Milano

[STAMPA] Dario Fo a Milano: "Lazzi Sberleffi Dipinti"

(AGENPARL) - Milano, 02 mar - Tutte le mostre temporanee del circuito museale civico di Milano.

A Palazzo Reale, Piazza Duomo 12,  "Dario Fo a Milano. Lazzi Sberleffi Dipinti". "La Bottega d'Artista" (dal 13 al 18 marzo): un’opportunità unica per conoscere  le tecniche, le fasi di lavorazione e i momenti creativi, ma soprattutto gli spunti quotidiani che trasformano il pensiero in arte. È nella bottega – intesa nella sua accezione rinascimentale – che Dario Fo elabora, da disegni e dipinti, i suoi canovacci portati sulla scena come testi grazie all’amorevole lavoro di stesura e riscrittura apportato da Franca Rame. Al termine della settimana l’atelier diventerà parte integrante e visitabile dell’esposizione.
"La Mostra" (24 marzo_3 giugno 2012):con oltre 400 opere, dalle pitture a olio su tela dei primi anni ai collages e agli arazzi, fino ai monumentali acrilici più recenti, sarà invece lo strumento per capire come la pittura abbia costituito un punto cardine nel linguaggio espressivo di Fo che, accanto all’attività teatrale e letteraria, ha costantemente coltivato il rapporto con la pittura rivisitando contenuti, tecniche e stili dei grandi maestri del passato.
 
fonte: agenparl.it
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[VIDEO] Dario Fo e Franca Rame “Celentano c’è?” 14a puntata di Servizio Pubblico

Dario Fo: "noi attori sappiamo distinguere lo spettacolo improvvisato e quello organizzato dagli alti dirigenti. Celentano è il Candido di Voltaire: ride dopo essere stato deriso".
 
Franca Rame: "Celentano è il temporale della libertà."

 

www.ilfattoquotidiano.it - 23 febbraio 2012 - 14a puntata di Servizio Pubblico dal titolo “Celentano c’è?” 

fonte: katerpillar.it

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[AUDIO] Collettivo Teatrale La Comune - Canzone Del Potere Popolare

Registrato nell'ottobre del 1973, cioè un mese dopo il golpe dei militari in Cile.
 
Si tratta di uno spettacolo del Collettivo teatrale La comune, scritto da Dario Fo e messo in scena in quel periodo.
Dario Fo e Franca Rame, assieme ad altri attori, recitano e cantano canzoni scritte da loro e, nel finale, "La canzone del potere popolare".
 
(Advis-Rojas) - Offerta da "Archivio Abastor".
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[STAMPA] 'COPPIA APERTA' DI DARIO FO E FRANCA RAME TORNA IN SCENA

coppia aperta"Prima regola perchè la coppia aperta funzioni, deve essere aperta da una parte sola: quella del maschio!
Perchè se la coppia è "aperta" da tutte e due le parti... ci sono le correnti d'aria!
" Dario Fo - Franca Rame
 
Torna in scena a Cusano Milanino una commedia "storica" della coppia Fo - Rame, grazie alle associazioni Eco di Fondo e Torre dell' Acquedotto.
 
Antonia è una donna sui trent'anni. Il proscenio è una zona di riflessione dove la protagonista analizza la sua vita, come se fosse in una seduta psicoanalitica, in una dimensione intima e privata, in una confessione sofferta ma al tempo stesso ironica. Essa focalizza la sua attenzione intorno all'infedeltà di suo marito e a come lei, per liberarsi da questo pensiero, possa fare a costruirsi una vita autonoma.
La scena è lo spazio mentale di Antonia, in cui l'immaginario da lei evocato nei suoi racconti, prende vita e si concretizza, a volte come un sogno, a volte come un incubo che l'attira a sé. Lì incontra suo marito Pino e tutte le età e le fasi della sua vita diventano così fasi della scena, ora grottesche, ora romantiche, ora drammatiche.
 
