È come fossi disoccupata in attesa di non so che. Questi due anni di malinconia mi hanno segnata.

Certe volte mi viene voglia di lanciare messaggi: “Per favore se fate convegni, feste, matrimoni, invitatemi. Porto anche il regalo. Buoni anche  funerali.” Ma me ne sto zitta, nel mio brodo.
Quando il mio dolce e generoso marito ha mostrato il mio ritratto fatto velocemente nel pomeriggio con su scritto: “breve visita al senato” il povero Fazio non ha potuto fare a meno di indicarmi con la sua manina. La gente ha battuto le mani. Ho ringraziato. Ma nessuno mi ha visto. Me ne sono andata dalla Rai con un filo di malinconia. Dario era come umiliato, dispiaciuto per me.

Cara Elena di Varese oggi m’hai telefonato tutta gioiosa: “Che stupendo Dario ieri sera… fantastico!” “Vero – detto io – proprio fantastico! Sono orgogliosa di vivere con lui.” “Ma tu non c’eri… ti avrei vista volentieri.” “No, io c’ero…” “Perché non ti hanno inquadrata?!” “Perché ti sorprendi, bimba? Non ti sei accorta che da 20 mesi sono diventata trasparente!”

“Ma dai!?” “Non te la prendere amica mia… mi ci sono abituata… Ricevo molto  affetto da un sacco di persone, mi sento amata… quanti amici ho sul mio blog, quante cose importanti mi avete offerto in questi lunghissimi e pesantissimi due anni… siete voi che contate. Molte volte ho toccato con mano la rozzezza di una parte (per fortuna, minima) del prossimo nostro, il non rispetto che ti regalano come fossero fiori.

Alla manifestazione del 25 aprile, quanti sono stati i baci, gli abbracci, l’affetto che ci ha donato la gente. Quante donne mi chiamavano per nome e mi battevano le mani? Una bellezza! Autentica, che non TUTTI possono vantare. NON TUTTI.
Un bacione, bella!

Franca

Anno: 

Franca risponde a Salvatore Rizzo...

 Ecco la risposta, terminata solo ieri sera, a causa degli impegni in viglianza RAI.
Eccomi. È finita.

Questa mattina mi sono svegliata presto, ho ascoltato come sempre Prima Pagina alla radio.
La sveglia ha suonato alle 8,30. Via veloce. Entrata in aula 9.15. inserita carta, piegato cappotto e infilato sotto poltrona, come faccio da sempre. (depositarlo al guardaroba prende troppo tempo quando esco). Estratto computer. Attivato ma non mi sono messa immediatamente a lavorare.
Penso: è l’ultimo giorno.
Mi guardo intorno… ci sono stata per quasi 2 anni in questo austero luogo. Austero… si fa per dire: qui ci si insulta, si tirano libri, carta giornali, ci si sputa addosso. No. Oggi, sono certa sarà una giornata calma.
È l’ultima.
Tutti a casa.
Io certamente.
Mi arriva una telefonata delle tante. “senatrice si ricandida?” una risata gentile e chiudo. 
A poco a poco l’emiciclo si popola. Oggi tutti si scambiano saluti. C’è voglia di gentilezza. Bene.
Devo rispondere a una lettera arrivata sul blog, che parla del mio intervento a Napoli. La leggo e la rileggo e non mi trovo. Non mi riconosco.
Sabato mattina siamo partite presto per Napoli (Carlotta Nao e Stefania Divertito mi accompagnavano). In treno estraggo dalla cartellona i cartoncini con scritto a grandi caratteri (sono cieca!) l’intervento che con l’aiuto di Carlotta, Stefania e niente popò di meno che di Roberto Saviano, avevamo scritto.
Ero preoccupata. Ci ho lavorato per giorni. Mi rileggo tutto, taglio, stringo. Sono un po’ nervosa. Arriviamo. Hotel. Vorrei riposarmi un po’, fare rilassarmi… ma non riesco. Riprendo in mano il testo e via a rileggere… misurare i tempi. Non mi sento tranquilla… ho addosso un gran nervosismo. Già la mattina in treno, Beppe Grillo era un po’ impressionato da tutti quei fogli.
Arriva l’ora di entrare in scena. Pino, l’organizzatore, aveva parlato delle 21,15.

Era importante per me, avendo un intervento “pesantino” iniziare presto. Invece Beppe, è andato in palcoscenico all’improvviso. Non che abbia trovato la storia scorretta, ci mancherebbe. La serata era la sua. Quindi ok, anche se il programma era cambiato senza che nessuno lo sapesse. Mi sono detta, andrò dopo di lui. Invece ha presentato Pallante. Figuriamoci, uno straordinario personaggio, che ha tutta la mia stima, più che adatto ad affrontare i temi della serata. (con lui e altri a gran livello, abbiamo fatto un convegno a Jacopo giugno 2006). Il tempo passava e pensavo alla difficoltà di entrare dopo un intervento, (sia il suo che quello della dottoressa che è arrivata dopo me) a mio avviso, non adatto a una piazza, con la gente che se ne stava lì da ore in piedi. Meglio un locale chiuso, più raccolto. Dal canto mio cominciavo a sentire la stanchezza della giornata pesante e di questi ultimi giorni in Senato davvero impegnativi. Avevo anche un gran freddo. Ero soprattutto preoccupata che il mio intervento arrivasse troppo tardi. ( E anche le occhiate che Beppe dava ai miei cartoni non mi facevano bene alla salute ... psicologica. ho sempre recitato o fatto interventi a manifestazioni, improvvisando ma lì, non potevo rischiare di sbagliare).
Mi dispiace di aver detto: quando finisce. Non c’era mancanza di rispetto. Solo preoccupazione. Mi dispiace e molto che Beppe abbia sollecitato Pallante più di una volta a chiudere, dicendo la senatrice ha sonno, ha freddo (ci sono rimasta anche un po’ male, ma sono certa che non avesse intenzione di mettermi a disagio… ma mi ci sono trovata). Beppe è un uomo di teatro e si rendeva conto (almeno credo) che l’intervento era un po’ lungo. Purtroppo, il teatro ha i suoi tempi, quelli sono. Quelli devono essere. Se entri in scena dopo un intervento anche se interessante, ma che ha oltrepassato i tempi, è faticoso riprendersi il pubblico. Quando è toccato a me ero più agitata e nervosa che mai… Infatti ho reso il 10 % delle mie possibilità.

Ce l’ho messa tutta. Ma ripeto e sono più che convinta, ci sono interventi che si possono fare in piazza, ma devono essere stringati. Sono proprio dispiaciuta di come sono andate le cose. Telefonerò all’amico Pallante per scusarmi. E mi scuso anche con voi…
Domani torno a casa. Voglio camminare per un mese di seguito. Parlare con la gente… e magari anche ridere.
Franca
p.s. Salvatore… mi fa piacere che ti sia piaciuta la mia erre moscia… ma… non ce l’ho.
Un bacio


Franca Rame al Liceo Mamiani di Roma

Roma, Liceo Classico Mamiani.
 
Un gruppo di studenti antifascisti ha organizzato l’occupazione del Liceo per parlare della 194. Hanno partecipato alla manifestazione per Silvana a Roma, ne hanno fatta un’altra per loro conto di fronte alla scuola, sollecitando la risposta del locale gruppo di Forza Nuova, che in una spedizione punitiva prende a botte un ragazzo del liceo. Poi nella notte, scritte neofasciste ingiuriose verso Franca Rame e inneggianti alle SS, firmate con una svastica.
Gli studenti sono sconvolti dall’evento, organizzano un’assemblea, alla quale ha partecipato stamane Franca.
 
Per rompere il ghiaccio con gli studenti del Mamiani, ha letto una lettera di Dario Fo sul suo sequestro e ha raccontato quello che si seppe nel '99, quando, pervennero al giudice Salvini documenti riservati. ''Si seppe - ha sostenuto la senatrice - di un capitano dei carabinieri della che, nel '73, dopo aver ricevuto una telefonata sul mio sequestro che lo avvisava che 'la punizione era stata compiuta' aveva brindato. ''Il mio sequestro - ha spiegato la senatrice - era un castigo perche', noi, in scena, raccontavamo le responsabilita' delle stragi. Con 'Soccorso Rosso' io mi occupavo di detenuti: li recuperavamo all'integrazione sociale. Un lavoro micidiale, continuato anche quando i giovani hanno cominciato a sparare, a sbagliare: non condividevamo il loro operato - ha ricordato la Rame - ma ci battevamo per il loro diritto a non essere torturati, in carcere''.
Arriva il momento del suo  monologo, lo stupro: ''Una sera - ha detto - in scena ho chiesto di abbassare le luci e ho cominciato a raccontare quello che avevo subito. Dissi che era una testimonianza su Quotidiano Donna, ma era la mia storia.''
 
La palestra del Mamiani è gremita di studenti, che accolgono Franca con grande emozione e applausi calorosi.
 

A margine dell'incontro, poi, Rame si dichiara soddisfatta dell'interesse dei giovani per temi delicati come quello dell'interruzione volontaria di gravidanza. "Questi ragazzi sono vivi, interessati, stanno riprendendo ad occuparsi di politica e questo e' importante perche' devono conoscere il passato: se non sanno da dove vengono non possono sapere dove stanno andando. Anche le ragazze mi sembrano prese, coinvolte- conclude- parlano di 194 e violenza sessuale in un Paese che sta morendo".
''Ho passato una mattinata che veramente mi e' piaciuta e spero di poter tornare qui con Dario''. Cosi' Franca Rame, ha ringraziato gli studenti ed e' stata subissata dagli applausi, nell'aula magna del Mamiani.
Guarda le foto a questo link:
 


scusate il ritardo, ma non ho avuto un attimo di tempo! franca

Roma 24 gennaio 2008
guarda qui la manchette in uscita su Repubblica
E se domani tornasse Berlusconi? (La Stampa)
Governo: si, non è andato tutto come si voleva, ma se tornasse Berlusconi (Liberazione)
Ieri sera, dopo la giornata trascorsa alla Camera, sono rientrata a casa senza alcuna voglia di parlare, e tanto meno di discutere. Manco ho cercato di reagire. Mi sono sdraiata sul letto a riflettere. Pensare e ripensare a quanto visto e udito in quella lunghissima giornata. Avevo addosso un grande sconforto.
Che non se ne andrà di certo in qualche ora.
Né in qualche giorno.
Sono entrata a Montecitorio alle 15.30. Il governo era presente al completo, Prodi con tutti i suoi ministri, meno l’ineffabile Mastella.
Ho ascoltato le dichiarazioni di voto dell’opposizione e di qualche rappresentante della sinistra cosiddetta estrema. Erano entrambi violente e insultanti. Parola d’ordine: “Vattene Prodi”.
Non mi giudicate “facile al patetico”, non lo sono. Piuttosto mi sono messa nei panni di Prodi e ho vissuto il suo stato d’animo. Stavo male per lui. Me ne sono uscita interamente svuotata.

Già la mattina era cominciata male. Una normale e amichevole conversazione con un compagno che stimo è degenerata in un attimo, partendo dal voto alla fiducia a Prodi.

