Rassegna Stampa

[STAMPA] Franca Rame: Questo 8 marzo

franca rameFranca Rame considera l'8 marzo un giorno speciale, di lotta e di riflessione. L’abbiamo intervistata per chiederle come viva questo giorno in un paese al 74esimo posto per il divario di opportunità tra uomini e donne. Il suo appello: «Continuiamo a dialogare con le giovani donne per non lasciarle sole. Una speranza ancora c’è».
 
Dopo anni in prima linea per il rispetto dei diritti delle donne come vede oggi la nostra situazione?
«La mia considerazione, purtroppo – ci risponde Franca Rame –  non è positiva, anzi è totalmente negativa. Dopo tutte le battaglie che abbiamo fatto, avevamo raggiunto qualche risultato sulla parità tra i sessi. Ma ora tutto sembra essersi perso. Le donne sono le più penalizzate in ogni campo e tutto quello che abbiamo ottenuto con lacrime e sangue è sparito, sciolto nelle leggi di questa Italia».
 
Cosa intende con leggi di questa Italia?
«Che se resti incinta, per esempio, perdi il posto di lavoro e le leggi lo permettono: la legge sul divieto delle dimissioni in bianco è stata cancellata. La crisi chiude le fabbriche e le prime licenziate sono le donne. Se vado a fare la spesa sono assalita dall’angoscia perché i supermercati sono pieni di donne anziane che guardano i prezzi e fanno i conti con i centesimi per poter fare la spesa. Questo governo mi aveva dato grandi speranze, ma ha penalizzato i pensionati e le fasce più deboli. Non so più che pensare».
 
Molti dicono sia colpa dei privilegi della casta...
«Quando ero senatrice prendevo quindicimila euro al mese. Una cifra enorme. Al mio tempo si lavorava sette ore la settimana, il mercoledì, ed eravamo in pochi a essere presenti. Inoltre, avevamo ben cinquemila euro per pagare gli assistenti, ma io ero l’unica ad avere un collaboratore messo in regola. Che dire quindi? Abbiamo politici che delinquono senza problemi e lo fanno da decenni. Se non si arrestano questi privilegi si rischia di andare alla deriva come la Grecia. Tutto questo si ripercuote su donne, bambini e anziani per primi».
 
Ma rispetto agli anni Settanta, la donna le sembra più libera, se non economicamente, almeno sessualmente?
«Di quale libertà sessuale parliamo? Di quella della Tv di Berlusconi? Quella si chiama prostituzione, la vera libertà sessuale è una cosa interiore. Ancora oggi una ragazza se rimane incinta ha problemi con la famiglia; l’aborto resta un problema e non se ne parla. Serve una vera educazione sessuale nelle scuole, ma non ci sono fondi. Ho tre figli e ho fatto abbastanza esperienza. Ancora oggi è difficile, come ieri, parlare di sesso con le ragazzine e informarle».
 
Cosa direbbe a una giovane donna in questo 8 marzo 2012?
«Oggi, alla mia età, posso dire che sto cercando di terminare le cose della mia vita lasciate in sospeso, come una biografia che sto scrivendo – diciamo – per non lasciare niente al vuoto. Ma quello che vorrei continuare a dire alle donne, anche dopo la mia morte, è di non perdere mai il rispetto di se stesse, di avere dignità. Sempre. Ripensando alla mia vita non ho mai permesso che mi si mancasse di rispetto».
 
Oggi però sembra che sia lo Stato per primo a non rispettarci...
«L’altro giorno alla trasmissione di Santoro ho sentito la storia di una madre che non aveva i soldi per pagare la retta del figlio e l’ho cercata per darle un aiuto. Ma non è certo questa la soluzione dei problemi. Il rispetto nasce da noi, ma deve anche esserci riconosciuto. Spesso penso alle persone che ho conosciuto nella mia vita e alle donne che ho incontrato in tanti anni. Credo che il momento sia molto brutto oggi, e non solo per noi donne. Noi donne anziane, però, abbiamo una missione: continuare a dialogare con le giovani per non lasciarle sole. Una speranza ancora c’è».
 
fonte: libereta.it
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[STAMPA] Franca Rame: "lo Stupro"

di Sabrina Scolari
franca rameFiglia d'arte (il padre Domenico Rame era un attore da generazioni e la madre Emilia Baldini fu prima maestra poi attrice), Franca Rame è nata in una famiglia con antiche tradizioani teatrali, maggiormente legate al teatro dei burattini e delle marionette, risalenti al 1600.  Debuttò nel mondo dello spettacolo appena nata: fu subito impiegata, infatti, per i ruoli da infante nelle commedie allestite dalla compagnia di giro familiare. Il 24 giugno 1954 ha sposato l'attore Dario Fo a Milano e dall'unione il 31 marzo 1955 nasce a Roma il figlio Jacopo. Nel 1958, insieme col marito, fonda la Compagnia Dario Fo-Franca Rame (il marito è il regista ed il drammaturgo del gruppo, la Rame la prima attrice e l'amministratrice) che, negli anni seguenti, otterrà grandissimo successo commerciale nel circuito dei teatri cittadini istituzionali. Nel 1968, sempre al fianco di Dario, abbraccia l'utopia sessantottina: ciò porterà alla nascita di un gruppo di lavoro, detto La Comune con cui interpreta spettacoli di satira e di controinformazione politica anche molto feroci. Si ricordano almeno "Morte accidentale di un anarchico" e "Non si paga! Non si paga".
 
A partire dalla fine degli anni anni settanta la Rame aderisce al movimento femminista: inizia a interpretare testi di propria composizione come "Tutta casa, letto e chiesa", "Grasso è bello!", "La madre fricchettona". Nel 1999 ha ricevuto la laurea honoris causa da parte dell'Università di Wolverhampton insieme a Dario Fo. Nelle elezioni politiche del 2006 si candida capolista al Senato in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana e Umbria tra le file dell'Italia dei Valori. Viene eletta senatrice in Piemonte.
Antonio Di Pietro la propose come Presidente della Repubblica e ricevette 24 voti.
Ha lasciato il Senato nel 2008, non condividendo gli orientamenti governativi.
Nel 2009 ha scritto assieme al marito Dario Fo la sua autobiografia intitolata "Una vita all'improvvisa".
 
