Rassegna Stampa

[STAMPA] ''Mistero Buffo'' di Dario Fo e Franca Rame all'ObiHall di Firenze

misatero buffoLunedì 23 gennaio 2012 all'ObiHall Teatro di Firenze in programma lo spettacolo "Mistero Buffo" di Dario Fo e Franca Rame.
Tornano in scena con una selezione di testi dal loro spettacolo dei primordi "Mistero buffo", riproposto con un'immancabile dose di improvvisazione, da sempre cifra distintiva del teatro di Fo. Per informazioni: www.obihall.it - www.teatropuccini.it
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[STAMPA] Censura Rai, una storia antica - di Franca Rame

Ci sono nella vita di ogni uomo o donna, o in entrambi, uno o due momenti chiave con picchi a salire e a scendere. Dario e io ne abbiamo vissuti più di uno e tutti di straordinario valore, anche perché non si muovevano solo nell’ambito del nostro particolare interesse, ma coinvolgevano molta altra gente.
 
Quando esplose per esempio lo scandalo Canzonissima, non si trattò solo di un contenzioso fra la televisione e noi, cioè due attori e autori di un programma di sketch e di canzoni che si ribellavano ad un Ente statale a proposito di un contratto, ma tirava in ballo la vita e i diritti degli operai, quella della libertà di informazione oltre che di esprimersi riguardo alla politica: cioè tirava in ballo addirittura la Costituzione. Inoltre, per la prima volta attraverso un programma di puro intrattenimento popolare, si denunciava l’esistenza di due grandi conflitti, nei quali c’erano morti e feriti ogni giorno. Si trattava delle morti sul lavoro e della guerra di mafia.
 
Di questi atti incivili e spesso criminali non se ne parlava mai in televisione e molto raramente sui quotidiani. Anzi, in televisione nessuno aveva mai trattato di questa realtà. Tutto era mascherato e seppellito. Il fatto poi che il vaso delle nefandezze fosse rovesciato nel programma più seguito non solo in televisione, ma anche attraverso la totalità dei mezzi d’informazione, fu il detonatore massimo della bomba e del relativo scandalo. Il caso volle che, nello stesso momento in cui andava in onda la scena che trattava delle morti bianche, tutti gli operai d’Italia, in primo luogo i muratori, avessero indetto uno sciopero di alcuni giorni per protestare contro la mancanza di protezione sul lavoro, cioè la causa prima dei continui incidenti che causavano ormai una vera e propria strage in tutti settori. Proibire che quell’atto unico satirico e di forte denuncia fosse trasmesso, era come buttare benzina sul fuoco. Bernabei, direttore politico e organizzativo dei programmi Rai, scelse per il fuoco, sperando nei pompieri, quelli politici, soprattutto. Ma la cosa non funzionò e la protesta divampò coinvolgendo anche quei movimenti sindacali che normalmente accettano compromessi come certi pesci s’ingoiano l’esca con l’amo.
 
Sempre in Canzonissima, mi pare la puntata appresso, ecco che va in scena un dialogo fra una “mugliera” sicula e un giornalista inviato dal continente. La donna è intenta ad avvolgere un lungo filo. Forse allude a una delle tre Parche, allegoria della vita e della morte. Ogni tanto si odono degli spari e qualche botto. Il giornalista chiede di che si tratti, e la donna risponde che forse, quello sparo, proviene dal fucile di qualche cacciatore solitario, ma poi si corregge: può darsi che sia anche quello che uccide un infame che si piglia la sentenza. Altro sparo, ed ecco che viene indicato un sindacalista che creava guai; un botto, ed è il salto in aria della casa di qualcuno che non ha pagato il pizzo e così via, fra spari e mitragliate si arriva al punto in cui il giornalista chiede: “Come mai all’istante hanno cessato di far botti?” e la donna risponde: “Sempre prima dell’ultimo sparo c’è un attimo di silenzio”. “E a chi andrà l’ultimo botto?” Chiede il cronista. E la donna risponde: “A chillu cchi fa troppe domande, cioè a te”. Sparo, il cronista cade riverso.
 
Il peso e la forza di quella satira sfuggì ai censori. Era ritenuta troppo enigmatica per preoccuparsene, ma tutti gli spettatori, soprattutto a cominciare da quelli siciliani, capirono immediatamente che si trattava di discorsi sulla mafia e sui crimini che nell’isola si susseguivano a ripetizione (giudici, poliziotti e 70 sindacalisti uccisi in pochi anni). Si scandalizzarono i politici, a cominciare dai ministri del governo. Perfino i liberali con il loro segretario in capo, Malagodi, presero una posizione durissima, insultandoci e ricordandoci che già altri comici avevano sbattuto tempo addietro la faccia sulle tavole del palcoscenico, per aver esagerato nell’ironizzare sul potere; ma chi erano questi comici colpiti con tanta ferocia? Ed ecco che il segretario dei liberali fa il nome di un certo Mattia Perollo, comico di Trieste che si prese una fucilata da un fanatico fascista durante una rappresentazione. Il cardinale arcivescovo di Palermo fece pure un’omelia contro quello sconcio in grottesco; urlò: “La mafia non esiste, o ad ogni modo non si tratta di un’organizzazione criminale che voglia sostituirsi allo Stato, ma di normale delinquenza locale”.
 