La coerenza è stata una costante assoluta della nostra vita (mia e di Dario), coerenza che abbiamo anche pagato caramente. Coerenza “sì”, espressa sempre ad ogni costo. E le rarissime volte che abbiamo mediato è stato solo perché non eravamo gli unici esseri viventi del pianeta con problemi “solo nostri”, ma c’erano altre persone coinvolte. Eravamo quindi costretti a riflettere su “causa ed effetto” nella totalità delle situazioni.
In questi 19 mesi, come ho spesso ripetuto, m’è capitato più di una volta di dover votare contro coscienza. Perché? Proprio per rispettare la “causa e l’effetto”. Il leit motiv delle mie riflessioni girava sempre su una costante domanda: dove porterà il governo del quale faccio parte il mio voto “contro” da anima bella?
Sono salita su questa strana nave che a momenti mi ricorda quella dei folli, pensando di poter fare qualcosa di utile. Non è successo. Non mi è stato possibile. Non ce l’ho fatta.
Essere coerenti con le proprie scelte ideologiche è onesto, giusto, indispensabile… ma se non te lo puoi permettere? Non ti resta che rassegnare le dimissioni. Cosa che ho fatto.
Senza presunzione dico che non so se il governo avrebbe retto senza i miei “Sì” con i piedi saldi a terra, dettati dal senso di responsabilità.
Se qualcuno di quelli che mi hanno votata pensa che io abbia tradito i miei elettori e me stessa, io rispondo che l’esame di coscienza me lo sono imposto ogni giorno. Adesso tocca a loro, mettendosi anche nei miei panni fino in fondo.
Ribadisco che personalmente ho solo mantenuto l’impegno che ho preso accettando questa assai pesante carica: fedeltà al governo. Mai avrei potuto far qualcosa che lo mettesse a rischio.
Punti di vista.
E’ bello, esaltante, far l’eroe sul cavallo bianco con il vento che ti gonfia il mantello… soprattutto quando c’è qualcuno che ti permette di montare in groppa e galoppare glorioso. 
La coerenza va ragionata, come ho già detto, e non perseguita a piedi giunti ad oltranza, muovendosi esclusivamente lungo le proprie convinzioni.
Causa ed effetto.
Oggi (salvo miracolo) il governo cadrà. I responsabili di ‘sto sfacelo dovranno render conto del loro operato a “molti” italiani.

Sì, non tutto è andato come si voleva. Sì, la gente sta male… Sì, ci siamo trovati in mezzo a guerre, così dette “missioni di pace”, sì i precari, sì gli operai che si alzano alle 5 e vedono crescere i figli quando li vanno a guardare mentre dormono, solo la sera al rientro… Sì, le pensioni fanno schifo… beh, non tutte : un importante politico intasca circa 500 mila euro l’anno… sì, non s’è mosso un dito per il conflitto d’interessi e la cancellazione delle leggi ad personam… Ma in quanti “mangioni” si saranno dati da fare perché a Prodi non si permettesse di affrontare l’argomento? Sì, sì, sì… tutto giusto. Ma che Prodi, in quel suo governo, di fatto, si trovasse come un condannato agli arresti domiciliari con manco un cane che gli portasse le arance… non l’avete mai considerato? Andavano da lui solo a imporgli, a chiedere e a ricattare.
Bella gente!
Che Berlusconi ci ha lasciati con le pezze al sedere nessuno se ne ricorda? E che i soliti furbacchioni hanno collezionato cariche e privilegi in quantità?
Non ha fatto proprio niente Prodi? In un editoriale di qualche giorno fa Scalfari faceva un elenco che dimostrava proprio il contrario. Sono poi passati solo 19 mesi. Bastavano per rimettere in piedi un Paese completamente allo sfacelo?

Cosa pensano i responsabili della caduta di Prodi, che tornando Berlusconi a Palazzo Chigi la classe operaia andrà in fabbrica con la Ferrari, i pensionati sverneranno a Sanremo e i precari avranno contratti d’oro che erediteranno i loro figli e i figli dei loro figli?
E se non andasse così?
E se si peggiorasse come è più che probabile?

No, l’estremismo non mi è mai piaciuto.  
Penso a un tale, di cui ci si ricorda sempre meno, che sentenziava: “Attenti. L’estremismo è la malattia infantile del comunismo.”
Ha sbagliato: non è una malattia infantile, ma senile! Ed è una malattia all’ultimo stadio.
franca rame

NB. GIU’ LE MANI DALLA 194!


LA MIA LETTERA DI DIMISSIONI

guarda qui la pagina in uscita su Repubblica!! 

 

 

In verità basterebbero poche parole, prendendole a prestito da Leonardo Sciascia: «Non ho, lo riconosco, il dono dell’opportunità e della prudenza, ma si è come si è».
Il grande scrittore siciliano è, in effetti, persona che sento molto vicina, (eravamo cari amici) sia per il suo impegno culturale e sociale di tutta la vita, sia perché a sua volta, nel 1983, a fine legislatura decise di lasciare la Camera dei Deputati per tornare al suo lavoro di scrittore.
 
                 Le mie motivazioni, forse, non sono dissimili dalle sue. Del resto, io mi sono sentita “prestata” temporaneamente alla politica istituzionale, mentre l’intera mia vita ho inteso spenderla nella battaglia culturale e in quella sociale, nella politica fatta dai movimenti, da cittadina e da donna impegnata. E questo era ed è il mandato di cui mi sono sentita investita dagli elettori: portare un contributo, una voce, un’esperienza, che provenendo dalla società venisse ascoltata e magari a tratti recepita dalle istituzioni parlamentari.
Dopo 19 mesi debbo constatare, con rispetto, ma anche con qualche amarezza, che quelle istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo, proposta e sollecitazione esterna, cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo di interesse organizzato.
 
                 Nel marzo del 2006, l’Italia dei Valori mi propose di candidarmi come senatrice alle elezioni. Ho riflettuto per un mese prima di sciogliere la mia riserva, mossa da opposti sentimenti, ma alla fine ho maturato la convinzione che per contribuire a ridurre i danni prodotti al Paese dal governo retto da Silvio Berlusconi e dall’accentramento di poteri da lui rappresentato, ogni democratico dovesse impegnarsi in prima persona nell’attività politica.
Ho infine accettato, ringraziando l’On. Di Pietro per l’opportunità che mi aveva offerto, pensando, senza presunzione, che forse avrei potuto ricondurre alle urne, qualcuna o qualcuno dei molti sfiduciati dalla politica.
Ecco così che il 12 aprile 2006 mi sono ritrovata a far parte, alla mia giovane età (!!), del Senato della Repubblica carica d’entusiasmo, decisa a impegnarmi in un programma di rinnovamento e progresso civile, seguendo le proposte portate avanti durante la campagna elettorale dell’Unione, soprattutto quella di riuscire a porre fine all'enorme e assurdo spreco di denaro pubblico.
Ho così impegnato la mia indennità parlamentare per lavorare in questa direzione, anche organizzando (giugno 2006) un convegno con un gruppo di professionisti tra i più valenti, al fine di tracciare le linee di un progetto in grado di tagliare miliardi di euro di spese dello Stato nel settore dei consumi energetici, delle disfunzioni della macchina giudiziaria e dell'organizzazione dei servizi.
A questo convegno ho invitato Senatori della commissione ambiente e altri che ritenevo sensibili ai temi in discussione.
Non ne è venuto uno.
Ho inoltre presentato un disegno di legge (4 luglio 2006) con cui chiedevo che i funzionari pubblici, condannati penalmente, venissero immediatamente licenziati, trovando su questo terreno l’adesione di parlamentari impegnati nella stessa direzione, quali i Senatori Formisano, Giambrone, Caforio, D’Ambrosio, Casson, Bulgarelli, Villecco Calipari, Russo Spena e molti altri, compresi numerosi deputati.
E' nato così il progetto delle “10 leggi per cambiare l'Italia”.
Ho anche acquistato spazi su alcuni quotidiani e sul web, per comunicare i punti essenziali di questo progetto. Ma anche questa iniziativa non ha suscitato interesse nei dirigenti dei partiti del centro sinistra.
Nei quasi due anni trascorsi in Senato, ho presentato diverse interrogazioni.
Tutte rimaste senza risposta.
Ho presentato numerosi emendamenti, ma non sono stati quasi mai accolti.
Questa, per la verità, è la sorte che capita a quasi tutti i Senatori.
In seguito a una inchiesta da me condotta sul precariato in Parlamento, sei mesi fa mi sono impegnata nella stesura di un disegno di legge (presentato 18 luglio) in difesa dei diritti dei collaboratori dei parlamentari: illegalità, evasione contributiva e sfruttamento proprio all’interno della istituzione parlamentare!
Mi sono contemporaneamente impegnata su questioni drammatiche e impellenti, quali la necessità che il ministero della Difesa riconoscesse lo status di “vittime di guerra” ai reduci dei conflitti nei Balcani, Iraq e Afghanistan, avvelenati dai residui dell'esplosione dei proiettili all’uranio impoverito.
Quanti sono i militari deceduti? Mistero.
Quanti gli ammalati ignorati senza assistenza medica né sostegno economico? Mistero. Le cifre che si conoscono sono molto contraddittorie .
Quello che si sa con certezza è che ci sono famiglie che per curare il figlio si sono dissanguate e alla morte del congiunto non avevano nemmeno i mezzi per pagare la tomba. 
 
Anche per questa tragica campagna d’informazione ho acquistato spazi su quotidiani e web. Grazie ad alcuni media e a “Striscia la notizia” di Antonio Ricci, il problema è stato portato per quattro volte al grande pubblico: giovani reduci dei Balcani gravemente colpiti, raccontavano la tragedia che stavano vivendo. Dopo tanto insistere, finalmente il Ministro Parisi, se ne sta occupando: speriamo con qualche risultato concreto.
 
                 Posso dire serenamente di essermi, dall’inizio del mio mandato ad oggi, impegnata con serietà e certamente senza risparmiarmi.
Ma non posso fare a meno di dichiarare che questi 19 mesi passati in Senato sono stati i più duri e faticosi della mia vita.
 
                 A volte mi capita di pensare che una vena di follia serpeggi in quest’ambiente ovattato e impregnato di potere, di scontri e trame di dominio.
L'agenda dei leader politici è dettata dalla sete spasmodica di visibilità, conquistata gareggiando in polemiche esasperate e strumentali, risse furibonde, sia in Parlamento che in televisione e su i media. E spesso lo spettacolo a cui si assiste non “onora” gli “Onorevoli”.
In Senato, che ho soprannominato “il frigorifero dei sentimenti” non ho trovato senso d’amicizia. Si parla... sì, è vero... ma in superficie. Se non sei all’interno di un partito è assai difficile guadagnarsi la “confidenza”. A volte ho la sensazione che nessuno sappia niente di nessuno... O meglio, diciamo che io so pochissimo di tutti.
In Aula, quotidianamente, in entrambi gli schieramenti (meno a sinistra per via dei numeri risicati), vedi seggi vuoti con il duplicato della tessera da Senatore inserita nell’apposita fessura, con l’intestatario non presente: così risulti sul posto, anche se non voti e non ti vengono trattenuti 258 euro e 35 centesimi per la tua assenza, dando inoltre la possibilità ai “pianisti” di votare anche per te, falsando i risultati.
Questo comportamento in un Paese civile, dove le leggi vengono applicate e rispettate, si chiama “truffa”.
La vita del Senatore non è per niente comoda e facile per chi voglia partecipare seriamente ed attivamente ai lavori d’Aula.
Oltre l’Aula ci sono le commissioni. Ne ho seguite quattro: Infanzia, Uranio impoverito, Lavori pubblici e comunicazione, Vigilanza Rai.
A volte te ne capitano tre contemporaneamente e devi essere presente ad ognuna o perché è necessario il numero legale o perché si deve votare.
E’ la pazzia organizzata!
Se queste riunioni si facessero via web si ridurrebbero i tempi e si potrebbe arrivare velocemente alle conclusioni, ma l'era del computer non ha ancora toccato i vertici dello Stato!
E tutto questo attivismo produce un effetto paradossale: la lentezza.
Si va lenti… “lenti” in tutti i sensi.
Nel nostro Parlamento l'idea del tempo è quella che probabilmente hanno gli immortali: si ragiona in termini di ere geologiche, non certo sulla base della durata della vita umana e degli impellenti bisogni della gente.
 