Lo spettatore è accompagnato in un viaggio attraverso le vicessitudini di una relazione, una come tante. Dalla soffitta della nonna, attraverso i banchi di scuola, all'altare del matrimonio, nel percorso di una storia sentimentale con tutte le difficoltà che una coppia può affrontare (la noia, la dipendenza, la nostalgia della libertà...).
 
Le scene di Paola Tintinelli, costituite da lavagne giganti, su cui gli attori disegnano come in un gioco dai calendari che scorrono ai mobili di casa, dai fiori che appassiscono con gli anni a bambole voodoo vendicative, tracciano con semplicità ed efficacia i segni di una convivenza.
 
COPPIA APERTA di Dario Fo e Franca Rame
Adattamento dalla commedia "Coppia aperta quasi spalancata" di Dario Fo e Franca Rame
a cura di Giacomo Ferraù.
Produzione Eco di Fondo
Sabato 14 gennaio 2012, ore 21:00
Torre dell'acquedotto, Viale Buffoli 17 bis, Cusano Milanino
Regia: Giacomo Ferraù
con: Andrea Pinna e Giulia Viana
scene e costumi: Paola Tintinelli
light designer: Giuliano Almerighi
luci: Alessandro Barbieri
link al blog dell'associazione: http://ecodifondo.blogspot.com
link Torre dell'acquedotto: http://www.torredellacquedotto.it/home.html
 
fonte: teatro.org
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Lettera a Mario Monti di Franca Rame

Gentile professor Mario Monti,
leggendo i giornali ogni giorno, sento il bisogno di rivolgerle alcune domande. Mi scusi l’ardire, ma mi sento molto inquieta.
 
Il 31 dicembre il mio giornale, Il Fatto Quotidiano, pubblica la lettera inviata dal lettore Carlo L. al direttore Antonio Padellaro: “Sono un assiduo lettore del Fatto (…), oggi sto con Monti senza se e senza ma; e sto con Bersani per la fatica che un uomo deve fare per controllare la 'ciurma'. Tenga le mie osservazioni nel conto che crede, ma non deluda quanti guardano alla concordia per il bene del Paese”.
Il direttore Padellaro, persona che stimo, risponde: “Ho scelto questa lettera perché esprime in modo affettuoso ma severo un’opinione abbastanza diffusa tra i lettori del Fatto (….). Davvero stiamo esagerando con le critiche a Monti? (….) Davvero non comprendiamo che bisognerebbe lasciarli lavorare in pace? (…) Abbiamo giudicato l’arrivo di Monti e della sua squadra un ottima notizia, lo abbiamo scritto e continueremo ad affermarlo. Sappiamo bene che la manovra era indispensabile ma se in essa, al di là degli annunci rassicuranti troviamo molto rigore, poca equità e niente sviluppo, dobbiamo forse tacere in omaggio alla 'tensione morale' di chi l’ha varata?”.
 