Ricevemmo lettere minatorie in gran numero, scritte addirittura col sangue e biglietti sui quali era disegnata una lupara. Le minacce arrivarono anche su nostro figlio Jacopo, che aveva sei anni, al punto che per tutto l’anno scolastico dovemmo vederlo andare a scuola protetto da due poliziotti. Il direttore in capo della Rai, all’unisono con il dottor Bernabei, quando ci rifiutammo, in seguito alle loro censure, di salire sul palcoscenico per recitare il nulla (giacchè ogni sketch di satira ci era stato cancellato) ci avvertì: “Voi rischiate molto, più di quanto non crediate. A parte una denuncia per turbativa dell’ordine pubblico, per la quale rischiate l’arresto immediato, sappiate che per anni e anni non vi capiterà più di poter calcare le scene della televisione…” e fu proprio così. Fummo letteralmente cancellati dallo schermo televisivo per la bellezza di sedici anni, il che significa, nel mondo dello spettacolo, essere messi al bando per una vita. Ci restava solo il teatro, ma le varie piazze gestite da comuni dalla Dc come Bergamo, Vicenza, Padova, Rovigo, eccetera erano per noi assolutamente proibite. Ma il nostro gesto aveva mosso una notevole solidarietà da parte dei nostri colleghi, che avevano capito che bisognava rispondere non a branco, contro la prepotenza dei gestori culturali di Stato, ma era giocoforza organizzarsi con la creazione di un autentico sindacato degli attori e dei tecnici.
 
La sorpresa più straordinaria l’avemmo dal pubblico che, come rimontammo sulla scena con un nuovo spettacolo – si trattava di “/Isabella, tre caravelle e un cacciaballe/” – rispose al nostro apparire con uno slancio ed entusiasmo sconvolgenti. L’Odeon, teatro nel quale avevamo debuttato, era stato letteralmente preso d’assalto. Il botteghino dovette aprire le prenotazioni addirittura con dieci giorni di anticipo. La gente ci fermava per strada e ognuno ci dimostrava affetto e stima. Per di più la notizia della nostra vicenda era giunta anche all’estero, per cui ricevemmo visite da cronisti da tutta Europa, nonché inviti da alcuni teatri di Francia e d’Inghilterra perché debuttassimo da loro. Naturalmente la Rai ci fece causa, ma prevedendo il gesto, riuscimmo a superare in velocità l’ente pubblico e sporgemmo denuncia contro di loro con grande anticipo.
 
Eravamo nei primi anni ’60, e quello era il tempo in cui esplodeva il grande miracolo economico dell’Italia… dappertutto crescevano case e palazzi come funghi, la produzione industriale era in forte rimonta e il grande successo della nostra economia aveva sorpreso tutti gli altri paesi dell’Europa; anche la coscienza civile e politica delle classi subalterne si trovava in forte crescita e ognuno era partecipe del fermento culturale che stava montando in tutti i settori, dal cinema alla letteratura al teatro.
 
Uno degli argomenti di cui maggiormente si discuteva riguardava il ruolo dell’intellettuale nella società. Naturalmente c’era chi parlava di impegno politico, e in particolare se gli ‘uomini di pensiero ed arte’ dovessero schierarsi per una causa o dovessero rimanere al di fuori d’ogni coinvolgimento, completamente autonomi e indipendenti da ogni gioco di potere. Fra l’altro c’era chi riprendeva l’antico tema dell’arte per l’arte alla ricerca della pura bellezza edonistica. Fu proprio per entrare a piedi giunti nel dibattito che scegliemmo il tema delle grandi scoperte, prima fra tutte quella che culminò con il viaggio di Colombo nelle Americhe. Ci siamo serviti come testo base del saggio del grande storico spagnolo Salvador De Madariaga e ci inserimmo come contrappunto dominante la repressione condotta dal Tribunale dell’Inquisizione in quell’epoca in tutta la penisola iberica. Lo spettacolo si apriva infatti con una processione d’auto da fè, dove si notava subito la presenza d’alcuni condannati per eresia, fra i quali in primo piano appariva un attore capocomico che veniva portato al patibolo poiché ritenuto colpevole d’aver messo in scena un testo satirico che prendeva spunto dalla spedizione di Cristoforo Colombo, con relativa strage di selvaggi rei di credere in divinità estranee alla fede cristiana. Oltretutto nel testo opera presunta di Fernando de Rojas si trattava della grande diaspora di ebrei che venivano spogliati dei propri beni allo scopo di rimpinguare le casse dissanguate dello Stato.
 