                 Oltretutto mi sento complice di una indegnità democratica. Stiamo aspettando da 19 mesi, che vengano mantenute le promesse fatte in campagna elettorale. Non è stata ancora varata, ad esempio, la legge sul conflitto d'interessi, e ritengo questo ritardo gravissimo. Non è stata liberata la Rai dai partiti, non è stato fissato un antitrust sulle televisioni, mentre in compenso tutte le leggi del governo Berlusconi, assai criticate anche all’estero, sono in vigore, il falso in bilancio continua a essere depenalizzato, la ex Cirielli continua a falcidiare migliaia di processi. Contemporaneamente il governo ha bloccato il processo sul sequestro di Abu Omar sollevando due conflitti d’attribuzione davanti alla Corte costituzionale. E ha creato i presupposti perché al Pubblico Ministero Luigi De Magistris vengano tolte le indagini su politici di destra e di sinistra e il Giudice Clementina Forleo venga fatta passare per esaltata e bizzarra.
Nonostante gli impegni programmatici sulla legge Bossi-Fini e sui Centri di permanenza temporanea, che sarebbe più appropriato definire centri di detenzione, dove sono negati i diritti più elementari, non ci sono novità.
Ora stiamo aspettando anche in Senato il disegno di legge che vieta ai giornali di pubblicare le intercettazioni e gli atti d‘indagini giudiziarie, già votato alla Camera da 447 deputati, con soli 7 astenuti e nessun contrario.
Come andrà in Senato?
In tante occasioni ho fatto prevalere, sui miei orientamenti personali la lealtà al governo e allo schieramento in cui sono stata eletta, ma questa volta non potrei che votare contro.
 
                 Il Paese si trova in gran difficoltà economica: disoccupazione, precarietà, caro vita, caro affitti, caro tutto... pane compreso.
Che diredella lontananza sconvolgente che c’è tra il governo e i reali problemi della popolazione?
E che dire dei 1030 morti sul lavoro nel solo 2007 (cifra peraltro destinata a crescere con la stabilizzazione dei dati Inail) Ben venga il disegno di legge del ministro Damiano e il nuovo Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro.
Non è mai troppo tardi.
Solo un po’...
Che dire dell’indulto di “tre anni” approvato con una maggioranza di 2/3 del Senato, con l’appoggio di UDC, Forza Italia e AN?
Era certamente indispensabile alleggerire il disumano e incivile affollamento delle carceri, ma con un criterio che rispondesse davvero al problema nella sua essenza, con un progetto di riforma strutturale del sistema penitenziario, con il coinvolgimento delle innumerevoli associazioni del volontariato privato-sociale, che storicamente operano sul territorio nazionale e locale.
A migliaia si sono trovati per strada e molti senza un soldo né una casa, né tanto meno un lavoro. Dodici donne italiane e straniere furono dimesse dal carcere di Vigevano a notte fonda in piena e desolata campagna! 
La notte stessa e nei mesi a seguire, circa il 20% degli scarcerati è ritornata in cella. Sono anni che le carceri scoppiano... nessuno ha mai mosso un dito. Di colpo arriva l’indulto!
E’ difficile non sospettare che il vero obiettivo di questa legge proposta dal governo, fosse soprattutto quello di salvare, in fretta e furia, dalla galera importanti e noti personaggi incriminati, industriali e grandi finanzieri, e soprattutto politici di destra e qualcuno anche di sinistra...
Che dire dei deputati e senatori condannati e inquisiti che ogni giorno legiferano e votano come niente fosse? 
Che dire di una finanziaria insoddisfacente alla quale siamo stati obbligati a dare la fiducia, altrimenti non avrebbe avuto i voti per passare?
Che diredel consenso dato dal governo Prodi nel 2006 e riconfermato, “di persona” dal Presidente Napolitano a Bush nel 2007, per la costruzione della più grande base americana d’Europa a Vicenza?
Gli impegni presi da Berlusconi sono stati mantenuti.
I vicentini hanno diritto di manifestare in centinaia di migliaia, con la solidarietà di molti italiani, ma non di ottenere attenzione e rispetto delle proprie ragioni.
Che dire del costante ricatto, realizzato da questo o quel onorevole, di far cadere il governo per cercare di ottenere privilegi o cariche?
Quante volte, per non farlo cadere, ‘sto benedetto governo, ho dovuto subire il ricatto e votare contro la mia coscienza?
Troppe. Tanto da chiedermi spesso: “Cosa sono diventata? La vota rosso-vota verde?”
 
La prima volta che ho sentito forte la necessità di allontanarmi da questa politica svuotata di socialità, è stato proprio con il rifinanziamento delle missioni italiane “di pace” all’estero. Ero decisa a votare contro, ma per senso di responsabilità, e non mi è stato facile, mi sono dovuta ancora una volta piegare.
E non mi è piaciuto proprio. Credo che il mio malessere verso queste scelte sia ampiamente condiviso dai molti cittadini che hanno voluto questo governo, e giorno dopo giorno hanno sentito la delusione crescere, a seguito di decisioni sempre più distanti da loro, decisioniche li hanno alla fine, allontanati dalla politica.
 
                 In queste condizioni non mi sento di continuare a restare in Senato dando, con la mia presenza un sostegno a un governo che non ha soddisfatto le speranze mie e soprattutto quelle di tutti coloro che mi hanno voluta in Parlamento e votata.
La prego quindi signor Presidente di mettere all’ordine del giorno dell’Assemblea le mie irrevocabili dimissioni.
 
                 Non intendo abbandonare la politica, voglio tornare a farla per dire ciò che penso, senza ingessature e vincoli, senza dovermi preoccupare di maggioranze, governo e alchimie di potere in cui non mi riconosco.                               
Non ho mai pensato al mio contributo come fondamentale, pure ritengo che stare in Parlamento debba corrispondere non solo a un onore e a un privilegio ma soprattutto a un dovere di servizio, in base al quale ha senso esserci, se si contribuisce davvero a legiferare, a incidere e trasformare in meglio la realtà. Ciò, nel mio caso, non è successo, e non per mia volontà, né credo per mia insufficienza.
 
                 E’ stato un grande onore, per il rispetto che porto alle Istituzioni fondanti della nostra Repubblica, l’elezione a Senatrice, fatto per il quale ringrazio prima di tutto le donne e gli uomini che mi hanno votata, ma, proprio per non deludere le loro aspettative e tradire il mandato ricevuto, vorrei tornare a dire ciò che penso, essere irriverente col potere come lo sono sempre stata, senza dovermi mordere in continuazione la lingua, come mi è capitato troppo spesso in Senato.
 
                 Mi scuso per la lunga lettera, signor Presidente, ma sono stata “in silenzio” per ben 19 mesi! Roba da ammalarmi!
 
                 Prima di accomiatarmi non posso non ricordare quelle colleghe e colleghi di gran valore intellettuale e politico che ho avuto l’onore di conoscere. Tra questi una particolare gratitudine va ad Antonio Boccia, che fin dall’inizio mi ha tenuta sotto la sua ala protettrice con amichevole affetto, consigliandomi e rincuorandomi nei momenti difficili.
Un pensiero particolare al Ministro Di Pietro e i Senatori di Italia dei Valori e a chi ha dimostrato simpatia nei miei riguardi.
Rimane il rammarico di non aver potuto frequentare, se non rarissime volte, i colleghi oltre le mura del Senato. 
 
                 Infine un ringraziamento sentito alla Senatrice Binetti e al Senatore Tomassini che con grande umanità hanno superato le ideologie che ci dividono, per soccorrere uniti, un bimbo di 6 anni in grande difficoltà.
Augurandomi che Lei possa comprendere le mie motivazioni, desidero ringraziarLa per la gentilezza e disponibile accoglienza che mi ha accordato.
 
                 La saluto con stima sincera
  
                                                                                                                         Franca Rame
 

Gentile Presidente Marini,

con questa lettera Le presento le mie dimissioni irrevocabili dal Senato della Repubblica, che Lei autorevolmente rappresenta e presiede.

Una scelta sofferta, ma convinta, che mi ha provocato molta ansia e anche malessere fisico, rispetto la quale mi pare doveroso da parte mia riepilogare qui le ragioni.


SENATO. DI PIETRO: FRANCA RAME? IDV E' COMUNQUE ORGOGLIOSO DI LEI

Grazie, caro Antonio! Franca

 (DIRE) Roma, 15 nov. - "L'Italia dei valori e' orgogliosa di aver contribuito a far stare Franca Rame in Parlamento; credo lo spirito di servizio, l'abnegazione, la sua operativita' e la sua dignita' siano un motivo di orgoglio per noi". Il ministro e leader Idv Antonio Di Pietro parla per la prima volta pubblicamente dello 'strappo' di Franca Rame al senato, in dissenso per un voto sulla societa' Stretto di Messina durante l'esame nelle scorse settimane del decreto fiscale collegato alla finanziaria. E lo fa proprio nel transatlantico di Palazzo Madama, mentre la senatrice e' in aula a votare gli ultimi emendamenti alla manovra 2008.
Di Pietro non svela se si sono incontrati, lui e Rame, dopo l'annuncio della fuoriuscita dal gruppo. Dice solo: "Magari ci siamo sentiti telefonicamente". Non racconta, il ministro, se ha provato a convincere la senatrice a tornare sui suoi passi: "Rame e' persona che sta in Parlamento per quel che e'- taglia corto Di Pietro- si puo' condividere o non condividere alcune sue posizioni, cosi' come e' legittimo non condividere le mie".

  


INTERVENTO DI FRANCA RAME IN AULA SUGLI EMENDAMENTI ALLA FINANZIARIA

 
Ecco il resoconto dell'intervento odierno, in risposta alle molte sollecitazioni dell'opposizione.
 
RAME (Misto). Signor Presidente, onorevoli colleghi, è da tutta la vita che mi occupo dei problemi del prossimo, orami da anni e anni. Ho sottoscritto gli emendamenti presentati dai senatori Rossi e Turigliatto perché sono convinta della loro giustezza.
Mi trovo in una spiacevole situazione (non per questa volta sola ma per più volte) dal momento che sono cosciente della mia posizione in questo momento. Io non sono più quella di due anni fa: sono quella di adesso. Ho assunto un impegno con questo Governo e devo purtroppo andare contro la mia coscienza, facendo una gran fatica.
(Commenti ironici dai banchi dell'opposizione).
Devo difendere il mio Governo e, fino alla fine, voterò per il Governo con L'Ulivo! (Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur e dai banchi del Governo).


RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA VOTAZIONE SU EMENDAMENTO TURIGLIATTO

Cari amici,
ecco quanto successo mercoledì pomeriggio in aula al momento del mio voto contrario ad un emendamento precedentemente sottoscritto. Come già detto, la maggioranza ha tenuto per un solo voto: il mio… Questo voto mi è “costato”, ma non avrei mai potuto essere protagonista della “spallata di Berlusconi”!
 
 
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1817
 
PRESIDENTE. C'è un astenuto; state calmi! Ho letto quello che c'è scritto sui miei fogli. Qui è scritto: «Non approva», perché, mi pare di aver capito, ci fosse un astenuto. Francamente, nessuno di noi cambia le carte in tavola!
CASTELLI (LNP). Domando di parlare.
 
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
 
CASTELLI (LNP). Signor Presidente, non so se il mio intervento è sull'ordine dei lavori o su cosa, però, vale la pena di segnalare la questione all'Aula.
L'emendamento 2.0.11 era firmato dai senatori Turigliatto, Rame e Rossi Fernando e non ho sentito dalla senatrice Franca Rame l'intenzione di ritirare la sua firma. Ebbene, è capitata una cosa abbastanza curiosa, non so se politica o per dabbenaggine o per cosa - ricordo che la signora Rame mi gratificò con un epiteto per il quale poi mi ha pagato, ma questo è un altro discorso   - per cui quell'emendamento non è stato approvato perché uno dei suoi presentatori ha votato contro. In quest'Aula è successo di tutto, prendiamo atto anche di questo. (Applausi dai Gruppi LNP, AN e FI. Proteste dal Gruppo Ulivo).
PRESIDENTE. Al di là delle querele che possono scambiarsi i senatori come singoli cittadini, invito ad usare un linguaggio parlamentare. Nel rapporto fra colleghi, secondo me, questa è una regola che vale per tutti e che non prevede distinzioni, ovviamente. (Applausi dai Gruppi RC-SE e Ulivo).
FINOCCHIARO (Ulivo). Domando di parlare.
 
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
 
FINOCCHIARO (Ulivo). Signor Presidente, la senatrice Rame naturalmente non ha bisogno di essere difesa da me. (Vivaci commenti dai Gruppi FI, AN e LNP. Applausi dal Gruppo Ulivo), però non è consentibile che in un libero Parlamento un senatore o una senatrice ... (Vivaci commenti dai Gruppi FI, AN e LNP) ... non possa esprimere la propria coerenza politica con un voto libero! Né il senatore Castelli, né nessuno di noi può permettersi di accusare di dabbenaggine qualcuno dei colleghi! (Vivaci commenti dai Gruppi FI, AN, UDC, LNP e DCA-PRI-MPA. Applausi dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur e dai banchi del Governo).
PRESIDENTE. Vi prego di usare la cortesia di consentire alla Presidenza di proseguire nei nostri lavori.
 
MATTEOLI (AN). Domando di parlare. (Il senatore Strano chiede di poter intervenire).
 
PRESIDENTE. Senatore Strano, ha chiesto di intervenire il Presidente del suo Gruppo.
Ha facoltà di parlare il senatore Matteoli.
MATTEOLI (AN). Signor Presidente, mi pare un po' curioso che un senatore che sottoscrive un emendamento (Proteste dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur) poi non lo voti ...
 
BIANCO (Ulivo). È affare suo! Non la riguarda!
 
PRESIDENTE. Per favore. Avete espresso le vostre opinioni. (Vivaci proteste dai Gruppi Ulivo, RC-SE, IU-Verdi-Com, SDSE, Aut, Misto-IdV e Misto-Pop-Udeur).
Sono ammessi interventi sull'ordine dei lavori. La prego, senatore Matteoli, continui.
 
BIANCO (Ulivo). Non la facciamo parlare! Come non avete fatto parlare la senatrice Finocchiaro!
 
PRESIDENTE. Per favore! (Vibrate proteste del senatore Bianco).
 
MATTEOLI (AN). Signor Presidente, c'è il senatore Bianco che sta urlando.
 
PRESIDENTE. Se fosse possibile, vorrei concludere le votazioni sull'articolo 2, così come ci siamo impegnati a fare.
 
MATTEOLI (AN). Signor Presidente, il senatore Bianco mi sta urlando che non devo parlare. Mi sembra che il Presidente sia lei ed è lei che deve giudicare se posso o non posso farlo. (Vivaci proteste dal Gruppo Ulivo).
 
BIANCO (Ulivo). Non ho detto questo! Ho detto che non avete fatto parlare la senatrice Finocchiaro!
 
PRESIDENTE. Senatore Bianco, per cortesia!
Senatore Matteoli, si rivolga a me.
 
MATTEOLI (AN). Dal momento che è un po' particolare quello che è accaduto, mi sembra che sia più che giustificato che un collega abbia preso la parola - come ha fatto il senatore Castelli - per mettere in evidenza un episodio perlomeno curioso.
L'emendamento 2.0.11 è sottoscritto da tre senatori, uno dei firmatari non ha votato. L'emendamento non è stato approvato per un voto e noi dovremmo stare zitti, non dovremmo nemmeno parlare, né ricordare che questo è perlomeno un episodio curioso ed anomalo.
 
BOCCIA Antonio (Ulivo). Non bisogna dire parolacce! Non bisogna offendere! (Commenti del senatore Battaglia Antonio).
 
MATTEOLI (AN). Mi sembra che in un'Aula parlamentare questo sia ancora possibile, al di là degli urli del collega Bianco.
 
PRESIDENTE. Assolutamente.
 
MATTEOLI (AN). Senatore Bianco, non spaventa nessuno. Non ha l'altezza per spaventare. Quindi, stia calmo. (Proteste del senatore Bianco).
 
PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo proseguire i nostri lavori. Mi sembra che su questo argomento io abbia dato la parola a chi l'ha richiesta. La questione è stata chiarita, quindi, a questo punto, passiamo alla votazione dell'emendamento 2.0.12.
 
STRANO (AN). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Non è che su questo argomento io debba dare la parola a tutti. Si può intervenire sull'ordine dei lavori.
STORACE (Misto-LD). Domando di parlare.
 
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
 
STORACE (Misto-LD). Signor Presidente, credo che il presidente Matteoli abbia esposto la questione esattamente nei termini in cui andava esposta. Capisco che da parte della maggioranza ci possa essere rabbia per quello che ha denunciato il collega Castelli, il quale credo abbia ragione. Siete più agitati di quando fate le riunioni di maggioranza. Questa è l'Aula del Senato. Fateci parlare tranquillamente.
Ha ragione chi sostiene il diritto della presidente Finocchiaro a parlare senza sentirsi rivolgere parolacce. (Applausi dal Gruppo Ulivo). Io non le ho dette, ma le chiedo comunque scusa.
A questo punto, però, ci dovete chiarire se la senatrice Rame si è già dimessa dalla sua carica, come ci dice ogni settimana, altrimenti fateci capire perché come presentatrice di un emendamento lo sottoscrive e poi vota contro. Questo è ridicolo! (Vivaci commenti dal Gruppo Ulivo).
 


gli emendamenti di Calderoli sul costo della politica

Ieri mattina, al Senato è stata approvata la “Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2008-2011”. Questo documento è il passo che precede la legge finanziaria, perché identifica e qualifica le risorse a disposizione, dalle quali attingerà la manovra.
Chiaramente, non sono mancati discorsi sul tema dei costi della politica e come al solito, non sono mancate le strumentalizzazioni.  
Su questo argomento sono in molti che si stanno adoperando: sono stati presentati disegni di legge per la riduzione delle indennità parlamentari, altri per il taglio delle pensioni, altri per l’eliminazione delle comunità montane, c’è infine un disegno di legge di Italia dei Valori, pubblicato qualche tempo fa su questo blog, che mette assieme molti di questi aspetti in un testo unitario.
Si stanno impegnando parlamentari, ministri, enti locali. Persino il Presidente Napolitano ha ridotto le spese del Quirinale!
Anche per la finanziaria sono previste una serie di misure: i contenuti del ddl Santagata sul taglio dei costi, una serie di emendamenti a varie firme, e chi più ne ha più ne metta.
In questo clima, e in un’aula ancora “surriscaldata” dalle votazioni sul Viceministro Visco del giorno precedente, arrivano due emendamenti del Sen. Calderoli, che prevedono l’uno l’abbattimento dei membri del Governo, e l’altro il congelamento delle indennità parlamentari. Due proposte più volte giunte sia dal Governo che dal Parlamento, non da ultimo dal Presidente Bertinotti.
Ora la domanda lecita sarebbe: perché questi emendamenti sono stati respinti? Solo perché venivano dall’opposizione?
Innanzitutto si trattava di proposte vaghe, non definite e puntuali, diversamente da molte altre, già nominate ed in arrivo in finanziaria e vari progetti di legge.
E poi in molti hanno avuto il lecito presentimento che si trattasse dell’ennesimo stratagemma. Si, perché il Senatore Calderoli ha spesso utilizzato questo sistema: con il Ministro D’Alema e poi con il Ministro Mastella, presentò mozioni a favore del Governo, per cercare di far votare la maggioranza assieme all’opposizione e poi dichiarare che non esiste più un sostegno al Governo, è necessario salire al Colle, e via così…
Di seguito troverete lo stenografico dell’intervento di Calderoli con le risposte di Morando e Salvi. Ma prima, leggete il bellissimo intervento del Senatore Silvestri!

 
 

SILVESTRI (IU-Verdi-Com). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, debbo denunciare un profondo malessere in relazione alla discussione che stiamo facendo, un malessere che deriva da una precisa questione.
Sono contrarissimo a discutere di democrazia, di istituzioni, di qual è l'assetto migliore per il benessere del Paese in commistione con la questione degli sprechi, della lotta e dell'economicismo.
Rischiamo di far passare l'idea che la democrazia sia un lusso, che la democrazia ha un costo; rischiamo di far passare l'idea che tutto ciò che facciamo e tutto ciò che la democrazia porta è una spesa per il Paese. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, Ulivo e RC-SE). No, non è una spesa, è una ricchezza, è la fonte vitale di coesione sociale e di rappresentanza.
Allora, sono d'accordissimo nella lotta contro tutti gli sprechi (tra l'altro l'ecologia trova fondamento nella lotta contro lo spreco), sono per una vita sobria ma non pauperista, sono per razionalizzare il tutto, ma non ci sto che la rappresentanza, le forme di partecipazione delle donne e degli uomini di questo Paese, le forme delle decisioni delegate vengano additate - questo sta succedendo - semplicemente come uno spreco, semplicemente come soldi gettati via, perché questa è la strada maestra che porterà all'idea che allora decide uno per tutti e tutto il resto non conta. (Applausi dai Gruppi IU-Verdi-Com, Ulivo e RC-SE). Stiamo giocando con il fuoco.
Allora, proprio perché sono d'accordo sulla razionalizzazione delle spese, anch'io credo che i Sottosegretari siano troppi, anch'io penso che una riduzione delle nostre istituzioni - non per i costi, ma perché siano più efficienti, più efficaci e rappresentative verso il Paese - possa essere attuata (Applausi dai Gruppi FI, AN e UDC).
Abbiamo il dovere di rivendicare non solo l'orgoglio di cercare nella nostra umiltà, nei nostri difetti, di rappresentare il benessere di tutta la popolazione, non di quella regione o categoria ma il benessere di tutto il nostro Paese, ma abbiamo anche il dovere di ricordare che su questa strada davvero la democrazia autoritaria e i plebisciti personali sono la via maestra, oltretutto se accompagnati da un sistema integrato delle comunicazioni di massa che ha ridotto il cittadino a semplice utente.
Vorrei anche esprimere di fronte a tutti l'orgoglio di essere stato eletto. Non credo di sprecare i soldi, non credo di essere inutile, se lo pensassi mi dimetterei. State attenti, però, perché ci stiamo incamminando su una strada che per colpire dei giusti sprechi porta a colpire il senso vero della democrazia della rappresentanza e non ci sarà più futuro per nessuno. (Vivi, prolungati, generali applausi. Molte congratulazioni).
 