Conosco bene, presidente Monti, la situazione del nostro Paese sta diventando veramente pesante, seria e pure tragica. Basta cliccare su www.Italiaora.org per veder apparire qualcosa di sorprendente: in rosso un contatore gira vertiginosamente con accanto la voce: debito pubblico. La cifra è in questa frazione di secondo (ore 10) di € 1.919.838.900.900; soldi spesi in interessi sul debito pubblico € 53.340.632; soldi evasi al fisco €4.466.133.774.
Lasciamo per un attimo “interessi” e “fisco” e concentriamoci solo sul debito pubblico. Pubblico vuol dire nostro, vuol dire tuo, di tuo figlio, tua moglie, tuo nonno e bisnonno, vicino di casa ecc. Lo dividiamo per il numero degli italiani, neonati compresi (61.016.804): risultato € 31.464,45. Brutta sorpresa trovarsi sulle spalle € 31.464,45 di cui non hai responsabilità alcuna. Guardi il tuo bimbo di due mesi… e ti viene spontaneo gridargli: “Spendaccione!” Dal momento che noi riceviamo poco o nulla dal nostro Stato, ci viene normale andare a vedere su internet di chi è la responsabilità dei nostri guai. Da accurate analisi svolte da vari giornalisti, da Stella e Rizzo a quel Marco Travaglio che è pure il Diavolo in persona, evinciamo che i nostri parlamentari stanno benino in salute... e vivono pure meglio: dal 2004 hanno anche la sedicesima in busta paga. Quello che nel linguaggio comune è definito "stipendio", per loro diventa “indennità” e ammonta a 5.486 euro netti, a cui seguono la “diaria” pari a 3.503,11 euro e i rimborsi per le "spese inerenti al rapporto tra eletto ed elettori", roba da 3.690 euro, più 3.323 euro di rimborso viaggi, più 4 mila euro per il portaborse che il più delle volte è pagato molto meno, per giunta in nero. Completano la scheda le voci sull'assegno di fine mandato, le prestazioni previdenziali e sanitarie ovviamente gratuite.
Bene, bene! E non è finita: “i deputati usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale”. Per i trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto Roma-Fiumicino percepiscono un sostanzioso contributo. E’ finita qua? No: 3.098,74 euro per le spese telefoniche. La Camera fornisce ai deputati pure i telefoni cellulari. Insomma, tra annessi e connessi, chi gestisce il Paese percepisce 20 mila euro mal contati al mese. La sola Camera dei deputati costa al cittadino 2.215 euro al minuto!
Si sta promuovendo un referendum per l’abolizione dei privilegi di tutti i parlamentari, ma ne parla perlopiù solo Internet e pochi giornali e nessuna tv.
 
Due mesi fa, constatato che la situazione “Italia” e il problema con l’Europa è serio e tragico, il presidente Napolitano ha chiamato lei, professor Mario Monti, a governare: "L’Italia è affidabile e Monti lo dimostrerà". A leggere il suo curriculum (presidente dell'Università Bocconi dal 1994, commissario europeo per il Mercato Interno tra il 1995 e il 1999 e per la Concorrenza fino al 2004, senatore a vita dal 9 novembre 2011 e dal 16 novembre presidente del Consiglio nonché ministro dell'Economia e delle Finanze dello suo stesso governo), direi proprio che lei abbia le carte in regola. Ma, dalla sua nomina a oggi 6 gennaio, sono passati 58 giorni. Che è accaduto in questi 58 giorni?
L’evento più eclatante che ha fatto levitare il giudizio del Paese da freddino a caldino nei suoi confronti è stato certamente il blitz a Cortina. Ma il resto? Proseguo facendo mie le domande di Padellaro.
Come mai, signor Presidente del Consiglio, ha nominato super-ministro (Sviluppo economico, Infrastrutture, Trasporti e Telecomunicazioni) il banchiere Corrado Passera? Non lo sapeva che era gravato da un pesante conflitto d’interessi? Ci voleva il Fatto per informarla?
Come mai non ha ancora annullato l'acquisto per 15 miliardi (la metà esatta della sua manovra finanziaria) dei famigerati 131 cacciabombardieri americani?
E delle licenze gratis ai boss delle slot machine, che mi dice? Lei sa quante famiglie in Italia si sono rovinate e continuano a rovinarsi, con giovani e anziani tramutati in “corpo unico” con quelle macchine infernali? Le sembra dignitoso ridurre lo Stato italiano a biscazziere?
Intende intervenire per bacchettare sulle gengive la signora Polverini e la sua giunta per i vitalizi distribuiti a piene mani ai politici, anche quelli silurati, amici suoi? E delle incredibili spese dell’Agenzia del Territorio diretta dalla sorella di Alemanno che ne pensa? E delle sue 30 uova di struzzo decorate e donate a tizio e caio… ma dallo Stato pagate? Gliele rompiamo a martellate?
Siamo in tanti ad aspettare che lei mantenga i suoi encomiabili propositi di tagliare le unghie rapaci alla casta. Tra Senato e Camera, a sgovernarci ci sono 945 individui, molti dei quali non so proprio cosa governino oltre ai propri interessi. Ai miei tempi (sono stata senatrice votata dagli italiani di 5 regioni, per 19 mesi. Prima che cadesse il governo Prodi mi sono dimessa, stanca di vedere cestinata ogni mia proposta di giustizia sociale) ricevevo 15 mila euro al mese. Cifra oggi di gran lunga superata.
Non sono certo la prima a restare perplessa di fronte a una manovra economica che colpisce in modo indifferenziato i contribuenti, fra aumenti del carburante e mazzate ai pensionati. Unendo la mia voce a quella di tanti, vorrei sottolineare che da questa crisi non si può pensare di uscire semplicemente mettendo qualche cerotto al sistema. Dobbiamo pensare a un nuovo modello di sviluppo che segni una vera rottura con il passato. Non possiamo continuare con un sistema che permette a pochi furbi di far colare a picco un’intera economia e che al contempo premia chi questo fallimento ha voluto e usato per arricchirsi.
 