Il condannato spera nel sopraggiungere seppur in extremis della grazia concessa dal re. Quasi a mo’ di beffa gli viene ingiunto di recitare insieme alla sua compagnia, che finora lo ha seguito in prossimità del patibolo, l’opera che gli ha causato la condanna, cioè la vita di Cristobal Colon, il tutto direttamente sul palco del supplizio. Pur di prender tempo l’attore accetta: il palco delle esecuzioni si trasformerà in palcoscenico e di volta in volta diventerà nave, con tanto d’alberi e vele, cattedrale e trono sul quale siederanno il re e la regina contornati dai giudici dell’Inquisizione. Con questo espediente è logico che tutta la vicenda riceverà una spinta paradossale straordinaria. Più che di personaggi, quindi, si tratterà di maschere: re, ammiragli e regine appariranno in tutta la loro vis comica deformante. Cristoforo Colombo verrà interpretato dall’attore condannato, quindi le vite dei due personaggi saranno costrette a una sintonia quasi metafisica. E così scopriremo se il grande navigatore è maggiormente interessato alla scienza o agli affari e le cariche di potere; se dimostra pietà per i selvaggi fatti schiavi o piuttosto ha interesse a trarne utile nella tratta; e soprattutto capiremo come mai alla fine dei suoi viaggi, che hanno procurato tanta ricchezza e prestigio alla corte spagnola, viene da questa condannato alle catene e posto in galera.
 
Dicevamo che la turnè con quest’opera ci regalò un notevole successo, applausi ma anche contestazioni da parte di alcuni scalmanati reazionari, che male accettavano si svelassero alcune verità troppo aspre per alcuni palati. Fra l’altro, la commedia satirica era sostenuta da canti carichi di esplicita ironia; un coro, eseguito da otto uomini d’ordine esaltava l’odio razziale e l’intolleranza come aspetti del tutto positivi di una società. La prima strofa diceva: “Ogni tanto fa un certo piacere/ il poter bastonare qualcuno, il poter legalmente sfogare/ il livor di sentirsi nessuno/ su, urliamo, copriam di pernacchie/ Questa razza di bestie in ginocchio/ su pestiamoli senza pietà./ Oh che grande invenzione il nemico/ un nemico che sia disarmato/ ringraziam chi ce l’ha procurato/ umiliato e per giunta marchiato”. Ognuno può ben capire che si tratta di versi, ahimè, di una attualità sconcertante. È facile intuire che questo fosse uno dei momenti dello spettacolo che in qualcuno poteva maggiormente produrre forte indignazione e rabbia, tant’è che una sera, all’uscita del teatro Valle di Roma, fummo aggrediti da una squadra di fascisti che ci tirò addosso ogni lordura. Poi giacchè noi si era reagito, eccoli fuggire come di regola.
 
In quegli anni, una compagnia di Barcellona – mi pare si chiamassero i Comedians – tentò di mettere in scena la satira su Colon. La Spagna era ancora sotto il regime di Franco. La compagnia riuscì anche ad eseguire la prova generale. Alla fine della prova gli attori furono tutti arrestati e portati in carcere, compreso il suggeritore.
 
fonte: il blog di Franca Rame su ilfattoquotidiano.it
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[STAMPA] “Tutti giù per l’aria”: documentario con Marco Travaglio e Dario Fo

Tutti giù per l’aria” – Decisamente interessante il documentario “Tutti giù per l’aria” che, a breve, sarà fruibile al cinema. Non sono argomenti felici quelli che vengono trattati all’interno di tale pellicola, ma è necessario che se ne parli al fine di incrementare la coscienza critica del pubblico di cittadini e di far sì che tali questioni non restino prive di portavoce.
 
Un documentario impegnato – Alessandro Tartaglia Policini, cassintegrato Alitalia, è anche un giornalista pubblicista che ha deciso di raccontare, secondo il ben poco interpellato punto di vista dei lavoratori, le vicende che ha attraversato il luogo in cui lavorava dal settembre 2008 al’aprile 2009. Nei panni degli “attori” di tale documentario, che non rischia affatto di diventare pesante dato che dura solo sessantacinque minuti, vi sono personaggi illustri e noti al pubblico a casa. Da Fernando Cormick a Ascanio Celestini, da Marco Travaglio a Dario Fo: gli interpreti di tale pellicola sono noti anche (e spesso soprattutto) per il proprio impegno costante nel sociale. Vale la pena privarsi di un film leggero e divertente per trascorrere un’ora o poco più in compagnia di questi signori qui sopra? Se la storia ed il futuro del Paese in cui si vive non vengono considerate questioni di poco conto, decisamente sì. M.C.
 
