2012

[STAMPA] Franca Rame: "lo Stupro"

di Sabrina Scolari
franca rameFiglia d'arte (il padre Domenico Rame era un attore da generazioni e la madre Emilia Baldini fu prima maestra poi attrice), Franca Rame è nata in una famiglia con antiche tradizioani teatrali, maggiormente legate al teatro dei burattini e delle marionette, risalenti al 1600.  Debuttò nel mondo dello spettacolo appena nata: fu subito impiegata, infatti, per i ruoli da infante nelle commedie allestite dalla compagnia di giro familiare. Il 24 giugno 1954 ha sposato l'attore Dario Fo a Milano e dall'unione il 31 marzo 1955 nasce a Roma il figlio Jacopo. Nel 1958, insieme col marito, fonda la Compagnia Dario Fo-Franca Rame (il marito è il regista ed il drammaturgo del gruppo, la Rame la prima attrice e l'amministratrice) che, negli anni seguenti, otterrà grandissimo successo commerciale nel circuito dei teatri cittadini istituzionali. Nel 1968, sempre al fianco di Dario, abbraccia l'utopia sessantottina: ciò porterà alla nascita di un gruppo di lavoro, detto La Comune con cui interpreta spettacoli di satira e di controinformazione politica anche molto feroci. Si ricordano almeno "Morte accidentale di un anarchico" e "Non si paga! Non si paga".
 
A partire dalla fine degli anni anni settanta la Rame aderisce al movimento femminista: inizia a interpretare testi di propria composizione come "Tutta casa, letto e chiesa", "Grasso è bello!", "La madre fricchettona". Nel 1999 ha ricevuto la laurea honoris causa da parte dell'Università di Wolverhampton insieme a Dario Fo. Nelle elezioni politiche del 2006 si candida capolista al Senato in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria tra le file dell'Italia dei Valori. Viene eletta senatrice in Piemonte.
Antonio Di Pietro la propose come Presidente della Repubblica e ricevette 24 voti.
Ha lasciato il Senato nel 2008, non condividendo gli orientamenti governativi.
Nel 2009 ha scritto assieme al marito Dario Fo la sua autobiografia intitolata "Una vita all'improvvisa".
 
Il Monologo
 
franca rameEra il 9 marzo del 1973, giorno in cui Franca Rame fu aggredita da 5 neofascisti. Questi la portarono su un furgoncino e la violentarono, lasciandola poi sulla strada in uno stato di totale confusione mentale. La violenza fu raccontata dall’attrice nel 1975 attraverso il monologo “lo stupro”, senza dichiarare di averla vissuta personalmente, dichiarazione che fece solo nel 1987 alla trasmissione Fantastico della Rai. La stessa Franca Rame spiega che per lei quell’evento fu così angosciante che non riuscì a parlarne per due anni nè alle persone più care e a lei vicine (tra cui il suo compagno Dario Fo) nè alle forze di polizia e al tribunale (che avrebbero dovuto proteggerla).
Evidentemente, spiegherà Franca Rame, cercavano di convincerli a non fare più della loro professione (il teatro) uno scenario per parlare di politica. Successivamente la testimonianza del neofascista Angelo Izzo, chiarì che vi fu sicuramente una collaborazione dei carabinieri.
Il procedimento penale è giunto a sentenza definitiva solo dopo 25 anni: ciò ha comportato la prescrizione del reato.
 
 
 

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[STAMPA] "Mistero Buffo" rinviato

Rinviato lo spettacolo previsto al Gran Teatro Geox di Padova sabato 10 marzo.
 
E’ con grande dispiacere che ZED! annuncia lo spostamento dello spettacolo Mistero Buffo, previsto al Gran Teatro Geox sabato 10 marzo.
La Compagnia ha infatti comunicato che, a causa di un'improvvisa bronchite che ha colpito Dario Fo, lo spettacolo, che stava ormai andando verso il tutto esaurito, non potrà purtroppo andare in scena nella data prevista per questo fine settimana.
 
Pur non essendo in grado in questo momento di assumerci ulteriori impegni è forte il desiderio della compagnia di recuperare il prima possibile lo spettacolo che siamo obbligati a disdire”: questo il comunicato ufficiale emesso dal Maestro Dario Fo e dalla signora Franca Rame.
 
Si sta lavorando per identificare una possibile nuova data per il recupero dell'iniziativa.
I biglietti acquistati rimarranno pertanto validi con le stesse modalità di fruizione.
Per maggiori informazioni www.granteatrogeox.com - www.zedlive.com
Infoline 049/8644888 – Info Gran Teatro Geox 049 09 94 614
 
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[STAMPA] “CARI EX COLLEGHI SENATORI, BASTA CON LA QUESTUA”


Gli ex onorevoli chiedono sostegno per difendere i privilegi
 
Cari ex senatori, in quanto ex senatrice (dimissionaria prima della fine dell'unica legislatura da me sostenuta), ho ricevuto una circolare (qui sotto) inviatami dalla vostra Associazione che mi ha lasciato basita. In detta circolare sono contenute inesattezze (per usare un eufemismo) davvero imbarazzanti.
 