Oggi molti italiani la appoggiano, ma si aspettano anche una vera riforma del sistema, a cominciare dalle follie burocratiche e dagli sprechi, che sono il terreno sul quale fioriscono la corruzione e l’evasione fiscale. Deludere queste aspettative non sarebbe solo ingiusto e impopolare, ma non ci farebbe neppure uscire dalla crisi, anzi la aggraverebbe ancor di più.
Non c’è tempo da perdere: già oggi milioni di italiani devono fare i conti con una situazione economica disperata. Il diffondersi della miseria non può essere considerato un inevitabile effetto collaterale. Non lo è. Al contrario affrontare le difficoltà degli ultimi è l’unica via. La via del rigore senza solidarietà porta al collasso. Pensando a tutto il moltissimo che dovrà fare nei prossimi giorni, speriamo mesi, le auguro buon lavoro con tutto il cuore e la saluto cordialmente.
 
Franca Rame
Argomento: 
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[STAMPA] Piccolo, a gennaio lezione spettacolo Fo su Don Giovanni e Commedia dell'arte

Si terrà mercoledì 11 gennaio 2012 alle 20,30 al Piccolo Teatro Strehler "Il Don Giovanni e la Commedia dell'arte", la lezione-spettacolo inedita di e con Dario Fo, prevista all'interno del programma "Il Don Giovanni in città" dal Comune di Milano insieme a Edison per portare la musica della Prima fuori dal "cerchio magico" della Scala.
La serata, originariamente prevista per il 5 dicembre, era stata a suo tempo rinviata per evitare al Nobel un affaticamento della voce, sconsigliato in seguito ad un intervento alle corde vocali.
 
L'ingresso è gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. I biglietti possono essere ritirati a partire da lunedì 2 gennaio 2012 attraverso i seguenti canali: Biglietteria Piccolo Teatro Strehler, tutti i giorni (escluso il 6 gennaio) dalle 9.45 alle 18.45, domenica dalle 13 alle 18.30 Internet www.piccoloteatro.org/dariofo
 
Le persone già in possesso del biglietto per lo spettacolo, poi sospeso, del 5 dicembre possono sostituire il titolo d'ingresso in loro possesso presso la biglietteria del Piccolo Teatro Strehler fino al 2 di gennaio. (Omnimilano.it) (30 Dicembre 2011 ore 10:57)
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[PETIZIONI] Raccolta firme per dedicare una via di Milano ad Anna Politkovskaja

anna politoskvajaProsegue la raccolta firme di Annaviva per chiedere al Comune di Milano di dedicare ad Anna Politkovskaja una via della città. Dopo due settimane sono più di 250 i cittadini che hanno sottoscritto l’appello. Tra loro, tre notissime attrici: Lella Costa, Ottavia Piccolo e Franca Rame.

Di firme ne servono molte di più. Sottoscrivete e fate girare l’appello.

Grazie.
Ad maiora.