Il Monologo
 
franca rameEra il 9 marzo del 1973, giorno in cui Franca Rame fu aggredita da 5 neofascisti. Questi la portarono su un furgoncino e la violentarono, lasciandola poi sulla strada in uno stato di totale confusione mentale. La violenza fu raccontata dall’attrice nel 1975 attraverso il monologo “lo stupro”, senza dichiarare di averla vissuta personalmente, dichiarazione che fece solo nel 1987 alla trasmissione Fantastico della Rai. La stessa Franca Rame spiega che per lei quell’evento fu così angosciante che non riuscì a parlarne per due anni nè alle persone più care e a lei vicine (tra cui il suo compagno Dario Fo) nè alle forze di polizia e al tribunale (che avrebbero dovuto proteggerla).
Evidentemente, spiegherà Franca Rame, cercavano di convincerli a non fare più della loro professione (il teatro) uno scenario per parlare di politica. Successivamente la testimonianza del neofascista Angelo Izzo, chiarì che vi fu sicuramente una collaborazione dei carabinieri.
Il procedimento penale è giunto a sentenza definitiva solo dopo 25 anni: ciò ha comportato la prescrizione del reato.
 
 
 

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[STAMPA] "Mistero Buffo" rinviato

Rinviato lo spettacolo previsto al Gran Teatro Geox di Padova sabato 10 marzo.
 
E’ con grande dispiacere che ZED! annuncia lo spostamento dello spettacolo Mistero Buffo, previsto al Gran Teatro Geox sabato 10 marzo.
La Compagnia ha infatti comunicato che, a causa di un'improvvisa bronchite che ha colpito Dario Fo, lo spettacolo, che stava ormai andando verso il tutto esaurito, non potrà purtroppo andare in scena nella data prevista per questo fine settimana.
 
Pur non essendo in grado in questo momento di assumerci ulteriori impegni è forte il desiderio della compagnia di recuperare il prima possibile lo spettacolo che siamo obbligati a disdire”: questo il comunicato ufficiale emesso dal Maestro Dario Fo e dalla signora Franca Rame.
 
Si sta lavorando per identificare una possibile nuova data per il recupero dell'iniziativa.
I biglietti acquistati rimarranno pertanto validi con le stesse modalità di fruizione.
Per maggiori informazioni www.granteatrogeox.com - www.zedlive.com
Infoline 049/8644888 – Info Gran Teatro Geox 049 09 94 614
 
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[STAMPA] “CARI EX COLLEGHI SENATORI, BASTA CON LA QUESTUA”


Gli ex onorevoli chiedono sostegno per difendere i privilegi
 
Cari ex senatori, in quanto ex senatrice (dimissionaria prima della fine dell'unica legislatura da me sostenuta), ho ricevuto una circolare (qui sotto) inviatami dalla vostra Associazione che mi ha lasciato basita. In detta circolare sono contenute inesattezze (per usare un eufemismo) davvero imbarazzanti.
 
Voi parlate di una “insidiosa” (perché insidiosa? direi giusta) campagna mediatica sui “costi impropri della politica” a proposito delle vostre condizioni di parlamentari cessati dal mandato e dei “presunti privilegi” che, per quanto vi riguarda, sarebbero “inesistenti”.
 
Avete un gran senso dell'umorismo a definire i vostri privilegi “presunti” e “inesistenti”! Agli occhi di tutti gli italiani, anche di quelli stupidi, i vostri privilegi sono reali, non presunti: esistono eccome! A botte di vitalizi da 3.000, 5.000, 7.000 euro mensili (rispettivamente dopo una, due o tre legislature) che, trattandosi appunto di vitalizi, sono a vita!
 
Ma state ragionando con la testa o con un’altra parte del corpo lontana dal cervello? Il vostro programma prevede incontri di approfondimento sulla legge elettorale, sul Mezzogiorno, ma anche “sul debito pubblico” e “sulla corruzione”. È encomiabile che vi preoccupiate del debito pubblico che avete contribuito alla grande a far diventare smisurato (siamo vicini ai 2 mila miliardi di euro). Scopro poi che avete pure una sede in Parlamento: pagate l'affitto?
 
La vostra lettera si chiude con una questua da accattoni: cioè con la richiesta ai “soci” (socia a me? Ma soci sarete voi!) di un contributo di 15 euro mensili. Seguono le firme degli ex onorevoli o senatori Antonello Falomi (4 legislature, se non erro 9.000 euro al mese di vitalizio); Gerardo Bianco (7 legislature, è invecchiato lì, non oso immaginare il vitalizio al mese); Maurizio Eufemi (2 legislature, credo 5.000 euro); e Renzo Patria (una sola legislatura, appena 3.000 euro, poveretto).
Che cos'è, uno scherzo?
 
Franca Rame
 
La lettera dell'associazione...
 
No alla furia anti-casta
Caro/cara Collega,
in questo anno una insidiosa campagna mediatica ha attaccato, con il pretesto dei costi impropri della politica, le nostre condizioni di parlamentari cessati dal mandato. Noi abbiamo difeso l’istituzione parlamentare e chiarito il valore politico e democratico anche dei trattamenti economici, gettando luce sui dati reali e contrastando anche certi luoghi comuni su presunti privilegi che per quanto ci riguarda sono inesistenti. Il Convegno sui costi della politica ha avuto un buon risultato e crediamo che abbia contribuito a creare anche un clima diverso da quello della “caccia alle streghe”. Quest’azione di contrasto all’anti-politica e al populismo che indeboliscono il sistema parlamentare e democratico richiede un nostro costante impegno anche sui temi politici più scottanti in agenda sui quali non possiamo tacere. Il nostro programma prevede incontri di approfondimento sulla legge elettorale il 29 febbraio p.v., su Mezzogiorno, sul debito pubblico, sulla corruzione. Altri argomenti sono in cantiere per il prossimo semestre. Il carico economico di questa attività grava totalmente sui nostri iscritti e le risorse restano limitate. Se vogliamo far sentire più forte la nostra voce abbiamo bisogno di ulteriori sostegni. La tua adesione all’Associazione con il modesto contributo di 15 euro mensili, oltre che a rendere più autorevole con la tua partecipazione la rappresentatività dell’Associazione, aiuterebbe anche in modo più adeguato ad affrontare la spesa crescente. Ecco ancora una volta che ti preghiamo caldamente di aderire al nostro sodalizio per una più forte ed incisiva azione per il futuro dell’Italia. Fiduciosi nella risposta positiva, cogliamo l’occasione per inviarti il più cordiale saluto.
Il Presidente Gerardo Bianco
Il Vicepresidente Vicario Renzo Bianco
Il Segretario Antonello Falomi
Il Tesoriere Maurizio Eufemi.  
 