 
CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, ne approfitterò anche per fare semplici commenti rispetto a quanto vado a proporre.
Il nuovo testo dell'emendamento è il seguente: "Dopo la parola «Governo», inserire il seguente punto: «a prevedere, già in sede di disegno di legge finanziaria, un ridimensionamento quantitativo dell'Esecutivo e dei relativi costi, con particolare riferimento al numero dei Sottosegretari»".
 
PRESIDENTE. Quindi, vengono eliminate le tre righe che precedono l'ultima frase che lei ha letto.
CALDEROLI (LNP). Esattamente.
Onorevoli colleghi, da tanto tempo sento parlare dei costi della politica. Ad oggi, però, l'unico intervento concreto che ho visto fare è la riduzione dei bagni del Senato da sei a tre postazioni. È stato fatto soltanto quello.
Oggi ci troviamo di fronte ad un Esecutivo composto da 103 elementi. Ma non basta sottolineare solo il numero dei componenti perché molti di loro erano senatori eletti (non so se sia accaduta la stessa cosa anche con i deputati) e sono stati fatti dimettere - quando si è riusciti a farlo - portando così ad un raddoppio per la comunità del costo di quel soggetto; infatti, gli viene pagato uno stipendio come senatore ed uno come membro dell'Esecutivo.
Oggi, per la prima volta, disponiamo di uno strumento e ricordo a tutti - come è stato giustamente evidenziato dal presidente Angius - che si tratta di un emendamento ad una risoluzione alla Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria ovvero ad un atto di indirizzo nei confronti del Governo. Quindi, si tratta della sede adatta per sottolineare all'Esecutivo che cosa pensa sulla riduzione di se stesso il Parlamento. Se non lo diciamo oggi, credo non lo diremo mai più.
Vorrei capire perché non si intende esprimere un voto favorevole al riguardo. Mi sarei aspettato che tutti fossero d'accordo e che non si fosse presentato neanche il problema. In realtà, si esprime un voto contrario perché altrimenti da domani metà Governo dovrebbe dimettersi ed andare a casa e qualcuno di quei Sottosegretari non sarebbe neanche più senatore perché nel frattempo è stato fatto dimettere. (Applausi dei senatori Berselli e Mugnai).
Se, dunque, si deve dare veramente un segnale al Paese, dobbiamo darlo oggi e non con un'astensione (al limite, potreste non partecipare al voto) perché, se oggi il Parlamento esprimesse un voto contrario alla riduzione dell'Esecutivo più numeroso, più pesante e più costoso della storia della Repubblica, si contraddirebbe quanto è stato detto tutti i giorni. Oggi lo possiamo fare; se c'è un voto contrario, il Governo sarà autorizzato a non intervenire con il supporto del voto del Senato. (Applausi dai Gruppi LNP, AN e FI).
MORANDO (Ulivo). Domando di parlare.
 
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
 
MORANDO (Ulivo). Signor Presidente, nella formulazione originaria l'emendamento era ammissibile perché ipotizzava che nel collegato, fuori dalla sessione di bilancio, si introducessero norme riguardanti la composizione del Governo in generale. È ovvio il riferimento specifico all'attuale Governo ma la norma avrebbe dovuto avere, secondo la formulazione originaria dell'emendamento, un carattere di tipo generale. È stato detto nel dibattito, e non a caso, che così ritorna in vigore la legge Bassanini, appunto norma di carattere generale senza riferimenti ad uno specifico Governo.
Signor Presidente, come lei sa, il contenuto proprio della legge finanziaria, a differenza del contenuto proprio del collegato, è specificato nella legge n. 468 del 1978. Tale contenuto non è definibile ad libitum e oggi pomeriggio il Presidente del Senato si pronuncerà sul contenuto proprio della legge finanziaria. La Commissione bilancio ha avanzato numerosissime proposte di stralcio (e vedremo cosa deciderà il Presidente al riguardo) proprio perché ieri sera, nel corso di una riunione di quattro ore, ha lungamente esaminato la rispondenza del contenuto della legge finanziaria presentata dal Governo al disposto della legge n. 468 del 1978.
È del tutto evidente che, come modificato, questo emendamento è patentemente inammissibile in quanto la legge finanziaria non può contenere la norma cui esso fa riferimento, essendo una norma di carattere meramente ordinamentale. A mio giudizio, l'emendamento era ammissibile nella sua formulazione originaria, ma nella sua attuale formulazione esso diviene patentemente inammissibile.
PRESIDENTE. L'opinione della Presidenza è diversa da quella del senatore Morando.
In primis, noi stiamo presentando un emendamento alla risoluzione alla Nota di aggiornamento al Documento di programmazione economico-finanziaria e, quindi, non siamo in sede di esame della legge finanziaria.
In secondo luogo, dal punto di vista dei possibili riflessi sul piano della spesa e su quello finanziario, è indubbio che la proposta di questo emendamento abbia tali riflessi.
In terzo luogo, se diamo quell'interpretazione di carattere restrittivo, da lei fornita, circa la funzione ordinamentale dell'emendamento, allora vorrei eccepire che anche alcune norme del disegno di legge finanziaria, così come presentate dal Governo, presentano questa eccezione di regolamentarità rispetto al riflesso che hanno, o dovrebbero avere, nei confronti della legge n. 468 del 1978, cui lei ha fatto riferimento.
 
Votazione nominale con scrutinio simultaneo
 
PRESIDENTE. Indìco pertanto la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, dell'emendamento 2.2 (testo 2), presentato dal senatore Calderoli.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
 
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
  
Ripresa della discussione del Documento LVII, n. 2-bis
 
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.3.
SALVI (SDSE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
 
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
 
SALVI (SDSE). Signor Presidente, intervengo molto brevemente per annunciare il voto contrario del mio Gruppo all'emendamento 2.3, dato che l'indennità parlamentare è materia di pertinenza del Parlamento. È vero che il Governo ha presentato una sua proposta ma, istituzionalmente, tocca al Parlamento deliberare. Soprattutto vorrei dire al senatore Pastore - mi dispiace di averlo interrotto contro la mia abitudine - che le origini dello spacchettamento sono nel Governo Berlusconi: con decreto legge 12 giugno 2001, n. 217, è iniziato lo smantellato della legge Bassanini ed è stato il Governo Berlusconi a superare il numero di 100 membri componenti.
Mi fa piacere questo ravvedimento operoso ma ognuno dovrebbe pensare alle cose sue prima di attaccare quelle degli altri. (Applausi dai Gruppi SDSE, Ulivo, RC-SE).
CALDEROLI (LNP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
 
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
 
CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, non comprendo la contrarietà al mio emendamento 2.3, che recepisce ciò che è stato dichiarato da tutti in questi giorni, cioè che sarebbe stato sconveniente procedere ad un automatico aumento delle indennità dei parlamentari, conseguente ad una legge che ha modificato la materia della giustizia.
Si dice che nella legge finanziaria è già prevista la sospensione per cinque anni dell'aggiornamento automatico. È vero che questo è previsto in sede di finanziaria ma la finanziaria lo sospende per cinque anni mentre la mia richiesta è di intervenire in senso definitivo rispetto a quello che è il tema delle indennità dei parlamentari. Anche perché, non prendiamoci in giro, si è voluto creare un articolo, in risposta forse alle campagne di Grillo, dicendo che questo aumento automatico per cinque anni verrà bloccato. Il problema è che la nostra indennità corrisponde a quella di un magistrato di Cassazione che svolge funzioni dirigenziali. All'interno di questa posizione vi sono 30 gradini e noi siamo collocati a metà. Questo non lo stabilisce la legge ma lo stabiliscono gli Uffici di Presidenza. O si rimette mano, completamente, all'aggancio che noi abbiamo con il Presidente della Corte di cassazione o, viceversa, questa norma manifesto della finanziaria lo bloccherà per cinque anni ma ci sarà tutto lo spazio, negli Uffici di Presidenza, per alzare il livello del gradino e determinare comunque gli stessi effetti senza neppure passare attraverso una legge.
Se oggi vogliamo dare un segnale rispetto a quell'aumento, tra l'altro retroattivo, che ci è arrivato - qualcuno diceva addirittura di volerlo devolvere, cosa che tra l'altro è vietata dalla legge - credo che si possa dare mandato al Governo, in sede di collegati, di affrontare definitivamente la materia in modo tale che non ci sia la possibilità più per nessuno di nascondersi dietro il dito del fatto che è una cosa che accade per una legge già votata. Quella legge l'avete votata voi, noi abbiamo votato contro quell'aumento di stipendio, cari colleghi. (Applausi dal Gruppo LNP).
 
 
 


TRE GIORNI DI FUOCO

Mercoledì 11 luglio 2007: 188a seduta pubblica
Riforma ordinamento giudiziario

ore 9,15. Esco di casa veloce. Pensavo uscendo di morire dal caldo con ‘sta giacca addosso… In Senato c’è sempre troppo freddo, invece per strada si sta bene.
Hanno tanto parlato della temperatura tremenda che avrebbe fatto quest’estate. Sbagliato.
Nulla più è prevedibile.

Come d’abitudine entro in Aula in anticipo. Poso la borsa, sempre troppo pesante: posta, bozze da correggere  durante i tempi morti, che ce ne sono tanti. Inserisco il tesserino nell’apposito aggeggio  per  il voto elettronico. Mancano 5 minuti all’apertura dell’Aula.
Vuoi un caffè? Sì. Vado alla buvette.
La signorina alla cassa è bellissima sempre, ma oggi di più. Glielo dico. Sorride.
Qui non danno lo scontrino come a Montecitorio e in tutti i bar del mondo. (Ho chiesto il perché, mi è stato risposto: Non è elegante.) Si paga dopo aver consumato. Io pago sempre prima, temo di dimenticarmene: 50 centesimi.
Saluto i camerieri sempre indaffaratissimi a quell’ora. All’inizio mi rispondevano un po’ meravigliati. Ora si sono abituati al mio saluto e mi sorridono.