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[STAMPA] Piccolo, a gennaio lezione spettacolo Fo su Don Giovanni e Commedia dell'arte

Si terrà mercoledì 11 gennaio 2012 alle 20,30 al Piccolo Teatro Strehler "Il Don Giovanni e la Commedia dell'arte", la lezione-spettacolo inedita di e con Dario Fo, prevista all'interno del programma "Il Don Giovanni in città" dal Comune di Milano insieme a Edison per portare la musica della Prima fuori dal "cerchio magico" della Scala.
La serata, originariamente prevista per il 5 dicembre, era stata a suo tempo rinviata per evitare al Nobel un affaticamento della voce, sconsigliato in seguito ad un intervento alle corde vocali.
 
L'ingresso è gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. I biglietti possono essere ritirati a partire da lunedì 2 gennaio 2012 attraverso i seguenti canali: Biglietteria Piccolo Teatro Strehler, tutti i giorni (escluso il 6 gennaio) dalle 9.45 alle 18.45, domenica dalle 13 alle 18.30 Internet www.piccoloteatro.org/dariofo
 
Le persone già in possesso del biglietto per lo spettacolo, poi sospeso, del 5 dicembre possono sostituire il titolo d'ingresso in loro possesso presso la biglietteria del Piccolo Teatro Strehler fino al 2 di gennaio. (Omnimilano.it) (30 Dicembre 2011 ore 10:57)
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[STAMPA] Il teatro di Dario Fo e Franca Rame

Marina De Juli porta a Chiasso Il teatro di Dario Fo e Franca Rame
 
Dopo la serata di apertura della stagione 2011/2012, che aveva visto sul palco del Cinema Teatro di Chiasso Dario Fo e Franca Rame, i due attori milanesi tornano simbolicamente con un loro famoso testo con la regia della stessa Rame, "Tutta casa, letto e chiesa", collage di monologhi comico-grotteschi sulla condizione femminile.
 
La prima parte dello spettacolo ruota intorno alla figura della donna sola, che ha tutto all’interno della propria casa, vive secondo i canoni offerti dalla tv, ma non ha ciò che più conta, il rispetto da parte del marito e la fiducia in se stessa. Scopre una dirimpettaia che non aveva mai visto e le confida, in un narrare tragicomico, la sua vita. Il risveglio è un brano per ridere e per riflettere, che porta alla ribalta l’universo di sentimenti ed emozioni a lungo repressi dalla donna d’oggi, risucchiata dallo stress della vita quotidiana e dai ritmi che il “sesso debole” è costretto a tenere, diviso tra casa e lavoro. 
La seconda parte è dedicata all’argomento sesso. Se ne parla sia attraverso un’esilarante lezione d’orgasmi, sia con un’antica giullarata, piena d’umorismo, di poesia e con una morale, dal titoloLa parpaja topola.
 
Uno spettacolo tra il comico e il grottesco, che si dipana fra ironia sapiente e riflessione, non disgiunta dall’impegno sociale. La realtà è vista con gli occhi delle donne, che non hanno perso la capacità di ridere guardandosi allo specchio. (tutta casa)
Chiasso 14 gennaio 2012, ore 20.30 Via D. Alighieri 3b Cinema Teatro di Chiasso 
 
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[STAMPA] Il Mistero Buffo secondo Franca Rame: “Io ero al Parlamento: lì nessuno lavora”

L'attrice ed ex senatrice dell'Idv in scena martedì sera a Bologna con il marito Dario Fo: "Se novecento deputati sui mille che sono andassero a casa sarebbe meglio. Anche se poi gli toccherebbe darsi daffare davvero per sopravvivere"

dario fo e franca rame
Mistero Buffo fa tappa a Bologna. Lo storico spettacolo teatrale ideato da Dario Fo e Franca Rame, oramai quarantadue anni orsono, va in scena martedì 20 dicembre al Teatro delle Celebrazioni alle ore 21.
 
Tra premi nobel ed elezioni al senato della repubblica, la più conosciuta coppia di artisti teatrali del novecento riprende in mano il capostipite del teatro di narrazione italiano. Parabole evangeliche e misteri medievali declamati con la lingua universale del grammelot, con la commedia dell’arte che fiancheggia feconda la satira e sbeffeggia ilare l‘ipocrisia del potere.
 
E dopo qualche anno di assenza a fianco del marito, il Mistero Buffo torna ad essere un affare di coppia. Franca Rame sul palco assieme a Dario Fo: “La nostra è una festa – racconta la Rame al Fattoquotidiano.it – abbiamo fatto talmente tanti spettacoli insieme con Dario che non dobbiamo nemmeno più parlarci. Basta uno sguardo in scena e ci si capisce al volo: un colpo di tosse vuol dire qualcosa, quando faccio ciao ciao con la mano vuol dire stringi, quando mi tocco lo stomaco vuol dire “diaframma”. Io ho l’abitudine in scena di dirigere gli attori che lavorano con me. E Dario dice di esserne ben contento”.
 