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[STAMPA] Ex senatori chiedono la carità Franca Rame li sputtana

Gli ex onorevoli chiedono sostegno per le loro attività e per difendere i privilegi. La pungente replica della moglie di Dario Fo leggi tutto

 

franca rame
 
"Ma state ragionando con la testa o con un'altra parte del corpo lontana dal cervello?". Una frase semplice, diretta ed efficace rivolta dall'ex senatrice Franca Rame agli ex senatori. Il punto è che la moglie di Dario Fo ha ricevuto una lettera dell'associazione degli ex componenti di Palazzo Madama, una lettera che, spiega la Rame, "si chiude con una questua da accattoni: cioè con la richiesta ai 'socio' (socia a me? Ma soci sarete voi) di un contributo di 15 euro mensili" per finanziare il loro programma di incontri ("il carico economico di questa attività grava totalmente sui nostri iscritti e le risorse restano limitate", spiegano nella lettera). La denuncia della Rame è stata ospitata dalle pagine de Il Fatto Quotidiano, dove fa capolino anche la versione integrale della missiva firmata dal presidente dell'associazione, Gerardo Bianco, dal vicepresidente vicario Renzo Bianco, dal segretario Antonello Falomi e dal tesoriere Maurizio Eufemi.
 
"Privilegi reali" - Come ricorda la Rame, Falomi, con 4 legislature alle spalle, "se non erro" ha maturato un vitalizio da 9mila euro al mese; di Gerardo Bianco, 7 legislature, "non oso immaginare il vitalizio al mese"; Maurizio Eufemi, 2 legislature, "credo 5mila euro"; Renzo Patria, "una sola legilsatura, appena 3mila euro, poveretto". Ma nella lettera i componenti dell'associazione si scagliano contro "una insidiosa campagna mediatica sui costi impropri della politica" e definiscono i loro privilegi in quanto ex senatori "presunti" e "inesistenti". Dura la risposta della Rame, che conoscendo il mondo della politica dall'interno replica pungente: "Avete un gran senso dell'umorismo a definire i vostri privilegi presunti e inesistenti. (...) I vostri privilegi sono reali, non presunti: esistono eccome! A botte di vitalizi da 3mila, 5mila e 7mila euro mensili".
 
07/03/2012
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[STAMPA] Franca Rame Project

franca rameIn occasione della festa della donna viene presentato Franca Rame Project a cura di Dale Zaccaria al Circolo Belleville di Roma. Belleville è una quartiere di Parigi noto per essere una zona operaia multiculturale e vignarola con questo spirito i ragazzi di belleville a Roma hanno costituito un centro culturale e palco di giovani cantautori con numerose attività ludico artistiche e teatrali. Franca Rame Project è uno spettacolo denuncia riguardo la violenza che il potere commise su una grandissima artista quale Franca Rame il 9 Marzo del 1973 con spezzoni video della stessa Franca Rame da "Tutta casa letto e chiesa" del 1977. Memoria, cronaca, poesia, teatro e video si commistionano per riflettere sul rapporto violenza e potere ancora attuale oggi nei confronti delle donne. L´ingresso è con tessera Arci ore 22,00 in G.Albimonte 10/B a Roma.
 
fonte: unevento.it
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[STAMPA] ''Una donna sola'' di Franca Rame con Caterina Boschi al Teatro Nuovo Sentiero

una donna sola di franca rameGiovedì 8 marzo 2012  alle ore 21.15 in occasione della Festa della Donna al Teatro Nuovo Sentiero la Compagnia Giardini dell'Arte presenta "Una donna sola" di Franca Rame con Caterina Boschi per la regia di Marco Lombardi. Il monologo, caratterizzato da una forte dose di comicità ed ironia, fa parte di una raccolta di monologhi satirici ("Tutta casa, letto e chiesa", 1977) sulla condizione della donna, scritti e messi in scena da Dario Fo e Franca Rame. “Una donna sola” – ovvero Mio marito non mi fa mancar niente! - viene rappresentato dalla Compagnia Giardini dell’Arte a partire dal 2009, spostandosi dal teatro all’agriturismo, dalla messa in scena vera e propria alla cena con spettacolo, singolarmente oppure al fianco di un altro atto unico (nello spettacolo Volevo Solo Parlare Con Qualcuno). Nel 2010 vince il Premio Migliore Interpretazione Femminile al Concorso Regionale “di QUARCONIA” (Vinci, FI). Per far ridere. E poi riflettere. Per informazioni: www.teatronuovosentiero.com
 
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[STAMPA] Una giornata europea per ricordare i Giusti del mondo

Proposta L' iniziativa dell' associazione Gariwo di Gabriele Nissim ha raccolto l' adesione di cento parlamentari Ue e il sostegno di Fo, Rame e Veronesi


Una giornata europea per ricordare i Giusti del mondo


La memoria Dedicare il 6 marzo a chi si è opposto ai totalitarismi. L' incontro a Milano al Teatro Parenti
 
 
corriere della sera
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[STAMPA] Dario Fo a Milano: "Lazzi Sberleffi Dipinti"

(AGENPARL) - Milano, 02 mar - Tutte le mostre temporanee del circuito museale civico di Milano.

A Palazzo Reale, Piazza Duomo 12,  "Dario Fo a Milano. Lazzi Sberleffi Dipinti". "La Bottega d'Artista" (dal 13 al 18 marzo): un’opportunità unica per conoscere  le tecniche, le fasi di lavorazione e i momenti creativi, ma soprattutto gli spunti quotidiani che trasformano il pensiero in arte. È nella bottega – intesa nella sua accezione rinascimentale – che Dario Fo elabora, da disegni e dipinti, i suoi canovacci portati sulla scena come testi grazie all’amorevole lavoro di stesura e riscrittura apportato da Franca Rame. Al termine della settimana l’atelier diventerà parte integrante e visitabile dell’esposizione.
"La Mostra" (24 marzo_3 giugno 2012):con oltre 400 opere, dalle pitture a olio su tela dei primi anni ai collages e agli arazzi, fino ai monumentali acrilici più recenti, sarà invece lo strumento per capire come la pittura abbia costituito un punto cardine nel linguaggio espressivo di Fo che, accanto all’attività teatrale e letteraria, ha costantemente coltivato il rapporto con la pittura rivisitando contenuti, tecniche e stili dei grandi maestri del passato.
 