Voi parlate di una “insidiosa” (perché insidiosa? direi giusta) campagna mediatica sui “costi impropri della politica” a proposito delle vostre condizioni di parlamentari cessati dal mandato e dei “presunti privilegi” che, per quanto vi riguarda, sarebbero “inesistenti”.
 
Avete un gran senso dell'umorismo a definire i vostri privilegi “presunti” e “inesistenti”! Agli occhi di tutti gli italiani, anche di quelli stupidi, i vostri privilegi sono reali, non presunti: esistono eccome! A botte di vitalizi da 3.000, 5.000, 7.000 euro mensili (rispettivamente dopo una, due o tre legislature) che, trattandosi appunto di vitalizi, sono a vita!
 
Ma state ragionando con la testa o con un’altra parte del corpo lontana dal cervello? Il vostro programma prevede incontri di approfondimento sulla legge elettorale, sul Mezzogiorno, ma anche “sul debito pubblico” e “sulla corruzione”. È encomiabile che vi preoccupiate del debito pubblico che avete contribuito alla grande a far diventare smisurato (siamo vicini ai 2 mila miliardi di euro). Scopro poi che avete pure una sede in Parlamento: pagate l'affitto?
 
La vostra lettera si chiude con una questua da accattoni: cioè con la richiesta ai “soci” (socia a me? Ma soci sarete voi!) di un contributo di 15 euro mensili. Seguono le firme degli ex onorevoli o senatori Antonello Falomi (4 legislature, se non erro 9.000 euro al mese di vitalizio); Gerardo Bianco (7 legislature, è invecchiato lì, non oso immaginare il vitalizio al mese); Maurizio Eufemi (2 legislature, credo 5.000 euro); e Renzo Patria (una sola legislatura, appena 3.000 euro, poveretto).
Che cos'è, uno scherzo?
 
Franca Rame
 
La lettera dell'associazione...
 
No alla furia anti-casta
Caro/cara Collega,
in questo anno una insidiosa campagna mediatica ha attaccato, con il pretesto dei costi impropri della politica, le nostre condizioni di parlamentari cessati dal mandato. Noi abbiamo difeso l’istituzione parlamentare e chiarito il valore politico e democratico anche dei trattamenti economici, gettando luce sui dati reali e contrastando anche certi luoghi comuni su presunti privilegi che per quanto ci riguarda sono inesistenti. Il Convegno sui costi della politica ha avuto un buon risultato e crediamo che abbia contribuito a creare anche un clima diverso da quello della “caccia alle streghe”. Quest’azione di contrasto all’anti-politica e al populismo che indeboliscono il sistema parlamentare e democratico richiede un nostro costante impegno anche sui temi politici più scottanti in agenda sui quali non possiamo tacere. Il nostro programma prevede incontri di approfondimento sulla legge elettorale il 29 febbraio p.v., su Mezzogiorno, sul debito pubblico, sulla corruzione. Altri argomenti sono in cantiere per il prossimo semestre. Il carico economico di questa attività grava totalmente sui nostri iscritti e le risorse restano limitate. Se vogliamo far sentire più forte la nostra voce abbiamo bisogno di ulteriori sostegni. La tua adesione all’Associazione con il modesto contributo di 15 euro mensili, oltre che a rendere più autorevole con la tua partecipazione la rappresentatività dell’Associazione, aiuterebbe anche in modo più adeguato ad affrontare la spesa crescente. Ecco ancora una volta che ti preghiamo caldamente di aderire al nostro sodalizio per una più forte ed incisiva azione per il futuro dell’Italia. Fiduciosi nella risposta positiva, cogliamo l’occasione per inviarti il più cordiale saluto.
Il Presidente Gerardo Bianco
Il Vicepresidente Vicario Renzo Bianco
Il Segretario Antonello Falomi
Il Tesoriere Maurizio Eufemi.  
 
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[STAMPA] Ex senatori chiedono la carità Franca Rame li sputtana

Gli ex onorevoli chiedono sostegno per le loro attività e per difendere i privilegi. La pungente replica della moglie di Dario Fo leggi tutto

 

franca rame
 
"Ma state ragionando con la testa o con un'altra parte del corpo lontana dal cervello?". Una frase semplice, diretta ed efficace rivolta dall'ex senatrice Franca Rame agli ex senatori. Il punto è che la moglie di Dario Fo ha ricevuto una lettera dell'associazione degli ex componenti di Palazzo Madama, una lettera che, spiega la Rame, "si chiude con una questua da accattoni: cioè con la richiesta ai 'socio' (socia a me? Ma soci sarete voi) di un contributo di 15 euro mensili" per finanziare il loro programma di incontri ("il carico economico di questa attività grava totalmente sui nostri iscritti e le risorse restano limitate", spiegano nella lettera). La denuncia della Rame è stata ospitata dalle pagine de Il Fatto Quotidiano, dove fa capolino anche la versione integrale della missiva firmata dal presidente dell'associazione, Gerardo Bianco, dal vicepresidente vicario Renzo Bianco, dal segretario Antonello Falomi e dal tesoriere Maurizio Eufemi.
 