 

fonte: andreariscassi.wordpress.com

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[STAMPA] Dario Fo a Palazzo Reale Milano onora il suo Nobel

Il progetto del Comune che vuole dedicare una grande mostra all'artista e alla sua storia dagli anni degli studi all'accademia di Brera fino al teatro, alla tv e all'impegno politico

di ALESSIA GALLIONE

dario fo dipingeSarà un omaggio della città al suo Nobel, quello che il Comune vuole dedicare a Dario Fo. Con una speciale mostra a Palazzo Reale, che dovrebbe essere programmata il prossimo anno. Il progetto è ancora in corso, ma Dario Fo e l´assessore alla Cultura Stefano Boeri sono già stati visti negli spazi di piazza Duomo per i primi sopralluoghi. In queste settimane, l´artista sta esponendo i suoi quadri e disegni a Chiasso. Ma quella che prenderà vita a Milano vorrebbe essere qualcosa di più, tra l´arte e il teatro. Dall´Accademia di Brera negli anni Quaranta fino a oggi, la carriera e la vita di Dario Fo sono strettamente intrecciate alla città. E le opere in esposizione racconteranno anche la storia, intellettuale e politica di Milano.

Al M.a.x. museo di Chiasso ha messo in mostra soprattutto la sua vita di «pittore professionista che ha deciso di fare l´attore e il regista», come lui stesso ha raccontato: 200 tra quadri, schizzi, disegni e bozzetti, che ripercorrono un intero percorso artistico. Dal periodo postcubista ai lavori più recenti e sperimentali, quelli che ancora oggi produce al ritmo «di tre o quattro alla settimana». Ma quella che il Comune vuole dedicare a Dario Fo a Palazzo Reale sarà qualcosa di più di una semplice esposizione di tele e disegni. Sarà una sorta di omaggio di Milano al suo premio Nobel, che racconterà la sua figura d´artista, di intellettuale internazionale, il suo impegno politico. Una storia che si intreccia molto con quella della città e sarà legata, anche negli spazi espositivi, a Milano.

Il primo sopralluogo a Palazzo Reale non è passato inosservato tra i milanesi e i turisti in coda in piazza Duomo per ammirare Cezanne e Artemisia. Impossibile non notarli, Dario Fo e Stefano Boeri, il premio Nobel e l´architetto. Perché a quello che è ancora un progetto in corso, l´assessore alla Cultura e Fo stanno lavorando intensamente nelle ultime settimane. Nessun commento ufficiale da parte di entrambi, non prima di presentare quella che sarà una delle novità principali della programmazione del prossimo anno a Palazzo Reale. Ma l´idea è la volontà dell´amministrazione è chiara: dedicare all´artista qualcosa di più di una personale, una sorta di mostra che unisca arte e teatro e, magari, si arricchisca di eventi e rappresentazioni. E farlo lì, nella sede espositiva per eccellenza della città.

Che cosa sarà la mostra? Il cantiere è ancora in corso, ma i grandi quadri potrebbero essere affiancati a filmati e scenografie teatrali, a recite e appuntamenti, per costruire qualcosa a metà strada tra arte e teatro. Non solo. La sua vita professionale di drammaturgo, attore, scrittore, pittore, comico, intellettuale con reti internazionali e l´impegno di Fo sono strettamente connessi a Milano. E le opere potrebbero essere utilizzate anche come punto di partenza non solo per raccontare un pezzo di vita e carriera del premio Nobel, ma anche altrettanti pezzi di storia della città.

Dagli anni di studio (prima all´Accademia di Brera e poi al Politecnico) fino all´esperienza in radio e in televisione come autore e attore di testi satirici; dall´incontro con Franco Parenti a quello con Franca Rame, dai circoli intellettuali alla Rai fino alle compagnie teatrali fondate: eccola la Milano di Fo. E poi l´esperienza del collettivo "La Comune", gli spettacoli e le manifestazioni organizzati nella Palazzina Liberty, l´impegno politico degli anni Settanta e quello più recente, fino alla corsa delle primarie di centrosinistra per diventare sindaco. Tutto in una mostra, che troverà casa a Palazzo Reale. (13 novembre 2011)

 

fonte: repubblica.it

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[STAMPA] Dario Fo: “Tutti dobbiamo darci da fare”