fonte: agenparl.it
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[STAMPA] "Semprevivo Mistero Buffo" intervista a Dario Fo e Franca Rame

Il 10 marzo a Padova a 40 anni dal debutto. Franca Rame: "Ma ogni rappresentazione è diversa dall'altra"

PADOVA. “A Padova veniamo sempre volentieri, se non altro per mangiare il baccalà». Dario Fo e Franca Rame la mettono sul culinario, ma in realtà il legame con la città è profondo. «Abbiamo molti amici - dice Franca Rame - anche se alcuni non li vediamo da tempo, poi è la patria del nostro Ruzante». E il riferimento a Ruzante non è casuale, perché in fondo “Mistero buffo”, che i due attori riporteranno in scena a Padova il 10 marzo al Gran Teatro Geox, a 40 anni di distanza dalla prima volta, è uno spettacolo dal clima ruzantiano, sia nel linguaggio sia nei temi. E non a caso uno dei primi ad apprezzarlo fu proprio uno studioso di Ruzante come Gianfranco Folena e Dario Fo ancora oggi ama citarlo: «Lo spettacolo nasceva da molto studio, dai testi dei primi studiosi di folklore e da quelli degli studiosi di linguistica come Folena che scrisse, allora, che guardando Mistero Buffo si poteva ottenere un’idea del tutto credibile di cosa fosse il teatro satirico dei giullari medioevali». Un bel complimento, non c’è che dire, per un attore col vizio della scrittura e della storia. «La passione della storia – dice Franca Rame - l’abbiamo avuta sempre. A ben vedere quasi tutti i nostri spettacoli, anche quelli di maggiore attualità partono dalla storia».
 
Per Dario Fo, invece, il legame precede il suo essere attore. «Ho letto molto per conto mio – dice – ma la prima spinta è venuta dai miei insegnanti all’Accademia di Brera, che facevano grandissime lezioni parlandomi non solo del Duomo di Modena, ma anche del popolo che lo aveva costruito, delle sue rivolte, delle sue sofferenze». E questa idea di storia popolare che attraverso i secoli arriva all’attualità pervade tutti i testi di Fo e inevitabilmente anche “Mistero buffo”, anche se Fo dice che non è colpa sua se adesso quando parla del Miracolo di Lazzaro il pubblico comincia a pensare a Silvio Berlusconi. Il fatto è – dice lui – che la politica si mette sempre in mezzo.
 
“Mistero buffo” è probabilmente il testo più famoso di Dario Fo, non sono pochi a ritenere che sia stato proprio quello spettacolo a determinare l’assegnazione del Nobel. Nacque nell’estate del 1968, una data simbolicamente forte. «Dario – dice Franca Rame – leggeva in quel periodo i vangeli apocrifi, che furono i veri materiali di partenza del lavoro. Trovava che fossero testi straordinari, perché erano letteratura popolare, raccontavano in modo semplice cose che valevano anche per noi». Ma la svolta per la scrittura del testo venne quando Dario Fo trovò il linguaggio, il grammelot «Dario – dice ancora Franca Rame – lo usò per il primo testo di Mistero buffo che ha scritto, quello dedicato a Bonifacio VIII. Era un impasto di dialetti, con termini latini ed espressioni onomatopeiche che trasmetteva una grande comicità». Sì perché forse va chiarito che in realtà il Grammelot Dario Fo se lo è inventato. «Non potevo fare altrimenti – racconta – non esistevano registrazioni del cinquecento, avevo letto che i giullari medievali lo usavano, poi ho trovato in Molière un esempio ed il resto l’ho immaginato. Del resto il grammelot è una invenzione continua, cambia ogni sera è impossibile ripeterlo».
 
Dopo la dissacrante satira su Bonifacio, che fece imbestialire più di un canonico, vennero gli altri pezzi di Mistero Buffo. «In ordine – ricorda ancora Franca Rame – sono venute le Nozze di Cana, la Resurrezione di Lazzaro, la fame dello Zanni e quindi Maria alla croce che non era un brano comico. Le prime volte lo faceva Dario con un velo da donna poi insistette perché lo facessi io. Era un brano molto bello, ma anche molto difficile che racconta la ribellione di Maria contro Dio». Ma quello che emerge dai ricordi, raccontati con voce rauca ma ancora piena di energia, è soprattutto il modo in cui lo spettacolo è nato. Dario Fo è convinto che «un’opera teatrale non dovrebbe apparire piacevole alla lettura: dovrebbe scoprire i suoi valori solo sul palcoscenico» e per questo ritiene che in fondo Franca Rame sia una coautrice del testo: «Dario si è sempre fidato del mio senso del ritmo teatrale, eredità della mia famiglia di teatranti, e così prima di andare in scena ha sempre chiesto a me cosa cambiare e cosa lasciare».
 
Perché Mistero Buffo è stato quasi involontariamente un “work in progress” arricchendosi di nuovi testi, di altre variazioni: «Siamo arrivati una volta a Roma – dice Dario Fo – a metter in scena in cinque sere diverse, cinque diversi spettacoli, senza ripetere un solo brano. Ed in realtà avremmo anche potuto andare avanti, solo che era uno sforzo mostruoso e ci siamo fermati, ma se dovessimo farlo oggi sarebbero almeno dieci».
 
Eppure ci sono anche i pezzi classici e immancabili, per esempio la fame dello Zanni, che non possono non rivivere anche in questa edizione, che ha cominciato a girare per l’Italia. Non solo, Dario e Franca continuano a rivendicare la loro autonomia da un testo che li ha accompagnati per una gran parte della loro vita teatrale. Raccontano che il loro piacere è massimo quando nasce in pieno spettacolo una situazione nuova, quando il copione si scardina. Perché anche se ormai gli anni sulle spalle sono tanti, la passione per il lavoro è la stessa e recitare all’improvviso, come i vecchi maestri dell’arte, rimane – dicono loro - il massimo piacere. «In realtà – chiude Dario Fo – non credo di aver mai fatto due Mistero Buffo uguali, perché uno degli autori è il pubblico. A seconda di come risponde si modificano le situazioni, le battute, è qualcosa che nasce ogni sera sulla scena, ancora oggi, dopo tutti questi anni».
 