Uno spettacolo in continua mutazione, un unicum teatrale…
 
“Cambiare il testo è una nostra abitudine. Mistero Buffo è un testo pazzesco, una colonna della letteratura italiana, che Dario ha iniziato a scrivere nel 1969. Oggi siamo nel 2011 immaginatevi le volte che lo abbiamo recitato, dicono che sono 5mila repliche, ma forse sono di più. Nel tempo lo si cambia, ci sono alcuni brani completamente nuovi che la gente non conosce, ci sono anche le presentazioni. Dopo tutte queste repliche il testo non potrà mai essere uguale a quello delle origine”.
 
Tornate a Bologna dopo alcuni anni, intanto la città è cambiata: non sembra più essere quella che era negli anni settanta, quando Mistero Buffo iniziava il suo percorso teatrale. Cosa pensa di questi cambiamenti politici?
 
Non è più la Bologna gloriosa di quegli anni, questo sì. Leggo i giornali e seguo le polemiche, ma manco da anni da questa città. Certamente quarant’anni fa la sinistra che c’era, era proprio la sinistra. Adesso, senza offendere nessuno, è una sinistra un po’ rilassata. Non voglio dire male, io sono di sinistra, anche se provengo da quella famiglia non iscritta al Pci”.
 
Non trova che a Milano, come del resto a Napoli, l’apertura alla società civile ha dato nuova linfa alla sinistra locale?
 
“I cambiamenti sono evidenti e a poco a poco danno buoni frutti, ma ricordiamoci che questo è un momento brutto per Milano come per Bologna e per Siracusa. Abbiamo questo nuovo presidente del consiglio che mi sembra possa mettere in atto alcuni cambiamenti fondamentali per il nostro futuro a breve. Mi auguro che lo lascino lavorare perché il tempo è pochissimo”
 
Lei comunque è ricordata anche per la sua esperienza da senatrice con l’Idv dal 2006 al 2008 e per atti di coraggio come l’idea di abolire privilegi della casta e tagliare costi della politica: che ricordo ha di quel periodo?
 
“Quello che ho vissuto al Senato è il più brutto periodo della mia vita. Faccio un esempio: in due anni sono stata l’unica a tirar fuori il problema del conflitto d’interessi di Berlusconi, ma la proposta è caduta nel più grande gelo e disinteresse da parte di tutti. E dire che tra parlamentari e senatori siamo attorno alle mille unità”.
 
Allora da dentro le istituzioni è impossibile cambiare il paese?
 
“Guardate, se di questi mille parlamentari, novecento andassero a casa sarebbe meglio. Mi dispiace per loro perché gli toccherebbe lavorare, perché lì dentro non si può dire che si lavori. Io in Senato ero presente a tutte le commissioni. Ne avevo otto. Le frequentavo tutte. A quella sull’uranio eravamo presenti io, la senatrice Lidia Menapace (Rifondazione Comunista, n.d.r.) e un senatore leghista. Ugual numero anche nelle altre commissioni. Quindi se avessi lavorato come lavorano in generale i senatori avrei lavorato sette ore alla settimana. Non un numero a caso, l’ho ben calcolato: sette ore”.
 
Principali colpevoli di questa debacle culturale e istituzionale?
 
“Se fate attenzione all’emiciclo sia a sinistra che a destra vedrete che le assenze sono dappertutto. Addirittura alcuni arrivano in ritardo per il voto. Ma vi pare che un parlamentare arrivi in ritardo per votare? Eppure è successo anche nel giorno della caduta di Berlusconi tra le fila dei suoi sostenitori. Fanno solo quello che gli è può comodo, ragionano così”.
 
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[STAMPA] "Vengo anch'io"...

 

Dario Fo aveva cantato "Ho visto un re" con Enzo Jannacci nel 1968, con coro d’accompagnamento. Lo ha riproposto questa sera, nello speciale Vengo anch’io, che fornisce una serie incredibile di spunti amarcord, sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista televisivo.

Il brano nonsense è una metafora a sfondo politico, e divenne uno dei brani simbolo della critica sociale sessantottina. E proprio in quell’anno, Jannacci, arrivato in finale al Festival di Sanremo, avrebbe voluto proporre Ho visto un re nello “scontro” con Gianni Morandi. Ma la Rai si oppose. Jannacci, allora, ripiegò su Gli zingari, altra canzone non certo leggera dal punto di vista del contenuto sociale e politico.

Jannacci non poteva vincere, nella Rai di allora e nel Festival di allora, ma ne fu comunque delusissimo. E così si allontanò per un po’ dalle scene, riprendendo gli studi di medicina.

Dopo il salto, altre versioni storiche di Ho visto un re: una cantata da Jannacci, Fo, Albanese, Celentano e Gaber, un’altra da Fo, Jannacci e Gaber.