"Privilegi reali" - Come ricorda la Rame, Falomi, con 4 legislature alle spalle, "se non erro" ha maturato un vitalizio da 9mila euro al mese; di Gerardo Bianco, 7 legislature, "non oso immaginare il vitalizio al mese"; Maurizio Eufemi, 2 legislature, "credo 5mila euro"; Renzo Patria, "una sola legilsatura, appena 3mila euro, poveretto". Ma nella lettera i componenti dell'associazione si scagliano contro "una insidiosa campagna mediatica sui costi impropri della politica" e definiscono i loro privilegi in quanto ex senatori "presunti" e "inesistenti". Dura la risposta della Rame, che conoscendo il mondo della politica dall'interno replica pungente: "Avete un gran senso dell'umorismo a definire i vostri privilegi presunti e inesistenti. (...) I vostri privilegi sono reali, non presunti: esistono eccome! A botte di vitalizi da 3mila, 5mila e 7mila euro mensili".
 
07/03/2012
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[STAMPA] Franca Rame Project

franca rameIn occasione della festa della donna viene presentato Franca Rame Project a cura di Dale Zaccaria al Circolo Belleville di Roma. Belleville è una quartiere di Parigi noto per essere una zona operaia multiculturale e vignarola con questo spirito i ragazzi di belleville a Roma hanno costituito un centro culturale e palco di giovani cantautori con numerose attività ludico artistiche e teatrali. Franca Rame Project è uno spettacolo denuncia riguardo la violenza che il potere commise su una grandissima artista quale Franca Rame il 9 Marzo del 1973 con spezzoni video della stessa Franca Rame da "Tutta casa letto e chiesa" del 1977. Memoria, cronaca, poesia, teatro e video si commistionano per riflettere sul rapporto violenza e potere ancora attuale oggi nei confronti delle donne. L´ingresso è con tessera Arci ore 22,00 in G.Albimonte 10/B a Roma.
 
fonte: unevento.it
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[STAMPA] ''Una donna sola'' di Franca Rame con Caterina Boschi al Teatro Nuovo Sentiero

una donna sola di franca rameGiovedì 8 marzo 2012  alle ore 21.15 in occasione della Festa della Donna al Teatro Nuovo Sentiero la Compagnia Giardini dell'Arte presenta "Una donna sola" di Franca Rame con Caterina Boschi per la regia di Marco Lombardi. Il monologo, caratterizzato da una forte dose di comicità ed ironia, fa parte di una raccolta di monologhi satirici ("Tutta casa, letto e chiesa", 1977) sulla condizione della donna, scritti e messi in scena da Dario Fo e Franca Rame. “Una donna sola” – ovvero Mio marito non mi fa mancar niente! - viene rappresentato dalla Compagnia Giardini dell’Arte a partire dal 2009, spostandosi dal teatro all’agriturismo, dalla messa in scena vera e propria alla cena con spettacolo, singolarmente oppure al fianco di un altro atto unico (nello spettacolo Volevo Solo Parlare Con Qualcuno). Nel 2010 vince il Premio Migliore Interpretazione Femminile al Concorso Regionale “di QUARCONIA” (Vinci, FI). Per far ridere. E poi riflettere. Per informazioni: www.teatronuovosentiero.com
 
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[STAMPA] Una giornata europea per ricordare i Giusti del mondo

Proposta L' iniziativa dell' associazione Gariwo di Gabriele Nissim ha raccolto l' adesione di cento parlamentari Ue e il sostegno di Fo, Rame e Veronesi


Una giornata europea per ricordare i Giusti del mondo


La memoria Dedicare il 6 marzo a chi si è opposto ai totalitarismi. L' incontro a Milano al Teatro Parenti
 
 
corriere della sera
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[STAMPA] Dario Fo a Milano: "Lazzi Sberleffi Dipinti"

(AGENPARL) - Milano, 02 mar - Tutte le mostre temporanee del circuito museale civico di Milano.