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[STAMPA] Dario Fo: «Tifo per Celentano. 
E' libero contro gli ipocriti»

 

«E con questo, credo che Celentano sia fuori per sempre, dalla Rai e non solo, data questa Italia. La tribù degli ipocriti può legittimamente ritenere di aver eliminato Adriano, una medaglia, secondo loro, da appendere al petto in questi mesi di fine stagione, la volevano prima di uscire di scena e l'hanno avuta». Ed ecco un tifoso non proprio scontato nelle file che oggi si stringono attorno al re del rock tricolore: è Dario Fo, l'uomo che probabilmente deve una parte del suo meritato Nobel ad un Mistero che celebra la bontà di un Cristo uomo-dio e mette alla berlina quella «trascendenza» papale che spesso è stata dedicata all'altare del potere e della ricchezza materiale.
Eppure, proprio Celentano l'altra sera ha rincarato la dose che già gli era costata la «scomunica» di parte del pubblico forse, dei poteri forti, porporati e no, di sicuro. 
 
Dario, giullare di un dio caro e giusto ma fatto di carne e sangue come un uomo, scende in campo per affermare la tenerezza di un altro uomo che di fronte a milioni di spettatori ha invocato per la Chiesa più trascendenza, più Paradiso, andando a sbattere contro la potente Conferenza episcopale italiana, gran Cancello dei Cieli, scala mobile efficace, insieme, della politica italiana. Veramente, è andato a sbattere anche contro la direttrice generale della Rai, la signora Lei, ma questo non è il nocciolo della nostra storia... 
 
Hai un bel dire, Dario. Stai percorrendo un sentiero sottile come una lama... 
 
«Io l'ho visto, l'ho visto. E sai che ti dico? Che non c'era tra i presenti alla gran serata televisiva nessuno che avesse in sé la grazia di un animo buono, nessuno come Adriano. Non c'era aggressività in lui, non c'era ruffianeria, non c'era calcolo. Voleva dire quello che ha detto? Forse sì, forse non del tutto, perché ha avvicinato temi mostruosi da versanti molto difficili. Ma conta come diceva e ciò che aveva in cuore era sofferenza vera e testimonianza di pace...» 
 
Quindi, ciò che ci salva è una visione. Tu hai capito, molti altri hanno compreso, ma non era facile, ammetterai... 
 
«Infatti, era difficile, ma gli animi gentili non lo condanneranno mai. È stato giustiziato, in piazza come si voleva, lì nel teatro, davanti a milioni di testimoni sbigottiti. Hanno agito le truppe d'attacco, quelli che lo hanno fischiato, insultato perché così prescriveva il copione degli ipocriti. Lui qualche errore lo ha commesso, ma per santa ingenuità. Fosse stato più scaltro, meglio informato, reso più agile dalla furbizia, avrebbe aggredito quei temi in modo più lineare. Non ha detto una parola sui meccanismi bancari che rendono il Vaticano una potenza inattaccabile, sullo Ior, sul modo in cui la Chiesa ha taciuto per decenni su quel che faceva una parte del clero ai bambini. Ma bastava il fronte finanziario, quello che avvicina il Vaticano di oggi a quello di secoli fa, quando il Papa se ne andò ad Avignone portando con sé, a detta dei cronisti di allora, più banchieri che vescovi. È stato molto generoso a non parlare di questo, Celentano, lo dovrebbero apprezzare i suoi carnefici...» 
 
Condivido. Su tutto, passa il velo dell'affetto che non rende ciechi ma consente di capire. E tu vuoi bene a Celentano, si sente... 
 
«Sì, gli voglio bene, lo conosco da tanti anni, dai tempi del Santa Tecla dove si faceva musica quando eravamo giovani. Credo di sapere chi sia. Merita l'affetto sincero di milioni di italiani, così come merita il mio: oltre ad essere un grandissimo artista è un uomo intelligente e generoso, sincero e forse non è tempo di “santi” ingenui, per loro è carne da cannone...» 
 
Spiegati meglio, dove vuoi arrivare... 
 
«Dico che la tribù degli ipocriti lo ha venduto anche quando non era sul palco. Lo detestano, per la sua capacità di non essere ricattabile, quindi libero, non lo vogliono sul palco di Sanremo, lo odiano per quel che ha detto del regime berlusconiano, ma quando non c'è, fanno in modo che la sua assenza appaia un incidente transitorio: continuavano a ripetere che forse arrivava, forse sarebbe arrivato, tanto per tener su l'audience, sapendo che nella serata conclusiva lo avrebbero fatto a pezzi. Di Celentano non si butta nulla, nemmeno l'assenza. Tanto i picchi di ascolto li hanno fatti con lui...» 
 
E con Morandi, che è un bravo ragazzo quanto Celentano... 
 
«Giusto, infatti, se non mi sbaglio, lo hanno crocefisso assieme ad Adriano. Si vedeva bene che l'altra sera sul palco portava un peso intollerabile. Hanno picchiato duro, hanno bombardato il muro di affetti che ha sempre protetto sia Morandi che Celentano. Quei fischi, quelle contestazioni sono magnificamente accordate sulle parole con cui la direttrice generale della Rai ha intimato ad Adriano di badare a quello che avrebbe detto e fatto, come fosse un delinquente. Ma pensa un po', da che pulpito. Ma il gioco sporco è riuscito, temo. E Celentano ora lo sa, come lo sa Morandi...» 
 
Morandi ad Adriano ha rivolto un «grazie» denso e struggente, come si fa con il proprio compagno davanti al plotone d'esecuzione... 
 
«Visto anche quello. Ma sai che ti dico? Tempi nuovi stanno arrivando, per quella gente che serve la tribù degli ipocriti questo è davvero l'ultimo atto». 
 
fonte: unita.it - 20 febbraio 2012

 

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[STAMPA] Stuprata da un “ragazzo per bene”

 

2001 – Il titolo del giornale diceva: “Maria” anni 58 stuprata alle due del mattino sul ciglio della strada da un giovane, cosiddetto “per bene, di buona famiglia”.
La testimonianza di questa donna è stata da me raccolta, riscritta e rappresentata in numerose occasioni. E’ una storia tremenda non solo per la violenza subìta da questa donna ma anche per l’indifferenza dei passanti, di quelli che pur accorgendosi di quello che stava accadendo tiravano dritto… e sono passati ormai 11 anni, ma sembra ieri, anzi, molto probabilmente in qualche parte d’Italia proprio ieri una, dieci, cento donne sono state violentate. Per Maria e per tutte le Marie di questa terra.
 