 

fonte: tvblog.it

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[STAMPA] Franca Rame ringrazia il Rendano per la Marcolfa

18 dic 11 - Franca Rame, compagna di vita e sulla scena di Dario Fo, ha inviato al Teatro "Rendano" di Cosenza e alla responsabile artistica della stagione di prosa Isabel Russinova un messaggio di ringraziamento per la scelta di far inaugurare la stagione con la farsa di Fo "La Marcolfa" che proprio la Rame aveva interpretato, nella parte della governante del marchese di Trerate, nella versione originaria. E' stata la stessa Russinova a rendere noto il testo del messaggio nel corso di un incontro. Nel nuovo allestimento è Antonio Salines ad incarnare la protagonista in un ruolo en travesti.

"Mando un particolare e vivo ringraziamento - scrive Franca Rame nel messaggio - al teatro Rendano di Cosenza per aver scelto come inaugurazione della stagione la nostra 'Marcolfa' che so interpretata magnificamente da Salines e Simoni. Spiacente di non poter essere presente alla serata, ringrazio tutti gli amici della direzione artistica del 'Rendano' per l'invito ricevuto. Sono certa che sarà una serata all'insegna del divertimento e del benessere che vi farà dimenticare per qualche ora i nostri giorni drammatici italiani".

All'incontro con gli attori Antonio Salines e Carlo Simoni e con la Russinova hanno partecipato anche l'on.Jole Santelli, consulente del sindaco Mario Occhiuto per gli eventi culturali, Carlo Fanelli, storico del teatro e docente dell'Università della Calabria e alcuni degli altri attori della compagnia, da Antonio Conte a Cristina Sarti, ad Antea Marcaldi. Quello di ieri è stato il primo appuntamento di una serie di incontri con tutti i protagonisti degli spettacoli del cartellone della stagione di prosa che la responsabile artistica Isabel Russinova ha voluto inserire nelle attività del "Rendano" per far sì che il pubblico, in maniera informale e disimpegnata, possa intrattenersi a chiacchierare con i protagonisti che di volta in volta si accingeranno a calcare le scene del teatro di tradizione cosentino.

fonte: nuovacosenza.com

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[STAMPA] Franca Rame Project + Voices of indian women

Franca Rame project + voices of Indian Women Eventi a Roma „ Studio video teatrale a cura di Dale Zaccaria, su brani di Franca Rame e poesia di Dale Zaccaria + Mostra Fotografica di Marta Gabrieli "Voices of Indian Women" su testi di Francesca Zoppi.

Il progetto "Franca Rame Project" è una contaminazione video teatrale con brani teatrali di Franca Rame e performance live che racconta la cronaca dello stupro subito da Franca Rame il 9 marzo 1973 e spezzoni video da "Tutta Casa Letto e Chiesa" della stessa Rame del 1977. Memoria, cronaca, arte, video e poesia si contaminano per riflettere sul rapporto violenza-potere subita non solo da una grande artista, ma ancora attuale nei giorni d'oggi nei confronti delle donne.

Il progetto "Voices of Indian Women" nasce da un'idea di Marta Gabrieli e Francesca Zoppi di documentare la difficile condizione di minorità delle donne indiane rispetto ad una società ancora molto maschilista e sciovinista. In questa occasione, che sarà l'ultima per questo anno, verranno esposte fotografie inedite e testimonianze raccolte nel loro ultimo viaggio. In particolare i temi trattati saranno due: l'infanticidio femminile e la Gulabi Gang, gruppo di donne combattenti dello Stato dell'Uttar Pradesh.

fonte: romatoday.it

Franca Rame Project from studioart-project on Vimeo.

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[STAMPA] “Mistero Buffo” rinviato a domenica 18/12

dario fo e franca rameA causa di un’improvvisa indisposizione di Dario Fo, la seconda tappa modenese di “Mistero Buffo” prevista per oggi pomeriggio è stata rimandata a domenica 18 dicembre alle 18.00. L’appuntamento sarà sempre al Forum Guido Monzani di Modena (via Aristotele 33): rimane comunque valido il biglietto riportante la data di oggi (domenica 11 dicembre).

Coloro che volessero essere rimborsati devono recarsi entro e non oltre mercoledì 14 dicembre alle 13.00 presso la filiale della Banca popolare dell’Emilia Romagna in cui è stato acquistato il biglietto e chiederne l’annullamento con la restituzione dell’intero importo.

L’organizzazione si scusa con gli spettatori per l’imprevisto.