Di prima mattina, un sorriso fa bene alla… pelle (volevo dire anima, ma mi sembra esagerato).
Vicino a me a bersi il caffè c’è la sen. Rina Gagliardi. La conosco dal tempo della nascita del Manifesto… cioè una vita fa (anni 70, quando “i magnifici 7” - così li avevo soprannominati: Rossanda, Pintor, Magri, Castellina, Maone, Gagliardi, Chi era il settimo? Ah, sì: Valentino Parlato. Erano stati espulsi per forte dissenso con il Pci.
Era una giovane e bravissima compagna-giornalista agli inizi. Ora è tutto di più: e giornalista (che leggo tutti i giorni!) e senatrice e compagna. M’ha fatto un gran piacere  ritrovarla qui.
Scambiamo due parole… ci avviamo all’Aula.

Qualcuno fa un cenno di saluto…
E’ bizzarro, agli inizi noi “nuovi eletti” ci salutavamo sorridendo… poi mi affannavo a salutare i politici noti, quelli che conoscevo da prima e quelli che conoscevo solo per la Tv… ma che raramente mi rispondevano. Mettevo in tasca l’indifferenza e mandavo giù, con dei grandi interrogativi davanti agli occhi. Perché?! – mi domandavo… Che sogno hanno fatto?
Ora, dopo un anno e tre mesi, i nuovi, hanno imparato la lezione. Nessuno saluta più nessuno.
Beh, come sempre non si può generalizzare… Mi saluto bene con almeno una quindicina di senatrici-senatori. In particolare Rosa Calipari, Casson, che stanno alle mie spalle, Furio Colombo, Giannini, Russo Spena, la Rina, Lidia Menapace, Rossi, Turigliatto, Sergio Zavoli, amico di vecchia data, Ripamonti l’amico della commissione  bilancio… Massimo Villone, una gran testa, ancora “compagno” dopo tanti anni di politica!, (s’è rotto il menisco, deve aspettare l’estate per potersi far operare per via dei numeri in Senato!!). Se gli fai una domanda, ti risponde esaurientemente.
Anche  Angius (che mi piace proprio) ti dà retta… Con Salvi ad esempio è inutile parlare. Non ti ascolta. Voglio dire… non ascolta me. Non mi ucciderò.  Invece  il sen. Boccia, che io chiamo “capo” è un po’ un mio amico. E’ lui che ci urla ROSSO-VERDE! E’ un uomo di grande dignità, calmissimo (solo chi gli sta seduto accanto sente i suoi furori in certi momenti difficoltosi o tragici). Molto impegnato nel suo lavoro. Conosce tutte le leggi, i regolamenti. E’ stato il primo a dimostrarmi simpatia e amicizia. Mi dava consigli, mi tirava su il morale: “Tu non devi aver timore di sbagliare, ricordati che qui c’è gente che ne sa molto meno di te.”
Impossibile – pensavo. E come sono contenta quando con un sorriso dice a voce appena appena più alta: su Franca si può contare. Non ha saltato una seduta.
Ma che bellezza!
(Certamente ho scordato qualcuno… chiedo scusa.)

Tornando al saluto: devo dire con certezza che non è che non ti salutino perché sono maleducati… deve essere una qualche regola non scritta… un modo di essere che si è sviluppato lentamente… ti monta dentro senza che te ne accorga… sino a diventare “la normalità”. Roba da Senato.
Tra di loro si salutano eccome!, si sorridono, si abbracciano, li senti vicini (tra di loro), legati. Ma tu non c’entri, sei fuori dal loro raggio visivo. Agli inizi ci restavo proprio male. Ora non ci faccio più caso. Saluto solo chi mi saluta.  Ma non mi sento discriminata, offesa, emarginata. No… anche perché in realtà non lo sono. Non è gente  cattiva. E’ solo lontana.
Ma è giusto. Stanno salvando… reggendo il peso del Paese… sai che mal di testa! Altro che perder tempo in salamelecchi. Bravi. Continuate a lavorare per noi tutti. State pure lontano da me.
Ok.
Ciao, ciao ciao. Mi siedo al mio posto. Arrivano i senatori dell’IDV: Formisano, Caforio, Giambrone con i quali sono in confidenza. Ciao ciao ciao.

Entra il presidente Marini, si accomoda sulla sua poltronciona rossa. Suona la campanella e prega di fare silenzio, inascoltato. Quasi tutti hanno il cellulare all’orecchio.
Viene richiesto il numero legale. OK, ci siamo. Sono presenti anche due senatori a vita, Giulio Andreotti ed Emilio Colombo
Il Presidente avverte che dalle ore 9,39 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.
Il sen. Fernando Rossi fa un intervento sull’atto intimidatorio nei confronti della presidente del comitato «No Dal Molin» (Vicenza), Cinzia Bottene  alla quale lunedì è stato recapitato un proiettile,  (la mia amica Cinzia, la “casalinga” che è salita sul palco dove stava Prodi e gliene ha dette di tutte e di più, ve la ricordate?): "Stante l’atto intimidatorio di cui e` stata oggetto la responsabile del comitato «No Dal Molin» auspico che la Presidenza voglia manifestare la solidarietà dell’Assemblea nonché sollecitare conseguenti iniziative da parte delle autorita` competenti.”
PRESIDENTE. “Di fronte ad atti di intimidazione la Presidenza si fa portatrice dell’unanime riprovazione dell’Assemblea ed esprimo pieno sostegno alle iniziative che si intendano porre in essere dalle autorità competenti."

Inizia una giornata speciale! Dobbiamo esprimerci sul disegno di legge proposto dal ministro Mastella. Deve passare! Dobbiamo liberarci dalla legge Castelli, che non va bene per niente.
Abbiamo da votare 230 emendamenti del governo, dell’opposizione e dell’Unione. E’ prevista chiusura lavori sabato mattina.
Il senatore Di Lello è il relatore di maggioranza. Passa in rassegna tutti gli emendamenti e dà i pareri: contrario, favorevole.
Poi iniziano le votazioni. Giornata delicata. Il solito brusio ci accompagna, ma è più sommesso. Tensione? Sì, certo.
“State attenti! Non sbagliate!” grida Boccia preoccupato.
Da noi, ogni votazione, causa i numeri risicati è in bilico, per di più, dobbiamo prestare molta attenzione e controllo i “pianisti”, ovvero senatori che votano anche per gli assenti allungando la mano, a volte con la complicità di un “palo”, che si alza in piedi in modo da coprire ciò che avviene alle sue spalle…

SI VOTA! Oplà… Ecco, si accendono abbondanti lucette senza padrone!
Iniziano le urla, quasi tutto l’Ulivo è in piedi con le mani tese verso diversi settori dell’opposizione. “Là, guarda là… là!” Di rimando l’opposizione indica,  anche lei urlante, settori nostri: “Là, là…” Volano anche insulti amichevoli, senza ira…
I segretari d’Aula chiamano per nome  i vari senatori coinvolti. E quando il “furbacchione” viene scoperto, apre le braccia come un bimbo trovato con il dito nella marmellata… sorride innocente…
Anche dalla nostra parte sorridono innocenti…
In principio fanno simpatia: ragazzacci - pensi,  e   ridi anche tu, come una coglionciona. In fondo ci vogliamo tutti bene. Ah, ah..(risata).

La storia si ripete… si ripete, si ripete.
Non mi diverto più. Mi sento a disagio, non mi piace per niente… inizio a ragionarci su: ma quanta gente manca oggi? Da noi credo 3 o 4… da loro parecchi. Mi chiedo: quanti denari vengono oggi sottratti al già tragico bilancio dello stato? Quanti dall’inizio della legislatura? E quelle passate?
Sì, perché, sicuramente molti di voi non lo sanno, se la tessera (non quella personale ma una copia della tua che ti fai dare entrando in Aula, valida per un giorno) risulta inserita nella “trappola dei voti”, il titolare è come fosse presente… anche se non vota, così non viene effettuata la trattenuta di 250 euro e 23 centesimi giornalieri.
Che sia un marchingegno per portarsi soldi a casa non c’è dubbio. C’è da ragionarci su. Non è  bene ciò che sta succedendo? No. Che fare?

Il senatore Castelli difende la sua legge con i denti, (nel corso della giornata è intervenuto, 57 volte) tanto da contestare il risultato delle elezioni e offendendo il ruolo dei senatori a vita.
Gli risponde Anna Finocchiaro (la mitica) capogruppo dei DS (vale la pena di leggerlo): “ Signor Presidente, le parole pronunciate in quest' Aula dal senatore Castelli sono le più gravi che possono ascoltarsi da un parlamentare. Egli ha in questo contestato la legittimità di quest'Aula e lo ha fatto sulla base di alcune considerazioni che vorrei sottoporre a rapidissima verifica.
La prima è che quest' Aula è composta da soggetti che sono stati eletti sulla base di brogli elettorali. È un'accusa che conosciamo dall'inizio della legislatura; la conosciamo per quanto riguarda i colleghi che sono stati eletti in questo Paese sul territorio nazionale e la Giunta delle elezioni ha provveduto, con un lavoro attentissimo, a sbugiardare questa menzogna! E più a fondo andremo, più menzogna appariranno! Per quanto concerne i brogli per gli italiani eletti all'estero, è l'Ulivo che chiede formalmente un dibattito pubblico su (…) questa macchinazione che non riguarda né l'Ulivo né la maggioranza; riguarda(…) esattamente tutti voi. Vorrei ancora ricordare ai colleghi che sono così attenti in questa legislatura, che nella scorsa legislatura ben 11 deputati eletti restarono fuori dalla Camera, che mai raggiunse il suo numero perfetto, per un atto di protervia e di arroganza che nella Giunta delle elezioni impedì che 11 eletti sedessero e consentì che un non eletto prendesse il posto per tutta la legislatura del collega Faggiano, che era stato regolarmente eletto, come la Giunta delle elezioni certificò.
Per quanto riguarda il voto del senatore Andreotti, l'argomento è frusto e inutile e (…)assolutamente offensivo della lettera della Costituzione, che dice che il Senato è composto da senatori eletti e da senatori a vita e non opera nessuna distinzione tra le funzioni, le attribuzioni, i poteri e i doveri degli uni e degli altri.” 

Abbiamo votato 114 volte.
Risultato: emendamenti votati: 63: Respinti 52 - Approvati 11
Interventi Castelli 57.
La giornata termina che in cielo ci sono le stelle: ore 21.36
Un po’ stanca, mi avvio verso casa. Mi soffermo un attimo ad osservare il mare di gente seduta attorno alla fontana davanti al Pantheon.  Avrei voglia di chiedere spazio e sedermi con loro e parlare per un po’ il linguaggio di tutti i giorni… mangiarmi un pezzo di pizza, raccontare storie d’amore e sentimenti… riposarmi il cervello. Scaricarmi.
Ma tiro avanti. Vado a letto. Chissà, forse lo farò domani.