Fin da piccola la mia passione è sempre stato ballare… Mi piace tanto il liscio. Sono separata da mio marito e vivo sola… adesso però mia figlia sta con me e mi aiuta a pagare le spese.
Quel sabato lì… sono andata come quasi tutti i sabati a ballare in un locale in piazzale Loreto. Di solito mi accompagna mia figlia, poi lì incontro le amiche. È un posto che frequentiamo da tanto tempo… ci conosciamo quasi tutti. Per rientrare, se non trovo un passaggio tra le mie conoscenti, prendo un taxi che mi lascia sotto casa. Quella sera lì, ero già all’ascensore: “Mamma mia che fame che ho! Quasi, quasi vado a farmi fare delle patate fritte… non ho sonno, poi mi figlia rientra tardi.”
Nella mia via a duecento metri c’è un pub. Anche se erano le due non avevo paura. “Cosa mi può capitare alla mia età.” Entro, vedo che è pienissimo di ragazze e ragazzi, saluto i camerieri che conosco – spesso ci vado con le mie amiche. Mi dirigo verso la cucina, a destra. Una ragazza mi saluta: “Oh signora, come va?… È andata a ballare anche ‘sta sera?” “Eh sì, però senti, ho una voglia matta di patatine! C’è tanto da aspettare? Come sono pronte le vado a mangiare a casa, qui c’è un sacco di fumo”.
 
Mentre parlo con la ragazza vedo un tipo giovane al banco che parla con alcuni camerieri e ride. Ho notato che mi guardava con insistenza. Mi sono detta: “ma guarda che insolente che è ‘sto ragazzo!” Io però non ci ho dato retta… e mi sono seduta. Quello continuava a fissarmi. “Che scemo… “ sono rimasta ad aspettare le mie patatine più di dieci minuti, quasi un quarto d’ora… mi ero un po’ agitata, infatti ho chiesto alla ragazza: “Ma sono pronte ‘ste patatine?” “Tra poco”.
Mi sono seduta di nuovo, ho preparato le £5000 e le ho messe sul tavolo ed ho pensato: “Così faccio prima!” Mentre aspettavo queste benedette patate il ragazzo mi fa segno di uscire. Mi sono spaventata, ma non immaginavo quello che sarebbe successo. Esce. Ho preso le patatine, ho salutato: “Buona sera” – “Buona sera”.
Vado.
 
Anche fuori, all’esterno del pub, c’era un sacco di gente, di ragazzi… e ho visto lui, che era girato sulla destra con un cellulare e parlava. “Non mi ha visto”, mi son detta. Ero un po’ preoccupata, agitata.  Ho preso le chiavi dalla borsetta e me le sono messe in tasca: “Così faccio prima”. Ho preso gli scalini – come scorciatoia- e ho accelerato il passo. Nella mia via, che a soli duecento metri dal pub, devo guardare a destra e a sinistra se arrivano macchine. Ho notato, con un gran respiro di sollievo, che ero sola. Nessuno mi seguiva. Come arrivo all’angolo, dove c’è una concessionaria di automobili, un cane abbaia… lo conosco questo cane, abbaia sempre quando passa qualcuno. Come ho girato l’angolo, ho sentito uno alle spalle… vicinissimo. Il cuore mi si ferma. Mi giro: è lui.
“Cosa vuoi? Perché mi vieni dietro?” Non mi ha risposto, mi ha preso per la gola e mi ha tirata sulla siepe. Io dicevo: “No! Lasciami!”
Lui non parlava e ha cominciato a farmene di tutti colori… picchiandomi, un pugno qua, uno là.  Me ne ha fatte di tutte: davanti, di dietro… per mezz’ora buona.
Ad un certo punto è arrivata una macchina. Ha fatto i fari e ha sentito che gridavo aiuto. Oltretutto il cane era come impazzito, ma nessuno ha aperto una finestra.
La macchina ha fatto manovra e se ne è andata… e lui andava avanti, bello tranquillo come fosse a casa sua, riempiendomi di pugni, in faccia, in testa, dappertutto… lividi ovunque… mi sbatteva contro la siepe, su e giù.
Poi si è arrabbiato perché non riusciva nei suoi scopi… mi ha strappato il cappotto, la giacca, la gonna… mi ha rotto tutto, proprio con rabbia perché non riusciva a fare i comodi suoi.
Ho pensato: “Per me è la fine!” Ero convinta di morire e gli ho persino detto: “Dai ti prego, fai il bravo, farò tutto quello che vuoi. Basta che non mi ammazzi.”
E lui mi diceva: “Zitta! Zitta!” E intanto mi picchiava. Io lì praticamente nuda sulla siepe e lui: “Forza, dai! Fammelo diventare duro!”
Io ad un certo punto gli ho detto: “Ma tu ce l’hai una mamma?” Quando gli ho detto “mamma”, mi ha dato un pugno secco in faccia… mi ha spaccato lo zigomo… mi sono sentita svenire.
In quel mentre, arriva un furgone e allora io ho pensato “Adesso mi violentano anche loro!”
Lui non si è neanche girato: continuava tranquillissimo come se fosse a casa sua.
Dal furgone sono scesi due ragazzi.
“Ragazzi aiutatemi! Aiutatemi  – avevo lui sopra – Mi sta violentando!” Loro hanno guardato proprio bene la scena, poi si sono tirati giù la cerniera e sono andati a fare la pipì… tutti e due a un passo da noi.
Lui si è rigirato… li ha guardati bene… poi si è alzato con comodo, si è preso la mia borsetta con quei pochi soldi che avevo e se n’è andato. M’ha pure scippata quel bastardo!
 
Sono rimasta lì, massacrata di botte che non riuscivo neanche ad alzarmi, mi trascinavo gattoni… prendo le chiavi dal cappotto. A questo punto ho chiesto nuovamente ai ragazzi.
“Ma vaffanculo, troia!” Rintracciati dai Carabineri diranno: “Credevamo fosse un albanese”.
Sono saliti sul furgone, hanno messo della musica a tutto volume… e se ne sono andati.
Mi sono fatta forza, mi sono tirata su… cadevo. Mi ritiravo su e cadevo… ho raccolto una scarpa qua, una là, il cappotto, l’orologio e la biancheria.
Nuda… a piedi sono riuscita ad arrivare al portone. Ho aperto, ho aspettato l’ascensore e sono salita in casa. Stavo morendo, stavo morendo… ho chiamato mia figlia al cellulare: non rispondeva.
 