Per info: 059.2021093

fonte: sassuolo2000.it

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[STAMPA] Dario Fo ricorda il "collega" Nobel Salvatore Quasimodo con una testimonianza d´eccezione

 

MODICA - 09/12/2011
Una due giorni dedicata al Nobel con cerimonie al palazzo della Cultura e auditorium "Floridia"
Piero Guccione ha ricordato l´evento dei 110 anni della nascita del poeta con un originale ritratto di Quasimodo che sarà consegnato al Presidente della Repubblica.
Duccio Gennaro
All’insegna di Salvatore Quasimodo. Il Nobel per la letteratura modicano è tornato a casa grazie alla acquisizione permanente della sua collezione ormai ospitata al palazzo della Cultura.
Nonostante le inopportune punzecchiature del figlio del Nobel Alessandro, critico a prescindere nei confronti della città natale del padre, Salvatore Quasimodo è stato celebrato come forse meglio non si poteva grazie alla acquisizione della collezione e la successiva testimonianza di Dario Fo che in collegamento dalla sua casa milanese in video conferenza ha ricordato l’opera ed il lascito culturale del poeta.
Dario Fo non si è risparmiato fornendo dettagli della vita e dell’opera quasimodiana rispondendo alle domande poste da Oliviero Beha dal palcoscenico del nuovo auditorium «Pietro Florida" dove Angelo Di Natale ha condotto la serata. L’appuntamento, voluto congiuntamente dal Consorzio di Tutela del Cioccolato e dalla Fondazione Grimaldi sempre più impegnate nella promozione culturale in città, non è stato dunque una mera celebrazione ma una testimonianza piena di significato raccogliendo il plauso di un pubblico numerosissimo che ha affollato la sala dell’auditorium.
«Salvatore Quasimodo – ha ricordato Dario Fo – nei suoi anni milanesi era un critico molto temuto ed autorevole. Veniva in teatro a recensire gli spettacoli e tutti eravamo timorosi del suo giudizio. Quasimodo è stato un testimone della cultura italiana e si è disvelato, arrivando al Nobel, grazie alle sue traduzioni dal greco; si deve alle sue traduzioni dal greco, poi tradotte in svedese, il nuovo approccio con il mondo della poesia greca che da allora ha assunto un nuovo significato. C’è un punto di contatto tra di noi – ha ricordato il Nobel milanese – Quasimodo ha battuto nuove strade della poesia greca, io di quella italiana, entrambi ci siamo opposti alla suprema accettazione di conoscenze consolidate».
Ed a questo proposito Dario Fo ha lanciato un messaggio forte «Bisogna recuperare oggi il valore della cultura e far emergere le risorse e le energie dei nostri giovani». Dopo la lettura dei significativi messaggi inviati dal Presidente della Republica Giorgio Napolitano e dal Presidente del Senato, Vito Schifani, la serata ha visto la consegna, per il tramite del Prefetto di Ragusa al Presidente della Repubblica, su iniziativa del Consorzio del cioccolato artigianale di Modica attraverso il suo direttore Nino Scivoletto, del ritratto a matita del Nobel opera di Piero Guccione. Un disegno che arricchisce la collezione Quasimodo che rende omaggio al poeta per i 110 anni dalla nascita del poeta da parte del più importante pittore contemporaneo. fonte: corrierediragusa.it

 

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[STAMPA] Il Mistero Buffo di Dario Fo e Franca Rame in scena a Modena e Bologna

Capostipite del teatro di narrazione fin dalla prima del 1969, l'opera teatrale dei due artisti milanesi mescola parabole evangeliche e misteri medievali declamati con la lingua universale del grammelot. Quando la commedia dell'arte fiancheggia feconda la satira e sbeffeggia ilare l'ipocrisia del potere

dario fo e franca rameArriva anche in Emilia Romagna la tournée teatrale di Mistero Buffo 2011-2012 con Dario Fo e Franca Rame. Sabato 10 e domenica 11 dicembre al Forum Guido Monzani di Modena e martedì 20 dicembre al Teatro delle Celebrazioni di Bologna. Già esaurite platee e gallerie ad eccezione della pomeridiana modenese dell’11.

Solito sentito affetto e seguito per i due artisti milanesi che riportano in scena un’opera teatrale di cui nessuno ricorda nemmeno più il numero dell’edizione. Tante e tali le repliche dalla lontana prima dell’1 ottobre 1969 a Sestri Levante. Prima in pubblico non proprio ufficiale perché molte fonti riportano un paio di prove pochi mesi prima, di cui una alla Statale di Milano in maggio con obolo a favore del Movimento Studentesco.

A questo giro di palco non si sa quali saranno i monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiani, ma provenienti da tutta Europa, messi in scena tra le decine che negli anni Fo e Rame hanno accumulato e reso archivio per Mistero Buffo. Si sa invece che questo spettacolo ha un valore culturale e storico infinito. Un vero e proprio patrimonio del teatro popolare mondiale, nonostante i ghigni schifati del conservatorismo reazionario del nostro paese.

Il nobel vinto da Fo nel ’97 deve a Mistero Buffo almeno un 80% di forma e sostanza. Perché quando nel ’69 Fo e Rame s’inventarono questa narrazione “dal basso”, mescolando parabole evangeliche e misteri medievali, proponendoli allo spettatore con uno stile inedito, ancora adesso impossibile da imitare, non avevano ancora capito cosa gli si stava parando davanti. Centinaia di repliche in teatri, palazzi dello sport, chiese sconsacrate in Italia e all’estero, in America e in Cina.