 
GIOVEDI’

La notte non l’ho passata bene. Nella testa mi giravano i pianisti… me li sono anche sognati in quel poco che ho dormito. Mi apparivano flash stravaganti… c’erano tutti dentro: l’ingegner Cimoli con i suoi stipendi, il ministro Bersani seguito da popolo urlante… Prodi in maniche di camicia, circondato dai suoi uomini come fossimo in guerra… in Iraq…  pianisti in concerto… e Marini che eroicamente, faceva ritirare tutte le tessere degli assenti-con-retribuzione… i commessi  esaltati, al canto de “la giustizia esiste”  accompagnavano in strada i  pianisti  ammanettati, buttandoli in pasto al pubblico ludibrio di  una folla minacciosa. Bertinotti scendeva da un aereo di linea vestito da operaio… mi ha anche salutato.
Su  tutto questo impossibile film, sentivo la mia voce tuonante: “… Siamo senatori! SENATORI!! Dovremmo essere esempio di onestà per i giovani e anche i vecchi, correttezza… dignità… invece siamo qui, con l’operazione orchestra  a rubare voti e denari allo stato! Siamo tutti complici, anche lei signor presidente! Lei… il più onesto tra pochi… che quando viaggia non usa l’aereo di stato… non solo, ma si paga pure i viaggi quando sono personali. Salviamo presidente la nostra dignità!” e tutti che mi battevano le mani… anche Bertinotti… e Di Pietro abbracciato a Mastella.
Che notte!  Quando mi alzo, sono decisa: farò in Aula l’intervento del mio sogno.

Tutto come ieri mattina. Uscita di casa, caffè, entro in Aula battagliera. Me ne sto appoggiata allo schienale e mi segno il nome di tutti quelli che entrano e si vanno a sedere nei banchi dell’opposizione.
Oh cavolo! Ne mancano solo tre! Sono allibita. Guardo i miei. Ci sono tutti. E il mio bell’intervento?… Lo farò alla prossima occasione. Stiamo certi che ci sarà.
Si parte. Controllo numero legale. Hai voglia! Siamo anche troppi!
Vota rosso-vota verde. Urla, zuffe, risate… Sì, perché anche in giorni come questi si riesce a ridere.
A vedere cosa succede qua dentro, viene il dubbio che il Paese sia nelle mani di giocatori d’azzardo, con  l’insulto facile…
Se poi penso che non stiamo decidendo su una sciocchezza, ma  sul NUOVO ordinamento giudiziario…
L’atmosfera è da subito calda, a metà mattinata arriva il colpo inaspettato: Roberto Manzione (MARGHERITA) presenta un emendamento, il governo chiede che sia bocciato, si va ai voti: ROSSO-ROSSO-ROSSO! VERDE-VERDE-VERDE!  Risultato: 154 ROSSI - 157 VERDI.
Inaspettatamente si va sotto! Il Governo è andato sotto! Panico. Il sen. Manzione, Willer Bordon e Roberto Barbieri tutti di maggioranza, hanno votato con la destra, che dalla contentezza fa volare fogli, giornali, accompagnati da urla allegro-selvaggio. Un senatore dell’opposizione a passi lunghi e ben distesi raggiunge Manzione e gli stringe la mano. Non era Pajetta che ad un certo punto aveva detto all’opposizione: “Con voi abbiamo smesso di parlare nel 45?” I tempi cambiano.
E adesso? In Aula è tutto un brulichio. Seduta sospesa per concedere ai capigruppo di riunirsi. Dai palazzi periferici vengono chiamati tutti i commessi in rinforzo a quelli dell’Aula, c’è una gran frenesia!
La tensione sale. Che sta succedendo?
Mastella, che nella mattinata fischiettava per i corridoi, non fischietta più. E’ serio ed  esce dall’Aula. Iniziano i lanci delle agenzie di stampa con le sue proteste e la minaccia di dimissioni. Dichiara: “Voglio vedere se c'è la maggioranza: san Giulio si festeggia una volta sola all'anno”, ha detto riferendosi al voto determinante di Giulio Andreotti, che ha  salvato la maggioranza dal tracollo  nella la votazione dell'art. 1, (che regola il concorso di accesso in magistratura), passato in Aula con un solo voto di differenza: 152 a 151.
Anche nell’Italia dei valori c’è NERVOSISMO: il capogruppo Nello Formisano  sta al cellulare in continuazione con gli alti vertici del partito. Abbiamo presentato due emendamenti. L’ordine è di portarli avanti, minacciando se non passano o l’astensione o un voto contro il governo. Mi sto innervosendo. Non sono d’accordo per niente. Troppe volte Di Pietro ha fatto fuoco e fiamme…  e poi si  è allineato. “Il momento è assai serio, occorre la massima attenzione. Non vorrei fare errori. Non voglio avere la responsabilità di far cadere il governo” penso e lo dico. Poi tutto rientra: i nostri emendamenti vengono assorbiti da altri. Ok.      

Nel pomeriggio, dopo le sedute di commissione, si torna in Aula dove ci attendono ore in trincea!
Passa un emendamento della maggioranza, Castelli segnala che è sostanzialmente uguale ad uno bocciato in mattinata presentato dalla Lega. E’ il caos! Urla dall’opposizione, adrenalina che sale tra la maggioranza. A questo punto Castelli chiede una riunione della Giunta per il regolamento, per chiarire la motivazione del respingimento del suo emendamento, visto che era quasi uguale a quello nostro.
Aspetta, aspetta, aspetta…
Esito della riunione: passa l'emendamento di maggioranza. Motivazione: la stesura non è uguale. Al momento della votazione la giunta si è spaccata come una mela (5 a 5) e il verdetto è stato preso con il voto determinante di Marini.
M’è venuto mal di testa.
Totale votazioni 38
Emendamenti votati 32
Approvati 6 - respinti 26  
Inteventi Castelli 41

Esco da Palazzo Madama con alcuni colleghi… siamo tutti spossati. Chissà se anche loro arrivano a quest’ora con le caviglie gonfie, il mal di schiena e il cuore pesante?
E’ stata una brutta giornata.
Cerco di farmi coraggio: “Stai facendo una cosa importante! Non vedere tutto nero… c’è anche il rosso… magari nascosto, ma c’è!” – “Smettila  chiacchierona! Sto spendendo del gran tempo… e non ne ho ancora molto. Chiunque potrebbe prendere il mio posto, traendone magari gioia… Ma che ci faccio qui?!” – “Insomma, non sei  mai contenta! Sei senatrice!” – “Sì, ma senza peso alcuno… se non quello del voto. E’ dignitoso? Ehi, parlo con te… perché non rispondi?” La sento borbottare qualcosa poi canta a squarciagola “Compagni avanti il gran partito siam dei lavoratoori…” E’ pazza!

Guardo con invidia i turisti che si “vivono” Roma… Arrivo a casa, sono quasi le dieci, stanca morta, piena di freddo accumulato nel senato-frigo (fuori è estate, dentro, autunno… Ma come parlo? Mi faccio impressione! Che stia diventando un’intellettuale?). Mi infilo bagnomaria nell’acqua calda per un po’… e penso: “Peccato che nessuno abbia suonato il piano oggi… che bel intervento avrei fatto!” poi… rido da sola.
Dario è al mare con Mattea, la nostra nipote e la sua bimba Matilde ed Emanuele… e io sono qui a commiserarmi. Che noiosa!
Su la testa, per dio!
E’ che mi mancano le bella risata in compagnia di amici. Da che sono a Roma sono uscita di sera non più di 5 volte!
Ma dove vado? E con chi?

VENERDI’

Ore 9.30 speriamo che la “guerra” finisca oggi. Mastella è più teso di ieri. Lo capisco. Si sta portando a casa un disegno di legge, e non è poco.
Ostruzionismo dell’opposizione: per ogni singola votazione hanno preso la parola, un intervento dietro l’altro, criticano, insultano… Di tutto pur di prendere tempo. Si chiuderà domattina.
Si vota, si vota, si vota. “State attenti, non sbagliate!” Boccia, Sodano, Russo Spena dirigono e controllano.
Non tolgo nemmeno la mano dai pulsanti. Mi sta venendo il crampo da voto. Ho un momento di stanchezza. Ascolto un po’ assente. Poi riconosco la voce del Senatore D’Ambrosio. Mi sveglio di colpo.
(dal resoconto stenografico) D'AMBROSIO (Ulivo).
"Le argomentazioni sollevate da alcuni senatori dell'opposizione nel corso dell'esame del provvedimento hanno destato in me sentimenti di sofferenza, in particolare l'accusa rivolta dal senatore Fruscio di voler strumentalizzare la commemorazione dell'avvocato Ambrosoli. E' bene ricordare il contributo offerto dalla magistratura indipendente alla salvaguardia del sistema democratico, tra l'altro quando difese il Paese dai pericoli del terrorismo di Stato e del terrorismo rosso." (Proteste dal Gruppo FI, in particolare dai senatori Palma e Bonfrisco, quest'ultima scende nell'emiciclo indirizzando epiteti al senatore D'Ambrosio. Il senatore Bettini rivolge gesti offensivi all'indirizzo della senatrice Bonfrisco. Il Presidente richiama all'ordine i senatori Bonfrisco, per due volte, e Bettini). La reazione alle sue parole conferma il risentimento del centrodestra nei confronti della magistratura. (I senatori della maggioranza si levano in piedi e applaudono prolungatamente).

Questo è il resoconto, purgato… La realtà: D’Ambrosio parla, come al solito pacato e rispettoso (una bella differenza dall’opposizione). Dai banchi della destra partono fischi e insulti. La Senatrice di Forza Italia Cinzia Bonfrisco, dal centro dell’Aula gli urla con le vene del collo che stanno per scoppiare: "Sei un assassino, assassino. Sei un criminale. Oggi è il tuo giorno"… Mi pare che D’Ambrosio impallidisca, ma continua il suo intervento. 
Il Senatore Goffredo Bettini non trova di meglio che fare il gesto “del dito” verso l’opposizione… Un boato in Aula. Di qua, in sostegno a D’Ambrosio, di là  contro il gesto di Bettini.

Comunicati stampa:
(…)GIUSTIZIA: BONFRISCO (FI), NON MI PENTO CONTRO D'AMBROSIO ACCUSA POLITICA =15 ANNI FA POOL SPAZZO' VIA CLASSE DIRIGENTE, CHIEDO SCUSA SE SONO ANCORA VIVA
Roma, 13 lug. (Adnkronos) - "Pentita io? E perche'? L'unica cosa che non dovevo fare era sostare nell'emiciclo e parlare ad alta voce. Di quello, sì, mi scuso con la presidenza". Lo afferma la senatrice di Forza Italia Cinzia Bonfrisco, protagonista in Aula di un incidente che le e' costato un richiamo all'ordine dal vice presidente Milziade Caprili per aver rivolto al senatore Gerardo D'Ambrosio, mentre parlava durante il dibattito sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, espressioni come "sei un assassino, oggi e' il tuo giorno"."Ovviamente la mia non e' un'offesa personale ma e' un'accusa politica -dice Bonfrisco- legata a ciò che il pool di Milano ha fatto 15 anni fa, spazzando via un'intera classe dirigente con quello che per me puo' essere paragonato a un vero e proprio colpo di stato. In molti, e anch'io, dovrebbero chiedere scusa a quei magistrati di essere ancora vivi".
E poi, una stoccata al senatore dell'Ulivo Goffredo Bettini, anche lui richiamato dalla presidenza: "Ha alzato il dito medio verso di me... Bella dimostrazione di sensibilita'. E mi dispiace -conclude Bonfrisco- che nessuna delle colleghe della maggioranza abbia detto niente. Se un senatore del mio partito avesse fatto una cosa del genere sarei stata la prima a lanciargli una scarpa".