Ho fatto il 113 e la centralinista che mi dice: “Signora si calmi… non capisco niente… cosa le è successo?”
“Mi hanno violentata. Aiutatemi, sto male… sto male! Sto per svenire, sto per morire!”
“Si calmi signora… non si capisce niente… parli piano…”
“Ho uno zigomo rotto… faccio fatica…”
“Dove si trova? Dove abita, in che via.”
Ho dato il mio indirizzo.
“Stia tranquilla… adesso arriva la Croce Rossa.”
Erano le tre e un quarto, le tre e mezza. Ho bevuto un po’ d’acqua, mi sono messa nel letto: piangevo e aspettavo.
Sono arrivati i Carabinieri insieme a quelli della croce Rossa e mi hanno portata al San Raffaele. Per tutta la notte, a vomitare… sono svenuta… mi hanno trovato uno zigomo rotto, lividi dappertutto, un taglio in testa, mi hanno medicato tutte le ecchimosi che avevo su tutto il corpo… avevo pure un occhio pieno di sangue. Dal San Raffaele mi hanno portata la notte stessa alla Mangiagalli per degli accertamenti ginecologici, tampone vaginale eccetera. Alle sette mi riportano al Pronto Soccorso del San Raffaele… lì da sola in corridoio, sulla barella, senza lavarmi, senza niente. Per molte ore nessun medico mi ha visitato nuovamente, solo un’infermiera mi ha sistemato le medicazioni. Dal San Raffaele all’ospedale San Paolo per fare una radiografia al viso per lo zigomo. Come mi hanno vista, hanno deciso di operami subito. Io ero agitatissima, per fortuna c’era mia figlia con me.
 
Poi sono arrivati i Carabinieri a interrogarmi. Stavo malissimo, piangevo disperata. Mia figlia mi teneva la mano e piangeva con me.
Dopo quattro giorni e una notte di ricovero trasferendomi da un ospedale all’altro, sono finalmente tornata a casa. Nel frattempo i Carabinieri di Cologno Monzese cercano lo stupratore. Fanno un’indagine al pub, vanno sul luogo e recuperano un pacchetto di sigarette e tramite il pacchetto riescono a risalire a questa persona in casa della quale trovano la mia borsetta e le mie cose… e altri vari oggetti femminili.
I Carabinieri in ospedale mi invitano al riconoscimento tramite delle foto.
Io me lo ricordavo benissimo… stava sopra di me, faccia a faccia, e l’ho descritto in maniera dettagliata.
Martedì mattina alle dieci i Carabinieri mi dicono: “Deve venire in caserma per il riconoscimento.” “Subito?” “Sì, subito. Abbiamo premura di prendere questo tipo.”
Io non stavo bene e non me la sentivo di seguirli “Signora, deve per forza venire con noi se no ci scappa!”
Sono andata in camicia da notte con sopra il paltò a vedere altre foto… mentre guardavo le foto su un libro… loro sono andati a prenderlo. Quando è arrivato ho dovuto fare il riconoscimento all’americana.
Una volta arrestato, lui sostiene di non ricordare niente.
Questo ragazzo è di una famiglia per bene, di chiesa… agiata. Una famiglia conosciuta qui a Cologno Monzese.
Ha detto: ”So di aver fatto del male a qualcuno però non mi ricordo niente.”
 
Te la caverai con poco, come tanti altri. Per quanto tu possa ripensare a quell’orribile momento… mai potrai capire quanto male mi hai fatto. Un male che brucia continuamente nel mio cervello… nel mio cuore… un male che nulla potrà mai cancellare.
Mi hai bruciato la vita, ragazzo.
 
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[STAMPA] Il teatro di Dario Fo e Franca Rame si studia alla Sorbonne

 

marina de juliPARIGI – Tutto il mondo considera ormai il loro teatro al livello di un “classico”: Dario Fo e Franca Rame rappresentano una delle più originali e complete esperienze di palcoscenico e drammaturgia del teatro contemporaneo.
La prova eclatante della loro rilevanza autorale fu il Nobel per la letteratura assegnato nel 1997 all’attore di Sangiano. Da allora, la consapevolezza culturale del loro ruolo si è progressivamente consolidata. Eppure, in Italia, fa ancora un certo effetto rendersi conto del (meritatissimo) credito scientifico del quale all’estero godono i nostri.
“Forse – prova a spiegare Marina De Juli, storica attrice della compagnia Fo-Rame – perché nel nostro Paese è sempre prevalsa la loro figura di interpreti e mattatori su quella di autori. E questo anche per l’esposizione civile e politica del loro teatro”.
Proprio Marina De Juli sarà ospite con ben due spettacoli al Centre Malesherbes di Parigi in occasione di una giornata di studi organizzata dalla Sorbonne: il 15 febbraio prossimo studiosi di teatro italiani e francesi si confronteranno su “Interpréter le théâtre de Dario Fo et Franca Rame. Approches théoriques et pratiques”.
 
“Per quanto riguarda la Francia – ci puntualizza Davide Luglio, responsabile scientifico, insieme a Laetitia Dumont-Lewi e Lucie Comparini, della giornata di studi – il loro teatro si è imposto progressivamente come classico da quando, nel 1974, José Guinot, con l’aiuto di Ginette Herry, lo fece venire in tournée con Mistero Buffo. Da allora, buona parte degli spettacoli di Fo e Rame è stata tradotta e rappresentata, ed è stato possibile cogliere sempre meglio ciò che fa l’universalità, la “classicità” della poetica di Fo. In una recente, bellissima testimonianza, Ginette Herry ne ha messo in evidenza i due aspetti centrali. Da una parte la funzione poetico-politica delle tracce mitiche o delle realtà storiche del conflitto tra «maggiorenti» e «poveri cristi». Si tratta, con esse, di far affiorare o di consolidare la consapevolezza della perennità degli oppressi e della legittimità delle loro lotte e delle loro utopie, dando a queste, magari, anche forza e vita. Dall’altra, la magistrale reinvenzione dell’attore-narratore che privilegia l’azione visiva e lo spettacolo piuttosto che la scrittura, facendo della letteratura non un punto di partenza ma un punto di arrivo”.
Marina De Juli, che in Italia porta in tournée da anni, con successo, una versione personalissima dei lavori di Fo e Rame, si confronterà per la prima volta con la recitazione in lingua francese del suo “Tutta casa letto e chiesa”, mentre “Johanna Padana a la descoverta de le Americhe”, riscrittura al femminile dell’anti-eroe di Fo, andrà in scena con la proiezione di un’inedita traduzione “grafica” realizzata dagli studiosi della Sorbonne.
 