A Palazzo Reale, Piazza Duomo 12,  "Dario Fo a Milano. Lazzi Sberleffi Dipinti". "La Bottega d'Artista" (dal 13 al 18 marzo): un’opportunità unica per conoscere  le tecniche, le fasi di lavorazione e i momenti creativi, ma soprattutto gli spunti quotidiani che trasformano il pensiero in arte. È nella bottega – intesa nella sua accezione rinascimentale – che Dario Fo elabora, da disegni e dipinti, i suoi canovacci portati sulla scena come testi grazie all’amorevole lavoro di stesura e riscrittura apportato da Franca Rame. Al termine della settimana l’atelier diventerà parte integrante e visitabile dell’esposizione.
"La Mostra" (24 marzo_3 giugno 2012):con oltre 400 opere, dalle pitture a olio su tela dei primi anni ai collages e agli arazzi, fino ai monumentali acrilici più recenti, sarà invece lo strumento per capire come la pittura abbia costituito un punto cardine nel linguaggio espressivo di Fo che, accanto all’attività teatrale e letteraria, ha costantemente coltivato il rapporto con la pittura rivisitando contenuti, tecniche e stili dei grandi maestri del passato.
 
fonte: agenparl.it
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[STAMPA] "Semprevivo Mistero Buffo" intervista a Dario Fo e Franca Rame

Il 10 marzo a Padova a 40 anni dal debutto. Franca Rame: "Ma ogni rappresentazione è diversa dall'altra"

PADOVA. “A Padova veniamo sempre volentieri, se non altro per mangiare il baccalà». Dario Fo e Franca Rame la mettono sul culinario, ma in realtà il legame con la città è profondo. «Abbiamo molti amici - dice Franca Rame - anche se alcuni non li vediamo da tempo, poi è la patria del nostro Ruzante». E il riferimento a Ruzante non è casuale, perché in fondo “Mistero buffo”, che i due attori riporteranno in scena a Padova il 10 marzo al Gran Teatro Geox, a 40 anni di distanza dalla prima volta, è uno spettacolo dal clima ruzantiano, sia nel linguaggio sia nei temi. E non a caso uno dei primi ad apprezzarlo fu proprio uno studioso di Ruzante come Gianfranco Folena e Dario Fo ancora oggi ama citarlo: «Lo spettacolo nasceva da molto studio, dai testi dei primi studiosi di folklore e da quelli degli studiosi di linguistica come Folena che scrisse, allora, che guardando Mistero Buffo si poteva ottenere un’idea del tutto credibile di cosa fosse il teatro satirico dei giullari medioevali». Un bel complimento, non c’è che dire, per un attore col vizio della scrittura e della storia. «La passione della storia – dice Franca Rame - l’abbiamo avuta sempre. A ben vedere quasi tutti i nostri spettacoli, anche quelli di maggiore attualità partono dalla storia».
 
Per Dario Fo, invece, il legame precede il suo essere attore. «Ho letto molto per conto mio – dice – ma la prima spinta è venuta dai miei insegnanti all’Accademia di Brera, che facevano grandissime lezioni parlandomi non solo del Duomo di Modena, ma anche del popolo che lo aveva costruito, delle sue rivolte, delle sue sofferenze». E questa idea di storia popolare che attraverso i secoli arriva all’attualità pervade tutti i testi di Fo e inevitabilmente anche “Mistero buffo”, anche se Fo dice che non è colpa sua se adesso quando parla del Miracolo di Lazzaro il pubblico comincia a pensare a Silvio Berlusconi. Il fatto è – dice lui – che la politica si mette sempre in mezzo.
 
“Mistero buffo” è probabilmente il testo più famoso di Dario Fo, non sono pochi a ritenere che sia stato proprio quello spettacolo a determinare l’assegnazione del Nobel. Nacque nell’estate del 1968, una data simbolicamente forte. «Dario – dice Franca Rame – leggeva in quel periodo i vangeli apocrifi, che furono i veri materiali di partenza del lavoro. Trovava che fossero testi straordinari, perché erano letteratura popolare, raccontavano in modo semplice cose che valevano anche per noi». Ma la svolta per la scrittura del testo venne quando Dario Fo trovò il linguaggio, il grammelot «Dario – dice ancora Franca Rame – lo usò per il primo testo di Mistero buffo che ha scritto, quello dedicato a Bonifacio VIII. Era un impasto di dialetti, con termini latini ed espressioni onomatopeiche che trasmetteva una grande comicità». Sì perché forse va chiarito che in realtà il Grammelot Dario Fo se lo è inventato. «Non potevo fare altrimenti – racconta – non esistevano registrazioni del cinquecento, avevo letto che i giullari medievali lo usavano, poi ho trovato in Molière un esempio ed il resto l’ho immaginato. Del resto il grammelot è una invenzione continua, cambia ogni sera è impossibile ripeterlo».
 