Così Le nozze di Cana, o le gesta di Fra’ Dolcino e Bonifacio VIII, come La resurrezione di Lazzaro vennero, e vengono, trasfigurate ancor oggi attraverso il grammelot, la lingua dei giullari, intreccio di dialetti e parole inventate di difficile comprensione che grazie alla mescolanza di mimica e gestualità dell’attore rendono la comunicazione possibile con davanti un giapponese piuttosto che uno spagnolo.

Fo è stato probabilmente il più straordinario interprete e riadattatore di questo linguaggio. Segno politico del racconto popolare dove la commedia dell’arte fiancheggia feconda la satira e sbeffeggia ilare potere e ipocrisie della religione.

Infine, Mistero Buffo è capostipite, pietra miliare, alfa ed omega di un teatro di narrazione di cui poi Marco Paolini o Ascanio Celestini, l’uno con un veneto carico di peculiare espressioni verbali, l’altro con un romanaccio reiterato e musicalmente rotolante, ne diventeranno brillanti e contemporanei epigoni.

fonte: ilfattoquotidiano.it

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[STAMPA] Il teatro di Varese “vince” il Nobel

Dario Fo e Franca Rame tornano dopo nove anni in scena al Teatro di Varese con “Mistero Buffo” il 18 febbraio 2012: “Uno spettacolo di straordinaria importanza e rarità”

 

dario fo e franca rameUno spettacolo da Nobel sul palco dell’ApollonioDario Fo e Franca Rame tornano dopo nove anni sul palco del teatro varesino con il loro cavallo di battaglia, il simbolo del loro fare teatro “giullaresco”, quel “Mistero Buffo” che è diventato un’autentica pietra miliare per i palcoscenici non solo di tutta Italia, ma anche a livello internazionale. L’appuntamento, assolutamente da non perdere, è per sabato 18 febbraio 2012. «Sono emozionato e non vedo l’ora di vederli dal vivo – spiega il direttore del teatro Filippo De Sanctis -. Lo dico da appassionato. Sono decenni che spero di poter vedere “Mistero Buffo” sul palcoscenico, ma l’ho visto solo in televisione. Sono due grandissimi attori, un esempio per tutti noi: in un momento difficile, ricominciano da dove avevano cominciato, riportando il loro meglio a teatro. Sono da ammirare – scherza De Sanctis -: proprio quando il governo Monti allontana per tutti il periodo della pensione, loro ben oltre gli 80 anni continuano a lavorare con impegno e dedizione».
 
L’ultima volta che calcarono il palcoscenico del teatro di Varese fu nel dicembre 2003 con “Anomalo bicefalo”, ora tornano con il loro pezzo forte. “Mistero buffo” nasce nel 1969, ed è recitato in una lingua reinventata, una miscela di molti linguaggi fortemente onomatopeica detta grammelot, che assume di volta in volta la cadenza e le parole, in questo caso, delle lingue locali padane: «Esattamente 42 anni fa andavamo in scena a Milano. Recitavamo in un capannone di una piccola fabbrica dismessa dalle parti di Porta Romana che noi avevamo trasformato in una sala di teatro con il nostro gruppo raccontanoDario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997 -. In quell’occasione Franca ed io ci alternavamo sul palcoscenico eseguendo monologhi di tradizione popolare, tratti da giullarate e fabliaux del medioevo, non solo italiane, ma provenienti da tutta Europa. Lo spettacolo ottenne grande successo e venne replicato centinaia di volte nel nostro teatro di via Colletta, in palazzetti dello sport, chiese sconsacrate, locali cinematografici, in balere e perfino in teatri normali, debuttando anche fuori dall’Italia dall’Inghilterra alla Spagna, per poi arrivare in Grecia e in Russia. Siamo sicuri che durante questi prossimi mesi, nelle varie serate, inseriremo qua e là altri testi e soprattutto andremo recitando all’improvviso in modo a dir poco esagerato. Ma dovete capire: per noi recitare non è solo un mestiere, ma è anche e soprattutto un divertimento. Che raggiunge il massimo del piacere quando riusciamo a inventarci nuove situazioni e buttare all’aria convenzioni e regole. Speriamo di comunicarvi questo nostro spasso e di riuscire a sorprendervi, farvi ridere e magari pensare».
 
L’inizio delle prevendite è fissato per il 16 dicembre prossimo (prezzi platea 30 euro, prima galleria 25 euro, seconda galleria 20 euro), in vendita presso il Teatro di Varese, piazza della Repubblica, dal lunedì al sabato dalle 11 alle 14 e dalle 17 alle 19 oppure on line su www.ticketone.it. Per informazioni 0332/247897, [email protected]www.teatrodivarese.it.
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