“Molto spesso – aggiunge Marina –, all’estero, la fisicità del teatro di Dario è stata confusa con quella del clown o del mimo. In realtà, Fo è un «anti-mimo», il suo è un lavoro «a togliere». In altre parole, io in scena seguo la lezione del mio maestro: accennare le cose e lasciare alla fantasia dello spettatore lo spazio per completarle”.
Ma in cosa consiste l’elemento di maggior urgenza nel confronto con l’attualità della scrittura di Fo e Rame?
“L’attualità della drammaturgia di Fo è, ancora una volta -– secondo Luglio –, il prodotto della sua classicità. Nel rapporto stile-contenuto va osservato che l’uso che fanno Fo e Rame della storia è sempre un uso allegorico, sicché un fatto legato all’attualità degli anni Settanta o Ottanta nei loro spettacoli assume comunque un valore che supera la contingenza di quel dato momento. Nel 2010 Marc Prin ha portato in scena, al teatro Nanterre/Amandiers, «Clacson, trombette e pernacchi». È stato un grande successo anche se la pièce, strettamente legata alla storia italiana della fine degli anni di piombo, poteva sembrare ostica ad un pubblico francese. Invece, la sua dimensione allegorica ha permesso a Marc Prin di moltiplicare implicitamente i rinvii all’attualità di oggi, proprio perché non esiste epoca in cui non si riproduca, a questo o a quel livello, una dialettica oppresso-oppressore. Quanto all’attualità linguistica, essa è pure presente per lo spazio che occupa nel linguaggio scenico di Fo la visualizzazione gestuale del racconto. Sulla scena della Comédie française l’attore era, per così dire, solo e nudo, disponendo solamente della propria immaginazione per creare e visualizzare la storia che raccontava. E l’immaginazione di un attore è per definizione legata al suo tempo, al presente che vive e condivide con gli spettatori”.
 
15 febbraio 2012
Université Paris-Sorbonne – Salle des Actes – Paris
Giornata di studi
Interpréter le théâtre de Dario Fo et Franca Rame. Approches théoriques et pratiques
 
16 febbraio 2012 – ore 17
Centre Malesherbes, Grand Amphithéâtre – Paris
Johanna Padana a la descoverta de le Americhe
di Dario Fo, adattamento di Marina De Juli
con Marina De Juli
 
17 febbraio 2012 – ore 18
Centre Malesherbes, Grand Amphithéâtre – Paris
Tutta casa letto e chiesa
di Franca Rame e Dario Fo
con Marina De juli
 
Organizzazione:
Université Paris-Sorbonne
PRITEPS – Programme de Recherches Interdisciplinaires sure le Théâtre et les Pratiques Sceniques
ELCI-EA 1496 – (Équipe Littérature et Culture Italiennes)

fonte: etudesitaliennes.hypotheses.org

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[STAMPA] La straordinaria coppia Dario Fo e Franca Rame sabato a Varese con “Mistero Buffo”.

Buffi,  vero, ma sempre di misteri si tratta. Quelli che Dario Fo e Franca Rame porteranno a Varese, sabato 18 alle 21 al Teatro di Varese a quarantatre anni di distanza dalla prima rappresentazione del testo teatrale: 1969, a Milano, “in un capannone di una piccola fabbrica dismessa dalle parti di Porta Romana”. Non è troppo affermare che Fo deve ad un’opera dei tardi anni Sessanta il suo Premio Nobel per la Letteratura del 1997. L’Accademia di Svezia sottolineò l’importanza dell’attore nel “fustigare il potere e riabilitare la dignità degli umiliati…”. Complice il corpo, il gesto, l’intonazione, lo sguardo. La compiutezza di un “grandissimo mimo”, come scrive Gianfranco Folena. Perché “Fo padroneggia da maestro le tecniche del discorso e della narrativa popolare”. Con Fo sul palco “potrete ottenere un’idea del tutto credibile di cosa fosse il teatro satirico dei giullari medioevali”, dice ancora Folena.
 
Linguaggio dai mille dialetti padani, nato dal migrare dei buffoni-clown-giullari. Fonte di comicità, grottesco, anticlericalismo. Spregiudicata la parola e l’accentazione; diavolesco – quasi – il suo ritorcersi nelle pieghe del viso e del recitare. Il canto, in questo caso, è parola e verso. E il racconto – Mistero Buffo nasce come giullarata popolare basata in parte sui vangeli apocrifi e sui racconti del volgo sulla vita di Gesù – è espressione di vita consumata. Ma, soprattutto, desiderata e vissuta. Non si tratta, dunque, solo di buffonesca rappresentazione del Mistero, ma rievocazione mistificata di episodi esplosi in un grammelot – linguaggio misto e a volte inafferrabile – che trasforma il pubblico in protagonista, non passivo, dello spettacolo. E’ l’umanità intera a porsi in gioco. Sono i suoi dubbi, le sue fantasie, le sue illusioni. Forse, il bisogno di guardare ad una figura di Gesù che sia umana, dunque, sempre “credibile”.
 
Per Dario Fo, recitare non è un mestiere ma un divertimento. Anche quando si tratta di “buttare all’aria convenzioni e regole”. Eppure, in “Mistero Buffo”, le regole sono quelle di un’umanità che si interroga sul Mistero e che di questo vuole conoscere, sapere e condividere. Senza filosofie e teologismi. La sua accezione terrena, certo non facile per chi esercita un credo assoluto nella fede, rappresenta il lato provocatorio della storia. Addirittura dissacrante quando si tratta di mescolare le carte di fronte alla “Resurrezione di Lazzaro”, “Bonifacio VIII”, “La fame dello Zanni”, la “Storia di San Benedetto da Norcia” o “Maria alla Croce”. Certo: come può una madre accettare la morte di un figlio? Come può non chiedere spiegazioni all’arcangelo Gabriele dei suoi messaggi? La vita e la morte. E, nel mezzo, i miracoli, le sbornie, lo spettacolo di chi risorge, l’ingordigia di colui che vuole mangiare…anche se stesso.
 
“Mistero Buffo” è tutto questo: una parabola di creatività artistica nella quale il Bene e il Male si contendono in una confusione che può essere risolta solo nei codici atavici della coscienza. E di una curiosità spaventosamente umana.
 
Davide Ielmini
 
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