Dopo la dissacrante satira su Bonifacio, che fece imbestialire più di un canonico, vennero gli altri pezzi di Mistero Buffo. «In ordine – ricorda ancora Franca Rame – sono venute le Nozze di Cana, la Resurrezione di Lazzaro, la fame dello Zanni e quindi Maria alla croce che non era un brano comico. Le prime volte lo faceva Dario con un velo da donna poi insistette perché lo facessi io. Era un brano molto bello, ma anche molto difficile che racconta la ribellione di Maria contro Dio». Ma quello che emerge dai ricordi, raccontati con voce rauca ma ancora piena di energia, è soprattutto il modo in cui lo spettacolo è nato. Dario Fo è convinto che «un’opera teatrale non dovrebbe apparire piacevole alla lettura: dovrebbe scoprire i suoi valori solo sul palcoscenico» e per questo ritiene che in fondo Franca Rame sia una coautrice del testo: «Dario si è sempre fidato del mio senso del ritmo teatrale, eredità della mia famiglia di teatranti, e così prima di andare in scena ha sempre chiesto a me cosa cambiare e cosa lasciare».
 
Perché Mistero Buffo è stato quasi involontariamente un “work in progress” arricchendosi di nuovi testi, di altre variazioni: «Siamo arrivati una volta a Roma – dice Dario Fo – a metter in scena in cinque sere diverse, cinque diversi spettacoli, senza ripetere un solo brano. Ed in realtà avremmo anche potuto andare avanti, solo che era uno sforzo mostruoso e ci siamo fermati, ma se dovessimo farlo oggi sarebbero almeno dieci».
 
Eppure ci sono anche i pezzi classici e immancabili, per esempio la fame dello Zanni, che non possono non rivivere anche in questa edizione, che ha cominciato a girare per l’Italia. Non solo, Dario e Franca continuano a rivendicare la loro autonomia da un testo che li ha accompagnati per una gran parte della loro vita teatrale. Raccontano che il loro piacere è massimo quando nasce in pieno spettacolo una situazione nuova, quando il copione si scardina. Perché anche se ormai gli anni sulle spalle sono tanti, la passione per il lavoro è la stessa e recitare all’improvviso, come i vecchi maestri dell’arte, rimane – dicono loro - il massimo piacere. «In realtà – chiude Dario Fo – non credo di aver mai fatto due Mistero Buffo uguali, perché uno degli autori è il pubblico. A seconda di come risponde si modificano le situazioni, le battute, è qualcosa che nasce ogni sera sulla scena, ancora oggi, dopo tutti questi anni».
 
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[VIDEO] Dario Fo e Franca Rame “Celentano c’è?” 14a puntata di Servizio Pubblico

Dario Fo: "noi attori sappiamo distinguere lo spettacolo improvvisato e quello organizzato dagli alti dirigenti. Celentano è il Candido di Voltaire: ride dopo essere stato deriso".
 
Franca Rame: "Celentano è il temporale della libertà."

 

www.ilfattoquotidiano.it - 23 febbraio 2012 - 14a puntata di Servizio Pubblico dal titolo “Celentano c’è?” 

fonte: katerpillar.it

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[STAMPA] Dario Fo: «Tifo per Celentano. 
E' libero contro gli ipocriti»

 

«E con questo, credo che Celentano sia fuori per sempre, dalla Rai e non solo, data questa Italia. La tribù degli ipocriti può legittimamente ritenere di aver eliminato Adriano, una medaglia, secondo loro, da appendere al petto in questi mesi di fine stagione, la volevano prima di uscire di scena e l'hanno avuta». Ed ecco un tifoso non proprio scontato nelle file che oggi si stringono attorno al re del rock tricolore: è Dario Fo, l'uomo che probabilmente deve una parte del suo meritato Nobel ad un Mistero che celebra la bontà di un Cristo uomo-dio e mette alla berlina quella «trascendenza» papale che spesso è stata dedicata all'altare del potere e della ricchezza materiale.
Eppure, proprio Celentano l'altra sera ha rincarato la dose che già gli era costata la «scomunica» di parte del pubblico forse, dei poteri forti, porporati e no, di sicuro. 
 
Dario, giullare di un dio caro e giusto ma fatto di carne e sangue come un uomo, scende in campo per affermare la tenerezza di un altro uomo che di fronte a milioni di spettatori ha invocato per la Chiesa più trascendenza, più Paradiso, andando a sbattere contro la potente Conferenza episcopale italiana, gran Cancello dei Cieli, scala mobile efficace, insieme, della politica italiana. Veramente, è andato a sbattere anche contro la direttrice generale della Rai, la signora Lei, ma questo non è il nocciolo della nostra storia... 
 
Hai un bel dire, Dario. Stai percorrendo un sentiero sottile come una lama... 
 
«Io l'ho visto, l'ho visto. E sai che ti dico? Che non c'era tra i presenti alla gran serata televisiva nessuno che avesse in sé la grazia di un animo buono, nessuno come Adriano. Non c'era aggressività in lui, non c'era ruffianeria, non c'era calcolo. Voleva dire quello che ha detto? Forse sì, forse non del tutto, perché ha avvicinato temi mostruosi da versanti molto difficili. Ma conta come diceva e ciò che aveva in cuore era sofferenza vera e testimonianza di pace...» 
 