‘Ricucire l’Italia’: in ventimila a Milano Dario Fo: “Tutti dobbiamo darci da fare”
Personalità della cultura, politici, giornalisti e società civile 'in piazza' per l'evento. Il sindaco Pisapia: "Il berlusconismo sta finendo, vinceremo di nuovo". Saviano: "E' il momento di osare di più"

di Redazione Il Fatto Quotidiano | 8 ottobre 2011

manifestazione milano dario fo “E’arrivato il momento in cui tutti ci dobbiamo dare da fare per il bene della collettività”: l’appello del premio Nobel Dario Fo è forse la sintesi più riuscita di “Ricucire l’Italia” , la manifestazione organizzata da ‘Libertà e Giustizia‘ all’Arco della pace di Milano. Sole, vento, tante personalità sul palco, quasi 25mila persone ad ascoltare gli interventi: sono gli ingredienti di un successo che sembra essere la seconda tappa di quanto avvenuto a febbraio scorso, quando l’associazione chiese pubblicamente le dimissioni di Berlusconi. Dai 10mila del Palasharp ai 25mila di oggi il passo è breve. “Le piazze si riempiono quando non sono i partiti a chiamarle” ha detto il vicedirettore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, che ha interpretato in tal maniera la voglia di cambiamento proveniente dalla base del Paese.
“Proviamo scandalo per ciò che traspare dalle stanze del governo, ma ci pare anche più gravemente offensivo del pudore politico un Parlamento che, in maggioranza, continua a sostenerlo, al di là di ogni dignità personale dei suoi membri”: è ciò che ha scritto, invece, il presidente emerito della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky nell’appello in apertura dell’evento. Su intercettazioni e legge bavaglio, ha aggiunto: “In democrazia è importante conoscere anche ciò che non è penalmente rilevante”. Gli ha fatto eco Marco Travaglio, che ha ricordato come il bavaglio non sia una creatura solo di centrodestra, visto che tutto l’arco parlamentare lo ha voluto, tranne qualche rara eccezione. Per il giornalista, inoltre, non ci si può fidare di una maggioranza che parla della possibilità di inserire l’ennesima sanatoria nel dl sviluppo dopo averne fatti già 18 in pochi anni.
Ad aprire le danze è stata Sandra Bonsanti, presidente dell’associazione organizzatrice, che dopo aver citato Primo Levi e Don Ciotti, chiesto un minuto di silenzio per le donne di Barletta e detto che “la società civile vuole pesare” (“non voteremo chi vota la legge bavaglio”), ha letto un messaggio inviato per l’occasione da Umberto Eco. “In questo spaventoso declino della vita politica italiana facciamo sentire la voce di una società civile ancora sana, così da far capire anche all’estero che l’Italia vera siamo noi” ha scritto il professore.
Numerose le personalità alternatesi sul palco, con Luisella Costamagna a coordinarne gli interventi. Presenti gli storici Paul Ginsborg e Salvatore Veca, gli ex magistrati Bruno Tinti e Giuliano Turone, il sociologo Marco Revelli, il presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia, Claudio Fava di ‘Libera’, il segretario della Fnsi Franco Siddi, i costituzionalisti Lorenza Carlassare e Valerio Onida, i giornalisti Michele Serra, Lirio Abbate e, come detto, Marco Travaglio, più tutta una serie di altri ospiti di rilievo.
Dopo l’intervento di Sandra Bonsanti, il primo a parlare è stato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che dal palco si è detto sicuro della imminente fine politica di Berlusconi e della sua coalizione. “Milano è la città da cui è partito il cambiamento dell’Italia – ha detto il primo cittadino – . Al Palasharp – ha ricordato – io avevo lanciato una sfida a Berlusconi, dicendovi ‘la prossima volta sarò il vostro sindaco’. Abbiamo vinto a maggio scorso e vinceremo la prossima volta, che sono convinto sarà presto”. Successivamente, Pisapia ha parlato della manovra finanziaria e delle conseguenze funeste che essa ha avuto e continuerà ad avere nelle politiche degli enti locali, collegando i due aspetti. “Il governo ha capito che dalle città si sta alzando un vento nuovo, perciò con la manovra penalizza le risorse locali per frenare il cambiamento, ma il vento nuovo continuerà ad alzarsi” ha detto il sindaco, che poi ha lasciato spazio al primo frammento del videomessaggio inviato dallo scrittore Roberto Saviano.
L’autore di Gomorra ha rivendicato il “diritto alla felicità” che “non può che avvenire in una società di diritto”. Poi ha parlato del crollo di Barletta e della morte delle operaie senza contratto. “Il lavoro nero sta proteggendo l’Italia dalla crisi spesso i padroni sono ex lavoratori in nero a loro volta che vivono in queste condizioni – ha detto Saviano - . Trovarsi insieme è un modo di non perdere la speranza, di resistere all’idea che il talento non serva nulla, che vale una segnalazione. Se ragioniamo così hanno già vinto loro, chi è in questo momento al governo, cerca di far passare l’adagio che siamo tutti uguali e che chi critica è ipocrita, perché si comporta nello stesso modo e vuole solo la nostra poltrona”. Come si risponde a tutto questo? Per Saviano non ci sono dubbi: “Trovando la possibilità di coinvolgere le persone in un grande progetto di riforme per cambiare passo e superare questa realtà ossidata”. Questo, per lo scrittore “è il momento di osare di più”.