SEDUTA SOSPESA.
 
Nel pomeriggio, con le presenze si va alla grande, abbiamo anche i senatori a vita: sono presenti Andreotti, Colombo, Levi Montalcini e Scalfaro

Tra gli emendamenti da votare, c’è n’è un secondo a firma del Senatore Manzione. Si vota con un po’ d’agitazione: respinto.
L'opposizione, in segno di protesta abbandona l'Aula.

CASTELLI:  Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CASTELLI  Signor Presidente, anche noi abbandoneremo l'Aula. Colleghi, vi lasceremo qui a festeggiare come sul ponte del Titanic, allo stesso modo. Se siete costretti a chiamare delle anziane signore affinché vengano a votare, (…) Lo spettacolo che date al popolo italiano è francamente assai basso. Auguri. Complimenti. Rimanete in quest'Aula, godetevela. Noi vi salutiamo.

L'Aula si svuota. Ci guardiamo intorno increduli e sorridenti. Niente più ostruzionismo, polemiche, critiche, parole-parole-parole.
Si passa alle dichiarazioni di voto, e in men che non si dica, le votazioni terminano. Usciamo alle 18.40.
Domani riposo.
Totale votazioni 60
Emendamenti votati 52
Approvati 3
respinti 49 
Inteventi Castelli 15
Dei 230 emandamenti ne sono stati approvati 20.

Il sole picchia. Attraverso piazza del Pantheon… mi ferma una coppia di milanesi. Gran festa. Ci sediamo sui gradini della fontana. La donna, Annalisa mi ricorda un Natale alla Motta in occupazione: “Eravate con noi, che bel Natale ci avete fatto passare!” Parliamo del momento difficile che il nostro Paese sta attraversando: “Mi raccomando – mi dice l’ex operaia – non fare cadere il governo!” Io?! Ma certo. Tranquilla, tranquilla Annalisa, tranquilla.

 


Dal Club delle Vecchiacce - Di Lidia Menapace

Il vecchio continente invecchia e i vecchi gli pesano, figurarsi le vecchie!
Vorrei fare qualche riflessione in merito, a nome del Club delle Vecchiacce, fondato da Mila Spini e da me anni fa, quando incominciammo a stufarci di sentirci apostrofare con protettiva sufficienza: "nonnina, nonnetta, vecchietta, vecchina" da qualsiasi giovanotto appena sotto i 70.
Orbene, noi del Club delle Vecchiacce chiediamo:
1) che ci si consulti, noi vecchi e vecchie prima di decidere che fare di noi e se siamo o no "sostenibili" da un qualsiasi bilancio demografico;
2) che non si diano per buone le argomentazioni di banche, fondazioni promosse da BMW, da istituti di previdenza e da assicurazioni: le loro sono argomentazioni corporative e non politiche.
3) che se si prende per buona l’affermazione che il problema esiste in tutta Europa e anzi in tutto il mondo detto "avanzato", la questione non è di settore, ma è una grande questione politica generale: da affrontare cioè dai governi con le parti sociali.
Intanto avanziamo qualche osservazione e anche desiderio. Noi del citato Club tenderemmo a rifiutare la soluzione con metodi violenti, tipo Nerone (tutti gli anziani alle arene per essere sbranati) o Erode (ammazziamoli tutti al di sopra di tale età ecc.) o anche nativi del Nuovo mondo (riempiamoli di whiski e di fucili) o anche Hitler (campi di sterminio per la soluzione finale): e ciò non per buon cuore o umanitarismo, (figurarsi! le Vecchiacce hanno come livre de chevet Swift), ma solo perchè tali soluzioni si sono dimostrate antieconomiche, il massino sforzo con il minimo risultato: infatti i cristiani ci sono ancora, come i bambini e le bambine, persino i Nativi e addirittura gli Ebrei.
Ci spiacciono anche le soluzioni violente soft, tipo esporci al solleone, oppure indurci a sport faticosi, ad esperienze stressanti, oppure a maratone erotiche. Non sempre sono rimedi efficaci; anche l’idea di usare le tecnologie avanzate per saper dire a ogni bambino o bambina che nasce di quanto allunga la vita del nonno, non ci va a genlo. Ci piace che bambini e bambine nascano per gioia speranza futuro avventura.
Troviamo dunque finora non convincenti le ricette emesse da economisti bancari ministri ecc. Continuano a dire che bisogna abbassare le pensioni, ridurre i servizi, tagliare la spesa sanitaria, e aiutare le famiglie. Cioè far morire i vecchi con pensioni basse, aiutarli ad andarsene in fretta, non potendo acquistare i medicinali e affidare alle donne -che siamo più longeve- la cura dei superstiti rientrando a domicilio in forma di "servizio sociale onnicomprensivo gratuito", che -come è noto- è la definizione scientifica di casalinga.
Tra le spese da tagliare non troviamo mai le spese militari, ciò ci stupisce e abbiamo pensato che questa larghezza e generosità sottintenda il seguente "ragionamento": non possiamo mandare in guerra i giovani e le giovani che sono merce scarsa e si sa che la guerra fa male soprattutto a loro. Mandiamoci dunque i vecchi e così pigliamo due piccioni con una fava. E se poi le bombe, sia pure intelligenti, beccano magari donne e bambini, pazienza, si tratta pur sempre, nei paesi dove si esporta la guerra, di donne e bambini, che -essendo prolifiche e numerosi- minacciano il nostro bilancio demografico.
A noi sembra rischioso e insicuro: e la sicurezza è una cosa cui questa società non può rinunciare.
Non sarebbe meglio, magari, abolire la guerra o almeno ridurre le spese militari a vantaggio di un bel servizio di medicina preventiva, di città accoglienti a pro’ degli anziani in solitudine, di una società solidale dove vecchi e vecchie possano, se vogliono, agire, aiutare a conservare e trasmettere la memoria storica recente, raccontando anche fiabe o ricette o tecniche, o lavori o saggezza, giochi socialità e politica, il che serve magari a ridurre il consumismo futile, ma incrementa il consumo utile e intelligente?
Attendiamo risposta, grazie. (siamo vecchiacce, ma abbiamo pur sempre avuto una buona Kinderstube)


CALENDARIO SETTIMANALE DI UNA SENATRICE

Qualche giorno fà è apparso un commento che chiedeva come impiega le sue giornate un senatore. Ecco un esempio: questo è il calendario di Franca Rame per queste settimana!

Domenica 8 luglio

 

partenza Milano ore 15.00 arrivo 17.45 a Firenze  viene a prenderti in stazione Prof. XXX

 alloggio a Pontignano

 

 

 

cena ore 21.00 ristorante "da Guido" con relatori convegno

lunedì 9 luglio 

 

partenza da Pontignano ore 8.45 per Siena

 giornata a Siena per convegno su sclerosi multipla con workshop di medici cubani  - presente anche il rettore dell'università di Siena

 al termine partenza per Roma in macchina.  

 

 

 

 

 

 

 

MARTEDI’ 10 luglio

  

 

 

 

 

 

 

14.30

 

 

 

 

 

 

Esame DPEF – parere alla 5 commissione

 

 

 

 

 

 

COMM VIII

 

 

 

 

 

 

16.25-21.00

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario  - ci sono 230 emendamenti

 

 

 

 

 

 

Dalle 16.25 di Martedì fino al voto finale sul ddl la PRESENZA E’OBBLIGATORIA

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

 MERCOLEDI’  11 luglio

 

 

 

 

 

 

 

8.30

 

 

 

 

 

 

Esame DPEF

 

 

 

 

 

 

Comm VIII

 

 

 

 

 

 

9.30-13.30

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

Aula

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

14.00

 

 

 

 

 

 

Seguito esame risoluzione relativa all’esercizio della potestà di vigilanza della Commissione ed allo svolgimento di quesiti con risposta immediata rivolti alla società concessionaria del servizio radiotelevisivo

 

 

 

 

 

 

comm vigilanza RAI

 

 

 

 

 

 

palazzo San Macuto

 

 

 

 

 

 

15.00

 

 

 

 

 

 

Seguito esame ddl collaboratori parlamentari

 

 

 

 

 

 

Comm XI   piano ammezzato palazzo Carpegna

 

 

 

 

 

 

16.30-21.00

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

21.00

 

 

 

 

 

 

Ufficio di presidenza – audizione del presidente ANAS in merito al ddl su convenzioni autostradali

 

 

 

 

 

 

Comm VIII

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 GIOVEDI’ 12 luglio

  

 

 

 

8.00

 

 

 

 

 

 

Ufficio di presidenza: audizione del presidente della regione Lombardia in merito all’esame ddl su concessioni autostradali

 

 

 

 

 

 

Comm VIII

 

 

 

 

 

 

9.30-13.30

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

14.00

 

 

 

 

 

 

Audizione garante delle telecomunicazioni

 

 

 

 

 

 

Comm. Vigilanza RAi

 

 

 

 

 

 

14.30

 

 

 

 

 

 

Seguito esame DPEF

 

 

 

 

 

 

Comm VIII

 

 

 

 

 

 

16.30-20.00

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

  

 

 

 

VENERDI’ 13 luglio

  

 

 

 

9.30-13.30

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario 

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

16.30-20.30

 

 

 

 

 

 

Ddl 1447: riforma dell’ordinamento giudiziario  probabile voto su pregiudiziale

 

 

 

 

 

 

aula

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 SABATO 14 luglio

  

 

 

 

 se necessaria ore 9.30 discussione generale su liberalizzazione mercati dell’energia

 

 

 

 

 lunedì 16 luglio 2007

 

 

 

 

 

 

 

ore 9,30–18.00 seminario commissione infanzia  “Adozione e affidamento Proposte a confronto”  Palazzo San Macuto Sala del Refettorio

 

 

 

 


aggiornamenti sulla storia di Giuseppe

A seguito della mia segnalazione sul “caso Giuseppe”, tramite il sen. Caforio, alla Commissione Sanità, E' successo di tutto, anche di più!
Il Presidente della Commissione sen. Tomassini e la sen. Paola Binetti, decidono di effettuare un sopralluogo nell’Istituto dove è rinchiuso il bimbo.

Sabato 30 giugno.

Dopo MOLTE difficoltà (!!) per ottenere la locazione della struttura, la delegazione della commissione parlamentare d’inchiesta sul servizio sanitario nazionale, comunica agli organi competenti che l’indomani, domenica effettuerà un sopralluogo ispettivo sullo stato  dei soggetti accolti in quella “casa sicura”.

Domenica 1 luglio.

Il sen. Tomassini parte da Varese, la sen. Binetti da Roma e raggiungono Firenze.
Entrano nella “Casa sicura” alle ore 17.30 Escono alle ore 18.40 Alle 23 vengo relazionata sul risultato dell’ispezione.
I rilievi della commissione sono segretati. Comunque, mi è stato garantito, che le condizione di salute fisiche e psicologiche del minore sono buone.
E questo è assai importante.
Come vi ho già detto, Giuseppe partirà oggi per Forlì, dove, certamente mi sarà più facile vederlo.

Un immenso “GRAZIE” a due persone, una donna e un uomo, senatori della Repubblica, che non  sono rimasti indifferenti alla sorte del nostro bimbo.

Franca