Quindi, ciò che ci salva è una visione. Tu hai capito, molti altri hanno compreso, ma non era facile, ammetterai... 
 
«Infatti, era difficile, ma gli animi gentili non lo condanneranno mai. È stato giustiziato, in piazza come si voleva, lì nel teatro, davanti a milioni di testimoni sbigottiti. Hanno agito le truppe d'attacco, quelli che lo hanno fischiato, insultato perché così prescriveva il copione degli ipocriti. Lui qualche errore lo ha commesso, ma per santa ingenuità. Fosse stato più scaltro, meglio informato, reso più agile dalla furbizia, avrebbe aggredito quei temi in modo più lineare. Non ha detto una parola sui meccanismi bancari che rendono il Vaticano una potenza inattaccabile, sullo Ior, sul modo in cui la Chiesa ha taciuto per decenni su quel che faceva una parte del clero ai bambini. Ma bastava il fronte finanziario, quello che avvicina il Vaticano di oggi a quello di secoli fa, quando il Papa se ne andò ad Avignone portando con sé, a detta dei cronisti di allora, più banchieri che vescovi. È stato molto generoso a non parlare di questo, Celentano, lo dovrebbero apprezzare i suoi carnefici...» 
 
Condivido. Su tutto, passa il velo dell'affetto che non rende ciechi ma consente di capire. E tu vuoi bene a Celentano, si sente... 
 
«Sì, gli voglio bene, lo conosco da tanti anni, dai tempi del Santa Tecla dove si faceva musica quando eravamo giovani. Credo di sapere chi sia. Merita l'affetto sincero di milioni di italiani, così come merita il mio: oltre ad essere un grandissimo artista è un uomo intelligente e generoso, sincero e forse non è tempo di “santi” ingenui, per loro è carne da cannone...» 
 
Spiegati meglio, dove vuoi arrivare... 
 
«Dico che la tribù degli ipocriti lo ha venduto anche quando non era sul palco. Lo detestano, per la sua capacità di non essere ricattabile, quindi libero, non lo vogliono sul palco di Sanremo, lo odiano per quel che ha detto del regime berlusconiano, ma quando non c'è, fanno in modo che la sua assenza appaia un incidente transitorio: continuavano a ripetere che forse arrivava, forse sarebbe arrivato, tanto per tener su l'audience, sapendo che nella serata conclusiva lo avrebbero fatto a pezzi. Di Celentano non si butta nulla, nemmeno l'assenza. Tanto i picchi di ascolto li hanno fatti con lui...» 
 
E con Morandi, che è un bravo ragazzo quanto Celentano... 
 
«Giusto, infatti, se non mi sbaglio, lo hanno crocefisso assieme ad Adriano. Si vedeva bene che l'altra sera sul palco portava un peso intollerabile. Hanno picchiato duro, hanno bombardato il muro di affetti che ha sempre protetto sia Morandi che Celentano. Quei fischi, quelle contestazioni sono magnificamente accordate sulle parole con cui la direttrice generale della Rai ha intimato ad Adriano di badare a quello che avrebbe detto e fatto, come fosse un delinquente. Ma pensa un po', da che pulpito. Ma il gioco sporco è riuscito, temo. E Celentano ora lo sa, come lo sa Morandi...» 
 
Morandi ad Adriano ha rivolto un «grazie» denso e struggente, come si fa con il proprio compagno davanti al plotone d'esecuzione... 
 
«Visto anche quello. Ma sai che ti dico? Tempi nuovi stanno arrivando, per quella gente che serve la tribù degli ipocriti questo è davvero l'ultimo atto». 
 
fonte: unita.it - 20 febbraio 2012

 

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[STAMPA] Stuprata da un “ragazzo per bene”

 

2001 – Il titolo del giornale diceva: “Maria” anni 58 stuprata alle due del mattino sul ciglio della strada da un giovane, cosiddetto “per bene, di buona famiglia”.
La testimonianza di questa donna è stata da me raccolta, riscritta e rappresentata in numerose occasioni. E’ una storia tremenda non solo per la violenza subìta da questa donna ma anche per l’indifferenza dei passanti, di quelli che pur accorgendosi di quello che stava accadendo tiravano dritto… e sono passati ormai 11 anni, ma sembra ieri, anzi, molto probabilmente in qualche parte d’Italia proprio ieri una, dieci, cento donne sono state violentate. Per Maria e per tutte le Marie di questa terra.
 