 

Simile il pensiero del premio Nobel Dario Fo, secondo cui nella contingenza “tutti devono darsi da fare in prima persona. Serve una partecipazione straordinaria, bisogna discutere, litigare e cercare di venire avanti avendo come obiettivo gli interessi della collettività. Ognuno si deve interessare ai problemi degli altri: non per curiosità, ma per amore verso gli altri”. Lo storico inglese Paul Ginsborg, invece, ha offerto una visione ‘altra’ della fine di Silvio Berlusconi, che “non è crollato, è un uomo molto tenace e determinato. E’ stato sottovalutato mille volte, ma è un uomo che combatte fino alla fine”. “Questo è un regime – ha continuato Ginsborg – tante volte il Corriere della sera e anche nel centrosinistra ci hanno deriso per averlo detto. In realtà questo è un regime caratterizzato da un conflitto d’interessi patologico che deforma la democrazia, ma è difficile che riesca ad andare oltre il 2013. Neanche Houdini-Berlusconi può fare così tanto”. Ginsborg, poi, ha parlato da una prospettiva ‘internazionale’ sulla situazione italiana: “In Europa ci si chiede come mai non riuscite a liberarvi di Berlusconi – ha detto -. E’ una cosa difficile da spiegare. Ma certo con una maggioranza in Parlamento, Napolitano non può sciogliere le Camere”. La situazione, a sentire Ginsborg, “fa malissimo all’immagine dell’Italia, anche sui mercati finanziari”. Tra i tanti interventi, da segnalare lo sguardo al futuro del presidente dell’Anpi Carlo Smuraglia, secondo cui la situazione è ormai intollerabile. “Non basta più pensare solo alla fine di questo governo, bisogna anche pensare a che cosa faremo dopo. La maschera è caduta, non possiamo aspettare un 25 luglio che non sappiamo se ci sarà” ha detto Smuraglia. Piazza piena, impegno civile, idee per il futuro e lotta per la libertà d’informazione nel presente: il messaggio di ‘Ricucire l’Italia” è chiaro; l’intervento di chiusura di Gustavo Zagrebelsky lo riassume al meglio: “Non ci dicano che questa nostra piazza è una piazza antipolitica o apolitica – ha detto il presidente emerito della Corte Costituzionale – . E’ una piazza prepolitica, perché da qui parte una domanda ai nostri partiti politici di riferimento, quali che essi siano, affinché recuperino la loro funzione politica”. La ricetta di Zagrebelsky è una sola: “abbandonare le divisioni di tipo personale, le correnti e trovare l’unità attorno a qualche grande idea politica, senza programmi elettorali di ottanta pagine. Si rendano conto che ciò di cui abbiamo bisogno è la loro presenza. E si rendano conto che, se questo vuoto non viene colmato rapidamente, è in discussione la democrazia”. Come dire: una piazza per la democrazia.

 

fonte: ilfattoquotidiano.it

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