Fin da piccola la mia passione è sempre stato ballare… Mi piace tanto il liscio. Sono separata da mio marito e vivo sola… adesso però mia figlia sta con me e mi aiuta a pagare le spese.
Quel sabato lì… sono andata come quasi tutti i sabati a ballare in un locale in piazzale Loreto. Di solito mi accompagna mia figlia, poi lì incontro le amiche. È un posto che frequentiamo da tanto tempo… ci conosciamo quasi tutti. Per rientrare, se non trovo un passaggio tra le mie conoscenti, prendo un taxi che mi lascia sotto casa. Quella sera lì, ero già all’ascensore: “Mamma mia che fame che ho! Quasi, quasi vado a farmi fare delle patate fritte… non ho sonno, poi mi figlia rientra tardi.”
Nella mia via a duecento metri c’è un pub. Anche se erano le due non avevo paura. “Cosa mi può capitare alla mia età.” Entro, vedo che è pienissimo di ragazze e ragazzi, saluto i camerieri che conosco – spesso ci vado con le mie amiche. Mi dirigo verso la cucina, a destra. Una ragazza mi saluta: “Oh signora, come va?… È andata a ballare anche ‘sta sera?” “Eh sì, però senti, ho una voglia matta di patatine! C’è tanto da aspettare? Come sono pronte le vado a mangiare a casa, qui c’è un sacco di fumo”.
 
Mentre parlo con la ragazza vedo un tipo giovane al banco che parla con alcuni camerieri e ride. Ho notato che mi guardava con insistenza. Mi sono detta: “ma guarda che insolente che è ‘sto ragazzo!” Io però non ci ho dato retta… e mi sono seduta. Quello continuava a fissarmi. “Che scemo… “ sono rimasta ad aspettare le mie patatine più di dieci minuti, quasi un quarto d’ora… mi ero un po’ agitata, infatti ho chiesto alla ragazza: “Ma sono pronte ‘ste patatine?” “Tra poco”.
Mi sono seduta di nuovo, ho preparato le £5000 e le ho messe sul tavolo ed ho pensato: “Così faccio prima!” Mentre aspettavo queste benedette patate il ragazzo mi fa segno di uscire. Mi sono spaventata, ma non immaginavo quello che sarebbe successo. Esce. Ho preso le patatine, ho salutato: “Buona sera” – “Buona sera”.
Vado.
 
Anche fuori, all’esterno del pub, c’era un sacco di gente, di ragazzi… e ho visto lui, che era girato sulla destra con un cellulare e parlava. “Non mi ha visto”, mi son detta. Ero un po’ preoccupata, agitata.  Ho preso le chiavi dalla borsetta e me le sono messe in tasca: “Così faccio prima”. Ho preso gli scalini – come scorciatoia- e ho accelerato il passo. Nella mia via, che a soli duecento metri dal pub, devo guardare a destra e a sinistra se arrivano macchine. Ho notato, con un gran respiro di sollievo, che ero sola. Nessuno mi seguiva. Come arrivo all’angolo, dove c’è una concessionaria di automobili, un cane abbaia… lo conosco questo cane, abbaia sempre quando passa qualcuno. Come ho girato l’angolo, ho sentito uno alle spalle… vicinissimo. Il cuore mi si ferma. Mi giro: è lui.
“Cosa vuoi? Perché mi vieni dietro?” Non mi ha risposto, mi ha preso per la gola e mi ha tirata sulla siepe. Io dicevo: “No! Lasciami!”
Lui non parlava e ha cominciato a farmene di tutti colori… picchiandomi, un pugno qua, uno là.  Me ne ha fatte di tutte: davanti, di dietro… per mezz’ora buona.
Ad un certo punto è arrivata una macchina. Ha fatto i fari e ha sentito che gridavo aiuto. Oltretutto il cane era come impazzito, ma nessuno ha aperto una finestra.
La macchina ha fatto manovra e se ne è andata… e lui andava avanti, bello tranquillo come fosse a casa sua, riempiendomi di pugni, in faccia, in testa, dappertutto… lividi ovunque… mi sbatteva contro la siepe, su e giù.
Poi si è arrabbiato perché non riusciva nei suoi scopi… mi ha strappato il cappotto, la giacca, la gonna… mi ha rotto tutto, proprio con rabbia perché non riusciva a fare i comodi suoi.
Ho pensato: “Per me è la fine!” Ero convinta di morire e gli ho persino detto: “Dai ti prego, fai il bravo, farò tutto quello che vuoi. Basta che non mi ammazzi.”
E lui mi diceva: “Zitta! Zitta!” E intanto mi picchiava. Io lì praticamente nuda sulla siepe e lui: “Forza, dai! Fammelo diventare duro!”
Io ad un certo punto gli ho detto: “Ma tu ce l’hai una mamma?” Quando gli ho detto “mamma”, mi ha dato un pugno secco in faccia… mi ha spaccato lo zigomo… mi sono sentita svenire.
In quel mentre, arriva un furgone e allora io ho pensato “Adesso mi violentano anche loro!”
Lui non si è neanche girato: continuava tranquillissimo come se fosse a casa sua.
Dal furgone sono scesi due ragazzi.
“Ragazzi aiutatemi! Aiutatemi  – avevo lui sopra – Mi sta violentando!” Loro hanno guardato proprio bene la scena, poi si sono tirati giù la cerniera e sono andati a fare la pipì… tutti e due a un passo da noi.
Lui si è rigirato… li ha guardati bene… poi si è alzato con comodo, si è preso la mia borsetta con quei pochi soldi che avevo e se n’è andato. M’ha pure scippata quel bastardo!
 
Sono rimasta lì, massacrata di botte che non riuscivo neanche ad alzarmi, mi trascinavo gattoni… prendo le chiavi dal cappotto. A questo punto ho chiesto nuovamente ai ragazzi.
“Ma vaffanculo, troia!” Rintracciati dai Carabineri diranno: “Credevamo fosse un albanese”.
Sono saliti sul furgone, hanno messo della musica a tutto volume… e se ne sono andati.
Mi sono fatta forza, mi sono tirata su… cadevo. Mi ritiravo su e cadevo… ho raccolto una scarpa qua, una là, il cappotto, l’orologio e la biancheria.
Nuda… a piedi sono riuscita ad arrivare al portone. Ho aperto, ho aspettato l’ascensore e sono salita in casa. Stavo morendo, stavo morendo… ho chiamato mia figlia al cellulare: non rispondeva.
 
Ho fatto il 113 e la centralinista che mi dice: “Signora si calmi… non capisco niente… cosa le è successo?”
“Mi hanno violentata. Aiutatemi, sto male… sto male! Sto per svenire, sto per morire!”
“Si calmi signora… non si capisce niente… parli piano…”
“Ho uno zigomo rotto… faccio fatica…”
“Dove si trova? Dove abita, in che via.”
Ho dato il mio indirizzo.
“Stia tranquilla… adesso arriva la Croce Rossa.”
Erano le tre e un quarto, le tre e mezza. Ho bevuto un po’ d’acqua, mi sono messa nel letto: piangevo e aspettavo.
Sono arrivati i Carabinieri insieme a quelli della croce Rossa e mi hanno portata al San Raffaele. Per tutta la notte, a vomitare… sono svenuta… mi hanno trovato uno zigomo rotto, lividi dappertutto, un taglio in testa, mi hanno medicato tutte le ecchimosi che avevo su tutto il corpo… avevo pure un occhio pieno di sangue. Dal San Raffaele mi hanno portata la notte stessa alla Mangiagalli per degli accertamenti ginecologici, tampone vaginale eccetera. Alle sette mi riportano al Pronto Soccorso del San Raffaele… lì da sola in corridoio, sulla barella, senza lavarmi, senza niente. Per molte ore nessun medico mi ha visitato nuovamente, solo un’infermiera mi ha sistemato le medicazioni. Dal San Raffaele all’ospedale San Paolo per fare una radiografia al viso per lo zigomo. Come mi hanno vista, hanno deciso di operami subito. Io ero agitatissima, per fortuna c’era mia figlia con me.
 
Poi sono arrivati i Carabinieri a interrogarmi. Stavo malissimo, piangevo disperata. Mia figlia mi teneva la mano e piangeva con me.
Dopo quattro giorni e una notte di ricovero trasferendomi da un ospedale all’altro, sono finalmente tornata a casa. Nel frattempo i Carabinieri di Cologno Monzese cercano lo stupratore. Fanno un’indagine al pub, vanno sul luogo e recuperano un pacchetto di sigarette e tramite il pacchetto riescono a risalire a questa persona in casa della quale trovano la mia borsetta e le mie cose… e altri vari oggetti femminili.
I Carabinieri in ospedale mi invitano al riconoscimento tramite delle foto.
Io me lo ricordavo benissimo… stava sopra di me, faccia a faccia, e l’ho descritto in maniera dettagliata.
Martedì mattina alle dieci i Carabinieri mi dicono: “Deve venire in caserma per il riconoscimento.” “Subito?” “Sì, subito. Abbiamo premura di prendere questo tipo.”
Io non stavo bene e non me la sentivo di seguirli “Signora, deve per forza venire con noi se no ci scappa!”
Sono andata in camicia da notte con sopra il paltò a vedere altre foto… mentre guardavo le foto su un libro… loro sono andati a prenderlo. Quando è arrivato ho dovuto fare il riconoscimento all’americana.
Una volta arrestato, lui sostiene di non ricordare niente.
Questo ragazzo è di una famiglia per bene, di chiesa… agiata. Una famiglia conosciuta qui a Cologno Monzese.
Ha detto: ”So di aver fatto del male a qualcuno però non mi ricordo niente.”
 
Te la caverai con poco, come tanti altri. Per quanto tu possa ripensare a quell’orribile momento… mai potrai capire quanto male mi hai fatto. Un male che brucia continuamente nel mio cervello… nel mio cuore… un male che nulla potrà mai cancellare.
Mi hai bruciato la vita, ragazzo.
 
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